Eccoli: un pezzo di storia degli Yankees in maglia Astros!
Ma che cosa diranno le migliaia di spettatori presenti al Pro Player Stadium di Miami nelle scorse World Series convinti di aver immortalato con la loro macchina fotografica l' ultimo pitch di Roger Clemens? Me li immagino mentre incorniciano la foto e la appendono per le scale, oppure mentre la fanno vedere a parenti e amici, orgogliosi di essere stati presenti alla ultima apparizione sul monte di The Rocket.
E invece niente. Roger Clemens, insensibile nei confronti di tutta questa povera gente, fa una clamorosa marcia indietro, e ritorna a giocare, nel suo Texas. Non è una questione di soldi, non è una questione di ripicca, è LA SFIDA. Dopo aver vinto tutto con la squadra più titolata del mondo professionistico americano, Roger Clemens ritorna dopo pochi mesi sulle sue decisioni, e firma un contratto annuale con gli Houston Astros per 5 milioni di dollari, giocando così la sua ventunesima stagione nelle Majors.
I sentori per questa decisione c' erano tutti, da quando Andy Pettitte, anche lui fresco Astros, si era lasciato sfuggire che forse anche The Rocket avrebbe vestito la maglia arancio di Houston. I sentori sono continuati con le mezze frasi possibiliste di Clemens e del front-office texano, fino ad arrivare alla leggenda pura, ovvero quella che vuole due dei quattro figli di Roger (Kory e Koby" originale, insieme a Kacy e Kody, gli altri due figli) mittenti di un regalo di Natale al padre, un bel cappellino degli Astros, di cui sono accaniti tifosi, per consolidare la volontà familiare di passare un anno nel Texas con il padre ancora giocatore.
Sembra assolutamente superfluo dire che gli Astros si candidano come una delle più agguerrite pretendenti al titolo o perlomeno al pennant della National League, con un attacco al fulmicotone che ha tra le sue fila Lance Berkman, Richard Hidalgo, Jeff Bagwell, Jeff Kent (altro texano doc), Josè Vizcaino, Craig Biggio e Brad Ausmus, e con un monte di lancio perlomeno "famoso", con i due nuovi ex-Yankees Clemens e Pettitte che si aggiungono a Oswalt e Miller, solidi partenti.
Rimangono comunque molte le incognite in questa operazione di mercato. Possibile che Clemens fosse deciso a ritirarsi e solo perché il suo amico Pettitte gliel' ha chiesto e perché era in Texas sia tornato indietro su una decisione di vita così importante? Forse a causa di malcelati dissidi e screzi all' interno dello spogliatoio dei Bronx Bombers? Se gli Yankees avessero vinto le World Series Clemens avrebbe preso questa decisione? Forse no, forse sarebbe rimasto ritirato.
Una cosa è certa: The Rocket è uno che ha la competizione nelle vene, è uno che ama il gioco ed è uno che vuole vincere, se n' è andato dai Red Sox proprio per questo, dopo dodici anni e svariate delusioni ai play-off. 310 vittorie in carriera, 6 Cy Young Awards, 4099 strike outs, e una media Era di 3.19 in carriera.
I numeri di The Rocket rendono solo in parte l' idea della grandezza di questo giocatore, che ha fatto della unione della forza fisica e mentale una arma devastante. Forza mentale che comunque non sempre ha avuto, nel 1990 (suo miglior stagione, con 21 vittorie e 6 sconfitte e con una Era di 1.93) ad esempio, nella decisiva gara 4 nella finale della American League tra i suoi Red Sox e gli Oakland Athletics, Clemens si è fatto espellere dopo pochi lanci per aver apertamente insultato prima di un lancio l' arbitro di casa base, reo di non avere chiamato uno strike che Roger riteneva tale, condannando i Red Sox alla ennesima sconfitta in un play-off.
La forza mentale The Rocket l' ha acquisita definitivamente agli Yankees, essendo grande protagonista, stavolta in positivo, di grandi post season. Comunque le telenovelas su Clemens saranno destinate sempre ad essere di attualità .
Pensate cosa succederebbe se gli Astros dovessero vincere il titolo, con una sua super stagione e con una tranquillità societaria e una solidità di spogliatoio esaltanti: tra qualche anno, quando sarà il momento di essere indotto alla Hall of Fame, quale sarà il cappellino che indosserà Clemens quel giorno? Quello degli Yankees? Aveva giurato che ci sarebbe entrato con quello dei Red Sox e poi ha abiurato, se lo facesse anche in quel caso?
Dai vabbè, un passo per volta"