Una delle ultime immagini di Ricky Williams in azione. Lo rivedremo?
Quando ho letto la notizia sul sito internet di riferimento per gli sport americani ho subito pensato ai tifosi dei Miami Dolphins che conosco tramite il newsgroup di it.sport.americani. Ho pensato ai loro volti e alle loro espressioni, a come potessero reggero il peso di un messaggio così sconvolgente.
Ricky Williams si ritira. Sì proprio quel Ricky Williams, quello dei Dolphins, il fenomenale running back che per tre stagioni ha portato sulle spalle tutto l'attacco di Miami e che ha fatto innamorare di se i fan di tutto il mondo.
E' uno di quei colpi che ti lasciano senza fiato, perché sai che quello che è successo cambierà molte cose nel tuo modo di vedere l'NFL, sai che il n.34 in bianco-verde non ci sarà piu' sul campo di football e questo sconvolgerà molte delle domeniche che tu, tifoso di una squadra gloriosa ma che al momento naviga in brutte acque, speravi di goderti da settembre in poi.
L'hanno chiamata scelta di vita, come in tutti i casi in cui un giocatore perfettamente integro e al culmine della sua carriera, decide di mollare tutto.
Williams ha 27 anni e solamente da 5 era professionista, prima con la casacca di New Orleans e poi con quella di Miami, dove in questi 2 anni era diventato uno dei primi 5 running back più forti della Lega, nonché l'idolo incontrastato della tifoseria e il personaggio principale delle cronache dei giornali locali. Ma Williams era anche un autentico spirito libero, un uomo che amava la libertà e il poter vivere senza dover preoccuparsi di nulla o quasi.
La sua dichiarazione spontanea dell'uso continuo di marijuana e della volontà di usarla in qualsiasi caso, anche andando contro le regole della NFL, lo aveva reso alquanto scomodo nei piani alti della Lega professionistica, e parassodale, ma perfettamente esplicativa della natura del personaggio, era stata l'ammissione di aver tralasciato l'assunzione di un farmaco che permette di nascondere la traccia della cannabis.
Ma quali sono le motivazioni che hanno spinto un giocatore all'apice della carriera, ricco e dal futuro sempre più dorato a rinunciare a tutto? L'ex Texas anche in questo caso si è dimostrato un personaggio fuori dagli schemi perché le prime parole che ha pronunciato dopo aver comunicato la decisione al coach Wanstedt, sono state: "Finalmente sono libero. Il football non mi divertiva più, preferisco viaggiare e stare con i miei figli.". Alquanto insolito che a 27 anni, dopo soli 5 anni di NFL, sia già stanco dei campi da football, ma le seguenti dichiarazioni, fatte ad un amico giornalista fanno capire che sotto c'era anche una situazione non proprio idilliaca con i piani alti e, soprattutto, con il coach dei Miami Dolphins.
Williams ha dichiarato di aver passato due stagioni praticamente senza respiro, dovendo ogni domenica fare pentole e coperchi per la squadra, chiamato a risolvere spesso situazione ingarbugliata create dal passing game e dal QB Fiedler, rischiando spesso di vedere interrotta forzatamente la propria carriera, in quanto bersaglio unico delle attenzioni di tutte le difese che affrontavano i Dolphins.
Tutta questa pressione esercitata dal coach, alla fine dei conti non aveva portato a nulla per Miami e tantomeno al running back, costretti in ambedue le stagioni a guardare i playoff alla tv. Il vedere che altri pariruolo come Holmes, Portis, Lewis, Green aumentavano la loro credibilità tra i media, con le apparizioni alla postseason, probabilmente ha portato l'ormai ex Miami ad un punto limite di frustrazione che lo ha fatto prendere tale decisione.
Essendo poi un ragazzo a cui piace la bella vita, il tour europeo effettuato in compagnia dell'amico Lenny Kravitz lo ha portato in posti che lo hanno affascinato non poco ed infatti il giorno successivo alla sua clamorosa dichiarazione, ha preso il primo aereo sola andata per Tokio, facendo perdere le proprie tracce, concedendo (sempre al solito amico giornalista) la notizia che starà in giro per l'Asia per qualche mese. Il futuro di Ricky Williams ormai (o almeno in quello prossimo) non comporta più caschi, palloni da football, touchdown e guadagni da primo down.
I Dolphins, dopo questa notizia shock, sono in una situazione che definire nebulosa è forse eufemistico. La tempistica usata da Williams è stata, diciamo, abbastanza scorretta dal punto di vista sportivo, in quanto arrivata a pochi giorni dall'inizio del training camp, con il draft e buona parte della off-season andati, e avendo visto quanti e quali movimenti ci siano stati, anche fra i running back, la dirigenza di Miami sicuramente avrebbe potuto cercare in qualche modo di salvare la stagione dopo la perdita del loro giocatore migliore.
Ora, a pochi giorni dalle firme di Eddie George coi Cowboys e di Antoawn Smith con i Titans, free-agent liberi che possano dare qualcosa alla causa dei delfini ce ne sono veramente pochi. Canidate e Stewart quello col pedigree più elevato, ma molti addetti ai lavori prevedono un tentativo del GM Spielman di portare, attraverso una trade, uno dei RB che possano avvicinare le cifre dell'ex capellone.
Ora come ora c'è stata la promozione a titolare di Travis Minor, che negli ultimi 2 anni ha fatto soprattutto il tappabuchi nelle situazioni di terzo down e corto, ma che qualcuno da come possibile sorpresa della stagione. Insieme a lui in un comitato che andrà a crearsi per le corse, ci sono Henry e Russell, giovani ambiziosi, di cui alcuni addetti e tifosi vicini ai 'Phins parlano bene.
Certo la musica cambierà per Miami, perché senza Ricky Williams si dovrà lanciare di più e si sa che il passing game dei Dolphins, con quel QB, ha sempre lasciato molto a desiderare.
La stagione è probabilmente già compromessa ancora prima di iniziare e penso che tutti i fans di Miami quando vedranno le partite, cercheranno istintivamente quel n.34 dietro alla linea di scrimmage pronto per l'ennesima corsa vincente, ma quel numero non ci sarà e chi lo portava non sarà sicuramente davanti al televisore, ma in qualche posto lontano a godersi la vita e i soldi che questa finora gli ha regalato.