Primo anno a Tampa, e subito la finale per John Gruden!
Questo non è il titolo di un articolo di critica della versione trash dell'ultimo film dei tre bravissimi comici ma vuole essere il racconto di un anno vissuto nella NFL da tre protagonisti: Al Davis, proprietario e plenipotenziario degli Oakland Raiders, Jon Gruden capo allenatore dei Tampa Bay Buccaneers e Rich McKay General Manager dei Tampa Bay Buccaneers.
Come ogni racconto anche questo dovrebbe cominciare con un bel: c'era una volta la franchigia perdente dei Tampa Bay Buccaneers" era circa metà gennaio del 2002 ed in quella città , dopo l'ennesimo fallimento, il proprietario della squadra di football, Malcolm Glazer, si preparava a licenziare il capo allenatore Tony Dungy.
Da quel momento per la sua franchigia cominciò un'imbarazzante ed affannosa ricerca, un vero e proprio calvario durato ben cinque settimane per trovare un nuovo capo allenatore.
Prima bussarono la porta del Grande Tonno pensando che il mare caldo del Golfo del Messico lo soddisfasse abbastanza ma Bill Parcells, se pur disoccupato, preferì attendere ancora un po' prima di ritornare ad allenare (lo rivedremo infatti il prossimo anno alle prese con i Cowboys).
Quindi si lanciarono subito su Gruden ma l'affare non andò in porto. A questo punto il General Manager Rich McKay, su consiglio della famiglia Glazer, provò con Marvin Lewis che aveva appena contribuito a far grande la difesa dei Corvi di Baltimore ma ancora una volta l'accordo non fu trovato e Lewis trovò dimora da “Paperone” Snyder.
Gli allenatori interessanti sulla piazza cominciavano a scarseggiare e così, quasi in ginocchio, McKay dovette cominciare a cercare tra i migliori allenatori sotto contratto.
McKay cominciò il suo viaggio dalla Baia di San Francisco chiedendo ai 49ers il permesso di contattare Steve Mariucci. Una volta ricevuta l'autorizzazione provò a convincere il coach facendogli vedere quanto erano verdi i dollari delle loro casse: sette anni di contratto e 42 milioni di dollari si dice che fossero pronti per lui ma il coach rifiutò preferendo rimanere a San Francisco.
Poi, già che c'era, McKay attraversò il Bay Bridge ed una volta arrivato ad Oakland ricontattò i Raiders per riprovare con coach Gruden. La firma non fu immediata ma alla fine Jon Gruden, con il benestare di padron Al Davis, finì per cambiare casa passando da una baia all'altra, praticamente agli angoli opposti degli Stati Uniti.
Per convincere Gruden bastarono (si fa per dire) 17.5 milioni di dollari per cinque anni. Con la sua famiglia parcheggiata in Florida, per Gruden fu ancora più facile decidere. Il padre, che fu scouts per i Buccaneers negli anni '70, viveva proprio a Tampa ed il suo fratello minore Jay, era allenatore/giocatore negli Orlando Predators (Arena League). In più un cattivo rapporto con il suo datore di lavoro, Al Davis, contribuì ulteriormente a fargli lasciare Oakland.
I numeri accumulati da Gruden nei quattro anni alla guida dei Raiders erano stati di tutto rispetto: record di 40-28 e finale dell'AFC persa nel 2000 contro i Ravens dopo che il monumentale nose tackle Tony Siragusa, con i suoi 170kg abbondanti, tolse ogni speranza ad Oakland sbattendo fuori dalla partita il loro quarterback Rich Gannon.
Lo scorso anno persero nel secondo turno dei playoffs a New England, in overtime, mangiandosi 10 punti di vantaggio nell'ultimo quarto. Con Jon “Chucky” Gruden i Raiders erano ritornati nell'elite della NFL.
Se fu facile convincere Gruden, per avere il benestare da padron Davis invece i Buccaneers dovettero dargli praticamente le loro mutande, rifiutandosi solo di lasciargli anche il veliero del Raymond James Stadium da utilizzare nella casa di Davis come soprammobile.
Tampa Bay dovette dare ad Oakland praticamente quattro giocatori: la prima e la seconda scelta dello scorso anno, la prima scelta di quest'anno e la seconda scelta del 2004, senza contare gli 8 milioni di dollari in contanti da pagare nel triennio 2002-2004.
