Occhi puntati su Chicago

Come se la caverà  il rookie Kyle Orton?

Probabilmente Chicago non sarà  la rivelazione della stagione NFL 2005 e quasi certamente non andrà  ai playoffs, o almeno questo dicono i pronostici di stimati analisti americani. Ci sono ugualmente due buoni motivi per tenere d'occhio questa squadra.

No, non parliamo della difesa che spesso si è dimostrata tra le più compatte della lega pur soffrendo la carenza di supporto di altri reparti. Questa volta, al contrario, ci riferiamo all'attacco della squadra di Lovie Smith; questo non perché sarà  un offensive game stellare simile a quello dei Colts, ma presenta lo stesso due delle novità  più interessanti tra i trentadue roster professionistici americani.

Due rookie, un runningback ed un quarterback: il primo, Cedric Benson, talento puro sbucato dai Texas Longhorns e al quale molti prospettano una carriera a ottimi livelli. Il secondo, Kyle Orton da Purdue, diventato improvvisamente titolare dopo il grave infortunio che ha colpito Rex Grossman a metà  agosto.

Come nasce il "nuovo" attacco di Chicago.

Lovie Smith si è assicurato come coordinatore offensivo Ron Turner, coach che conosce molto bene l'ambiente e che torna in NFL dopo qualche stagione da capo-allenatore all'università  dell'Illinois. Turner arriva a febbraio e con lui Chicago punta a ripartire da zero dopo una stagione disastrosa, con una concretezza offensiva a livelli ridicoli, giusto per non utilizzare termini più pesanti ma che sarebbero in ogni modo più appropriati.

Colpito da disgrazie continue e dimezzato da continui ricoveri in infermeria, il gioco offensivo dei Bears è riuscito a piazzarsi nelle ultime tre posizioni del ranking in ben cinque statistiche nel 2004: passaggi completati (30°), yards su lancio (31°), media yards lanciate (30°), touch-down su lancio (32°) e, per chiudere in bellezza, yards totali conquistate (32°).

Solo Thomas Jones riuscì a salvare la faccia col suo gioco di corsa, appoggiato dal sempre pronto Anthony Thomas. La squadra ruotò più di dieci diversi uomini di linea (utilizzando sei diversi schieramenti in sedici partite) e quattro quarterbacks. Il wide receiver più quotato, David Terrell, fu un completo fallimento.

Turner accetta a inizio anno una sfida incredibile consapevole del fatto che fare meglio del 2004 sarà  "semplice", ma fare bene sarà  difficile. Anche perché, nonostante un nuovo allenatore dei QB e l'inserimento dell'inflazionata ma sempre efficace west coast offense, Turner si ritrova a metà  agosto con un Cedric Benson (prima scelta assoluta per Chicago) in holdout e Rex Grossman di nuovo fuori per almeno tre mesi.

A poco meno di un mese dal via, Turner deve ricostruire tutto ma, nel frattempo, il primo mattone lo mette proprio Benson, il quale firma finalmente il contratto con la società  e diventa ufficialmente la spalla di Jones nel running game e giocatore effettivo dei Chicago Bears.

Cedric Benson

In Texas ha lasciato solo buoni ricordi e un discreto numero di record. Molti pensano che non fosse il migliore del lotto al draft (che Ronnie Brown sia superiore lo pensano in tanti), eppure si dà  per scontato che la promessa Benson, in un modo o nell'altro, verrà  mantenuta. Giocatore molto simile a Ricky Williams in grado di esplodere grande velocità  ed una fisicità  immense, di correre verso la sideline per "girare l'angolo" e prendersi più yards possibili.

