Marvin Lewis è il segreto della grande stagione dei Bengals…
Un giorno corre il cane, un giorno corre la lepre. E' una legge che poche volte ha sbagliato. Abbiamo visto la barzelletta della Nfl degli ultimi vent' anni (i Tampa Bay Buccaneers) dominare in un Superbowl la squadra più dura, affascinante e di "tendenza" dello stesso periodo (gli Oakland Raiders), dandogli una lezione di football, di forza e di motivazioni dalla quale i Raiders non si sono ancora riavuti.
Che sia finalmente arrivato il momento dei Cincinnati Bengals? La legge dei grandi numeri sta scalpitando per entrare in gioco, e forse adesso, nella stagione 2003, dopo un decennio buono di stenti e umiliazioni, l' Ohio sta per riavere le sue tigri del bengala ai vertici del football Nfl. Adesso infatti i Bengals sono primi a pari merito con i Ravens nella AFC North e, suona veramente strano a dirsi, vedono i play-off.
Chiaramente è ancora l' alba per parlare di gennaio, ma i Cincinnati Bengals di oggi sembrano una squadra con grande fiducia e con una condizione psico-fisica di straordinario livello. Che sia davvero merito di Marvin Lewis, mente difensiva per eccellenza e uno dei papabili Coach of the Year insieme al Grande Tonno?
In effetti Jon Kitna, Corey Dillon e Peter Warrick c' erano anche lo scorso anno e nelle precedenti stagioni fallimentari, quindi l' impatto di Marvin Lewis sui Bengals si è sensibilmente riscontrato nel reparto difensivo. Lewis infatti è l' artefice della straordinaria stagione 2000 della difesa dei Baltimore Ravens, difesa assoluta protagonista della conquista del Superbowl e di una stagione regolare dai numeri stratosferici, 165 soli punti concessi e 970 sole yards concesse su corsa ai running back avversari.
Non è comunque mai provato che un buon coach di difesa o di attacco sia altrettanto tale quando si trova a essere head coach, sembra però che il lavoro svolto da Marvin Lewis stia pagando discreti dividendi. Fatto sta che i rossoneri vengono da cinque vittorie nelle ultime sette partite, avendo sconfitto delle signore squadre come Seattle, Baltimore e ovviamente Kansas City. Chad Johnson lo aveva detto, la corsa alla perfect-season dei Chiefs si sarebbe fermata al freddo Paul Brown Stadium. E così è stato.
Chiaramente la dichiarazione del wide-receiver di Cincinnati aveva scatenato i media in mille direzioni, la stra-grande maggioranza degli addetti ai lavori (e anche qualche suo compagno di squadra) aveva interpretato le parole di Johnson come la solita sbruffonata di chi in realtà teme fuori misura il proprio avversario e cerca di esorcizzare in qualche modo i suoi timori.
E invece i Bengals hanno tirato fuori una grande prestazione, grande prestazione in attacco con Jon Kitna e Peter Warrick in grande spolvero, quest' ultimo autore di un esaltante punt-return in touch down che ha letteralmente spaccato in due la partita, ma soprattutto con l' outsider del 2003 Rudi Johnson, running-back alter-ego di Corey Dillon (protagonista di sole sei portate per un guadagno totale di ventuno yards, non ancora completamente ristabilito dall' infortunio, ci si aspetta di vederlo a pieno regime solo domenica prossima) che ha letteralmente massacrato la difesa dei Chiefs, correndo per 165 yards (di cui 79 nell' ultimo quarto, quando i Bengals dovevano gestire il vantaggio e giocare sul cronometro), e prenotando un posto da titolare anche con il ritorno di Dillon, che finalmente non chiede più continuamente di essere ceduto.
Anche se il pensiero di Cincinnati ai play-off da protagonisti, al momento, nonostante la positiva inerzia che contraddistigue i Bengals di oggi, è abbastanza impensabile, sarebbe bello che Marvin Lewis riportasse le tigri ai fasti dei primi anni ottanta, ai tempi di Forrest Gregg e di Kenny Anderson, i tempi del primo Superbowl trasmesso in Italia, quello tra i San Francisco 49ers e proprio i Cincinnati Bengals.