Jets e Giants sugli scudi

Il giocatore più produttivo della NFL è Tiki Barber. Qualcuno se lo aspettava candidato all'MVP?

L’unica città  con due franchigie nella NFL, ma soprattutto una città  unica. New York.

Nella Big Apple è d’obbligo eccellere, se si vuole evitare di finire sulle velenosissime pagine della stampa newyorkese. Da tempo il football non regala grandi gioie, con un 2003 caratterizzato dall’ultimo posto di division per entrambi i team della città . Ma un vento nuovo sembra spirare quest’anno. Jets e Giants sono due squadre per certi versi simili che stanno vivendo avvii di stagione simili. Analizziamo se questo è solo un fuoco di paglia o se davvero New York può tornare protagonista.

5-0. Non era mai successo.
Nei 45 anni di storia della franchigia, mai i Jets avevano iniziato così forte la stagione. Le ragioni?

Intanto un calendario favorevole, che non guasta mai. Cincinnati, San Diego, Miami, Buffalo, San Francisco. Squadre vincenti? Neanche l’ombra. Record complessivo a tutt’oggi: 6-22. Ok, gli avversari non erano molto ostici, però un record del genere denota solidità  e continuità  che contraddistinguono solo le ottime squadre. In ogni caso la pacchia è finita, la prossima settimana i Jets andranno a far visita ai Patriots e si spera di capire da questo test qual è il vero volto della squadra.

Ora sarà  meglio focalizzare l’attenzione su New York, più che sugli avversari. Curtis Martin sta collezionando record su record. Dopo qualche stagione di flessione, ha chiesto più lavoro in preseason, risultato: 196 yds su corsa all’esordio. Nella seconda settimana è diventato il miglior corridore nella storia della franchigia, nella quarta il 10° di tutti i tempi, nella quinta ha superato Franco Harris, nella sesta ha scavalcato Marcus Allen per l’ottavo posto nella classifica all-time per yards corse in carriera. Con 613 yds è il miglior running back della NFL fino a questo momento, inoltre il duro lavoro estivo dovrebbe permettergli di tenere questi ritmi per gran parte della stagione.

Le cifre che Martin sta accumulando si spiegano con la sua grande forma, ma anche con il fatto che le difese avversarie devono prestare attenzione anche all’altra stella dell’attacco, Chad Pennington. Il QB da Marshall sta guidando l’attacco con grande attenzione e pochissimi errori. Con il 70% di completi e solo 2 intercetti, Pennington ha finora un rating di 97.8 (6° nella lega), più che sufficiente per guidare una squadra che ha anche un ottimo gioco sulle corse (non dimentichiamo LaMont Jordan).

In più sta assumendo sempre più il ruolo di leader, anche vocale, all’interno dello spogliatoio, come dimostrato durante l’intervallo del match contro i 49ers. La rimonta orchestrata nel secondo tempo di questa gara ha evidenziato una volta di più che questo ragazzo possiede la dote più preziosa per un quaterback: essere un vincente. La stagione di Pennington è eccellente soprattutto considerando che non arriva grande aiuto dalla batteria di ricevitori.

Non ci sono stelle di prima grandezza e Moss e Chrebet non sembrano in grado di rendere l’attacco dei Jets sufficientemente esplosivo da trasformarli in una contendente per il Superbowl. In più i problemi fisici di Santana Moss daranno ancora più responsabilità  a McCareins e al TE Becht, il cui valore si capirà  meglio nelle prossime partite.

Nelle ultime settimane, infatti, la banda di Pennington ha faticato e New York ha avuto bisogno di una solida difesa per battere avversari modesti. Questa unità  è piuttosto giovane, ma sta già  lavorando bene, soprattutto con i suoi rookies. Erik Coleman ha già  2 intercetti e un ruolo da titolare come safety, mentre Jonathan Vilma è il secondo placcatore della squadra nonostante non sia partito titolare nelle prime due gare e ha già  conquistato il rispetto di tutti, sostituendo egregiamente Sam Cowart.

