Dal cancro al Pro Bowl

Mark Fields finalmente può sorridere con tranquillità .

Lo sport americano è pieno di storie incredibili, situazioni brutte poi risoltesi con il classico lieto fine, storie che sembrano quasi inventate da quanto belle possono diventare, ma che per fortuna dei protagonisti sono quanto di più reale ci sia.
Una di queste appartiene ad un giocatore al nono anno nella Nfl, che ha militato a New Orleans, St. Louis ed infine a Carolina. Il suo nome è Mark Fields.

Conosciuto come uno dei linebackes più temuti e veloci della Nfl, Fields arriva ai Panthers nel 2002 diventando subito il leader della squadra in fatto di placcaggi con 127 e aggiungendo a ciò 7 fumbles forzati e 7.5 sacks, aiutando la sua difesa a finire la stagione al secondo posto in tutta la lega.

Nell'estate del 2003, qualche settimana dopo l'inizio del training camp, arriva una brutta notizia. Al giocatore viene diagnosticato il disagio di Hodgkins, una forma di cancro che colpisce i linfonodi ed altri organi che sono parte delle difese immunitarie, per cui oltre alla fine anticipata della stagione il giocatore deve sostenere un ciclo di cure tramite chemioterapia, senza alcuna garanzia per il proseguimento della carriera, facendo diventare comunque il football un pensiero di secondo piano.

La malattia di Fields viene scoperta per caso, grazie ad un taglio procuratosi dal giocatore al pollice: la ferita non si rimargina nonstante le cure e Fields comincia ad accusare dei problemi respiratori che mettono in allarme lo staff di medici della squadra. Durante gli esami che ne conseguono, il cancro viene scoperto, e comunicato al giocatore il quale senza l'infortunio al dito non avrebbe mai scoperto la malattia e magari non sarebbe riuscito a curarla per tempo. Mai infortunio si rivelerà  così provvidenziale.

Fields procede dunque con il trattamento di cure ed effettua due sedute settimanali di chemioterapia e si sottopone a radiazioni tutti i giorni. Per tutto il 2003 e nei playoffs 2004, è costretto a guardare i compagni giocare, senza poter dare il suo contributo all'ottima stagione dei Panthers che, guidati dal sorprendente Jake Delhomme ottengono l'accesso ai playoffs grazie a vittorie ottenute sul filo di lana, con una squadra mai doma, volenterosa nel cercare sempre di portare a casa la doppia w. Grazie al carattere della squadra, Carolina fa strada anche nel mese di gennaio e sconfiggendo in trasferta i Philadelphia Eagles guadagnano l'accesso al Super Bowl XXXVIII, poi perso 29-32 contro New England ma ricordato come uno dei più emozionanti per il finale palpitante. Nonostante la sconfitta, Fields viene preso dai compagni come persona altamente motivante per la battaglia condotta, al fianco del suo allenatore di reparto, Sam Mills, ex Saints e Panthers, ed afflitto anche lui da una forma di tumore.

Da quel momento fino all'inizio del training camp dell'agosto 2004, Fields continua a combattere, e le terapie intraprese hanno successo: il disagio di Hodgkins è sconfitto, ed il giocatore vuole tornare a tutti i costi in squadra per dimostrare di essere ancora valido.
Se presa per tempo, infatti, la malattia di Mark è curabile nell'80% delle casistiche, ma di certo alla gente "normale" non permette di poter tornare a fare un'attività  intensamente fisica come giocare a football. Fields non è della stessa opinione.

Dopo la guarigione, Fields si fa dunque trovare pronto per il training camp ed comincia la stagione con entusiasmo, registrando 6 placcaggi già  alla prima uscita, nella partita persa contro Green Bay.
Causa un infortunio alla schiena, deve poi saltare tre partite, entrando a far parte della lunghissima lista di infortunati di Carolina, in parte la causa della pessima partenza della squadra nel campionato appena terminato.

Al rientro Fields aumenta di partita in partita la qualità  delle sue prestazioni, registrando 12 placcaggi contro Arizona e 3 sacks nelle 3 partite di chiusura della stagione. Il finale in crescendo, oltre che ai 62 tackles collezionati assieme a 4 sacks ed un intercetto, gli fa guadagnare addirittura la chiamata al Pro Bowl di Honolulu in sostituzione dell'infortunato Derrick Brooks rappresentando il giusto premio per la volontà  eccezionale del giocatore nel combattere prima per la sopravvivenza e poi per non finire anzitempo una bellissima carriera fatta di 755 placcaggi e 34.5 sacks dal 1995 ad oggi.

Dalle Hawaii Fields ha avuto modo di raccontare ai giornalisti la sua esperienza, in quanto la sua storia è stato uno degli argomenti più gettonati dalla stampa nella settimana di Honolulu.

Ha raccontato:

Sono veramente felice in questo momento. Dopo questa esperienza ho imparato a non prendere più niente alla leggera, quando mi alzo la mattina sono felice di vedere l'alba, sono contento per le cose piccole e per quelle che in apparenza sono meno importanti di altre. Quando sei un atleta professionista come me, una prima scelta con una bella carriera, ti fai la tendenza a dare tutto per scontato e tutto ti arriva troppo facilmente. Quando poi ti portano via improvvisamente tutto ciò, allora ti rendi conto di quanto importante sia apprezzare ogni piccola cosa che hai. Mentre ero in chemioterapia, il mio pensiero fisso era di tornare a giocare, perchè non sono il tipo che riesce a stare da parte a guardare gli altri. Io volevo giocare a qualsiasi costo e per questo devo ringraziare tutta l'organizzazione dei Panthers che mi ha dato tutto il supporto possibile ed un'equipe di medici che hanno fatto un lavoro straordinario su di me. Questa convocazione al Pro Bowl è più bella di quella precedente, perchè è arrivata dopo aver superato tutti questi ostacoli.

Questa è dunque la meravigliosa storia di Mark Fields, un linebacker che ha combattuto arduamente per recuperare da una malattia pericolosissima, fino a tornare a livelli insperatamente altissimi. Della sua tenacia sul campo di football sapevamo infatti già  tutto, ma vincere una battaglia per la sopravvivenza, beh quella è un'altra cosa.

L'augurio per tutte quelle persone che si trovano nella situazione dove si è trovato lui è che la sua storia diventi un esempio di speranza e di motivazione, un modello da seguire.

Ad una persona così, dovrebbero intitolare a vita il premio di Comeback Player of the year. Pensaci, Paul Tagliabue.

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