Roy Helu jr., una delle tante armi offensive degli Huskers nel gioco di corse.
L'atmosfera era di quelle speciali. Avete presente quelle partite dove c'è aria di upset, quelle occasioni in cui magari si cambia canale pensando di aver evitato una partita scontata che invece sta vedendo la favorita soccombere? L'atmosfera diventa d'un tratto carica, e si capisce di assistere ad un evento più unico che raro, e si è lì, davanti alla tv, testimoni di un qualcosa che diventerà storico, e che verrà sportivamente ricordato negli annali in questo caso del football americano. Qualcosa che ci si mangia le mani per non averlo vissuto dall'inizio, dando per scontato quel dannato risultato.
Queste sensazioni le avrete sicuramente provate se avete avuto la fortuna di assistere alla battaglia, epica, tra Nebraska e Texas nel dicembre dell'anno passato, quando nella finalissima della Big 12 le due compagini si diedero battaglia nella quale gli Huskers sfoggiarono la miglior versione della difesa numero uno della nazione, facendo impallidire tutti quelli che avevano pronosticato una vittoria a valanga dei Longhorns.
Una miriade di sacks, una linea difensiva più che dominante trascinata dalla superstar Ndamukong Suh, non a caso divenuto giocatore d'impatto già nelle sue prime apparizioni professionistiche a Detroit a conferma della rarità del suo talento, un Colt McCoy improvvisamente impossibilitato nel muovere il suo attacco a piacimento, compito che non aveva mai presentato problemi seri prima di quella partita, ed il pericolo di vedersi sconfiggere in quel modo dopo una stagione sostanzialmente perfetta. Poi un field goal per il 12-10 Nebraska, che aveva tenuto in vita la grande speranza, smontata nel giro di un minuto, l'ultimo, nel quale gli Huskers avevano calciato il kickoff fuori dal campo per una penalità , e dove McCoy, con 3 intercetti sulle spalle, si era finalmente inventato un drive decisivo anche se alimentato da una presa più volte rivista dagli arbitri, perché sembrava essere stata l'ultima azione della gara. Ma la crew rivide l'accaduto, e decretò che rimaneva un secondo da giocare, quanto bastò al kicker Hunter Lawrence per infilare una conclusione delicatissima dalle 46 yards, lui che non aveva mai calciato un field goal così decisivo.
Sconfitta di un punto, e sogni in frantumi per tutti, eccetto che per coach Bo Pelini, un grande stratega difensivo ed un grande motivatore, che dichiarò al mondo che Nebraska era finalmente tornata al vertice, ed era lì per restarvi.
Con queste premesse e con tanto entusiasmo è ricominciata l'avventura 2010 di una delle più forti candidate alla vittoria della Big 12 North, non più competitiva come due o tre stagioni fa, e che quindi potrebbe essere abbordabilissima per una squadra che la vede come obbiettivo minimo, ovvero come lasciapassare per potersi nuovamente giocare quella finale che potrebbe decisamente aprire delle porte Bcs quando gennaio arriverà .
Un ultimo regalino per la Big 12, che gli Huskers lasceranno a partire dal prossimo campionato per aggregarsi alla Big Ten.
Nell'ultima settimana di partite, Nebraska ha sicuramente alzato il tono della discussione circa il diritto di inclusione nell'elite del college football, avendo ottenuto un'impressionante vittoria contro la prima rivale di un certo livello affrontata in stagione (Western Kentucky ed Idaho non erano poi così competitive – ndr), ovvero la Washington di Jake Locker, il quarterback che tanti esperti pronosticano quale primo prospetto del suo ruolo in vista del draft 2011.
Tutti hanno sempre parlato della difesa, ovvero quel reparto dove Pelini è sempre stato un eccellente coordinatore, come indica un curriculum che, tra le altre cose, segnala un National Championship vinto alla guida della difesa di Louisiana State, e del fatto che, partito Suh verso i dollari del professionismo, il reparto non ha perso un colpo, possedendo profondità a roster più o meno in tutti i reparti, e possedendo una buona manciata di giocatori in grado di effettuare i big plays che avevano portato così in alto gli Huskers nel 2009. Jared Crick, già efficace un anno fa in fase di pass rush accanto a Suh e tackle con il vizio del sack, e Prince Amakumura, corner molto fisico e puntuale sulle tracce del ricevitore, sono sicuramente pezzi da novanta di un gruppo che punta di nuovo a soffocare gli attacchi avversari sotto un'immensa pressione.