Un prezzo alto da pagare ma la famiglia Blazer si espresse subito con chiarezza: “noi eravamo determinati a trovare la migliore persona possibile per allenare i Buccaneers. Questa persona per noi è Jon Gruden, la migliore giovane mente che ci sia nel gioco del football”.
Un anno dopo, al termine del Championship della AFC, dopo aver alzato il George Halas Trophy il proprietario Malcolm Glazer ha ribadito affermando:“questa è la migliore squadra del mondo e noi abbiamo il migliore allenatore del mondo”.
In effetti l'arrivo di Gruden, mente offensiva, al posto di Dungy, mente difensiva, ha portato a Tampa quello che mancava. Negli anni precedenti Dungy aveva contribuito a creare una delle difese più forti della NFL ma aveva lasciato un po' a desiderare con l'attacco malgrado potesse contare su giocatori come Keyshaun & Brad Johnson, Warrick Dunn, Mike Alstott, Reidel Anthony e Jacquez Green.
Gruden dopo aver cambiato titolari del calibro di Dunn, Anthony e Green sostituendoli con Michael Pittman da Arizona e Keenan McKardell da Jacksonville, è riuscito ad invertire la tendenza di Tampa Bay, soprattutto nei playoffs dove i Buccaneers prima di Gruden avevano un record di 0-6 fuori casa.
Con l'altrettanto disastroso record di 1-21 nelle partite giocate sotto i 40 gradi Farenheit (circa 5°C), i Buccaneers si sono presentati a Philadelphia dove nelle ultime tre partite erano stati incapaci di segnare un touchdown nei loro 36 possessi offensivi a disposizione.
Con la vittoria di domenica scorsa l'attacco dei Buccaneers è riuscito a concretizzare il lavoro di un anno con Gruden. Con i due touchdown del primo tempo, ottenuti grazie anche alla West Coast Offense predicata da Gruden che ha dato finalmente equilibrio all'attacco, a Tampa si sono levati la cosiddetta scimmia dalla spalla.
L'ultima sfida a Philadelphia del 20 ottobre scorso era finita 20-10 e l'attacco aveva sofferto la pressione della linea difensiva avversaria concedendo ad Hugh Douglas e compagni 6 sacks ai danni del povero Brad Johnson.
"Da quel 20 ottobre il miglioramento della nostra linea offensiva è stato incredibile" ha commentato Brad Johnson al termine della finale AFC. Infatti, traendo insegnamento dalla sconfitta di regular season, Gruden ha saputo modificare il modo di giocare del suo attacco, facendo giocare il quarterback diversamente.
Dopo quella sconfitta Brad Johnson ha cominciato a lanciare la palla arretrando solo di 3 passi dopo lo snap, riuscendo così a dare il tempo necessario alla sua linea offensiva per proteggerlo. Domenica scorsa gli uomini di linea non hanno concesso nemmeno un sack fermando le incursioni degli avversari diretti.
Ma non sono solo gli accorgimenti tattici apportati all'attacco che hanno fatto di Gruden l'allenatore giusto per Tampa Bay. Gruden ha dato energia ad una squadra che si fermava sempre nelle partite di playoffs che contavano.
"Io amo Jon Gruden per l'energia che ha saputo dare a questa squadra. Io voglio vincere il Super Bowl per lui almeno quanto lo voglio per me" ha commentato il cornerback Ronde Barber in una recente conferenza stampa. E questo credetemi è lo stato d'animo diffuso tra i ragazzi di Coach Gruden.
Ovviamente dall'altra parte, nell'ultima partita, troverà proprio Al Davis ed i suoi ex assistenti e giocatori, cresciuti con lui e determinati quanto lui a portare a casa il Vince Lombardi Trophy.
Entrambi le franchigie fino a questo punto possono dire di aver ottenuto lo stesso risultato dalla trade, anche se Oakland può vantare 2 giocatori a roster ottenuti dalla trade e 2 che dovranno arrivare nel futuro.
"Il fatto di aver dovuto dare ai Raiders dei giocatori come compensazione non mi ha seccato minimamente," ha detto recentemente McKay "è stato l'equivalente del prezzo o rischio da pagare per giocare ad un tavolo di poker".
Domenica si sarà l'ultima mano di poker con tutte le fiches sul tavolo. Vedremo chi se le aggiudicherà .