Se Stephen Davis riuscirà a portare la palla con efficacia i Panthers potrebbero sorprendere tutti
Domenica 1 febbraio ci sarà la sfida finale per determinare chi sarà il più forte della NFL. Una sfida che per la prima volta non proporrà delle superstelle a confronto.
Non ci saranno gli MVP della stagione, che si sono sciolti come la neve al sole quando hanno sentito l'aria dei playoffs. Non ci saranno i migliori quarterback ma nemmeno i migliori running back, quelli tanto per intenderci capaci di migliorare i record della NFL.
Per la prima volta ci saranno due squadre "quadrate" che sanno cosa devono fare per raggiungere la vittoria, poco appariscenti ma molto efficaci nell'arco di tutti i sessanta minuti della partita, e anche oltre se serve.
Saranno di fronte i New England Patriots di coach Bill Belichick ed i Carolina Panthers di John Fox. Due squadre in fondo molto simili che hanno guadagnato la partecipazione alla partitissima di Houston a suon di vittorie.
I Patriots si ripresentano al Super Bowl dopo due anni per cercare di rivincere quel trofeo che fu già loro dopo la vittoria sorprendente contro i Rams di Warner, Faulk, Bruce, Holt e compagnia bella.
Se vogliamo capire i Panthers dei giorni nostri bisogna fare un passo indietro agli albori dell'era Fox. Mentre New England alzava il Vince Lombardi Trophy nel Super Bowl del 2002, a Carolina stavano decidendo come uscire dal peggior record NFL (1-15) cominciando l'epurazione con il licenziamento dell'allenatore George Seifert.
Al suo posto veniva firmato John Fox, reduce da quattro anni passati ai Giants come Defensive Coordinator, dove era stato capace di portare la difesa di Jim Fassel tra le migliori della lega permettendo tra l'altro allo stratosferico defensive end Michael Strahan di fissare il nuovo record di sacks a 22,5. In quel periodo a New York anche un Super Bowl, per altro disastroso, perso solo per colpa dell'implosione offensiva contro la fortissima difesa di Baltimore.
Ovviamente al suo arrivo Fox comincia a costruire il suo coaching staff partendo proprio dalla difesa, il suo terreno preferito, e si porta a Carolina quel Jack Del Rio che da allenatore dei linebackers con i Baltimore Ravens l'aveva battuto nel Super Bowl del 2000.
Con Del Rio firma anche Mike Trgovac come allenatore della linea difensiva proveniente da due esperienze positive come quelle di Philadelphia e Washington, dove aveva lavorato soprattutto contro il passing game creando due delle migliori difese della lega per sacks realizzati e yards concesse su passaggio.
L'intento era chiaro: creare una difesa capace di fornire continuamente pressione sul quarterback limitandone conseguentemente l'efficacia. Sacks, ma non solo, anche riduzione delle percentuali di passaggi completati e intercetti decisivi, che si trasformano in takeaways ma anche in punti.
Alla suo primo draft, Fox ha la fortuna di trovarsi tra le mani il defensive end Julius Peppers dopo la decisione da parte di Charlie Casserly e Dom Capers, della nuova franchigia di Houston, di scegliere il quarterback del loro futuro David Carr. A Fox non sembra vero di poter cominciare in questo modo la sua carriera a Carolina.
Tanto per intenderci sul talento di Peppers, dopo tre anni a North Carolina il ragazzo aveva già il secondo miglior record per tackle for loss (53) e sacks (30.5). Solo William Fuller (57 TFL) e Greg Ellis (32.5 sacks) hanno fatto meglio di lui, ma di stagioni a Chapel Hill ne hanno passate quattro. Fuller poi ha avuto una carriera strepitosa nella NFL finendo più volte al pro-bowl sia con i vecchi Oilers che con gli Eagles, mentre Ellis tutt'ora si fa valere a suon di sacks in quel di Dallas nella linea di Bill Parcells.
Se considerate che Peppers è un ragazzone di 23 anni alto poco meno di due metri per 285 libbre (peso inusuale per un defensive end) capace di correre le solite 40 yards sotto i 4.7 secondi e di giocare le Final Four di basket come power forward / centro con i Tar Heels nel suo ultimo anno, allora avete chiaramente il quadro della situazione.
L'uomo giusto al posto giusto. L'uomo giusto su cui costruire la difesa. L'uomo giusto per giocare la difesa preferita di John Fox, Jack del Rio e Mike Trgovac.
