McNabb contro Brady, trionfo Eagles o dinastia Patriots?
Dentro ogni partita importante si nascondono decine di sfide individuali, scontri tra grandi difensori e fortissimi ricevitori, duelli tra linee offensive e difensive, insomma piccole battaglie che raccontano un'infinità di storie dentro all'evento stesso e lo rendono più o meno caratteristico di altri. Duelli emozionanti che entrano negli almanacchi dello sport; il Super Bowl non è ovviamente da meno e, anzi, amplifica ogni cosa succeda intorno a sé. La sfida tra i due quarterback è in ogni caso sempre la più attesa, la sfida tra i due leader, i due registi. Dalle loro mani cominciano tutte le giocate e, nella notte di Jacksonville, proprio queste giocate varranno il titolo di campioni NFL.
Il 6 febbraio, uno contro l'altro, ci saranno Tom Brady e Donovan McNabb, due dei migliori qb in circolazione, due personaggi tanto simili quanto lontani: tutti e due sono icone della lega, giocatori simbolo della propria squadra e della propria città , ma Brady giocherà per la "dinastia" mentre McNabb per regalare a Philadelphia un titolo che nella città dell'amore fraterno non è mai arrivato.
Entrambi giocheranno per entrare nella storia, anche se per motivi differenti, e soprattutto per guidare la propria a squadra al titolo. Il Brady freddo, cinico, concentrato e dotato di ottimo tocco, abile sulle giocate lunghe e corte, decisivo in casi di no huddle offense e grande nella gestione di lunghi drive. Davanti a lui quel McNabb esplosivo, dotato di potenza, di corsa e gran mobilità , sempre sorridente, giocatore responsabile pronto a scusarsi ogni qualvolta un pallone è lanciato male. Un calcolatore contro un istintivo, un freddo leader contro un campione che cerca la consacrazione definitiva. Con loro due buone linee pronte a concedere tempo e protezione, un pacchetto ricevitori che vede probabilmente in vantaggio gli Eagles come individualità , ma un running game che non ha paragoni e che vede la superiorità dell'ottimo Corey Dillon dei Patriots.
Tom Brady giocherà per entrare negli annali come leader di una dinastia, regista di una squadra che, vincendo, entrerebbe di prepotenza nella storia. Brady e i suoi New England Patriots hanno giocato e vinto due degli ultimi tre Super Bowl, e proprio lui è stato eletto MVP di entrambe le finali. Ancora imbattuto in carriera in un match di playoffs, è diventato immediatamente nuovo simbolo dello sport americano sin dal suo vincente debutto.
Personaggio tranquillo, mai sopra le righe, quasi perfetto in campo e spesso in prima pagina anche in contesti extrasportivi. Pochi mesi fa il magazine "Men's Journal" chiese ai lettori se fossero soddisfatti del proprio lavoro e, nel caso di risposta negativa, quale mestiere ritenessero il migliore. In prima pagina finì proprio lui, Tom Brady, che per l'86% degli intervistati rappresentava al meglio il lavoro sognato da tutti, quello di quarterback appunto, ed era la vera incarnazione del sogno americano. Riconosciuto come vera immagine del New England tutto, precedette in quella classifica l'allora candidato alla casa bianca John Kerry.
Brady è stato il primo "eroe" del post 11 settembre, il primo "american dream" ad avverarsi dopo quell'immane tragedia; in pieno stile hollywoodiano il giovane sconosciuto mise il mondo sotto i propri piedi nella stagione 2001. Era la seconda giornata quando Drew Bledsoe s'infortunò e Bill Belichick, genio della panchina dei campioni del mondo, buttò nella mischia il giovane Brady, capendo al volo di avere tra le mani il quarterback adatto ad attuare le proprie idee. Dopo lo 0-2 di partenza i Pats persero solo tre partite ancora, volarono ai playoffs dove vinsero contro i Raiders, espugnarono Pittsburgh e trionfarono al Super Bowl XXXVI di New Orleans, ribaltando ogni pronostico.
In quella sfida la gente si accorse definitivamente di Brady: Tom era al secondo anno ma non aveva praticamente mai giocato nella stagione 2000, riuscendo quindi a diventare leader della propria formazione in pochi mesi. Una squadra compatta, perfetta nelle giocate che limitò i tremendi St. Louis Rams di Kurt Warner e, grazie ad un drive magistrale di Brady, chiuse le pratiche a quattro secondi dalla fine con un field goal di Adam Vinatieri.
