McCoy e Texas fanno Fiesta

Colt McCoy alza il trofeo di Offensive Player of The Game con cui la Tostitos premia la sua grandissima prova nel Fiesta Bowl.

Una sconfitta, una sola piccola sconfitta, 39 a 33 contro i cugini di Texas Tech, e i Longhorns hanno dovuto rinunciare al Championship BCS accontentandosi di giocare il Fiesta Bowl e restare in disparte ad osservare gli Oklahoma Sooners, battuti in stagione regolare, difendere i colori della Big XII nel match per il titolo nazionale contro Florida; magra consolazione, per i ragazzi di Mack Brown, aggiudicarsi il bowl sponsorizzato dalla Tostitos contro i solidi Ohio Buckeyes di Jim Tressel, superati di due punti alla fine di una partita godibile ed avvincente.

Partite in sordina e più attente a non sbagliare che a piazzare delle azioni importanti per andare in vantaggio, le due squadre si sono affrontate senza esclusione di colpi fin dalle battute iniziali, con le difese guidate da Brian Orakpo, 2 stops, 1.0 sack, e James Laurianitis, 9 tackles, pronte a imbrigliare a dovere due tra i più elettrizzanti attacchi della nazione, che come da copione si muovevano esattamente all'opposto, con Texas che cercava di avanzare grazie al gioco aereo e Ohio State improntata sui guadagni palla a terra.

Impossibilitata a trovare i giusti spazi sul terreno la formazione di Austin puntava tutto sul braccio di Colt McCoy, con l'head coach dei Longhorns che nei primi possessi chiamava ben 22 giochi di passaggio ed appena 6 di corsa, riservate a timidi approcci del runner Chris Ogbonnaya che per tutti i primi trenta minuti non riusciva andare oltre ad un -9 davvero imbarazzante; fermato più volte dalla difesa dei Buckeyes, l'attacco di Texas cedeva spazio agli avversari che trovavano il primo vantaggio della partita grazie ad un bel calcio dalle 51 yards di Aaron Pettrey, specialista dalla lunga distanza.

I Longhorns rispondevano diverso tempo dopo, a 3 minuti e 15 secondi dall'inizio del secondo quarto con un field goal dalle 27 di Hunter Lawrence, costretto a calciare dove McCoy e compagni erano stati abilmente bloccati dalla difesa di OSU; di ben altra pasta l'attacco di questi ultimi guidati da un ottimo Chris "Beanie" Wells, capace di mantenere una media vicino alle 8 yards a portata per tutto il primo tempo, che prima dell'intervallo riesce a portare ancora davanti i suoi grazie ad un nuovo calcio, questa volta dalle 30 yds., di Ryan Petrorius.

A pochi secondi dall'halftime una grande giocata difensiva del cornerback Anderson Russell permette ai Buckeyes di fermare l'ultimo arrembaggio di Texas, intercettando McCoy al termine di un drive serratissimo che blocca le residue speranze dei Longhorns di chiudere la prima metà  della partita in vantaggio e semina lo sconforto nelle tribune riservate ai sostenitori dell'ateneo texano; indicativa, in questo senso, la faccia basita di Brad McCoy e signora, letteralmente adombrati dal turnover che ha frenato l'ultima giocata del figlio.

Ristorato e rinfrancato al punto giusto il numero 12 di Texas risponde per le rime ai ragazzi di Tressell al ritorno in campo, guidando alla grande il proprio attacco nel primo drive del terzo quarto e chiudendo un possesso lunghissimo, che avanza inesorabile nel territorio avversario grazie alle ricezioni di Cosby e Shipley, con una bella corsa da 14 yards fino all'endzone avversaria; corsa, che porta davanti, per la prima volta nel match, i Longhorns 10 a 6, e arrivata dopo una penalizzazione da 15 yds inflitta a Thaddeus Gibson per un roughing the passer.

