Tagliabue, commissioner NFL, e Carson Palmer, prima scelta assoluta del draft 2003
I Cincinnati Bengals hanno usato la prima scelta assoluta del draft 2003 per assicurarsi quello che gli addetti ai lavori ritengono il quarterback più completo i prospetti di quest'anno: Carson Palmer, 23enne uscito da Southern California.
L'esser stato chiamato come prima scelta assoluta corona una stagione stupenda per il quarterback. Palmer non solo ha vinto il premio più ambito da ogni giocatore collegiale, l'Heisman Trophy, ma è stato insignito anche di importanti riconoscimenti come miglior giocatore nel suo ruolo (come il premio dedicato a Johnny Unitas, consegnato al miglior quarterback senior della stagione) e premi importanti delle più note riviste del settore (CNN, The Sporting News, CBS ed ESPN). L'ex Trojan è stato anche in grado di guidare la sua università al successo nell'Orange Bowl concludendo così la stagione con un record di 11 vinte e 2 sconfitte.
Gli anni in California non sono stati però tutti rose e fiori per il quarterback. Nel 1998, primo anno di college, Palmer lanciando per 1775 yard confermava di essere quel giocatore brillante per cui si erano fatte avanti tante università (fra queste da ricordare anche Notre Dame). La scelta cadeva poi su Southern California dopo un colloquio con l'allora allenatore dei Trojans, Paul Hackett.
Grazie a prestazioni sempre migliori Palmer riusciva a conquistare il posto da titolare già al primo anno (seconda matricola a riuscirci dopo Rob Johnson nel 1991). Nelle partite giocate commetteva qualche errore di troppo (quasi un intercetto per ogni touchdown lanciato) ma tutto lasciava presagire una carriera ai massimi livelli.
L'anno successivo però, dopo aver giocato splendidamente le prime tre gare, si procurava un serio infortunio alla clavicola. Pochi secondi prima dell'intervallo e nel tentativo di guadagnare tre yard correndo il quarterback veniva spinto fuori dal campo da un avversario procurandosi la rottura della clavicola destra. Il problema fisico lo costringeva a saltare le ultime otto partire della stagione.
L'assenza di Palmer coincideva anche con il peggior periodo per l'università che finirà addirittura ultima nella Pac-10. Hackett a fine stagione dirà che “Carson è uno dei migliori quarterback nella nazione. Aveva iniziato l'anno veramente bene prima dell'infortunio e aveva appena iniziato a dimostrare grandi progressi rispetto allo scorso anno. La sua è stata una brutta perdita”.
La stagione 2000 vedeva il quarterback soffrire a causa dell'attacco anemico di USC e la volontà di strafare per sopperire alle mancanze dei compagni lo costringeva ad affrettare qualche lancio dando agli avversari la possibilità di intercettare il pallone (18 intercetti contro 16 touchdown). “Nel 2000 ho imparato tantissimo. Sono cresciuto molto come quarterback.”, ha detto Palmer, “Sono rimasto shockato guardando le statistiche ma non mi sono fatto abbattere dalle critiche”.
Nel 2001 l'università decideva di cambiare allenatore affidandosi a Pete Carroll. Altro acquisto importante per Southern California era Norm Chow, offensive coordinator chiamato per rivitalizzare un attacco senza idee. Nel discorso dopo la consegna del trofeo di miglior giocatore della nazione, Palmer ha ringraziato pubblicamente i due per “avermi insegnato ad essere un leader”.
In quella stagione i numeri di Palmer non sono stati eccezionali ma il giocatore ha iniziato a far intravedere le potenzialità che lo porteranno alla vittoria dell'Heisman. Grazie all'aiuto di Chow, Palmer è diventato molto abile nello scegliere la migliore opzione disponibile evitando di “lanciare alla cieca” come faceva ad inizio carriera.
Nel 2001 ha dimostrato di essere uno dei migliori quarterback della nazione ma l'anno della definitiva consacrazione è stato il 2002. Finalmente Southern California aveva tutto per arrivare in alto: un buon staff tecnico, un paio di running back in gradi di impensierire le difese avversarie e un quarterback rispettato dai compagni. Tutta la squadra, infatti, si accorta del miglioramento progressivo del gioco di Palmer e della sua abilità nell'usare gli schemi di Chow.
