Tutta la contagiosa felicità di Dexter Jackson dopo la conquista del Super Bowl e del titolo di MVP
Il Super Bowl è sempre stato visto come uno scontro fra stelle, una partita che ha visto premiati giocatori che hanno fatto la storia del football, fuoriclasse che hanno posto il loro marchio indelebile nelle vittorie delle loro rispettive squadre, colmando con il premio più ambito carriera destinato alla memoria di tutti.
Ci sono state finali in cui i dubbi su chi potesse essere l’MVP erano scacciati dopo pochi giochi e per la maggior parte dei casi il vincitore era un componente dell’attacco.
Mai come quest’anno però la vigilia del Super Bowl era caratterizzata dal pensiero che, se avesse vinto Tampa Bay, il premio sarebbe potuto andare ad un componente della difesa dei Buccaniers, la migliore della NFL, un muro invalicabile contro il quale si sono scagliati inutilmente fior fiore di attacchi, respinti al mittente con parecchie ossa rotte, e così è stato anche per i Raiders e per l’MVP stagionale Rich Gannon.
Se l’MVP dato a Ray Lewis nel Super Bowl vinto da Baltimore aveva il significato di premiare oltre che la difesa dei Ravens, anche il loro leader indiscusso, questa volta tanti potevano essere i pretendenti al titolo tra le file di Tampa Bay.
Personalmente l’MVP l’avrei dato a Simeon Rice, per come è riuscito a dominare la linea di scrimmage per tutto l’incontro, senza dar nessun segno di pressione e dimostrando tutto il suo talento contro una linea offensiva monumentale per peso (sopra i 300kg), che per tutto l’anno aveva difeso alla grande il proprio quarterback.
I 2 sacks del tackle dei Bucs, uniti a 5 placcaggi, hanno tolto sicurezza all’attacco dei Raiders e in particolar modo al loro QB, che ha dovuto cercare situazioni affrettate e molte volte pericolose, visti i lanci per WR raddoppiati, la conseguenza di tutto questo sono stati gli intercetti in serie lanciati da Gannon, per cui il primo fautore del dominio difensivo dei Buccaniers è stato Rice.
Ma le giocate del tackle di Tampa sono per palati fini, non vanno nelle statistiche principali della partita, perciò, tolto Brooks, nonostante sia il miglior difensore NFL e avesse intercettato Gannon per il 41° punto dei Bucs, si doveva scegliere uno tra Dexter Jackson e Dwight Smith, cioè gli autori di 2 intercetti a testa che hanno affossato le speranze di Oakland.
Un passo indietro doveroso però bisogna farlo per parlare della partita di Michael Pittman, il running back da Fresno State, autore di una prova assolutamente incredibile per un giocatore parso quasi sempre ai margini del gioco di Tampa Bay.
Le sue 124 yards corse rappresentano uno dei migliori score per un RB nel Super Bowl e hanno contribuito a rilanciare l’attacco dei Bucs, dopo l’avvio stentato di Johnson. Pittman è riuscito quasi sempre a trovare il buco giusto nella difesa di Oakland per poter guadagnare yards importanti nell’economia della partita per i nuovi campioni NFL e per stancare la difesa dei Raiders, in attesa che Johnson si riprendesse dall’empasse iniziale e iniziasse a trovare con discreta continuità i suoi ricevitori.
Diciamo che il RB ha svolto il compito d’ariete iniziale per scardinare il congegno difensivo di Oakland, poi ci han pensato i 2 Johnson, Keena McCardell e Alstott a far saltare il tutto.
In altre occasione Pittman sarebbe stato l’MVP indiscusso della partita, ma questo Super Bowl era della difesa e niente avrebbe tolto ad un elemento di essa il titolo di miglior giocatore. Così tra i 2 contendenti della secondaria di Tampa l’ha spuntata Jackson, diciamo non il più conosciuto fra i giocatori della squadra della Florida.
Come per Larry Brown, MVP del Super Bowl XXX, vinto da Dallas con 2 suoi intercetti decisivi, anche l’ex Florida State ha fatto pendere l’ago della partita dalla parte della squadra di coach Gruden con 2 intercetti consecutivi. Infatti, i 2 palloni recuperati (il secondo in maniera molto spettacolare) hanno incrinato la sicurezza che veleggiava in Gannon e co., sia prima della gara che dopo l’intercetto iniziale di Charles Woodson.
Soprattutto il primo, venuto dopo il drive successivo all’intercetto subito da Brad Johnson, chiuso con il field goal di Janikowsky, e dopo un altro drive inconcludente di Tampa, ha riacceso la speranza nei Bucanieri, speranza di poter controllare difensivamente la partita e di mettere pressione al grande Gannon.
Il secondo poi, anche se non ha dato nessun frutto nell’andamento statistico della gara, ha definitivamente tolto tranquillità al QB dei Raiders e a tutto l’attacco dei campioni AFC, iniziando quel lungo incubo da cui Oakland non si è più svegliata.
La safety a fine gara era al settimo cielo chiaramente per l’ambito premio conquistata, poi se si pensa che la sua carriera era sempre rimasta nell’ombra di un buon gregariato, senza nessun squillo di valore, la gioia che il suo volto dimostrava era quanto di più sincero si possa trafelare.
Per uno poi che aveva iniziato la sua carriera come QB ed era stato scelto in quel ruolo dai Seminoles, per sostituire Charlie Ward, passato nell’NBA, per poi capire che come quarterback non aveva futuro e l’NFL la poteva agguantare solo cambiando ruolo, è un bel traguardo.
Come pronostico Jackson ha condiviso il premio con tutti i suoi compagni di reparto e con Kiffin, il regista principale della splendida macchina difensiva di Tampa Bay che da 5 anni primeggia nell’NFL, ma in cuor suo sa che questo premio lo farà diventare uno dei free agents (lo sarà in questa offseason) più ambiti del mercato NFL, aumentando sensibilmente il suo ingaggio annuale, perché se i Bucs vorranno tenerlo dovranno sborsare diversi biglietti in verde.
Campione del mondo, MVP e prossimo milionario, bel modo di dare una svolta alla propria vita e carriera per Dexter Jackson, fino a domenica mister nessuno, poi mister miliardo.