Parlando di difesa non si può non citare John Abraham, già  a quota 7 sacks. Lasciati alle spalle (si spera) i problemi di alcool, dopo aver giocato le prime 2 partite in una posizione oscillante tra il linebacker e il difensive lineman, ha iniziato a dominare non appena è tornato a giocare stabilmente in linea difensiva.

Abraham è la stella di un gruppo non dominante, ma solido, senza particolari punti deboli e capace di tenere l’attacco sempre in partita. Molto incoraggiante è stata anche la reazione nel secondo tempo della partita contro San Francisco: dopo che il defensive coordinator Donnie Henderson ha abbandonato il suo box per scendere sulla sideline a incitare i suoi, i Jets non hanno più concesso un punto.

Un’altra caratteristica chiave è l’opportunismo di questa unità . L’anno scorso i turnover forzati erano un evento, quest’anno sono già  13, grazie anche al ritorno del CB Donnie Abraham, penalizzato da un’infortunio alla spalla l’anno scorso e autore di 2 TD in questo 2004.

Una delle ragioni fondamentali del successo dei Jets (e di molte squadre prima di loro) è comuque molto semplice: non perdere la palla. Grazie soprattutto ai pochi errori dell’attacco (solo 4 turnovers, primi nella lega), i biancoverdi hanno un turnover margin (differenza tra palle perse e recuperate) di +9, che li pone al terzo posto assoluto.

Commettere pochi errori è una dote fondamentale per fare strada nella NFL e i Jets hanno mostrato di averla.
Andare lontano non sarà  comunque facile con i Patriots nella propria division. È difficile pensare di poter evitare una corsa alla wild card, che non è mai piacevole per nessuno. La squdra è sicuramente più che buona, ma il suo vero valore è ancora inintellegibile. Difficile siano materiale da Superbowl, ma non manca molto per essere i nuovi Panthers.

Dopo la stagione scorsa i Giants speravano di ripartire da Eli Manning, peccato che sia l’unica cosa che non funzioni.
Il fratellino di Peyton ha giocato poco e male finora, ma la mossa di firmare Kurt Warner come “valvola di sicurezza” sta pagando oltre ogni aspettativa. Veloce era stata la sua ascesa, altrettanto rapida è stata la sua caduta, complice anche il sistema di Martz a Saint Louis. Doveva essere Manning a guidare l’attacco, il ruolo di Warner era quello del veterano capace di fare il suo lavoro quando il titolare avesse avuto dei problemi. Ma il rookie è andato molto peggio del previsto.
Warner molto meglio.

L’ex MVP ha lanciato solo 3 TD nelle prime 5 gare ma, aldilà  dell’ottimo rating (91.8), fa una cosa che non dispiace mai a un allenatore: non sbaglia mai. Due stagioni fa aveva lanciato 11 intercetti (1 ogni 20 tentativi), mentre nel 2003 non aveva praticamente giocato. Quest’anno? Un intercetto su 147 passaggi tentati, pari allo 0.7%: il secondo ha una percentuale quasi doppia (McNabb con l’1.2%). Senza la pressione di dover lanciare 300 yds tutte le sere per vincere (come sotto Mike Martz), ma con un solido running game (143.6 yds per gara, quarti della lega) a spingere la squadra, Warner fa semplicemente quello che gli si chiede: nessun miracolo, ma una guida sicura e una produzione sufficiente a vincere le partite.

Finora è stato più l’attacco della difesa la ragione del successo dei Giants, e la ragione del successo dell’attacco ha un nome e cognome: Tiki Barber. Solo Curtis Martin (già  sentito da qualche parte?) ha più yards per partita di lui (122 a 115), mentre solo Micheal Vick è capace di correre per almeno 6 yds per portata come fa il RB di New York. Ma Barber non è pericoloso solo nel backfield, essendo anche il secondo ricevitore della squadra. Semplicemente è il migliore della lega dalla linea di scrimmage con 163 yds a partita (il secondo? Ok, Curtis Martin).

