Dee Brown vuole testare le sue possibilità nel draft di quest'anno…
Eccoci qui, un'altra volta, a fare la conta di chi ha deciso di lasciare il college per tuffarsi nel dorato (per chi lo raggiunge) mondo della NBA. Quest'oggi voglio parlare di sei giocatori che sono conosciuti all'interno del college basket, sei junior che hanno dato molto alle loro squadre ed ora hanno deciso di lanciarsi in questa nuova avventura.
Cominciamo la rassegna con una caso particolare come quello di Dee Brown. La situazione è strana non per quanto riguarda il valore del giocatore che non è assolutamente in discussione, ma quanto piuttosto per il suo desiderio dichiarato più volte di tornare al college ad Illinois anche per la prossima stagione. Dee, infatti, vuole solamente testare le acque per farsi un'idea di quale sia la sua reputazione tra gli addetti ai lavori della NBA, sapere dove deve migliorare e come farlo, in modo da presentarsi al prossimo draft ancora più pronto.
E' chiaro però che, se siamo qui a parlarne, c'è una possibilità , seppur remota, che Brown vada nella NBA con un anno di anticipo, per esempio se gli venisse garantita una scelta di lotteria, fatto abbastanza improbabile anche considerato l'abbondanza di play-guardie di alto livello di questo draft. Brown, in ogni caso, è sicuramente un giocatore con il potenziale per giocare nella lega principale ed ha soprattutto una caratteristica che lo rende estremamente affascinante per gli scout, vale a dire la sua velocità incredibile sia in contropiede che contro la difesa schierata.
Ciò che deve migliorare per fare un ulteriore passo avanti è il suo tiro dalla lunga distanza (fondamentale nel quale ha comunque mostrato grandi miglioramenti già durante questa stagione) e la sua capacità di gestire la squadra o, per meglio dire, di controllare i ritmi della gara. Dee, infatti, tende sempre ad avere la quinta innestata e a preferire ovviamente il gioco in velocità a quello a difesa schierata visto anche il suo fantastico trattamento di palla. A livello fisico gli sforzi di Brown dovranno concentrarsi sull'irrobustimento della parte superiore del corpo per riuscire a resistere meglio ai contatti che si subiscono nelle aree.
Un'altro prospetto estremamente interessante (e che non ha ancora firmato con un agente, lasciandosi aperta la possibilità di tornare al college) è Torin Francis, ala di Notre Dame. Francis, che nella sua carriera ha avuto spesso problemi fisici che ne hanno in parte limitato l'utilizzo, è un fenomenale giocatore di post basso, dove ha una buona gamma di movimenti ed è capace di dominare gli avversari a rimbalzo. La sua stazza fisica è sicuramente adatta alle battaglie fisiche delle aree pitturate della NBA ma i dubbi su di lui sono tanti, fatto che rende difficile una sua collocazione all'interno del draft di quest'anno.
Le difficoltà più evidenti di Torin riguardano il suo raggio di tiro che, ad oggi, non è ancora molto ampio e dunque ne limita in qualche modo il potenziale offensivo. Questo potrebbe essere un problema visto e considerato come ormai stia prendendo piede nella NBA la moda di avere un numero quattro che sappia tirare da tre per aprire le difese. Comunque Torin potrebbe avere un futuro come uomo d'area, anche se le sue non eccellenti doti di passatore (fondamentale nel quale deve sicuramente migliorare per essere competitivo) possono diventare un problema.
John Gilchrist ha avuto tre buone stagioni a Maryland durante le quali ha chiaramente mostrato quali sono i suoi pregi e i suoi difetti. Nella prima categoria vanno sicuramente considerate le sue doti fisiche, in quanto John è abbastanza alto per essere un point man ma soprattutto ha una forza fisica ed una velocità veramente notevoli; questo ci porta a quella che è la caratteristica principale di questo giocatore, vale a dire la sua abilità in penetrazione. Da buon playmaker Gilchrist ha un carisma notevole e, tra le sue qualità , vanta anche un incredibile capacità di andare a rimbalzo, soprattutto considerando il ruolo e l'altezza.
Per quanto riguarda i difetti, il point man di Maryland ha problemi a livello difensivo dove, in una conference difficile come la ACC ha più volte avuto delle difficoltà contro i playmaker avversari e, nella NBA, non può pensare di restare in campo se non riesce a fare dei progressi in difesa. Ma quello che è più preoccupante è il fatto che John non sia sempre lucido nelle sue decisioni, non sia un playmaker puro ma piuttosto dia l'impressione di avere un istinto da realizzatore e di essere, dunque, una guardia intrappolata nel corpo di un point man senza averne l'abilità nel prendere decisioni.
