Momento difficile per i Panthers: qui Stephen Davis è circondato da Eagles.
Se siete amanti degli animali il posto migliore, al momento, per vedere delle pantere nere è in Asia, più precisamente nell'arcipelago della Sonda. Non che non ve ne siano in altre parti del mondo ma nel territorio asiatico si trovano esemplari stupendi. Se invece gli animali non vi piacciono o, più probabilmente, restate indifferenti a questi mammiferi vi consiglio di andare a Charlotte, North Carolina, per dare un'ultima occhiata ad un esemplare in via di estinzione: i Carolina Panthers.
John Fox potrà non avere nessun dubbio sulla squadra ma molti hanno iniziato a storcere il naso guardando il record negativo della franchigia ( 1-5 ), buono per il penultimo della NFC South.
Ciò che è apparso evidente in questo primo mese abbondante di regular season è l'incapacità dei Panthers di fermare le corse ovvero quella run defense che da due anni era ai vertici della NFL. Sono già 6 i touchdowns su corsa concessi dalla difesa di Carolina quando, nella stagione precedente, il primo TD via terra era arrivato alla quinta settimana ( James Mungo, Indianapolis Colts ).
Il problema non è tanto nella consistenza numerica delle yards concesse ( ben 159 di media a partita, 31esimi nella speciale classifica ) ma negli effetti che questa produce: concedendo così tanto "via ground" gli avversari tendono a sfruttare questa debolezza per avere il possesso dell'orologio e stancare la difesa che, infatti, nel secondo tempo concede molto di più complice il maggior tempo trascorso sul terreno e la mancanza di ricambi adeguati.
Fattore quest'ultimo che sarà ancor più decisivo per le sorti della franchigia del North Carolina ora che il DT Kris Jenkins si è dovuto fermare per i continui problemi alla spalla e perderà il resto della stagione. Con il miglior run stopper fuori Fox deve sperare che l'altro tackle Brentson Buckner alzi il suo livello di gioco e che Julius Peppers esca da quel limbo di mediocrità nel quale sembra essere entrato dal Super Bowl da quando, cioè, i Patriots hanno esposto in diretta nazionale le sue carenze.
Nonostante tutto i Panthers si sono detti soddisfatti della loro prestazione difensiva contro gli Eagles. Certamente non gli si può dare torto se è vero che McNabb ha fatto registrare i minimi stagionali in tutte le principali statistiche e che, eccettuata l'ultima ininfluente corsa da 42 yards, Westbrook è stato limitato a 22 yards su corsa. Quanto questo sia frutto della difesa di Carolina o di un attacco inceppato di Philadelphia è tutto da verificare comunque.
Uno potrebbe pensare che le brutte notizie finiscono qui ma, come tutti sanno, quest'ultime hanno la cattiva tendenza di viaggiare accompagnate.
Jake Delhomme, l'anno scorso, è uscito dal nulla prendendo in mano la squadra e portandola fino all'atto finale. Ma un buon attacco parte sempre da una buona linea offensiva. Nella off season però il management è dovuto correre ai ripari per sopperire alla perdita dell'OT Steussie così al via si è presentata una linea in cui l'unico volto noto era quello del centro Jeff Mitchell. Così Jordan Gross, una vita sul lato forte a destra, si è trovato a sinistra a proteggere, da tackle, il lato cieco di Delhomme mentre l'ex Colts Meadows ne prendeva il posto a destra.
Siamo così ancora alla fase di apprendimento e i risultati tardano ad arrivare: dopo 5 partite sono solo 7 i sacks effettuati dalla difesa dei Panthers e appena 2 i fumbles causati.
Ovviamente questo si riflette in maniera decisa nella costruzione del gioco di attacco di Carolina tanto quanto hanno pesato gli infortuni a Steve Smith prima, Davis e Foster dopo. I Panthers, per darsi una chance di vincere, sanno di aver bisogno di almeno 30 corse a partita, ovvero quelle che Stephen Davis ha garantito l'anno scorso. Ma il suo infortunio così come quello del suo sostituto De Shaun Foster, pronto a esplodere, hanno modificato la strategia offensiva di John Fox che, gioco forza, si è dovuto affidare a Delhomme.
Ma così come non puoi tirar fuori il sangue dalle rape allo stesso modo non puoi fare di un quarterback buono un eroe o un Joe Montana. Delhomme, dunque, sta faticando più del previsto in un sistema di gioco basato più sui lanci che sulle corse ( rispetto all'anno scorso, quando il 40% dei primi downs conquistato era frutto di una corsa e per il 51% di un passaggio, quest'ultimo numero è aumentato fino al 63% contro il calo al 31% delle corse ) con conseguenti errori ( già 9 intercetti di cui ben 3 ritornati dalla difesa avversaria in touchdown, solo il comitato di Miami fa peggio ).
Il calendario dei Panthers da qui alla fine propone ben cinque scontri divisionali con back to back contro Tampa Bay e Saints. E si dà una sbirciata al record cumulato degli avversari si scopre un'interessante 25-39 che la dice lunga sulla qualità dei teams da affrontare. Ecco perché non è impensabile pensare a un record di 8-8 alla fine della stagione, buono forse per una wildcard, Seahawks e Giants permettendo.
A patto che qualcuno spieghi a John Fox che, sotto 23 a 0, vale la pena di rischiare in situazioni di 4-12 e 4-22 nella metà campo di Philadelphia e non accontentarsi del punt. Anche perché, quest'anno, non è l'anno delle pantere.