La voglia di vincere di Tim Tebow è stata laforza trainante di Florida.
Tim Tebow aveva promesso che i Gators avrebbero giocato al massimo delle loro possibilità , che la squadra non si sarebbe più voltata a guardare gli errori del passato, ed in nessun modo Florida sarebbe stata associata ancora alla parola sconfitta. Era un gruppo in missione, che aveva appena perso per un punto, un extra point bloccato, una gara contro la piccola Ole Miss, che per quanto forte si fosse rivelata in seguito aveva sbattuto prepotentemente i Gators tra le compagini deludenti di questo campionato, eliminandola troppo prematuramente dagli scenari riguardanti la corsa al titolo nazionale.
Tebow ed i suoi compagni quella promessa l'hanno mantenuta. Sostenevano di essere i migliori ed hanno fatto seguire le parole ai fatti. Il loro head coach, Urban Meyer, è il primo allenatore della storia a vincere due finali Bcs, e l'ultimo di una serie di pochi eletti, associando se stesso a nomi che fanno tremare le gambe come quelli di Paterno e Bowden, ad aver vinto due volte un National Championship. L'ateneo ha guadagnato di diritto un posto di rilievo nella storia recente del college football, conquistando il secondo titolo in tre anni pareggiando anche il 13-1 compilato nel 2006, miglior record scolastico di sempre, portando a tre il numero di trofei totali che staziona nella bacheca di Gainesville conteggiando pure la vittoria di Steve Spurrier del 1996.
Doveva essere un festival di touchdowns per due attacchi che se sommati avevano prodotto quasi un centinaio di punti medi ad apparizione, numero stratosferico che aveva consentito a ciascuna di dominare, in (quasi) ogni occasione, l'avversario di turno, fatto che specialmente i Sooners avevano compiuto con disarmante tranquillità chiudendo molti confronti già nei primi tempi. Doveva essere lo scontro tra il potente rushing attack orchestrato da Tim Tebow e Percy Harvin e la contraerea targata Sam Bradford, il confronto tra gli ultimi due vincitori dell'Heisman Trophy, una gara dunque incerta, equilibrata, che si presupponeva potesse essere vinta nel quarto periodo dalla squadra che avesse dimostrato di poter segnare di più.
Tuttavia, in troppi si sono dimenticati di quale sia davvero il reparto che permette ad una squadra di vincere un campionato, la difesa, frettolosamente liquidata in sede di pronostici ed analisi pre-gara con un ruolo troppo marginale di quanto effettivamente dimostrato sul terreno neanche troppo neutrale di Miami, dal momento che il clima di incertezza protrattosi fino al quarto conclusivo ed il punteggio così sorprendentemente basso rispetto alle potenzialità delle compagini erano stati determinati da un numero elevato di grandi giocate difensive, arrivati dalla più che efficace preparazione tecnica che ambedue gli staff avevano messo a punto per questa grande occasione.
La differenza, a conti fatti, è stata una sola: il famigerato sistema di corse in option dei Gators ha stentato a funzionare per tutti i primi trenta minuti di gioco, ma ha completamente cambiato le carte in tavola nella ripresa. La difesa, nel frattempo, ha limitato il raggio d'azione di Sam Bradford (26/41, 256, 2 TD, 2 INT) giocando con aggressività per tutti e sessanta i minuti, chiudendogli la possibilità di completare palloni sopra le 15-20 yards se non soffrendo le pene dell'inferno, concedendo la via della meta solamente in due occasioni ad un attacco che aveva viaggiato sopra i 50 punti medi a gara.
L'atteggiamento strategico adottato da Bob Stoops (0-5 nelle ultime gare Bcs allenate) era comunque stato chiaro fin dal primo snap: una volta fatta schierare la difesa di Florida si doveva sfruttare quasi tutto il tempo a disposizione tra uno snap e l'altro, fattore che avrebbe dovuto garantire un tempo di possesso rivelatosi però minore di quanto Stoops avrebbe sperato, e numerose sono state le occasioni in cui Bradford e compagni si voltavano verso la sideline per captare i segnali provenienti dall'alto, nel tentativo di confondere le idee difensive degli avversari e di prolungare eccessivamente la tensione pre-snap che pervade la mente di ogni difensore che si rispetti.
