Niente da fare: A-Rod rimane ai Rangers…
Come oramai tutti gli appassionati sapranno, non è andato in porto il megascambio tra Boston Red Sox e Texas Rangers, riguardante Alex Rodriguez e Manny Ramirez, e che avrebbe poi coinvolto a catena altri tre All-Star presenti e passati (Nomar Garciaparra, Magglio Ordonez e Scott Williamson).
Senza ritornare sulla cronaca di oltre un mese di voci, smentite ed illazioni, l'unico dato di fatto è che lo scambio non è stato approvato dalla MBPA (l'associazione giocatori) per una riduzione ritenuta eccessiva dell'ingaggio di A-Rod, il tutto dopo che le dirigenze ed i giocatori avevano raggiunto l'accordo. I successivi colloqui non hanno avuto alcun esito, e così franchigie e giocatori hanno dichiarato concluse le trattative.
Scomodare Manzoni per uno scambio di giocatori è pretenzioso e forse anche irrispettoso, ma la vicenda si è dipanata in alcuni frangenti come un romanzo, con le sue trame ed i suoi protagonisti, e chi vuole si può divertire ad associarli a qualcuno dei personaggi manzoniani.
Viene quasi spontaneo associare a Don Rodrigo Gene Orza, presidente della MBPA; in pratica è stata l'opposizione sua, in rappresentanza dell'associazione giocatori, ad impedire lo scambio. Rodriguez aveva accettato una riduzione dell'astronomico contratto che aveva firmato (25 milioni di dollari in media all'anno, per altri 7 anni), in cambio della possibilità di diventare free agent e di consistenti guadagni sui diritti d'immagine, ma il sindacato non ha voluto saperne.
E' perlomeno paradossale la posizione di Orza, trovatosi ad andare contro gli interessi del principale membro dell'associazione (se non altro per il contratto che possiede), ed è comprensibile che i comuni tifosi non provino particolare simpatia in questo momento per un sindacato di multimiliardari.
Occorre peraltro ricordare che la "controparte", ossia i proprietari delle franchigie, non ha fatto molto nel corso degli anni per guadagnarsi una buona reputazione, basti pensare ai ripetuti casi di collusione nel mercato dei free agent, od agli atteggiamenti di ottusa intransigenza assunti nel corso dei ripetuti scioperi.
Se passiamo ai promessi sposi, Rodriguez e i Red Sox, le analogie sono più difficili. A-Rod si è trovato suo malgrado prigioniero dell'avidità sua e soprattutto del suo agente, il famigerato quanto potente Scott Boras. Tre anni fa avrebbe potuto firmare per i Rangers a cifre inferiori ma comunque più che ragguardevoli; ora invece Rodriguez si trova in una squadra che, nonostante il suo rendimento dentro e fuori dal campo sia inappuntabile, ha concluso all'ultimo posto la division per tre anni di fila e non ha sufficiente margine finanziario per firmare alcun giocatore di prestigio per rinforzarsi, a causa del megacontratto di A-Rod. Altrettanto improvvido è da ritenere il proprietario dei Rangers Tom Hicks, ossia colui che nel 2000 offrì quasi il doppio rispetto agli altri concorrenti per Rodriguez, ma che ora deve fare letteralmente i conti con una squadra senza prospettive di playoff e conseguenti entrate inferiori alle previsioni.
Anche i Red Sox si trovavano con il contratto di Ramirez sul groppone (20 milioni di dollari in media per altri 4 anni); nonostante cifre eccellenti e da metronomo (sempre oltre .300, 30 fuoricampo e 100 RBI), Ramirez ha avuto svariati problemi con dirigenza e tifosi, ed i Red Sox stavano cercando in tutti i modi di cederlo.
Lo scambio (o il matrimonio") era ideale per tutti: Texas si liberava di un contratto troppo oneroso e Boston di un giocatore non troppo gradito, Rodriguez avrebbe avuto la possibilità di giocare per l'anello, in una città con una passione smisurata, e (last but not least) il commissioner Bud Selig (l'Innominato??) avrebbe avuto A-Rod, il giocatore simbolo della MLB, in uno dei mercati migliori per sfruttarne l'immagine. Eppure, eppure"
Ora Texas e Rodriguez si ritrovano come prima, con prospettive poco incoraggianti per il 2004. Boston ha comunque rinforzato la squadra con Schilling e Foulke; il lineup con Garciaparra e Ramirez resta comunque di alto livello: Manny sarà il solito metronomo e Nomar, professionista esemplare da sempre, non si tirerà certo indietro nell'ultimo anno di contratto (ammesso che nel frattempo non si accordi per una estensione).
Ma anche se tutti dicono che le trattative sono definitivamente chiuse, è difficile credere che lo siano per davvero, considerando che c'era già un accordo e quali e quanti fossero coloro che questo accordo lo hanno spinto.
Non resta che aspettare, in genere l'attesa gioca a favore di chi vuole far abbassare il prezzo" e forse la chiave del mancato accordo è proprio questa, ossia la scelta (non dichiarata) dei Red Sox di non accollarsi per ora un contratto tale da far scattare la temuta "luxury tax", ma di attendere tempi migliori".