Una grande mano gliela dà  la linea offensiva, quasi totalmente rinnovata rispetto alla scorsa stagione. Unico neo (che per le dimensioni sembra più una voglia alla Gorbaciov) i già  16 sacks concessi. Per la verità  Warner è sempre stato molto lento a evitare la pressione, ma la cosa che conta di più è la sua salute, per ora intatta. Certo la protezione del QB è uno degli aspetti che devono migliorare di più, ma la produttività  di Warner non ne ha risentito troppo.

L’attacco comunque non è esplosivo e la ragione sta nei limiti del settore ricevitori (l’avete già  sentita questa?). Amani Toomer sta avendo una buona stagione pur non essendo al livello dei migliori della lega, ma mancano valide alternative a parte Shockey, che non ha ancora raggiunto la forma migliore dopo i problemi fisici della scorsa stagione. Come se non bastasse, una frattura all’anca ha messo fuori combattimento per tutta la stagione Tim Carter.
New York non ha comunque bisogno di mettere tanti punti sul tabellone e non è nemmeno quello che vuole.

L’obiettivo è controllare il cronometro con le corse e non perdere palloni. Questo è abbastanza per avere un buon record, ma non per andare avanti in post-season, se si ha la 16^ difesa della lega.

Le franchigie di New York, ccome detto, si assomigliano, non sono squadre esplosive o dominanti, ma sbagliano molto poco. Abbiamo detto dei Jets che, con solo 4 turnovers, sono i primi della lega, ma non da soli. Con chi sono in compagnia in questa classifica? Esatto, con l’altra New York. I Giants sono complessivamente i primi anche nel turnover margin (+13), una bella inversione rispetto al –16 del 2003.

Parte del merito va a una difesa non impenetrabile ma molto opportunista (15 palle recuperate, migliori in assoluto). Micheal Strahan rimane la stella di un reparto che non è ancora in grado di rendere i Giants materiale da Superbowl, ma sta migliorando molto.

Questo lo si deve al defensive coordinator Tim Lewis che sta svolgendo un ottimo lavoro. La sua 4-3 “mascherata” rende difficile agli attacchi capire da dove arriverà  la pressione. Linebackers che si scambiano la posizione con gli uomini di linea, blitz dai difensive backs e soprattutto una grande aggressività , sono le caratteristiche che Lewis si porta da Pittsburgh. Difficile valutare le vere potenzialità  di questo reparto.

Nelle prime 5 gare disputate hanno fatto una brutta figura solo una volta, ma proprio contro l’unico attacco veramente buono affrontato. Era però anche la prima partita e il nuovo sistema richiede una certa curva di apprendimento. Si aspettano miglioramenti del reparto, in questo caso si potrebbe sentir parlare dei Giants anche in gennaio, soprattutto considerando la povertà  della NFC di quest’anno.

Tom Coughlin e il suo regime militare sono i primi responsabili per l’inversione di tendenza registrata nel 2004. I Giants hanno perso solo con i migliori della NFC, battendo poi alcune squadre non irresistibili (Washington e Cleveland) e vincendo due trasferte insidiose come quelle di Dallas e Green Bay.

All’inizio i modi di Coughlin avevano causato alcuni screzi, ma i risultati del suo lavoro si stanno vedendo e tutti sono sorpresi dalla velocità  con cui i Giants stanno migliorando. Non accade spesso a un team alle prese con un nuovo allenatore.

L’ex coach di Jacksonville ha portato grande attenzione ai dettagli e tra i risultati più evidenti c’è il rendimento di Barber, non per quel che riguarda le yards, ma i fumbles: peggiore della lega nel periodo 2000-2003 (35 palloni persi), ne deve ancora perdere uno quest’anno, grazie alla nuova tecnica con cui porta la palla.

Anche per i Giants c’è un avversario di division (Philadelphia) probabilmente troppo forte, ma già  essere in corsa per la wild card per tutta la stagione sarebbe un successo per una franchigia che non sperava in un ritorno così rapido a grandi livelli.

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