ALCS – Il 40esimo pennant

I festeggiamenti potrebbero essere appena iniziati al New Yankee Stadium, lo sapremo tra 7 partite!

Ci mancava solo la tormenta. I tifosi degli Yankees iniziavano a credere che le ALCS del 2009 avrebbero segnato un'altro brutto momento nella tribolata storia recente della franchigia più titolata e famosa dell'MLB, quando hanno visto il secondo match point rinviato di 24 ore dopo che il Bronx era stato esposto al temporale che lo ha reso inutilizabile per giocare.
Ma non c'è stato nulla da fare per gli avversari. In gara 6 Andy Pettitte è diventato una leggenda dei playoff facendo registrare la sua 16esima vittoria in post season, ed il 5 a 2 finale piega la resistenza degli Angels.
Questi ultimi hanno avuto molte occasioni di sovvertire il risultato finale, forse non durante le fasi salienti dei match ma più che altro in alcuni momenti che potevano metterli in una posizione tale da dar più fastidio ai nuovi campioni.

Sentieri tortuosi

Essere battuti dai giocatori migliori della lega non è sicuramente una vergogna. Una cosa che però siamo sicuri farà  impazzire Mike Scioscia da ora sino alla prossima occasione che gli si presenterà  è la gestione che i suoi hanno fatto dei basepath, cosa in cui di solito sono maestri.
Questo era però già  successo agli Yankees nella serie contro Minnesota, di cui ricorderete le sfortune firmate Young e l'assistenza di Swisher in gara 2.
Quindi potremmo dire che New York stia migliorando, e quindi abbia raggiunto un grande livello, nel fielding, e non sarebbe un azzardo. Ma nelle sei partite che hanno dato vita a questa serie, possiamo affermare che qualcosa non è funzionato soprattutto dalla parte degli angeli.
E non è nelle prestazioni di alcuni al piatto (3 su 23 di Chone Figgins ad esempio), o di chi, come Joe Saunders proprio in gara 6, si è dovuto arrendere ad un attacco a dir poco stellare, ma negli errori nelle corse da una base all'altra che sta la sconfitta di Los Angeles, che va a far compagnia ai concittadini sulla panca dei delusi nelle Championship Series. Si potrebbe obiettare che in realtà  LA abbia vinto proprio le partite in cui ha fatto più fatica a correre, ma la realtà  è che per vincerli ha dovuto sudare molto, spendere energie che non puoi mettere in conto in una serie di questo genere, la più importante dell'anno e la più difficile.

Le gare

Ci eravamo lasciati dopo gara 2, con molte critiche per gli Angels e poche lodi per gli Yankees. Era giusto allora parlarne così: Los Angeles in pratica non aveva battuto, e New York aveva rischiato di compromettere il fattore campo portando gara 2 agli extra inning. La storia della serie sarebbe stata la stessa anche nelle successive partite, con l'eccezione della pivotale gara 4.

Quando la serie è arrivata in California, i rossi hanno trovato una vittoria subito ai prolungamenti. Bobby Abreu si è reso ridicolo cercando un triplo che non aveva ragione di esistere ed è stato eliminato con 0 out nella parte bassa dell'ottavo sul 3 a 3. Prima di lui erano stati Valdimir Guerrero e Howie Kendrick ad impattare il conto. Provate ad immaginare cosa voglia dire in quel momento vedere la vittoria momentaneamente sfumare, dopo aver risalito la china dal 3 a 0 iniziale. Una mazzata, moralmente parlando, null'altro; ma è evidentemente la giornata degli Angels. Nel decimo ci vuole Rivera e molta fortuna ai Bronx Bombers per uscire indenni, ma nell'inning successivo non c'è nulla da fare ed i padroni di casa si impongono per 5 a 4.
Il giorno dopo sarà  la debacle però. C.C. Sabathia decide di vincerla ed i suoi compagni giocano leggeri come in spring training, mettendo in fila 10 punticini e concedendone solo 1 all'Home Run di Kendry Morales.

Tutti aspettiamo una gara 5 scontata, con gli Yankees a cavalcare l'onda creata nella vittoria della sera precedente. Non è così, perchè A.J. Burnett è il più debole della rotazione a tre di Girardi, e trova molti contatti avversari nei primi inning, costringendo i suoi a partire da quattro punti di svantaggio nel settimo. Lì succede tutto e l'incontrario di tutto.
Nella parte alta entrano 6 punti per gli Yankees, perchè Scioscia inventa una mossa masochista togliendo John Lackey, fino ad allora perfetto, con basi piene. Darrenn Oliver si fa battere ed iniziano ad entrare i primi tre punti, e così vai fino al 6 a 4. Gli Yankees sembrano già  a Philadelphia, e probabilmente ci credono talmente tanto da perdere per un attimo fatale il controllo del match. La parte bassa del settimo inning più vibrante della stagione infatti dà  tre segnature agli Halos, che rimandano nel Bronx la decisione su quale delle due squadre affronterà  i Phillies.

Poi, la pioggia, incessante, sul nordest degli Stati Uniti, e le previsioni, tutt'altro che incoraggianti. La decisione di rimandare tutto alla domenica.

