The running back duality

Deuce Staley e Jerome Bettis si sentono la coppia di running back più bella della Nfl.

Il ruolo di running back ha da tempo ampliato la propria concettualità  e l'ha portata su una nuova strada che un numero sempre crescente di squadre Nfl sta percorrendo già  da qualche tempo.

Se infatti finora eravamo abituati a vedere il peso della responsabilità  delle portate di palla su un'unica star, il giocatore le cui gambe spesso decidevano in maniera positiva o negativa una stagione intera, l'usura precoce di alcuni giocatori e la presa di coscienza che quattro gambe sono meglio di due se utilizzate sapientemente, ha fatto in modo che nella lega entrasse sempre più a fondo il concetto di doppio running back, da mandare in campo secondo le occasioni, una sorta di one-two punch per sfinire e poi stendere gli opponenti.

L'importanza di avere un backup nel ruolo di corridore principale è fondamentale: negli anni abbiamo visto moltissimi giocatori uscire di scena addirittura nella preseason a causa di gravi infortuni, oppure altri che si sono "rotti" nel momento topico della regular season causando annate terribili alle proprie franchigie, che magari erano partite con l'obbiettivo dei playoffs.

Se infatti non vi è un sostituto all'altezza il gioco di corsa ristagna, chiaramente, con conseguente rallentamento del ritmo offensivo e con la causa dell'aumento della prevedibilità  del gioco aereo, che in assenza di un valido RB veniva dunque sfruttato all'eccesso e quindi diventava di facile lettura per la difesa avversaria.

Proprio in questa ottica la running back duality sta prendendo davvero piede nelle squadre della Nfl.

Analizzando i rosters attuali di qualche franchigia, il cambiamento della concezione del ruolo è facilmente intuibile.

L'esempio più lampante della scorsa stagione sono stati i Pittsburgh Steelers: con Jerome Bettis considerato al termine della carriera e non in grado di portare da solo un attacco, la squadra di Bill Cowher aveva firmato Deuce Staley dal mercato dei free agents in modo da avere un nuovo running back da far pedalare e fino all'infortunio di quest'ultimo la combinazione è risultata eccellente ed ha portato agli Steelers diverse vittorie.
Staley era incaricato di portare la palla all'inizio dei drive cercando di stancare la difesa avversaria grazie alla sua potenza ed all'abilità  di respingere il primo contatto e quando l'attacco di Pittsburgh entrava nella redzone Bettis diventava il fulcro di esso, sfondando le barriere avversarie con forza fresca e riuscendo a segnare 8 TD nelle prime 7 apparizioni, in nessuna delle quali era stato lo starter.

Deuce Staley, assente per infortunio nella parte centrale della stagione, ha comunque prodotto 830 yards e Bettis ne ha aggiunte 941: se gli Steelers non fossero stati così bene equipaggiati probabilmente l'infortunio di Staley avrebbe avuto effetti catastrofici in assenza di una valida alternativa e viceversa se Bettis avesse dovuto sopportare tutte le portate offensive da solo avremmo seri dubbi che gli Steelers sarebbero arrivati così in alto e l'integrità  fisica del giocatore non gli avrebbe permesso di giocare anche la prossima stagione.

Lo stesso Staley ci riporta indietro alla stagione 2003, quando la sua vecchia squadra, i Philadelphia Eagles, utilizzarono un trio di runnig backs intercambiabili con risultati invidiabili.
Deuce giocò tutte le partite di quell'annata collezionando 463 yards in 96 portate con una media di 4.8 yards a partita e segnando 5 TD.
Assieme a lui si scambiavano le portate Brian Westbrook e Correll Buckhalter: il primo concluse con 613 yards e 7 segnature con una media di 5.8 yards a partita, mentre il secondo contribuì con 542 yards ed 8 mete ritrovandosi anch'egli sopra le 4 yards di media per portata.

Se solo Brian Westbrook avesse avuto la possibilità  di dividere le portate di palla con un compagno affidabile, come Buckhalter ha dimostrato di essere perdendo però l'intero 2004 per infortunio, chissà , magari il Super Bowl avrebbe avuto un esito diverso…

Tornando alla realtà , un altro esempio di dualità  nel ruolo è stato portato dai Rams.

Mike Martz, conscio del fatto che Marshall Faulk non avrebbe potuto portare in spalla la squadra da sè con 11 anni di Nfl alle spalle, si è affidato, per le portate principali, al rookie Steven Jackson.
Jackson, atteso comunque a dei progressi nella stagione 2005, ha portato la palla con discreto successo per 134 volte accumulando 5.0 yards a portata totalizzandone quindi 673, accompagnate da 4 viaggi in meta. Questo aiuto è stato prezioso per Faulk, che in presenza di Jackson è stato utilizzato come running back da terzo down e come ricevitore aggiunto fuori dal backfield, collezionando 774 yards e 3 segnature trasformandosi, per l'occasione, in una sorta di specialista.

