Steelers all’ultimo respiro

Ben Roethlisberger esce dal campo dopo l'infortunio…

Intenso, fisico all'ennesima potenza, ricco di significati, di sbavature arbitrali, di errori tecnici e ancor più di penalità . Riaperto dai Chargers del maestro Schottenheimer nel finale del secondo quarto e chiuso dagli Steelers dell'allievo Cowher a 10 secondi dal cronometro sullo 0:00, costato a San Diego la terza sconfitta stagionale - nonostante il miglior attacco dell'intera NFL - e a Pittsburgh l'infortunio di Ben Roethlisberger.

E' stato, davvero, il Monday Night dell'elettricità  combinata all'acciaio. Dopo 9 anni di astinenza da prime time del lunedì San Diego ha offerto una delle partite più belle e d'impatto di queste prime 5 settimane, chiudendo un cerchio che in venti giorni ha visto gli Steelers cedere nuovamente in casa ai Patriots, New England andare bruscamente al tappeto a Foxboro con i Chargers e Pittsburgh sbancare il Qualcomm Stadium. Grazie al field goal vincente del solito, affidabile e sicuro Jeff Reed, ad una difesa non dominante ma a tratti di grandissima efficacia e ad un ultimo quarto giocato alla perfezione da Big Ben.

Prima di sedersi in panchina col ginocchio sinistro fasciato per un duro impatto col casco di Luis Castillo, il numero 7 black'n'gold ha confezionato con un 6 su 6 per 81 yds ed un td pass i due drive che hanno permesso agli Steelers di rimettere la testa davanti, prima all'uscita dell'ultima curva con il secondo touchdown in carriera di Heath Miller e poi sul filo di lana con il destro-partita di Reed.

Una risposta decisa, con cui Roethlisberger ha rimediato ad un suo inizio di partita più di carattere (bella la meta del 7-0 su una draw dalla shotgun) che preciso. E, soprattutto, alla grande reazione dei Chargers, spinti da un Antonio Gates a tratti incontenibile ma anche da una difesa a due facce: costante e di grande impatto nella pressione sul quarterback avversario (il front seven di San Diego tirando le somme ha fatto meglio di quello della squadra di Cowher), insicura e sempre fuori tempo nelle secondarie, costrette a soffrire la grande serata di Hines Ward, incontenibile nonostante il problema muscolare ad una coscia.

Ma è stata anche la vittoria di Jerome Bettis, che nella sua prima partita stagionale dopo l'infortunio in preseason ha riacquistato subito la familiarità  con i 6 punti (suo il td del 14-0), con quei terzi down convertiti nel finale e, probabilmente, con il ruolo di titolare. Willie Parker, vista la piega presa quasi subito dalla partita, ha sofferto la fisicità  del Monday Night. Più di LaDainian Tomlinson, limitato dalla difesa di Dick LeBeau ad 'appena' 62 yds su 18 portate.

'LT', utilizzato con eccessiva parsimonia nella prima metà  di partita e quindi troppo generoso nei complimenti fatti dopo le strette di mano finali alla difesa di Pittsburgh ("mai incontrata una così forte"), è riuscito a farsi valere anche e soprattutto con un paio di catch and run davvero efficaci mettendo insieme 68 delle 219 yds lanciate da Drew Brees con 7 ricezioni. Una, su 2 & 17 dalle 8 di San Diego all'inizio dell'ultimo quarto, ha portato i californiani avanti di 41 yds gettando le basi per il terzo ed ultimo field goal dell'impeccabile Nate Keading.

I tre punti valsi il primo sorpasso (16-14) sono arrivati anche grazie ad un'interferenza di Troy Polamalu su Gates. Bellissimo e a tratti da scintille il duello tra la strong safety di Southern California ed il tight end uscito da Kent State. LeBeau ha deciso togliere a Polamalu l'abituale compito di giocare basso dirottandolo in copertura come raddoppio costante su Gates.

Ne sono usciti 60 minuti di battaglia, che hanno esaltato le doti del numero 85 dei Chargers, il quale oltre alle 61 yds raccolte su 5 ricezioni ed al touchdown del 14-7 (bellissima la finta che ha mandato in barca il cornerback Ike Taylor) ha compiuto uno il gesto atletico e tecnico più bello del Monday Night, una ricezione in elevazione – proprio sulla testa di Polamalu - nata da una intelligente scramble di Brees, bravo in più occasioni a rimanere freddo trasformando schemi saltati in big play e down chiusi.

Polamalu, che ha nella difesa sui passaggi ha il suo tallone d'Achille, tutto sommato è uscito bene dal confronto con il pericolo pubblico numero uno del gioco aereo dei Chargers (5 piedi e 10 contro 6 piedi e 4), anche se la notte di San Diego ha fatto capire come l'esplosivo numero 43 di Pittsburgh debba ancora lavorare sugli angoli di placcaggio.