Gli uomini in pinstripes hanno tutto l'interesse a chiuderla qui. Utilizzando una rotazione di soli tre elementi, il fattore stanchezza è da tenere sotto controllo in modo maniacale, e sperano che Pettitte possa evitare a Sabathia una terza partenza che lo allontanerebbe dal matchup con Cliff Lee che sarà  quanto di meglio le World Series offriranno in questa settimana.
Inoltre, una squadra temprata come Los Angeles potrebbe trarre energie insperate da una eventuale gara 7, da affrontare con l'inerzia esclusivamente dalla propria parte. E' difficile però, per gli Yankees. Il mancino è perfetto, evita Morales che ama i battitori mancini contro i quali totalizza il 90% dei suoi fuoricampo, ma non viene supportato abbastanza dai compagni d'attacco, che totalizzano solo 3 punti prima del seventh inning stretch. C'è da tenere, da evitare errori e soprattutto rischi per la leadership. Joe Girardi manda in campo Mariano Rivera per gli ultimi sei out. Avete letto bene, lo chiama dal bullpen prima dell'inizio dell'ottavo. Forse spronato dalle fantastiche prestazioni del dominicano lungo tutta la post season. I primi due out vanno via lisci, ma poi al piatto arriva Guerrero, lo stesso giocatore che aveva riaperto tutti i discorsi in gara 3. Sul conto 1-2 lo Yankee Stadium è incredibilmente chiassoso. Quando arriva invece il terzo ball Guerrero cammina verso la prima base, mentre tutto lo stadio gli intima di tornare indietro perchè di ball ne servono 4… picolo segno di umanità  in una serata dalla tensione altissima. Arriva il singolo sul susseguente lancio, ed il secondo punto per Los Angeles, che ora sogna il colpaccio.

Ci pensa la parte bassa dell'ottavo a tagliare le gambe agli ospiti. Altri due punti per gli Yankees che, va detto, hanno sovrastato i campioni della AL West in quanto a valide per tutta la serata e che incassano con gli interessi all'ultima occasione utile. Il loro closer finisce nel migliore dei modi ed al grido di "let's go Yankees" intonato dalle fila del nuovo ballpark, le facce dei giocatori californiani sono un misto di rabbia e impotenza già  molto prima dell'ultimo strikeout. Come dichiarerà  il loro manager nel post partita: "Loro sono stati migliori di noi!". Noi non lo crediamo, altresì crediamo che le belle occasioni gli Angels le abbiano avute, e di certo nemmeno Scioscia si aspettava di poter accedere all'ultimo atto di una stagione del genere giocando in qualsiasi modo diverso dalla perfezione.

Campioni matematici

C.C. Sabathia è stato insignito del premio di MVP delle ALCS dopo le due vittorie fatte registrare su altrettante partenze, una ERA di 1.13 e soli 2 punti concessi in 16 inning giocati. Statistiche seplicemente inarrivabili, anche se pensiamo al fatto che ha subìto 9 valide. Per intenderci, Burnett ha subìto 11 valide e 8 punti, ciò vuol dire che Sabathia ha saputo lanciare benissimo con i giocatori avversari sul diamante, dimostrando di essere, al contrario di quello che tutti ritenevano sul suo conto, un grosso giocatore anche in Post Season.
Per lui arrivano ora le partite decisive, ma non ci sembra abbastanza stanco da compromettere il suo cammino.
Malino Joba Chamberlain, 5 valide in 1.2 inning, e Burnett come detto, mentre Andy Pettitte ha giocato in modo continuo e se non fosse stato per quell'Home Run concesso in gara 3 forse l'award come migliore giocatore di questa serie sarebbe andato a due persone.

Al piatto, Alex Rodriguez, con 3 HR e 6 RBI ha continuate ciò che aveva iniziato contro i Twins, ma è un altro il giocatore che più ha pesato nell'economia dell'attacco della grande mela. Johnny Damon, con un 9 su 30, 2 Home Run e 5 RBI. Se gli Yankees avevano bisogno di una buona notizia, l'hanno avuta da lui.
New York ha messo a segno 63 valide contro le 51 di Los Angeles, ma la distribuzione è stata molto più ampia, rendendo chiunque, nel lineup, pericoloso. E' stata questa la ragione della vittoria finale, che combinata ai cali di concentrazione degli avversari ha dato la vittoria finale alla squadra degli Steinbrenner. Tra le fila di LA oltre a Guerrero e Torri Hunter nessuno ha colpito con continuità , e quando non fai paura ai pitcher avversari per tutta la durata del loro outing, è difficile emergere.

Ora, le World Series. Noi crediamo che le American League Championship Series si siano svolte tra le due migliori squadre della lega, come in teoria dovrebbe essere ovvio. Nulla è ovvio in MLB ma per quest'anno sembra che non ci possano essere sorprese di sorta.
Ci aspettavamo infatti che Los Angeles onorasse la sua stagione difficile combattendo fino all'ultimo out, e così è stato, rendendo la serie quanto più simile alle attese, con gli stessi Angels a piegarsi al volere dei potentissimi Yankees.
Tutto quello che c'è stato in mezzo è stato spettacolare, una dimostrazione di quanto l'eccellenza sia tutt'altro che lontana dalle capacità  di alcune, selezionatissime, squadre.

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