Reggie White se n'è andato

Reggie White (1961-2004)

Il ministro della difesa non c'è più. Domenica tutti gli appassionati di sport si sono risvegliati nel peggiore dei modi apprendendo dai notiziari televisivi della morte di Reggie White. Alle 7 di mattina ESPN ha diffuso la notizia della scomparsa di White e da quel momento siti web, blog ed e-mail hanno iniziato a rendere omaggio al miglior defensive end che abbia mai giocato nella NFL.

Le cause del decesso di un uomo che solo una settimana fa aveva compiuto 43 anni non sono ancora note. In un primo momento si era parlato di attacco cardiaco e poi di insufficienza respiratoria nel sonno ma bisognerà  attendere l'autopsia per saperne qualcosa di più. Quel che è certo è che la sua scomparsa è un enorme perdita per il football e soprattutto per la sua famiglia e per le comunità  che in questi anni hanno sempre potuto fare affidamento sul conforto e sull'aiuto di White.

In campo sportivo il defensive end nato a Chattanooga, Tennessee, ha iniziato a distinguersi già  a livello liceale ottenendo ottimi risultati sia sul campo di football che come giocatore di basket. Nel 1980 riesce ad essere ammesso all'università  del Tennessee e fin dal primo momento si fa notare non solo per le sue doti di atleta ma anche per la sua leadership ed abilità  oratoria.

Già  al secondo anno viene votato miglior lineman dei Vols ma è nel 1983 che White riceve la definitiva consacrazione ricevendo il premio di miglior giocatore in assoluto della Southeastern Conference. In quell'anno i Vols arrivano a giocare e vincere il Citrus Bowl anche grazie ai suoi 15 sack stagionali (record dell'università  insieme al numero totale di sack in carriera, 32).

È al college che gli viene assegnato il soprannome che lo accompagnerà  per il resto della sua carriera: ministro della difesa. È un ovvio riferimento al dominio del giocatore in campo e per la sua attività  in ambito religioso.

Dopo i promettenti anni nel Tennessee White firma il suo primo contratto da professionista accordandosi con una delle nuove franchigie che entrano nel 1984 nella USFL: i Memphis Showboats. Quello stesso anno i Philadelphia Eagles si assicurano i diritti sul giocatore nel draft supplementare della NFL (quarta scelta al primo round).

In quel periodo le due leghe non andavano d'accordo ed ognuna cercavano di "soffiare" all'altra i migliori giocatori usciti dal college. Come detto il defensive end preferì però non aspettare il draft NFL e si accordò con la squadra di Memphis. In quell'anno White fu uno dei pochi a brillare (12 sack) in una stagione in cui gli Showboats vincono solo 2 partite su 9 soprattutto a causa di una secondaria praticamente inesistente.

Andò molto meglio l'anno seguente quando arrivarono rinforzi in difesa e White continuò a fare il suo lavoro collezionando 11.5 sack e le lodi di allenatori e colleghi. Gli Showboats si spinsero fino alle semifinali ma questo non bastò a salvare le sorti della squadra che perse in semifinale contro gli Oakland Invaders. L'anno successivo Memphis sarebbe stata una delle favorite ma sfortunatamente la lega si sciolse e White si trovò senza squadra.

Non gli rimase così che aggregarsi a campionato iniziato ai Philadelphia Eagles nella stagione NFL 1985. Nella sua prima partita con la maglia degli Eagles pur non partendo titolare White riuscì a farsi notare mettendo a segno 2.5 sack e deviando un passaggio che, finito nelle mani dell'attuale allenatore degli Jets Herman Edwards, permetterà  alla difesa di segnare l'unico touchdown di Philadelphia in quella partita.

Inutile dire che da quel momento in poi White diventò titolare fisso e contribuì a tenere in corsa gli Eagles fino a che una serie di quattro sconfitte consecutive non tolse loro ogni speranza. Si chiudeva così una faticosissima stagione che ha visto il defensive end scendere in campo per ben 31 volte (18 con Memphis e 13 con Philadelphia).

Nel 1986 viene nominato head coach degli Eagles quel Buddy Ryan che come defensive coordinator aveva contribuito parecchio alla creazione della fortissima difesa dei Bears di quegli anni. Ryan decide di fare a meno dei giocatori più esperti e manda in campo una squadra molto inesperta che chiude con cinque sole vittorie ma scopre in Randall Cunningham il leader dell'attacco e ovviamente in White quello difensivo.