La stagione 2002 comincia con un eclatante 3-0 ma finisce con un negativo 7-9 generato putroppo da una striscia di 8 sconfitte consecutive frutto di infortuni che hanno condizionato le prestazioni dei Panthers.
Però, dopo il primo anno di cura Fox, qualcosa comincia a vedersi all'orizzonte. La difesa di Carolina diventa la prima a passare da peggiore a seconda, risultando tra le top five in 10 differenti categorie difensive (prima per yard concesse per tentativo su corsa e per sacks per gioco di passaggio). I 52 sacks realizzati sono più del doppio rispetto alla stagione precedente.
Ma la difesa di Carolina non è solo la seconda della NFL. La difesa di Carolina con un'età media di poco superiore ai 25 anni risulta anche la più giovane della lega. Julius Peppers finisce per essere premiato come Defensive Rookie-of-the-Year, ed il suo collega di linea difensiva, il defensive tackle secondo anno Kris Jenkins, viene nominato first-team All-Pro dall'Associated Press e convocato per il Pro Bowl.
Con questa difesa Fox ha costruito le basi per arrivare in alto e può lavorare nell'offseason per sistemare l'attacco, incapace nella prima stagione di questa nuova era di mantenere un buon possesso di palla.
L'attacco era stato affidato da Fox a Dan Henning sin dal suo primo anno a Carolina. Henning, dal 1972 nella lega è un coach veterano che ha ricoperto diversi incarichi: da head coach a offensive coordinator, da wide receivers coach a quarterbacks coach dove ha aiutato ad emergere giocatori come Joe Theismann e Doug Williams a Washington.
Nello staff di Joe Gibbs, Henning ha partecipato a creare i Redskins degli anni '80, ed ha appreso così il suo credo basato sul possesso di palla. Il classico "ground attack" fatto di corse, corse e qualche passaggio, possibilmente a lunga gettata.
Il primo anno Henning aveva dovuto fare quello che poteva con il personale che gli era stato messo a disposizione. In cabina di regia Rodney Peete, firmato nella free agency dopo una stagione inattiva sulla panchina dei Raiders e a portare la palla Lamar Smith pescato dopo due buone annate ai Dolphins da 1000 yards a stagione e 20 TD complessivi.
Era chiamato a fare meglio del suo predecessore Richard Williamson che con il quaterback Chris Weinke, fresco di Heismann Trophy, ed il running back Richard Huntley aveva fatto l'impossibile per finire ultimo nella maggior parte delle statistiche offensive.
E sotto Henning il veterano Rodney Peete fiorisce, realizzando la maggior parte dei suoi career highs (passaggi tentati, completati, yards complessive e touchdowns) e mettendo a segno tre partite da 300 yards, una in più rispetto a quelle realizzate complessivamente nelle 13 precedenti stagioni NFL. Inoltre, nonostante le assenze e la scarsità del personale, i Panthers finiscono terzi nella NFL per giochi da 20 o più yards (51).
Nonostante tutto Carolina però resta uno dei peggiori attacchi della lega sia nel gioco su passaggio che in quello su corsa (dove Smith non va oltre le 800 yards e 3.5 yards per portata) e Fox nel draft del 2002 deve correre ai ripari. Anche la seconda scelta, il running back DeShaun Foster, non riesce a giocare nemmeno una partita per via di un infortunio al ginocchio contribuendo involontariamente alla pessima stagione dell'attacco.
Così, con la ottava scelta, Fox porta a Carolina il secondo uomo di linea, questa volta però offensiva. Sceglie infatti il tackle da Utah Jordan Gross cominciando la ricostruzione del reparto offensivo. Gross è un tackle agile e forte, ha mobilità (5.06 secondi sulle 40 yards) e non concede sacks agli avversari. La sua protezione del quarterback è massima, visto che ha un hustle grade (che misura quante volte ha battuto il suo avversario diretto di linea) del 100% in tutte le 23 partite delle ultime 2 stagioni. Con lui non si passa e questo a Fox piace sin da subito.
La free agency poi gli consegna tra le mani il veterano Stephen Davis che firma per cinque anni alla modica somma di 36 milioni di dollari, bonus compresi. Davis, a Washington, era finito nella cuccia di Steve Spurrier, nonostante la stagione 2001 avesse corso per più di 1400 yards. Con l'arrivo di Spurrier e della "fun 'n gun offense" però non c'è più posto per lui ai Redskins e Davis con il suo contratto finiscono sul marciapiede.
Fox approfitta della situazione e se lo porta a Carolina costruendo sulle sue abilità l'attacco. Ovviamente approfitta anche dei regali di altre squadre, Miami e Baltimore in primis, che scaricano i veterani Kevin Donnalley e Jeff Mitchell, due uomini di linea pronti all'uso.