L'anno seguente i playoffs non arrivarono nonostante un record di 9-7, ma successivamente fu di nuovo titolo nella stagione 2003. Record identico all'attuale (14-2), vittorie in postseason su Titans e Colts e trionfo in finale sui sorprendenti Carolina Panthers, sconfitti di nuovo grazie ad un buon drive finale che permise un guadagno sufficiente di yards per dare di nuovo a Vinatieri la possibilità di chiudere la partita sul finire del tempo. Proprio la scorsa stagione Brady ha incrociato per la prima volta le lame con i Philadelphia Eagles, uscendo nettamente vincitore dall'incontro (31-10 alla week 2).
Tom Brady è così, indubbiamente personaggio meno appariscente di tanti altri atleti, moderato e tranquillo, raramente forza una frase, così come una giocata. Le alchimie di Belichick sembrano fatte apposta per lui, il quale si è calato pian piano nei panni di leader, migliorando di anno in anno e diventando un'arma micidiale ed imprevedibile per i suoi Pats. Oggi Brady non è la bella favola del ragazzetto che diventa campione quasi dal nulla nell'anno della rinascita americana, oggi il qb di San Mateo, California, è semplicemente il simbolo di una probabile dinastia, leader della franchigia più forte in NFL e personaggio amatissimo anche fuori dai confini di Boston.
Certo, come tutti i vincenti si ritrova molti tifosi "contro", molti detrattori che vedono in Belichick il vero fulcro delle vittorie di New England. In realtà il discorso è il solito, le idee possono essere perfette, ma possono concretizzarsi solo con gli uomini giusti. Nel football tutto deve funzionare come una macchina perfettamente oliata e rodata se si vuole uscire da vincitori.
Brady nel 2004 ha chiuso la sua miglior stagione a livello individuale, ha trovato in Corey Dillon il runningback adatto per togliersi ancora più pressione di dosso, una linea come sempre in grado di concedergli tempo ad ogni giocata ed ottimi ricevitori da servire. Il suo rating personale è il più alto da quando gioca in NFL (92.6), ed ha stabilito il proprio career high anche per quel che riguarda la media yard per lancio e il numero di td pass, eguagliando la stagione 2002 con 28. Benché non abbia quasi mai chiuso al primo posto in nessuna classifica individuale (eccetto per i td pass nel 2002), le sue prestazioni sono spesso impeccabili, con un gioco preciso ed un controllo dell'orologio incredibile.
Nei playoffs ha mostrato al mondo tutto il meglio del proprio bagaglio: contro i Colts ha guidato drive lunghissimi, nel terzo periodo si è praticamente divorato l'intero quarto, è anche riuscito a segnare con un rushing td, mentre contro gli Steelers ha cominciato con una big play per Deion Branch inattesa da tutti, 90 yards di td pass dopo che in stagione il lancio più lungo misurava solo 50 yards, ed ha chiuso con 207 yards e due td pass. Un giocatore in grado di modificarsi in base all'avversario grazie alle strategie del coaching staff e di agire sempre con infinita freddezza. Incredibile vederlo serio e concentrato sulla sideline durante il two minutes warning contro gli Steelers, a partita ampiamente terminata e stravinta.
Dall'altra parte della barricata, a giocare tentando di superare Brady e i perfetti giochi di coach Belichick, ci sarà l'esplosivo Donovan McNabb, idolo dello sport di Philadelphia nella quale divide il trono di sportivo più rappresentativo con il cestista Allen Iverson. Iverson ha già avuto occasione di regalare un anello alla città , occasione sfuggita per colpa dei Los Angeles Lakers in una serie finale senza storia.
L'arrivo del wide receiver Terrell Owens non ha incrinato la sua leadership e il rapporto di McNabb con il pubblico di Phila, il quale è riuscito al quarto tentativo a vincere un Championship NFC proprio in assenza del WR ex San Francisco tenuto fuori da un grave infortunio, dimostrando di essere in grado di guidare questa squadra a grandi livelli anche senza il fortissimo e ipercelebrato nuovo arrivato.
McNabb gioca per un pezzo di storia a sua volta importante, dopo essere diventato, infatti, il primo qb afroamericano a vincere un "derby" tra quartebacks di colore in una finale di conference, può inoltre diventare il secondo nero nel suo ruolo a vincere un Super Bowl. Il precedente porta il nome di Doug Williams che nella stagione 1987 vinse con i suoi Washington Redskins in finale contro Denver, diventando MVP dopo una partita fenomenale con 4 td pass. Una partita importantissima quindi anche per la numerosissima comunità nera statunitense, che proprio nello sport cerca di frequente quelle rivincite che spesso non trova nella quotidianità .