Discreto bloccatore, le sue mani non sono il top, ma sufficienti per ricevere degli screen o lanci sulle flat senza troppi patemi. Fisico ottimo per racchiudere potenza e rapidità  nell'uscita dal backfield, buono a rompere placcaggi. Grandi doti di atleta contrapposte a una mente un po'" particolare. Il problema di Benson è il carattere, si sapeva, un po' stravagante; se si aggiunge qualche visita alla polizia ai tempi del college non se ne ha un ritratto troppo perfetto, anzi. Di sicuro è una persona che sa sorprendere (come nella sua improvvisa comparsata nell'ufficio di Jerry Angelo a fine agosto mentre era ancora in pieno holdout), anche se ha mostrato una certa attitudine al deliberato silenzio (sarà  introspezione?) durante tutto il periodo dello sciopero. Perlomeno non dovremmo essere di fronte all'ennesimo trash talker, non ne sentiamo troppo la necessità , siamo sinceri.

Quattro anni in Texas, ed ora la NFL dove comincerà  col supportare il gioco sulle corse di Thomas Jones e a dare man forte per togliere pressione all'altro rookie, il quarterback Kyle Orton. Pur allenandosi in privato Benson non ha certo la partita nelle gambe, tantomeno le giocate del playbook di Smith in testa.

Dovrà  darsi da fare e dividere molte portate con Jones, cominciando certamente con un bilancio in rosso per numero di palloni toccati. Del resto Smith era stato chiaro sin dall'inizio: "non ci sono molte chiamate a due halfbacks tra i nostri schemi. Potremmo studiarne qualcuna da aggiungere, ma la nostra intenzione nel backfield è quella di giocare con l'halfback tradizionale" disse l'head coach.

Il giovane rookie si presenta comunque nel freddo Illinois con un curriculum che lo vede come quinto giocatore all time a raggiungere le 1.000 yards nei quattro anni di college, secondo migliore di Texas come yards conquistate in assoluto, quinto per la Division I-A. Certamente il futuro nel backfield dei Bears sarà  suo, ma in una NFL dove molte squadre cercano di mantenere a roster due buoni RB, l'arrivo a Chicago di Benson è in prospettiva davvero importante per avere una buonissima coppia in squadra e due ottime "gambe" sempre in campo.

Kyle Orton

I più ottimisti lo ritenevano un braccio da primo giro del draft. Più facile credere che Orton fosse quantomeno un second rounder. La chiamata al quarto turno non lo trasforma automaticamente nello "steal of draft" per eccellenza, ma regala a Chicago un buon ingaggio a un turno piuttosto alto.

Smith lo passa a titolare dopo quattro gare di preseason a danno di Chud Hutchinson, ex giocatore di baseball tagliato dalla società  dopo la promozione del rookie, proprio quell'Hutchinson che aveva guidato i Bears a fine 2004 e sentiva già  suo il posto. La rivoluzione in attacco cominciata con l'arrivo di Ron Turner aveva portato a grandi modifiche. La linea è stata riassestata e migliorata con l'aggiunta del left tackle Fred Miller e il logico spostamento di John Tait a destra. A ricevere è stato chiamato il free agent Mushin Muhammad, non più giovane receiver svincolato dai Carolina Panthers, in grado di dare esperienza, buone tracce e mani sicure.

L'infortunio di Grossman aveva messo in evidenza i noti limiti di Hutchinson, dotato di grande fisico e braccio potente ma con un tocco totalmente assente: lanci imprecisi, sparati quasi nel vuoto e spesso vittime di intercetti.

E così largo a Orton. I dubbi ci sono, eccome, il rookie che ha giocato nei Boilermakers di Purdue è abituato ad un gioco piuttosto lontano dalla NFL. Titolare per quattro anni in NCAA, Orton ha spesso prediletto il gioco ricevendo lo snap dalla shotgun, badando poco alla lettura difensiva e al rilascio del pallone che risulta piuttosto lento. Un buon movimento dentro la tasca, gli scramble e un buon braccio, gli hanno permesso in questi anni di uscire da situazioni di pressione non indifferente e nell'ultima stagione il numero 18 ha trovato addirittura 28 touch-down passes contro i soli 5 intercetti.

Passer tipicamente da tasca predilige i lanci sulla media distanza dove è di una precisione quasi infallibile. Pur avendo braccio anche per attacchi sul profondo, il suo gioco su un range medio-corto lo rende ipoteticamente ottimale per la west coast offense, anche se il ragazzo deve accelerare il rilascio e abituarsi a snap più corti.