La stagione 2003 comincia però con la partenza di Jack Del Rio in direzione Jacksonville dove va a capitalizzare il lavoro svolto in questi anni nella lega guadagnandosi l'incarico di capo allenatore. Fox non ha dubbi e promuove Trgovac a defensive coordinator. Lo staff è definito, senza troppi stravolgimenti.
L'ultima perla di Fox è l'inserimento del quarterback Jake Delhomme nell'attacco al posto di Peete. Dopo un tempo disastroso di Peete nella prima partita contro i Jaguars, Fox consulta Henning e prova Delhomme (ex riserva della NFL Europe) che lo ripaga con una rimonta clamorosa che si conclude con la vittoria di un punto sui rivali. Da quel momento Delhomme non lascierà più il posto da titolare costituendo un riferimento costante per l'attacco.
La storia dell'attacco dei Panthers nella stagione 2003 è sotto gli occhi di tutti: Delhomme ha chiuso sopra le 3000 yards con quasi il 60% di passaggi completati, 19 TD e 16 intercetti. Ovviamente deve ringraziare l'esplosione del wide receiver Steve Smith, un terzo anno capace di andare oltre le 1100 yards, ed il ritorno a tempo pieno di Muhsin Muhammad. Davis da parte sua corre per più di 1400 yards in 14 partite, alla media di più di 100 yards a partita con 4.5 yards per portata ed 8 TD.
Complessivamente l'attacco ha uno dei migliori tempi di possesso della lega (il nono per l'esattezza), confermando che il ground attack pensato e voluto da Fox comincia a dare i suoi frutti. Finiscono anche settimi per yards guadagnate su corsa e diciottesimi nel gioco aereo, molto meglio di quanto fatto nella precedente stagione. Inoltre i 46 giochi (settimi nella NFL) da 20 o più yards confermano la predisposizione a colpire sul lungo.
Tutto questo unito alla difesa ha contribuito a guadagnare l'invito a Houston. Tra i primi nei sacks (40) con il defensive end Mike Rucker a godere delle doppie marcature su Peppers (7 sacks). Undicesimi contro le corse e noni contro i passaggi, concedendo solo 19 punti di media agli avversari e 295 yards di total defense (ottavi).
Non la migliore difesa della NFL, che per yards concesse è quella di Dallas (occhio a loro per il prossimo anno), ma sicuramente una delle migliori. Non il miglior attacco ma sicuramente un attacco equilibrato, soprattutto un buon attacco se si vuole conservare la palla e tenere lontano dal campo l'attacco degli avversari (chiedere a Mike Martz).
In poche parole come si può riassumere la filosofia di Fox? Usare il cronometro sfruttando principalmente il gioco di corsa e lanciare con pazienza, colpendo con lanci lunghi per i velocissimi ricevitori. Difensivamente invece, mettere pressione sul quarterback, limitandone l'efficacia per costringerlo, se ci si riesce, fargli commettere qualche errore.
Dall'altra parte l'avversario è Bill Belichick che con i suoi Patriots non è da meno. Anche Belichick è un allenatore di scuola difensiva, avendo fatto l'assistente nello staff della difesa o il defensive coordinator nei suoi anni nella NFL. Sotto Parcells contribuisce a vincere un paio di Super Bowl in cinque stagioni nei Giants di fine anni '80.
Dopo questa esperienza diventa finalmente capo allenatore ai Browns di Cleveland dove crea una delle difese più forti di quel periodo e raggiunge i playoffs. Nella Postseason elimina proprio i Patriots che lo vogliono due anni dopo per ricostruire la franchigia con Bill Parcells.
Belichick lavora come defensive coordinator e contribuisce a raggiungere il Super Bowl grazie anche a due vittorie schiaccianti di New England che concede complessivamente solo 9 punti agli avversari. Poi però una volta arrivati all'ultima partita si devono arrendere ai Packers di Favre, Freeman, Levens e White.
La sua carriera continua ai Jets dove crea ancora una volta una super difesa che gli permette di arrivare ad un passo dal Super Bowl, battuto nel Championship Game dai futuri campioni di Denver.
La storia recente lo vuole ai Patriots dal 2000 dove in un paio di stagioni rivolta il roster come un calzino, cambia assistenti e giocatori e porta New England a vincere il titolo.
Rivolta il roster a tal punto che lascia in panchina il suo miglior giocatore, il quarterback Drew Bledsoe, reduce da un infortunio, per lanciare un giovane al secondo anno che all'anagrafe fa Tom Brady.