Trovato il vantaggio la squadra di Mack Brown ritrova anche la compattezza e la forza di fermare le avanzate palla a terra dei Buckeyes che si vedono così costretti ad alternare Terrelle Pryor e Todd Boeckman per scardinare le mura difensive avversarie; sui lanci però Ohio State non va lontano e Texas così ha tutte le carte in regola per riappropriarsi del pallone e riprendere da dove aveva lasciato giusto qualche minuto prima, ovvero raggiungere nuovamente l'area di meta.
Con una serie di lanci precisi e qualche ottima corsa, sia da parte di Ogbonnaya che da parte di McCoy, i Longhorns si infilano di nuovo tra le maglie della difesa di Tressell e grazie ad un preciso lancio, 7 yards, del quarterback superano i paletti rossi con Quan Cosby, che riceve l'ovale in tutta libertà  all'interno dell'endzone avversaria e si inchina davanti ai propri tifosi alzando un dito verso il cielo in segno di ringraziamento; la banda di Texas a questo punto esplode, come tutti i sostenitori white&orange assiepati sugli spalti del Phoenix Stadium, il doppio vantaggio, 17-6, è appena stato servito.

Undici punti da recuperare con un quarto abbondante da giocare non sono però tantissimi e Tressell sprona a dovere i suoi nel tentativo di renderli subito pronti a ribattere alla doppia segnatura dei Longhorns; la squadra di Columbus comincia a rifare sul serio e trova un buon ritmo alternando nuovamente i due quarterback con il preciso intento di sopperire alle ripetute frenate che la difesa di Will Muschamp impone a Chris Wells, limitato in continuazione.

I Buckeyes mettono la prima mattonella della rimonta con un field goal trasformato dalle 40 yards da Aaron Pettrey, che raggiunge quota 2 segnature in giornata, e si ripetono dopo appena sei minuti con un bel drive pilotato ancora dai due pitcher che impongono un ritmo forsennato al gioco e sfruttano al meglio una doppia penalizzazione inflitta a Texas per roughing th passer e pass interference; con ben cinque first down conquistati in un paio di minuti Todd Boeckman serve il collega Terrelle Pryor in endzone con un lancio da 5 yards che riduce il distacco a 2 punti proprio nell'azione immediatamente successiva al doppio fallo fischiato ai Longhorns.

Il freshman quarterback dei Buckeyes, che mostra le grandi doti atletiche proprio nella ricezione che porta al primo TD della partita della sua squadra, sopravanzando, di pura potenza, il defensive back avversario, da nuova linfa al proprio attacco dopo che la difesa di Ohio State impone un pericolosissimo three&out a Texas; efficace nel fare avanzare i compagni via aerea e con ottime corse, Pryor decide di affidarsi a Daniel Herron per trovare nuovamente la via dell'endzone, raggiunta dal secondo runningback degli 'Eyes dopo una run, sulla sinistra, da 15 yards.

Raggiunto il 21 a 17 Tressel ordina ai suoi di provare ancora la trasformazione da 2 punti e questa volta per riuscire nell'intendo decide di affidarsi di nuovo all'accoppiata Boeckman-Pryor con il secondo mandato nuovamente nel box pronto a ricevere; la reception del numero 2 riesce ancora, ma questa volta le ripetute spinte che si scambia con il corner di Texas Chikye Brown provocano l'azzeramento della conversion appena ottenuta e la segnalazione di due interferenze, una offensiva ed una difensiva, che portano alla ripetizione del gioco.

Sul tentativo successivo, errato, cadono le speranze dei Buckeyes di trovare un doppio vantaggio e la palla viene riconsegnata a Texas, che dopo il kickoff si rimette subito all'opera per il comeback decisivo; ad orchestrarlo è ancora una volta uno straordinario Colt McCoy che in pochi secondi avanza fino a metà  campo completando quattro splendidi passaggi, due per Cosby e due per un sorprendente Brandon Collins, che conquista due first down.

Il down decisivo, quello su un quarto e 3 a 38 secondi del termine, lo trasforma però il sophomore James Kirkendoll, che riceve un pallone lanciato sulla destra da McCoy e oltrepassa la catena di pochi millimetri, quelli necessari, con il massimo avanzamento dell'ovale, mentre il solito Michael Jenkins, defensive back dei Buckeyes, gli rimane avvinghiato al bacino nel tentativo di atterrarlo dietro la linea.

