Chicago domina su Detroit

Thomas Jones ha chiuso la partita con 139 yds e due TD

Chicago ha rialzato la testa e lo ha fatto con una prestazione che è riuscita ad esaltare doti offensive che dalle parti del lago Michigan non si vedevano da un pezzo. Per la prima uscita stagionale al Soldier Field i Bears trovano di nuovo una grande difesa, fondamentale per la vittoria finale, ma soprattutto hanno vedono il concretizzarsi sul campo di tutte le richieste poste in settimana da Lovie Smith per quel che riguarda il gioco offensivo: running game più efficace e gestione dei possessi palla maggiore in termini di minutaggio.

In un risultato così netto come il 38-6 di ieri le chiavi della partita risiedono in tanti punti, ma è evidente che ciò che ha funzionato alla perfezione da una parte è mancato quasi del tutto dall'altra. Detroit tradisce ogni aspettativa creata all'esordio vittorioso sui Packers, mentre Chicago si esalta e risulta in grado di segnare con ogni reparto schierato: difesa, attacco e special team.

Le due linee di Chicago sono riuscite a creare il break vero e proprio sulla partita. La O-line ha concesso due sacks, ma ha permesso a Thomas Jones di uscire perfettamente su molti dive, mentre i blocchi creati in uscita dalla linea e il supporto del tight end Desmond Clark sono stati perfetti per le giocate in corsa verso le flat, con un backfield che, quando si è trovato ad essere vulnerabile, ha cercato nelle gambe di Jones la spinta necessaria per andare avanti trovando sempre la giusta risposta. Il runningback ha chiuso con 149 yards corse e due touchdowns, risultando in assoluto il migliore in campo.

La differenza sulle linee tra le due squadre è risultata netta grazie a una Chicago sempre in partita e capace di mantenere un possesso palla decisamente più alto di quello di Detroit, sfruttando la possibilità  di convertire, anche in momenti di difficoltà , ben otto terzi downs su quindici. In attacco la pressione sulla tasca è stata minima, mentre la difesa è riuscita al contrario ad aprire varchi incredibili che hanno blindato le uscite su corsa e messo in difficoltà  costante il QB avversario.

Kyle Orton dal canto suo ha giocato come ci si aspetta che faccia un quarterback rookie alla seconda esperienza in NFL. Pulito e senza forzature è riuscito a lanciare anche il primo td pass in carriera, trovando con un lancio veloce e preciso di 21 yards Mushin Muhammad, il quale ha trasformato in meta nonostante la doppia copertura dei defensivebacks di Detroit .

Orton ha svolto quello che può essere considerato un "compitino" per la NFL, ma lo scopo di non perdere palloni come nella week 1 e tenere sempre in mano il pallino della partita è riuscito al cento percento, permettendo al rookie di ottenere la prima "w" in carriera come starter. Dopo nove diversi qb titolari cambiati dal 2000 a oggi, forse Chicago ne ha trovato uno davvero in grado di traghettare la squadra nell'attesa di Rex Grossman.

Il gioco offensivo ha permesso a Da Bears di condurre un match alla conquista di 336 yards, segnare 24 punti e trovare sette receivers differenti a completare almeno un lancio, un bottino insolito e assolutamente incoraggiante.

La controffensiva di Detroit alla prestazione dei Bears ha offerto pochissimi spunti, tra le 234 yards portate a casa spicca un solo drive portato a termine su tredici possessi, nessun quarto down convertito sui tre tentati e solo cinque terzi su quattordici. Joey Harrington aveva cominciato la gara tra chiaro e scuro, due drive che avevano portato subito a un intercetto e, immediatamente dopo, a una meta di Roy Williams su un long play da 51 yards che ha spiazzato le secondarie di Chicago, nell'occasione fuori posizione e lente nel recupero.

Un altro punto fondamentale e negativo per la squadra guidata da Steve Mariucci è espresso dal gioco di corsa assolutamente inconcludente, con un Kevin Jones limitato a 22 yards e assolutamente fuori dalla partita per tutto il tempo. Senza il supporto delle corse, Harrington si è trovato la squadra sulle spalle e non ha dimostrato di essere in grado di prenderla per mano e trascinarla con giocate positive. Cinque intercetti subiti (career high) sono il risultato di una partita da cancellare, fatta di pressione costante, forzature e qualche inevitabile errore di troppo.

Come detto, la difesa di Chicago è stata di nuovo superlativa, ha annullato il gioco sulle gambe di Detroit e limitato al meglio quello via aria, soffrendo di tanto in tanto sul profondo, con le deep aggredite dalle tracce corse da Williams, unica nota positiva nel disastroso coro di Detroit. Brian Urlacher ha fatto sentire il proprio peso in quasi tutte le giocate di rilievo della partita, mettendo a segno due sacks mentre cercava di farsi costantemente vedere dalle parti del malcapitato Harrington.

Nathan Vasher è stato impiegato come DB aggiunto, dimostrando di meritare in pieno la posizione di nickelback in campo, e intercettando due volte il QB avversario. I giocatori difensivi di Chicago hanno chiuso ogni varco approfittando di una linea che ha avuto ottimo gioco sui rivali anche dopo l'infortunio che ha messo fuori causa l'end Ogunleye. La ciliegina sulla torta è arrivata a fine secondo quarto quando Mike Brown ha riportato in meta una palla catturata a Harrington andando a chiudere definitivamente una partita ormai del tutto controllata dagli uomini di Smith.

Dall'altra parte i difensori dei Lions non hanno mai saputo giocare forte sulle corse di Chicago, trovando un po' di gloria solo sul rookie Cedric Benson, ancora lontano da una condizione ottimale ma che, nonostante la perdita di varie yards su alcune giocate, ha comunque concluso con 49 yards in attivo su 16 portate. Persino nelle giocate speciali a Detroit si registra un bilancio in passivo: non riuscendo a produrre giocate degne di nota si sono visti bloccare un extra-point da Boone e hanno concesso a Bobby Wade l'onore di riportare magnificamente un punt per 71 yards direttamente in endzone.

Alla fine la partita si è chiusa piuttosto rapidamente, con un primo quarto tendente all'equilibrio e un secondo dove i Bears sono riusciti a chiudere i conti per poi amministrare negli ultimi trenta minuti senza troppi problemi. Ventiquattro punti segnati dall'attacco sono un risultato davvero buono, che lascia accese le speranze di vedere cose discrete anche in futuro. I Lions devono invece mettersi alle spalle questo pessimo passo falso, riprendere il cammino e prendere la bye week di domenica prossima come una possibilità  di recupero aggiuntiva.

Partite come quella di ieri non capiteranno spesso, i Lions sono apparsi troppo imprecisi e imbarazzanti per essere veri. Se la sfida coi Packers poteva non essere attendibilissima visti gli attuali problemi di Green Bay, la sconfitta con Chicago non deve essere presa come la conferma di eccessivi limiti della squadra di Detroit.

Chicago tira invece un sospiro di sollievo; agevolato dalla grande prova difensiva, l'attacco ha dimostrato di poter giocare un buon football e di poter tenere palla arrivando in fondo. Vale anche qui il discordo per cui non tutti i match saranno così in discesa sin dalle prime battute e il test di domenica contro i concretissimi Cincinnati Bengals ne sarà  certamente la prova. Vista così, dar per spacciati i Lions e per dominatori i Bears sembrerebbe scontato, ma una sola partita, per giunta alla seconda uscita, non è fondamentale per le analisi definitive e per gli eventuali calcoli sul resto della stagione. La strada è invece ancora lunga.

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