Bill Callahan, coach dei Raiders, durante una conferenza stampa prima del Super Bowl
Cos'hanno in comune Don McCafferty, George Seifert e Bill Callahan? Sono gli unici allenatori ad essere arrivati al Super Bowl nella loro prima stagione da head coach. Callahan, con l'aiuto dei Raiders, si augura di imitarli anche nel risultato finale (McCafferty vinse il titolo nel 1970 con i Baltimore Colts e Seifert nel 1989 con i San Francisco 49ers).
Callahan ha in ogni caso già centrato due obiettivi impensabili ad inizio stagione secondo gli addetti ai lavori: far dimenticare i successi di Jon Gruden e riportare Oakland in finale dopo 19 anni, proprio contro la nuova squadra dell'ex allenatore dei Raiders. Undici mesi fa, dopo la sua promozione a head coach, erano in pochi a dare qualche possibilità di successo ad una squadra allenata da quello che si riteneva un pupazzo nelle mani del proprietario, Al Davis.
Il successo e la popolarità di Gruden avevano allontanato Davis dalla ribalta della cronaca. Così dopo la partenza dell'allenatore verso Tampa Bay in cambio di 8 milioni di dollari, due prime scelte e due seconde scelte, molti pensarono che Davis avesse voluto chiarire che i Raiders erano nelle sue mani e non in quelle di un allenatore. Il periodo di tre settimane fra l'addio al vecchio allenatore e la promozione del nuovo, nonostante la scelta fosse già da tempo caduta su Callahan, e la promozione di un assistente sconosciuto ai più fecero pensare ad un futuro coinvolgimento (forse eccessivo) del proprietario nelle scelte tattiche.
Niente di più falso.
Davis ha scelto Callahan per dare continuità rispetto al passato e perché apprezza il suo modo di giocare (molto aggressivo). Molti veterani nel roster di Oakland inoltre lo conoscevano e apprezzavano per averlo a lungo avuto come coordinatore offensivo. Come dice Lincoln Kennedy, offensive tackle, "la squadra sapeva che era il migliore candidato. Conosce il sistema e i giocatori della squadra". Callahan è stato, infatti, per quattro stagioni coordinatore dei Raiders di Gruden, servendo per limitati periodi anche come coach dei tight end e della linea offensiva.
Figlio di un poliziotto del South End di Chicago, Callahan sognava di entrare nei marines ma un brutto infortunio alla spalla rimediato in una partitella di quartiere lo costrinse a rinunciare alla carriera militare. Ha frequentato l'Illinois Benedectine College conquistando anche il posto di quarterback titolare prima di diplomarsi e diventare assistente allenatore della squadra di football.
Quando ancora era uno sconosciuto allenatore della Catholic League di Chicago (dove hanno giocato anche Donovan McNabb e Simeon Rice) ebbe l'opportunità di conoscere Mike White, head coach di Illinois, che gli chiese di aggregarsi allo staff come assistente. Callahan, nel suo periodo ad Illinois, ha allenato linea offensiva, tight end, quarterback e special team. White (allenatore dei Raiders nel 1995 e 1996) si ricorda ancora di quegli anni: "Ero veramente impressionato dalle sue capacità organizzative. Non avevo idea che sarebbe arrivato fin qui ma si vedeva che sarebbe potuto diventare un buon allenatore".
Successivamente è stato assistente alla Northern Arizona, Southern Arizona e quindi alla Wisconsin University dove era allenatore Barry Alvarez. Callahan ammette di aver imparato molto da Alvarez: "”Mi ha insegnato come gestire lo spogliatoio e il rapporto con i giocatori. Barry aveva sempre la situazione sotto controllo e una grandissima fiducia in tutto ciò che facevamo".
Proprio durante uno stage degli allenatori Callahan conobbe Gruden. L'amicizia con l'avversario di domenica risale al periodo in cui Gruden era un allenatore dei Green Bay Packers. Callahan fece una così buona impressione da essere assunto da Ray Rhodes come allenatore della linea offensiva dei Philadelphia Eagles su richiesta di Gruden, divenuto coordinatore offensivo degli Eagles. I due si sono poi ritrovati insieme anche ad Oakland dove sono riusciti a riportare ordine in una franchigia allo sbaraglio (da 4-12 a 8-8 in una sola stagione). Callahan ammette che "non sarei qui se non fosse per Jon".
Le loro strade, però, si sono divise lo scorso anno quando Gruden, attratto dalle sirene di Tampa (17.5 milioni in cinque anni e possibilità di riavvicinarsi alla famiglia), si è trasferito in Florida. Ora i due amici saranno ricostretti però ad affrontarsi al Qualcomm Stadium di San Diego per giocarsi il titolo di campione del mondo.