Tressel sbraita e protesta, come tutta la panchina di Ohio State, gli arbitri si affidano all'official review, ma le telecamere della FOX non fanno altro che confermare quanto decretato dal campo, i Longhorns hanno appena conquistato il down decisivo della loro partita; ammaccata e scossa dall'arrembante attacco di Texas la difesa di Laurianitis e soci si piega e stacca la spina nel momento topico della partita concedendo un nuovo first down a Collins, che porta i suoi sulle 26 avversarie con pochi secondi da giocare.

Una no huddle chiamata da Colt McCoy fa da cornice alla stoccata con cui i Longhorns mettono la parola fine al match, il quarterback, appena i suoi compagni si riassettano sulla linea di scrimmage, chiama lo snap, e con un bel passaggio centrale pesca Quan Cosby nel traffico; il senior receiver, uno dei pezzi pregiati del prossimo draft, anticipa il difensore avversario, evitando un intercetto che risulterebbe deleterio, e usa la grande velocità  di cui dispone per ricoprire le 26 yards che lo distanziano dall'endzone.

Con il 24 a 17 decisivo a Texas non resta che alzare le barricate e difendere il profondo per non permettere ai Buckeyes di raggiungere l'area di meta negl'undici secondi restanti; impresa al limite dell'impossibile ma Jim Tressel decide di provarci, purtroppo per lui, e per Ohio State, i ragazzi di Muschamp decidono di non concedere spazi e una doppia pressione simultanea di Roy Miller e Brian Orakpo risulta efficacissima, con il secondo che mette a tappeto Boeckman per il sack che decide risultato e partita, consegnando il Fiesta Bowl ai Longhorns.

Ad Ohio State non resta che lasciare sconsolata il campo mentre la banda dei texani comincia ad intonare la marcia trionfale per celebrare i propri eroi, tra cui spiccano il tackle Roy Miller, senior da Killeen, TX, che viene nominato Defensive Player of The Game dopo aver messo a segno 3 tackles, 1.0 sack, e Colt McCoy, che manco a dirlo si aggiudica l'Offensive Player lanciando per 414 yards, 2 touchdowns, e 1 intercetto.

Per il junior quarterback da Tuscola, TX, una bella prova che lo conferma come uno dei migliori quarterback della NCAA e rende ancora più inspiegabile il fatto che non sia riuscito ad aggiudicarsi nessun premio individuale nella "notte degli oscar" andata in scena ad inizio dicembre a New York, quando Bradford vinse l'Heisman. Tra i Longhorns offre una grandissima prestazione pure Quan Cosby, che chiude con 171 yards e 2 TD, e il solito Brandon Shipley, che rimane a secco di segnature ma riceve 10 palloni per un totale di 78 yds.

In difesa si comporta benissimo la safety Earl Thomas che termina con 9 placcaggi ma viene superato dai corner back di Ohio State Kurt Coleman e Chimdi Chekwa, autori di 11 tackles a testa; sempre tra i difensori offre ottime garanzie Anderson Russell, che oltre all'intercetto totalizza anche 9 stops e 1 forced fumble, mentre in attacco non porta a nessun touchdown l'ottima prova di Chris Wells, 106 yards in 16 portate, che va oltre le 100 come il compagno Brian Robiskie, 116 yds su ricezione.

Tra i Buckeyes non sfigura neppure Todd Boeckman, che chiude la sua carriera universitaria con un 5 su 11 per 110 yards e 1 touchdown, meglio di quanto fatto, almeno nel passing game, dal collega Terrelle Pryor, atleta a tutto tondo capace di uscire dal Fiesta con 149 yards totali, 66 conquistate su lancio, 78 su corsa, e 5 su ricezione, quella che ha portato al primo TD di Ohio State; per la squadra di Columbus è così arrivata la terza sconfitta al termine di una stagione comunque positiva che gli ha visti svettare in testa alla Big Ten.

Per Texas invece arriva una vittoria importantissima che sancisce l'ottimo lavoro che Mack Brown sta facendo da diversi anni con l'ateneo di Austin e che dimostra quanto i Longhorns meritassero probabilmente la chanches di giocare il match per il titolo nazionale; alla fine a penalizzarli è stata l'unica sconfitta subita in stagione, una sconfitta costata sicuramente troppo, al termine di una stagione archiviata con un incredibile 12-1.

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