Da quel momento Brady diventa il quarterback titolare e Belichick rinuncia a Bledsoe che finisce a Buffalo. Su Brady e sulla sua pazienza l'attacco di New England comincia a crescere. Possesso di palla fatto principalmente su lanci corti, testimoniato anche dal fatto che i Patriots sono finiti sesti in regular season per tentativi e noni per yards totali di passaggio guadagnate.
Il gioco su corsa, affidato ad Antowan Smith, peggiora di anno in anno ed è il vero tallone d'achille dell'attacco che, con poco più di 100 yards complessive guadagnate a partità , è il ventisettesimo della lega.
Sicuramente le scelte del prossimo draft saranno orientate su un running back ma per questo bisogna aspettare aprile mentre il Super Bowl è qui dietro l'angolo. Il defensive coordinator Charlie Weis avrà sicuramente il suo bel da fare a chiamare i giochi offensivi.
Il vero punto di forza dei Patriots è sicuramente la difesa, una delle migliori o addirittura la migliore dell'ultima stagione. Il reparto è affidato a Romeo Crennel collega di Belichick negli anni di New York ed ormai affermatissima mente difensiva.
La difesa è ormai collaudata e per punti concessi è la prima in tutta la NFL con meno di 15 a partita di media. Per yards concesse non è diversa da quella dei Panthers anche se come approccio preferisce bloccare le corse (quarti con meno di 90 yards concesse a partita) piuttosto che i passaggi (diciassettesima).
Ma quando si tratta di intercettare palloni nessuno è meglio di loro. 29 intercetti di cui 5 riportati in meta li eleggono come la difesa più pericolosa da affrontare, sempre in agguato, pronta a capitalizzare un turnover facendo punti. Complessivamente i 6 TD difensivi realizzati dai Patriots sono il massimo della stagione tra i professionisti.
Eppure la secondaria è stata rinnovata completamente dopo la partenza dei veterani Lawyer Milloy, Otis Smith e Tebucky Jones. Sono arrivati altri due veterani come Rodney Harrison e Tyrone Poole ed un giovane come Eugene Wilson proveniente da Illinois e scelto nell'ultimo draft al secondo giro per giocare free safety nel freddissimo Foxboro Stadium.
La linea difensiva è il reparto più enigmatico da decifrare della difesa. Fondamentalmente è allineata come 3-4, anche grazie all'arrivo di Ted Washington da Chicago che ha ricoperto perfettamente il ruolo di Nose Tackle, ma può all'occorrenza mascherarsi e diventare una 4-3 in modo estremamente dinamico allineando uno dei due linebacker esterni, preferibilmente Willie McGinest, avanzato nel fronte a quattro. Così facendo, e blitzando a ripetizione anche con le secondarie, i Patriots sono riusciti a realizzare 41 sacks, in linea perfettamente con le prestazioni dei rivali del Super Bowl.
In poche parole come si può riassumere la filosofia di Belichick? Usare il cronometro sfruttando principalmente il gioco aereo, passaggi corti, anche laterali a ricevitori piccoli ma scattanti e giochi di corsa solo per mantenere la difesa avversaria "onesta". Difensivamente invece, si preferisce bloccare il gioco di corsa e blitzare in continuazione, mandando fuori ritmo o fuori dalla tasca il quarterback avversario (chiedere a Peyton Manning).
A questo punto cosa dobbiamo aspettarci da questa partita?
Girano sondaggi che chiedono a tutti se sarà una partita da meno di 21 punti complessivi, segno che non ci si aspettano grandi cose dagli attacchi. Come al solito il margine takeaways/giveaways sarà fondamentale e chi riuscirà a controllarlo rendendolo a proprio favore avrà qualche chance in più. Ma non date per sconfitta a priori Carolina che ha dimostrato di avere cuore e vincere tutte e otto le partite risolte con tre o meno punti di scarto.
Molto dipenderà dai primi due quarti. Se New England metterà punti sul tabellone, prendendo le distanze dai Panthers, John Fox potrebbe essere costretto a cambiare strategia rishiando il collasso della squadra. Viceversa se New England verrà bloccata e se sarà costretta ad affidarsi ai kickers guadagnando poco in termini di punti, Carolina potrebbe fare la solita partita d'attesa, come quella contro i Rams, aspettando con pazienza di colpire l'avversario e rischiando perché no di finire anche punto a punto la partita.
Comunque vada, se vi piace il football in tutte i suoi aspetti, sarà una grande partita.