Rimaniamo nella ACC ma ci spostiamo molto più a sud, in Georgia, dove troviamo un altro playmaker, Jarret Jack. Il ragazzo di Georgia Tech ha deciso di dichiararsi con un anno di anticipo rispetto al previsto e finirà certamente al primo giro anche perché è un point guard naturale, essendo capace di prendere decisioni anche nei momenti importanti della partite. Visto il ruolo, Jack è anche un eccellente passatore ma soprattutto, grazie alle sue notevoli doti fisiche e alla sua applicazione, un grande difensore al quale spesso e volentieri venivano affidati i giocatori più pericolosi degli avversari, basti ricordare il fatto che Jarret si sia preso cura, nella finale della ACC, nientemeno che di JJ Redick.
Jack inoltre è anche un buon realizzatore, capace di costruirsi il suo tiro sia da tre punti che in penetrazione ed ha un'etica lavorativa e una capacità di lavorare per migliorarsi veramente notevoli.
Il rischio, in chiave NBA, è che non riesca mai a compiere il passo decisivo, rimanendo magari un giocatore di medio-alto livello ma non una superstar, previsione (ipotetica) che comunque non può e non deve influenzare il giuduzio sulle qualità tecniche del giocatore.
Terza ed ultima tappa in un ateneo della ACC è West Virginia, che, con un mese di marzo incredibile in cui nel Torneo NCAA è riuscita ad arrivare fino al regional contro Louisville, si è guadagnata gli onori della cronaca. Nel gruppo dei Mountaneers, però, ha sicuramente attirato di più l'attenzione l'ala tiratrice Kevin Pittsnogle, ragazzo che probabilmente ha deciso di dichiararsi per il draft ben sapendo che la sua fama presso gli addetti ai lavori NBA difficilmente supererà i livelli di adesso.
E dire che Kevin, per buona parte della stagione, non era neanche partito in quintetto avendo un gioco molto particolare: Pittsnogle infatti, nonostante la stazza notevole, non possiede un gioco e dei movimenti convincenti in area, non è un gran rimbalzista e non intimidisce. Possiede però un incredibile tiro dalla lunga distanza, che lo rende un vero e proprio pericolo pubblico per le difese, che non sanno chi accoppiare con lui. Un'altra ottima qualità dell'ala da West Virginia è quella di riuscire ad essere produttivo (in termini di punti) anche in pochi minuti di gioco dimostrando la sua capacità di concentrazione e della sua determinazione. E' tutt'altro che sicuro che Pittsnogle riesca ad essere chiamato al primo giro, certo è che qualche squadra NBA potrebbe interessarsi a lui affidandogli soprattutto dei compiti da arma tattica per portare fuori dall'area il lungo che lo marca e liberare di conseguenza l'area per le penetrazioni.
Concludiamo la nostra analisi parlando di un giocatore molto interessante e probabilmente meno conosciuto degli altri cinque, vale a dire Kennedy Winston. Wiston è, se bisogna definirlo con una parola sola, un realizzatore, in quanto riesce a trovare svariati modi per concludere ed ha quel fiuto per il canestro e quel non so che che affascinava gli scout della NBA che si recavano a vedere le sue partite. Wiston ha un talento che gli permette di essere pericoloso in molti modi diversi e lo rende un vero e proprio incubo per i suoi avversari in quanto, nel momento in cui lo marchi da vicino, può batterti in penetrazione o con l'arresto e tiro dalla media mentre se rimani un po' staccato per proteggerti dalla penetrazione lui ti tira in faccia anche da oltre l'arco dei tre punti.
A livello NBA può sicuramente avere un futuro grazie alle sue doti di realizzatore ma deve essere bravo a non limitarsi ad essere soltanto uno che può mettere dei punti sul tabellone, cercando di migliorare e lavorando anche su altri aspetti del suo gioco come la selezione di tiro, le doti di passatore ma soprattutto la difesa, fondamentale che, per usare un eufemismo, non è di certo la sua principale preoccupazione su un campo da basket.
Anche quest'oggi abbiamo finito, ci si risente fra sette giorni quando avremo il quadro completo della situazione per quanto riguarda coloro che lasciano il college in anticipo, visto che il 15 di maggio scadranno i termini per gli underclassmen per dichiararsi e provare ad entrare nel draft 2005.