Se l'attacco, l'anno scorso comandato dal quarterback Zac Lee, fosse stato altrettanto prolifico, probabilmente quella sfida contro Texas sarebbe anche potuta finire diversamente.
Contro Washington, difatti, si è capito il motivo per cui Pelini abbia assegnato il ruolo di starter a quella macchina produttrice di yards chiamata Taylor Martinez, che, accantonando Lee, ha regalato una nuova dimensione all'attacco degli Huskers, ora in grado di correre alla stregua dei migliori d'America.
Martinez ha ottenuto con pieno merito la fiducia del suo head coach nonostante sia solo un freshman, sotterrando la difesa di Washington con ben 137 yards su corsa e 3 mete, tra cui la galoppata di 80 yards che ha spezzato la gara in due appena all'inizio del secondo tempo.
Le sue doti di rusher erano note fin dai tempi della high school, quindi l'aspetto che ha impressionato più degli altri vedendolo giocare è stata l'estrema precisione nei passaggi, chiamati da Pelini anche in situazioni di terzo e lungo, perdendo quell'aura conservativa che normalmente un coach possiede quando deve far affrontare al suo inesperto quarterback delle situazioni che è meglio evitargli, magari cercando di posizionare il punter con una più sicura corsa centrale.
Martinez è di tutt'altra pasta, a quanto sembra: in più di un'occasione ha centrato il ricevitore con tempismi pressoché perfetti, lanciando degli ottimi spin verso le linee laterali in modo da far pervenire l'ovale al suo ricevitore impedendo gli interventi dei defensive backs, a facendo viaggiare le sue conclusioni alle velocità richieste anche al piano superiore. E quando non ha trovato compagni smarcati per ricevere, ha spesso risolto con le sue gambe, improvvisando per trasformare perdite in guadagni amplissimi, o prendendo degli snap disegnati apposta per farlo correre e fare danni qua e là , diventando il primo quarterback di Nebraska a correre per 100 yards in tre partite consecutive, eguagliando Eric Crouch.
La versatilità offensiva è stata la chiave della vittoria contro Locker ed i suoi frastornati compagni: se inizialmente la strategia prevedeva di colpire la difesa per vie aeree, riuscendovi peraltro con la meta di 24 yards ricevuta da Mike McNeill, Pelini, a gara in corso, ha virato verso un power running che ha ulteriormente stancato la difesa, ed ha allargato il divario tra le squadre ben prima dell'arrivo del quarto periodo.
Le corse di potenza di Roy Helu jr. sono state opportunamente coadiuvate dalle incursioni centrali di un Rex Burkhead in grado di rompere due o tre placcaggi per azione, fruttando guadagni costanti ed un fatturato totale di 214 yards e 3 mete per un gioco di corse che in totale ne ha scritte 383, statistica che ha fatto di Nebraska la quarta università a superare la barriera delle 1.000 yards nelle tre partite finora disputate. Gli Huskers sono davanti ad Oregon per yards prodotte per corsa, 8.06, e capeggiano la classifica dei rushing touchdowns con 15.
La difesa, gestita da Carl Pelini (il fratello di Bo - ndr), è sempre solida come una roccia. Locker è stato ridotto alla peggior prestazione di carriera con soli 4 passaggi completati su 20, per 71 yards totali di cui 45 ottenute in un solo gioco. Il blasonato quarterback degli Huskies ha lanciato due intercetti (senza un'interferenza difensiva sarebbero stati tre – ndr), vedendosene recapitare uno direttamente in meta ad opera di Alfonzo Dennard, e preso delle decisioni molto discutibili, rischiando seriamente la sua pubblicizzata candidatura per l'Heisman Trophy, corsa nella quale Martinez potrebbe invece inserirsi a sorpresa.
Per Nebraska il calendario prevede un ultimo impegno soft, con lo scrimmage contro South Dakota State, quindi comincerà l'interminabile serie di impegni all'interno della conference, il primo contro Kansas State, che al momento, essendo stata vincitrice di una gara interna alla Big 12, si trova al primo posto della classifica della North division.
Tuttavia, la data che in spogliatoio è cerchiata in rosso è quella del 7 ottobre, momento in cui i Longhorns saranno in città per la rivincita di quella grandissima partita di un anno fa, che ha lasciato tanta amarezza tra le pannocchie del Nebraska.
Saranno capaci gli Huskers di correre in faccia anche ai bestioni del Texas? A presto per il responso.