Ma l'uno contro uno Polamalu-Gates non è stato l'unico binario della partita, che più volte ha rischiato di deragliare per chiamate arbitrali dubbie e per l'uso/non uso del fazzoletto rosso. Prima le decisioni degli uomini in bianconero. Pesante una holding difensiva veniale, se non inesistente, chiamata contro Steve Foley su un 2 & 2 di Pittsburgh terminato con un fumble di Big Ben ricoperto dall'attacco (Marvel Smith) e, oltretutto, con una yard persa. La flag, una delle 20 complessive per ben 204 yds totali, ha regalato agli Steelers un primo down vitale, risultato nell'handoff vincente a Bettis per il 14-0.

Dubbia, poi, la decisione di annullare una palla recuperata da Chidi Iwuoma su un muff di Darren Sproles dopo la segnalazione di fair catch. Ma ad essere dubbia, perché aperta a differenti interpretazioni, è forse più la regola, che concede a chi riceve il punt la possibilità  di assicurarsi "il possesso della palla". Giusto, invece, il touchdown da 47 yds annullato a Ward dopo il challenge di Schottenheimer per il contatto a terra dopo la ricezione tra il piede sinistro del ricevitore ed il cornerback Quentin Jammer.

E qui, sui fazzoletti rossi, Schottenheimer ha fatto meglio di Cowher, che sul risultato di 0-0 ed in situazione di 1 & 20 sulle 41 di San Diego ha rinunciato a chiedere la revisione su un fumble di Roethlisberger (il braccio sembrava aver iniziato il movimento di lancio) forzato da un caricatissimo Shawne Merriman.

Un turnover che, purtroppo per San Diego, non ha portato a punti, mentre gli Steelers hanno capitalizzato con la meta di Bettis un intercetto di James Harrison. Ancora sopra la media la prova del linebacker tuttofare, titolare al posto dell'infortunato - e operato – Clark Haggans. Così, alla fine, i punti segnati sui palloni riconquistati hanno avuto un peso decisivo quanto la migliore efficacia degli Steelers nella redzone (3 td contro 2).

Dopo il primo sorpasso dei Chargers gli Steelers hanno risposto con un drive perfetto: Roethlisberger ha prima letto bene la zona di San Diego con un passaggio da 33 yds su Ward, coperto malamente sulla sideline destra da Jammer, poi ha azzeccato una traccia esterna da 13 yds ancora per il suo primo ricevitore e, arrivato sulle 16, ha ricevuto ancora l'ordine di passare regalando subito al rookie Miller la sua seconda meta in NFL.

I Chargers hanno ricambiato, affidandosi finalmente alle corse di Tomlinson. Il running back texano ha trascinato l'attacco sulla goal line realizzando il touchdown del 22-21 a 4:45 dalla fine. Dalla sideline hanno giustamente indicato il "2", ma la conversione, affidata ancora ad LT, ha sbattuto sul muro bianco della difesa di Pittsburgh. Così gli Steelers si sono ritrovati con la partita in mano. O, meglio, con la possibilità  di poterla lasciare al piede di Reed.

Kickoff ritornato per 29 yds dal preziosissimo e versatile Cedrick Wilson, 7 corse per 21 yds di Bettis più 19 yds con 3 passaggi di Roethlisberger. Così, con una ottima gestione del cronometro e due 3 &1 convertiti da The Bus, Pittsburgh è arrivata sulle 22 dei Chargers offrendo al suo kicker la zolla della vittoria.

L'ultimo passaggio di Big Ben, per Antwaan Randle El, è stato quello del crac al ginocchio sinistro, che ha costretto il ragazzone di Findlay a lasciare il campo per Charlie Batch. Non per molto, visto che la risonanza magnetica ha dato esito negativo mostrando un'iperestensione condita da una contusione ossea: roba da poco, visti i timori del dopogara, e domenica contro i Jaguars Ben potrebbe già  essere al suo posto. In campo.

Il Monday Night si è chiuso così, con la festa agrodolce degli Steelers e la grande delusione dei Chargers, passati dall'euforia del grande successo sui Patriots ad una situazione di sicuro non irrimediabile ma certamente complicata.

Nella AFC West i Denver Broncos hanno preso già  un margine di 2 partite su San Diego, costretta a guardare dal basso verso l'alto, e sotto la soglia del .500 (2-3), anche i Kansas City Chiefs. Ma la squadra di Schottenheimer ha abituato a grandi reazioni e, soprattutto, sa affrontare situazioni difficili. Lo sta a dimostrare la scorsa stagione, iniziata malissimo e finita solamente ai playoffs e con Brees al Pro Bowl, ma anche questo Monday Night di elettricità  e acciaio.

I Chargers, ora, nelle prossime tre settimane avranno la possibilità  di decidere il loro destino. Doppia trasferta a Oakland e Philadelphia e quindi ritorno a casa per la sfida, cruciale, con Kansas City. E il destino, ora più che mai, deve passare per le mani di Tomlinson.

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