L'anno dopo è quello dello sciopero che farà  saltare al defensive end tre partite (tutte perse dai rimpiazzi). Una volta tornati in campo i titolari le cose procedono per il meglio e gli Eagles vincono 7 partite su 12. White raccoglie 21 sack in 12 partite e vince il premio di miglior giocatore difensivo dell'anno.

Nei tre anni successivi White e gli Eagles riescono sempre ad accedere ai playoff ma vengono fermati da Bears, Rams e Redskins. Quest'ultima sconfitta, arrivata al mitico Veterans Stadium, costa il posto a Ryan. Il nuovo head coach è Richie Kotite ma il primo anno la squadra viene colpita da una serie di infortuni ai quarterback che nonostante un record di 10-6 impediscono agli Eagles di andare ai playoff.

In quegli anni diventò famosa la "Gang Green Defense" che nel 1991 guidò la lega nella difesa contro le corse, contro i passaggi e per yard concesse in totale. Facevano parte di quel reparto oltre ovviamente a White anche giocatori del calibro di Jerome Brown, Clyde Simmons, Seth Joyner, Eric Allen e Wes Hopkins. Questo gruppo permise agli Eagles di restare a galla nonostante i seri infortuni ai quarterback giocando in modo aggressivo per cercare di segnare quei punti che l'attacco non riusciva a portare a casa.

L'ultima stagione (1992) di White con la maglia degli Eagles si apre nel peggiore dei modi con la morte di Brown in un incidente stradale un mese prima dell'inizio del training camp. La squadra decide di dedicare la stagione al compagno scomparso e accede ai playoff vincendo ben 11 partite. White fa in tempo a prendere parte alla prima vittoria in trasferta nella postseason dopo 43 anni degli Eagles ma la sfida successiva li vede soccombere contro i rivali di quegli anni, i Dallas Cowboys.

Nel 1992 White è stato anche un membro attivo dell'unione giocatori che all'inizio dell'anno successivo ha ottenuto un nuovo Collective Bargaining Agreement che ha rivoluzionato per sempre la free-agency. Fino a quel momento i giocatori avevano pochissima libertà  di movimento perché ogni anno le franchigie potevano bloccare fino a 37 giocatori del loro roster (compresi quelli in scadenza di contratto).

Se uno dei giocatori in scadenza riceveva un offerta da un'altra franchigia la sua squadra di appartenenza non solo aveva il diritto di pareggiare qualsiasi offerta ma avrebbe anche ricevuto una compensazione in termini di scelte del draft (di solite due del primo round). I giocatori del roster che non facevano parte di quei 37 potevano andare liberamente dove volevano ma è chiaro che si trattava di seconde o terze linee. Questo portava a stipendi più alti per quest'ultimi che per i giocatori di prima grandezza.

Allora per cambiare il sistema diversi giocatori fra cui White e Marcus Allen portarono in tribunale i proprietari per aver violato alcune leggi dell'antitrust. Come spesso accade in questi processi si arrivò ad un accordo extragiudiziale e nacque così l'unrestricted free-agency. Il nuovo regolamento permetteva ai giocatori in scadenza di contratto con almeno cinque anni di servizio nella NFL (quattro nel 1994) di cambiare liberamente squadra.

Proprio White fu il primo giocatore di spicco ad approfittare delle nuove regole iniziando quello che passerà  alla storia come “Reggie White Grand Tour” che lo portò a negoziare con la maggior parte delle franchigie per cercare di ottenere il miglior contratto possibile. Dopo aver ascoltato tutte le offerte la scelta del defensive end fu alquanto inusuale: Green Bay. Inusuale perché fino a quel momento era diffusa nella NFL l'idea che i giocatori di colore non volessero andare a Green Bay e che la franchigia non sarebbe mai tornata ai fasti del passato.

Qualche anno dopo White ammise che "se San Francisco o Washington mi avessero offerto un milione in meno di quanto offrivano i Packers sarei andato da loro. Siccome non lo fecero scelsi di firmare per Green Bay". Per la modica cifra di 17 milioni in quattro anni i Packers si assicurano così il defensive end e dimostrano ai free agent di tutta la lega la loro volontà  di tornare a vincere.

Un anno prima di assicurarsi la colonna portante della difesa Green Bay aveva acquisito un altro giocatore destinato ad entrare nella storia della NFL: Brett Favre. "Quando ho letto la notizia della firma di Reggie non ci credevo", ha dichiarato in seguito il quarterback, "Appena mi sono reso conto che era vero ho subito capito che Green Bay era diventata all'istante una squadra da Super Bowl".