Ad inizio stagione Palmer commetteva ancora qualcuno di quegli errori che lo avevano accompagnato per i primi tre anni, specialmente cattive letture della difesa avversaria. Dopo la sconfitta con Kansas State però qualcosa è cambiato tanto che lo stesso giocatore ha dichiarato che “tutto è diventato chiaro e il gioco è diventato meno frenetico nella mia mente, vedo tutto con chiarezza”.
Altra partita importante dello scorso anno è stata la vittoria contro Notre Dame. In quell'occasione USC guadagnava ben 610 yard contro una delle migliori difese della nazione (record negativo per Notre Dame) e Palmer lanciava per 425 yard e 4 touchdown. L'ottima prestazione in diretta televisiva faceva ovviamente salire alle stelle le quotazioni del giocatore per l'Heisman Trophy risultando alla fine decisiva per la vittoria finale. La conquista dell'Orange Bowl chiudeva un anno pieno di soddisfazioni e proiettava il pensiero del giocatore verso il draft NFL.
Ritenuto da tutti la sicura prima scelta assoluta Palmer avviava le discussioni con i dirigenti dei Cincinnati Bengals, possessori della prima scelta, sapendo di partire da una posizione vantaggiosa. Proprio questa sicurezza dell'agente del giocatore sembrava poter far saltare l'accordo tra il quarterback e la franchigia ma tutto veniva risolto pochi giorni prima del draft.
Dopo aver firmato un contratto di sette anni da quasi cinquanta milioni di dollari con un bonus alla firma di 14 milioni, Palmer deve ora solo pensare a dimostrare di essere degno della prima scelta. Il compito con i Bengals non sarà certamente facile ma il fatto di aver un ottimo allenatore in Marvin Lewis e la possibilità di imparare senza fretta gli schemi NFL dovrebbero rendergli meno ripida la curva di apprendimento.
Cincinnati, infatti, non vuole ripetere le passate esperienze negative con altri due quarterback: David Klingler e Akili Smith. Entrambi sono stati buttati subito nella mischia dopo aver saltato parte del training camp per dispute contrattuali e non sono mai riusciti a dimostrare d'esseri degni della sesta e terza scelta assoluta rispettivamente.
Klingler, scelto nel 1992, ha giocato a Cincinnati per quattro anni alle prese con una linea offensiva piena di lacune e un corpo ricevitori non esattamente all'altezza della NFL. Dopo due anni con i Raiders (31 lanci in due gare) il quarterback ha deciso di ritirarsi. Smith è ancora in attività ma dovrà trovarsi un'altra squadra con cui cercare di crearsi una carriera nella lega.
Lo staff tecnico si augura quindi che Palmer abbia in comune con gli illustri predecessori solo l'agente. Lo stesso quarterback si dice convinto di essere diverso da Klingler e Smith: “Non voglio dire di essere superiore a loro ma non conosco molte persone come me. Io cerco solo gli aspetti positivi nelle cose e credo che a Cincinnati sarò in grado di cambiare il destino della franchigia e vincere parecchie partite”.
Intervistato sulla decisione di Lewis di far partire titolare Jon Kitna, Palmer ha detto che “Io sono soltanto un rookie. La situazione in cui mi troverò è una grande opportunità per imparare da un giocatore che ha accumulato parecchia esperienza nella lega. Sarà un'ottima cosa per me e per i Bengals”. Kitna, nonostante l'atmosfera attorno alla squadra non fosse certo idilliaca, è stato molto efficace nella seconda parte di stagione e questo gli ha permesso di mantenere il posto di titolare.
Il “cast di supporto” dovrebbe mettere Palmer in condizione di esprimersi al pieno delle sue possibilità . Il quarterback, infatti, avrà a disposizione Kelley Washington, wide receiver molto promettente scelto quest'anno da Cincinnati, e Chad Johnson, reduce anche lui da un'ottima stagione. Sarà aiutato anche da una linea offensiva molto migliorata (anche grazie all'aggiunta di Eric Steinbach) e dalla presenza di un running back di valore come Corey Dillon.
Già nel primo minicamp con i Bengals Palmer ha messo in mostra le doti che più lo contraddistinguono. "Carson ha un ottimo braccio, sa stare in campo e dimostra di avere una presenza non indifferente in campo", ha commentato Lewis dopo averlo visto in azione, "È anche un gran lavoratore e ha tutto quello che serve per avere successo nella NFL".