L'aumento della velocità  del gioco implica un maggior "occhio", più attenzione alle letture e meno rischi sul "lungo" possesso prima del lancio. Dreew Brees, quarterback dei San Diego Chargers, giocava nello stesso college e con lo stesso sistema. Sappiamo tutti che, pur riuscendo a cavarsela con risultati in "chiaro-scuro", ha comunque avuto bisogno di tre stagioni per "pulire" al meglio il proprio gioco e renderlo pienamente da NFL, arrivando nel 2004 a modificare drasticamente in positivo tutte le stas più importanti: TD, INT, rating, percentuale completati e media yards lanciate.

Questo quindi il problema più spinoso: il ragazzo ha qualità , certo, ma Chicago non può permettersi una stagione disastrosa come quella precedente. Orton verrà  quindi certamente inserito alla Ben Roethlisberger, con pochi rischi e giocate precise ma non forzate e, raramente, verso le deep. Un tipo di gioco insomma che cercherà  di favorire appieno le corse per alleggerire la posizione di Orton. A Pittsburgh, con Big Ben, andò come tutti sappiamo.

Considerazione finale: perché puntare gli occhi su Chicago per due rookie?

Perché Orton è un talento interessante, ha bisogno di tempo ma merita certamente di essere seguito. Tutti ne hanno chiesto la promozione a titolare dopo l'infortunio a Grossman, probabilmente anche i suoi compagni anche se a bassa voce"

Perché il ragazzo ha coraggio, voglia d'imparare alla svelta e di fare bene. E perché i suoi compagni lo stimano, hanno capito che non si è montato la testa per un ruolo da starter NFL e che rispetta il primo vero titolare Rex Grossman. Molti lo vedevano a una chiamate intorno alla cinquantesima (o poco sotto) al draft, lui è uscito al pick numero 106; nonostante ciò sarà  probabilmente l'unico QB rookie a giocare come titolare dalla prima di campionato: anche questo è buon motivo per seguirlo.

E poi perché c'è Benson, che correrà  tanto quando ne avrà  la possibilità  e che insieme a Jones cercherà  di essere l'arma in più di un attacco che ha ancora bisogno di crescere e maturare; una coppia potenzialmente esplosiva. Molti a Chicago attendevano un ricevitore come Braylon Edwards, Troy Williamson o Mike Williams. E' arrivato un certo Mark Bradley e rivedremo Justin Gage e Bernard Berrian (occhio anche a quest'ultimo).

Nonostante il problema ambientazione, il ruolo di rookie e il poco tempo concesso ai coach per giostrare una situazione crollata e ristabilita in pochi giorni, le qualità  e la tecnica non mancheranno in campo. La pressione sarà  tanta, ma anche per questo sarà  divertente vedere cosa è realmente cambiato nel sistema offensivo della più vecchia franchigia NFL. Orton rimane l'enigma, il ragazzo da svezzare rapidamente e mettere nella posizione di gestire al top le chiavi del game plan offensivo. Benson è la stella, il predestinato come si dice di tante prime scelte; potenzialmente una bomba difficile da disinnescare, uno di quei RB che prendono yards e ti fanno saltare sulla sedia correndo quasi senza fine rompendo placcaggi e segnando mete.

E' teoria. E' l'attesa di vedere chi ha avuto ragione e chi no. Per chi invece si consola con le cabale e i ricorsi storici sarà  interessante sapere che dopo aver firmato il contratto, Benson si è fatto crescere i baffi. "E allora?" direte voi. Bene, quei mustacchi, che al draft non comparivano sul suo volto, a Chicago ricordano un altro runningback dei bei tempi andati. Un giocatore che fu quarta scelta al draft 1975 e prima chiamata dei Bears: trent'anni prima di Benson ma allo stesso pick. Un RB coi baffi che sulla maglia aveva il numero 34 e non sarà  mai pianto abbastanza per il suo triste destino. Penso non serva aggiungere altro per ora, il resto lo dirà  il campo.

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