La strategia, per un tempo, aveva funzionato a dovere, grazie alle buone giocate di un fronte difensivo adeguatamente affollato nel box, conseguito in numerosi grattacapi ai danni di Tebow dal punto di vista delle letture, costringendolo ad avanzare il pallone con i soli lanci.
Da qui nascevano ben due intercetti nella prima frazione, numero medesimo che Tebow aveva registrato in una stagione intera, con Florida costretta ad accontentarsi di soli 7 punti, come d'altro canto lo era stata Oklahoma, in netta controtendenza con le cifre abituali soprattutto a causa dell'assenza del running back DeMarco Murray, sostituito a singhiozzo da un Chris Brown (22, 110) tanto eccelso nel primo tempo quanto scomparso nella ripresa.
Se solo i Sooners non avessero sprecato ben due occasioni in netta prossimità della endzone, ovvero un doppio tentativo di corsa ravvicinata di Brown fermato dai prodigiosi interventi di Carlos Dunlap (Mvp difensivo della manifestazione), Brandon Spikes e del backup Torrey Davis, nonché un intercetto ai danni di Bradford qualche secondo prima di rientrare negli spogliatoi, forse il risultato finale sarebbe stato diverso.
Risultato invece determinato dalla decisa prestazione di Tebow (18/30, 231, 2 TD, 2 INT; 109 rush yards ), che come carattere e leadership attrezzato per la Nfl lo è senz'altro (dal punto di vista tecnico, piuttosto, un altro anno al college farebbe bene), il quale ha infiammato i compagni ed acceso il pubblico amico con azioni grintose, che facevano intravedere il desiderio di vincere, al punto da far funzionare improvvisamente le sue corse in option e da fargli convertire un paio di terzi down con lanci precisi al millimetro, concentrando così tanto la difesa addosso a lui da far quasi dimenticare Percy Harvin (171 yards totali, TD), recuperato in extremis ed autore della solita gara all-around, nonché firmatario di tutti quei giochi andati a demoralizzare una difesa che non aveva capito come contenerlo.
Bradford, di contro, affrontava per la prima volta una difesa molto forte e non aveva trovato connessioni soddisfacenti con i propri bersagli abituali, Joaquin Iglesias (5, 51) e Manuel Johnson, dovendosi quindi accontentare, se così si può dire, delle straordinarie doti atletiche del tight end Jermaine Gresham (8, 62, 2 TD), autore di tutte le giocate più significative dell'attacco e responsabile del touchdown del momentaneo pareggio, ultimo dei punti posti a referto da una squadra che si è vista bloccare anche un field goal dallo special team di Florida, il quale in stagione regolare aveva fatto di questa particolare azione una specialità della casa.
Tebow, come di consueto, aveva invece alzato il volume della radio nel momento più idoneo della gara, ovvero quel quarto periodo dove i suoi numeri, contando le ultime due apparizioni in campo, andavano letteralmente in metamorfosi (sommando Championship e finale di conference risultano difatti 11 completi su altrettanti tentativi, 148 yards su lancio, 45 su corsa, e 2 TD pass): ecco spiegato il motivo per cui, nonostante qualche problema di sincronia, dimostrato dalla semi-disastrosa prestazione del tackle Phil Trautwein (3 false partenze di cui 2 consecutive), l'attacco dei Gators riusciva ad imporsi con guadagni sempre più consistenti e segnare i 10 punti conclusivi per il 24-14 finale, arrivati grazie ad un field goal di Jonathan Phillips e dalla ricezione decisiva di David Nelson, quest'ultima dopo che il tight end Aaron Hernandez (5, 57) aveva raccolto con successo uno shovel pass convertendo un terzo down d'importanza capitale.
A Tebow, quinto giocatore ogni epoca a vincere due titoli nazionali (vinse da backup di Chris Leak, lanciando un TD pass nella finale contro Ohio State) ed un Heisman Trophy nella sua carriera collegiale, non resta che una corretta valutazione dell'immediato futuro, basata evidentemente sulle impressioni che gli scouts gli forniranno in previsione del draft 2009, e decidere di conseguenza, da ragazzo maturo quale ha dimostrato sempre di essere.
Tenga solamente conto di una cosa, in questo importante processo decisionale: in Florida, il condottiero senza paura soprannominato "Superman", è atteso anche per l'anno prossimo.
Ci sono un titolo da difendere ed altra storia da scrivere.