Callahan affronterà un allenatore che come lui si dedica anima e corpo per veder trionfare la squadra. Entrambi sono perfezionisti capaci di restare ore nella sala video per cercare il più piccolo errore da correggere o imperfezioni nelle squadre avversarie da sfruttare in partita. "Bill crede che ci sia il bisogno di prepararsi più e meglio degli altri. Lavora duro, è dettagliato ed organizzato" dice Rich Gannon. Pretende la perfezione anche negli allenamenti e in caso di errori fanno ripetere all'infinito gli schemi.
La filosofia di gioco di Callahan però è molto più aggressiva, specialmente in attacco. Se potesse, chiamerebbe solo schemi di lanci anche con trenta punti di vantaggio nell'ultimo quarto. Lo si è potuto apprezzare anche nelle gare contro Jets e Titans in cui, per chiudere rapidamente le partite, sono stati chiamati quasi esclusivamente lanci. I giocatori apprezzano molto questo tipo di gioco.
Gli scorsi anni i Raiders, puntando più sulle corse, tenevano più a lungo il pallone però non riuscivano poi a segnare. Quest'anno invece Oakland ha quasi abbandonato la corsa. In un'occasione Callahan ha chiamato 65 giochi di lancio. Con i nuovi schemi, il quarterback ha ottenuto il record di passaggi completati e il titolo di MVP della lega. "Lo adoro!", dice Jerry Rice. " Ha un istinto omicida. Vuole annientare gli avversari, seppellirli sotto una montagna di punti".
L'allenatore non pensa comunque solo all'attacco. Sono state importanti anche le acquisizioni estive che ha voluto per colmare le lacune della difesa. Callahan ha firmato giocatori importanti in ogni reparto. Sono stati aggiunti i defensive tackle John Parrella e Sam Adams, il linebacker Bill Romanovski e il safety Rod Woodson. L'head coach è sicuro che "l'aggiunta di questi veterani ha fatto una grande differenza quest'anno".
Il rapporto con i giocatori meno giovani è la chiave del successo di Callahan. Sapendo di avere a disposizione molti ultra-trentenni ha deciso di accorciare gli allenamenti e renderli meno fisici. Inoltre non ha obbligato i "vecchietti" a frequentare i minicamp. Alcuni veterani si sono anche lamentati all'inizio del training camp per l'eccessiva leggerezza dei carichi di lavoro. Temevano che la squadra non avrebbe retto fino a Gennaio. Rod Woodson riconosce ora che quella degli allenamenti leggeri "è stata un'idea molto intelligente". Altra idea intelligente è stata quella di consultare i giocatori di maggiore esperienza in cerca di consigli.“È una cosa rara", continua Woodson, "Molti allenatori non chiedono pareri perché il loro ego non glielo consente”.
Un altro momento di possibili contrasti all'interno dello spogliatoio è stata la serie di quattro sconfitte consecutive. Dopo la sconfitta casalinga contro i 49ers, Callahan invitò i giocatori a non scoraggiarsi perché era sicuro che la squadra avrebbe vinto il titolo. La frase, un po' retorica, detta però con l'espressione serissima che caratterizza l'allenatore caricò la squadra che da allora ha perso una sola volta. I leader dello spogliatoio ricordano quel dopo partita. "Non ha avuto un attimo di indecisione", dice Gannon. "Sapeva che la squadra si sarebbe ripresa, che i veterani avrebbero guidato i più giovani", afferma Kennedy. Il defensive tackle John Parrella ricorda che Callahan disse che "ne usciremo fuori, lavoreremo duro e alla fine saremo noi a vincere".
La caratteristica migliore che i giocatori apprezzano in Callahan, oltre all'aggressività nel chiamare gli schemi, è la gran tranquillità con cui affronta le partite, anche quelle più importanti. Tutto il contrario del predecessore, tanto spettacolare da guadagnarsi una telecamera solo per lui durante la partita. Trace Armstrong, defensive end, afferma che "Bill ha sempre un piano, è sempre preparatissimo". A bordo campo appare sempre calmo, tranquillo, sotto controllo. “Io correrei contro un muro se me lo chiedesse" dice il linebacker Bill Romanowski. "”Bill è molto equilibrato e ha gestito bene la situazione quest'anno. Quando c'è stato bisogno di essere duri con la squadra, lo ha fatto. Ha fatto tutte le cose nel modo giusto. Ha fatto tutte le mosse giuste. Ho molta fiducia nel ragazzo!".
A causa del carattere più controllato rispetto a Gruden non molti si sono accorti delle qualità di Callahan. Nel referendum per il miglior allenatore dell'anno ha ricevuto 1 (uno!) solo voto su 48. Scommettiamo che gli altri 47 hanno cambiato idea?