White non raggiungeva più i numeri degli anni degli Eagles ma era diventato se possibile ancora più determinante per il suo ruolo di leader che guidava i compagni con l'esempio. "Prima del suo arrivo lavoravo sodo ma quando ho visto l'impressionante regime di lavoro cui si sottoponeva Reggie ci ho dato dentro ancora di più. Eravamo i primi ad arrivare all'alba e gli ultimi ad andare via. Qualunque cosa facesse cercavo di fare meglio ma era un impresa davvero ardua", conclude Favre.

Fritz Shurmur, defensive coordinator di Green Bay, dichiarò in seguito che "è impossibile misurare l'impatto di White sulla squadra, sui tifosi e persino sulla città . Prima di conoscere lui non avevo mai lavorato con un giocatore che si preoccupa così tanto per i compagni e per il benessere dell'intera comunità  attorno alla squadra. E' stato non solo un grande giocatore ma soprattutto un grande uomo".

Quando si chiede una definizione dell'impatto di White sul gioco della franchigia riecheggiano le parole di coach Mike Holmgren: "In un anno siamo passati dall'essere la difesa numero 23 della lega alla numero 2. Per ottenere questo miglioramento non abbiamo fatto nessuno stravolgimento. Abbiamo semplicemente aggiunto un uomo".

Sotto la guida di Holmgren a bordo campo e Favre e White in campo Green Bay riuscì ad arrivare lì dove mancava da troppi anni: il Super Bowl. Nel 1996 i Packers vinsero la loro division e nei primi incontri dei playoff superarono sia gli acerrimi rivali dei 49ers sia la sorprendente franchigia dei Carolina Panthers. Quest'ultimi al loro secondo anno di vita arrivarono alla finale di NFC ma nulla poterono contro Favre e compagni (30 a 13 per Green Bay).

Nel Super Bowl l'avversario erano i New England Patriots di quel Bill Parcells che desiderava a tutti i costi regalare un successo ai suoi tifosi prima di cambiare franchigia. Il protagonista in campo fu come sempre White che registrò 3 sack (mai accaduto prima al Super Bowl) e con i suoi compagni fece guadagnare solo 257 yard agli avversari. La giocata che ancora oggi si ricorda di quella finale è il ritorno di 99 yard di Desmond Howard ma è innegabile il ruolo svolto da White che a 35 anni riusciva finalmente ad agguantare il successo più importante.

L'anno dopo Green Bay vinse ancora il titolo divisionale arrivando al secondo Super Bowl di fila senza però riuscire a superare i Denver Broncos di John Elway e Terrell Davis. Col passare del tempo e l'avanzare dell'età  White divenne meno fondamentale nei piani dei Packers ed in seguito all'impossibilità  di trovare un accordo economico con la franchigia per lo scioglimento del contratto decise di ritirarsi. Era il 6 gennaio 1999. Il suo ritiro insieme alla partenza di Holmgren segnò per Green Bay la fine di un bellissimo ciclo di vittorie.

Un anno dopo i Packers decisero di rescindere il contratto lasciando così libero White che si accordò con i Carolina Panthers. Una squadra piena di veterani e giocatori sul viale del tramonto chiuse l'anno con un record 7-9 e White in particolare disputò una stagione opaca dando ragione a chi gli sconsigliava di tornare in campo. Dopo solo il primo anno di contratto il defensive end si ritirò definitivamente dicendo di "non avere rimpianti perché so che Dio ha grandi piani per me".

Si dedicò così all'attività  di ministro che a metà  degli anni 90 gli aveva causato dei problemi quando una chiesa di Knoxville in cui esercitava venne distrutta da un incendio doloso. Grazie alla sua fama riuscì a trovare abbastanza fondi per rimettere in piedi la chiesa e ridare fiducia alla comunità  dopo i vari atti vandalici contro chiese di neri che caratterizzarono quegli anni.

White svolse in silenzio la sua opera sparendo dalle cronache fino al tragico evento di domenica.

Per chiudere non c'è niente di meglio che una dichiarazione dello stesso Reggie White:

"Non sono ancora riuscito a capire completamente il motivo di quello che ci accade ma state tranquilli perché c'è sempre uno scopo nelle cose. Anche in quelle brutte".

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