Specialista lo è stato anche LaMont Jordan: il giocatore appena accasatosi ad Oakland non ha certo accumulato le statistiche di Jerome Bettis o del suo straordinario compagno Curtis Martin, ma la sua efficienza offensiva è la prova di quanto serva un alter ego per ogni running back titolare di questa lega.
Jordan è stato perlopiù un giocatore di situazione, utilizzato nei terzi down, ed ha tirato fuori dalle secche molte volte l'attacco dei Jets, soprattutto nel finale di stagione con la qualificazione ai playoffs in gioco.
Parecchie delle sue 93 portate infatti hanno fruttato diverse yards in occasioni particolari, dove i Jets rischiavano di dover andare al punt oppure di dover giocare alla mano dei quarti downs insidiosi, oppure ancora quando c'era da far correre il cronometro.
La versatilità  di Jordan, autore di 479 yards e 2 TD, è servita non poco alla causa, tanto che i Raiders se lo sono accaparrato come free agent e gli daranno maggiori responsabilità  come running back titolare nella stagione ventura.

Anche i Kansas City Chiefs si sono dimostrati abili nello sviluppo di un secondo running back: nel 2004, infatti, Priest Holmes ha giocato a causa di infortuni solo metà  delle partite in calendario e Larry Johnson, giocatore al secondo anno che aveva corso 85 yards totali nell'anno da rookie, si è trovato con il ruolo provvisorio di titolare da ricoprire quando i Chiefs hanno deciso di non rischiare Holmes a campionato già  compromesso.
Johnson ha chiuso la sua eccellente seconda parte di stagione con cifre totali come 581 yards su corsa, 9 TD ed una media a portata di 4.8 yards. Alla luce di queste cifre sarà  interessante capire come il giocatore verrà  utilizzato l'anno prossimo dato che Holmes sta cedendo fisicamente e potrebbe passare ad essere un backup di extra-lusso nel caso Johnson ripetesse quelle cifre, che sarebbero state sicuramente più alte se il giocatore al secondo anno avesse giocato tutte le partite invece delle 10 dove è sceso in campo.

Infine, contributi molto importanti sono arrivati anche da Chester Taylor dei Ravens, che ha chiuso con 714 yards e 2 mete sostituendo egregiamente Jamal Lewis durante la squalifica, e da Najeh Davenport dei Packers, che ha aiutato Ahman Green con 359 yards e 2 segnature, venendo utilizzato nei terzi downs e sulla goal-line.

Pensando invece alla stagione che partirà  a settembre, si è creata una casistica "involontaria" in casa Miami Dolphins, coincisa con il ritorno di Ricky Williams, presentatosi proprio in questi giorni al training camp ufficiale della squadra.

Williams, ritiratosi un anno fa di questi tempi dopo aver fallito dei test per l'uso di marijuana, ha in parte causato la pessima stagione (4-12) della squadra della Florida, trovatasi senza alternative nel ruolo di corridore principale e forzata quindi a riparare scegliendo un prospetto di impatto immediato nel draft 2005.

Ipotizzando un ritorno in piena forma di Run Ricky Run, è quantomeno intrigante il pensiero di una combo con il rookie Ronnie Brown, secondo scelto in assoluto nello scorso draft.
Brown è infatti stato scelto per sostituire Williams, per cui i due si trovano ad avere caratteristiche abbastanza simili, ovvero uno stile di corsa potente e resistente ai colpi, capace di rompere diversi placcaggi e capace di tagli repentini per sfuggire al difensore.

La strada è in salita per Williams, che ha alle spalle un anno di inattività  con conseguente perdita di peso e che si è ovviamente dichiarato disponibile a ricominciare dal basso.
Ricky dovrà  scontare una squalifica di 4 partite per aver infranto la politica anti-droga della lega, dopodichè i Dolphins dovranno scegliere se farlo coesistere con Brown, al quale appartiene il futuro della franchigia, oppure se metterlo in vetrina e riuscire a scambiarlo entro il 18 ottobre, data di termine ultimo per effettuare trades nel 2005.

Dunque, per vincere, è sempre più importante la presenza di un alter ego per il running back titolare, o meglio, di una coppia di backs di alto livello: molte squadre di successo oggi amano miscelare schemi e giochi di corsa utilizzando al meglio le forze di ciascuno dei due, sfruttandone adeguatamente le caratteristiche fisiche specifiche.

Basti pensare ai Carolina Panthers del Super Bowl di due anni fa, con Stephen Davis alternato a DeShaun Foster, o agli stessi Patriots, che hanno saputo vincere utilizzando Antwaan Smith e Corey Dillon in due annate diverse, ma utilizzando sempre il prezioso Kevin Faulk come running back tuttofare nei terzi downs o in situazioni particolari.

Basti pensare ai Falcons di questi playoffs, che hanno abbattuto i Rams con statistiche fantascientifiche di Warrick Dunn, TJ Duckett e Michael Vick, una terrificante combinazione di forza, velocità  e potenza.

Molte squadre si sono convinte di questo, ed i motivi sono intuibili: essendo il ground game il fulcro del sistema offensivo, che senza di esso diviene prevedibile e facilmente immobilizzabile, c'è bisogno che le portate di palla siano quanto più efficaci possibili, quindi l'utilizzo di due giocatori non permette alla difesa avversaria di adattarsi immediatamente alle qualità  di uno piuttosto che dell'altro.

Il gioco di corsa permette di stancare una difesa non solo fisicamente, ma anche psicologicamente; permette di poter controllare l'orologio nell'ultimo quarto con la propria squadra avanti nel punteggio.

Ed infine, permette anche a qualche giocatore di avere uno o due anni in più di carriera anzichè dover smettere dopo 6-7 anni di colpi portati a casa.

E persone come Jerome Bettis questo lo sanno fin troppo bene…

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