Negli ultimi anni McNabb è sempre stato messo in secondo piano, oscurato da imprese che impedivano ai suoi Eagles di andare avanti, di arrivare a giocarsi la partita più importante. Jake Delhomme, Jon Gruden, Warren Sapp, Kurt Warner, Isaac Bruce, e chi più ne ha più ne metta, sono sempre stati i nomi da copertina, i personaggi che animavano i dibattiti nel mese di gennaio in tempi recenti; questo perché gli Eagles, anche quando erano favoriti, non riuscivano mai a fare il grande salto.
Ma quest'anno il quarterback nato a Chicago e scelto al draft del 1999 dopo aver giocato a Syracuse, ha dato il meglio di sé, giocando una stagione strepitosa e dimostrando che, anche senza TO, l'uomo in grado di prendere per mano la squadra e portarla fino in fondo è lui. Certo, è innegabile che l'avvento di Owens abbia influito sulla stagione del qb di Andy Reid, ma è verissimo anche che nei playoffs Donovan è riuscito a dimostrare la maturità e la determinazione giuste per guidare la franchigia fino all'ultimo atto. McNabb ha stabilito nel corso del 2004 un'infinità di primati personali, l'esplosivo numero cinque ha infatti lanciato il maggior numero di yards (3875), il più alto numero di td pass (31), stabilendo anche il lancio più lungo (80) e la media passaggio migliore (8.26).
Con questi numeri è quasi inutile aggiungere che anche il pass rating sia il più alto di sempre per McNabb, il quale ha chiuso la regular season con un ottimo 104.7.
Inserito in un sistema che quasi tende a snobbare il gioco di corse nel vivo della partita, utilizzando Brian Westbrook più per ricevere che per portare palla, McNabb si è sempre trovato al meglio, in virtù del fatto di essere dotato di buona mobilità , diventando così più imprevedibile come giocatore e più difficile da raggiungere dai sacks avversari.
Implicito che se Owens non sarà della partita il 6 febbraio, il compito per i difensori di New England sarà semplificato e il lavoro di McNabb più arduo: ma questo è un giocatore in grado di sorprendere chiunque con giocate incredibili. Il 4th & 25 giocato in postseason contro Green Bay lo scorso anno, o quella giocata contro i Cowboys in stagione regolare (campo percorso quasi per intero da una sideline all'altra e lancio lunghissimo completato dopo essere riuscito a evitare il sack almeno tre volte) sono solo due esempi di come la mobilità e il braccio di Donovan siano in grado di esplodere in giocate eccellenti, un misto di forza e rapidità . Anche se probabilmente la sensibilità di tocco di Brady e la freddezza dello stesso gli sono superiori.
Sarà il campo a dire, al di là dei compagni di squadra sempre e comunque fondamentali, chi dei due riuscirà a reggere meglio la pressione di un Super Bowl e a guidare la propria squadra ai vertici del mondo NFL. Sotto questo aspetto Brady pare essere favorito, per esperienza e "abitudine", e non è proprio vero che, come dicono alcuni, gli Eagles non abbiano nulla da perdere: un Super Bowl non esattamente il nulla. Anche se McNabb è stato superiore come numeri e stats al suo diretto concorrente, è impossibile non scrivere Patriots nella casella "favoriti".
In ogni caso, è noto, nel football tutto può succedere, così anche in una finale per il titolo i pronostici lasciano il tempo che trovano ed è meglio esentarsi dal proporne. In stagione regolare entrambe le squadre sono state sconfitte dai Pittsburgh Steelers, uscendo con le ossa rotte da quelle due partite. I Pats furono calpestati dalla potenza degli avversari, mentre gli Eagles chiusero con soli tre punti, un Owens infuriato e un McNabb che si vedeva oscurato per l'ennesima volta da un personaggio eccellente, anch'esso giocatore della Pennsylvania.
Proprio quel Ben Roethlisberger poi piegato in finale AFC dai Patriots, durante la più tremenda delle vendette. Le altre due sconfitte di Philadelphia sono giunte con McNabb sulla sideline a scherzare coi compagni, mentre la seconda dei Patriots è capitata incredibilmente in quel di Miami, con gli ultimi due minuti di gara tra i più sorprendenti di sempre. Sconfitta maturata proprio per un errore di Brady, il quale ha lanciato un intercetto nel finale che ha spianato la strada a Miami per completare rimonta e sorpasso sugli avversari.
La risposta a chi sarà più bravo è in ogni caso a Jacksonville, e passerà dalle mani di Tom Brady e Donovan McNabb. L'attesa pare infinita, ma tra sette giorni sapremo chi avrà ragione.