La legge del Verizon Center

Mike Green festeggia l'ennesima vittoria casalinga dei Caps. Gara a due per il primato?

Alla base del primo posto in division dei Washington Capitals potrà  esserci Semin, l' hat-trick di Ovechkin di ieri sera o altro.
Ma analizzando minimamente i primi numeri di questa stagione emerge un'altra verità , altrettanto importante.
Infatti, Washington ha giocato 20 gare al 24 novembre, di cui il 40% in casa ed il restante 60% fuori. Il 41% dei goal segnati sono in casa ed il 59% in trasferta. Sembrerebbe quindi non spiegarsi il 8-0-1 tra le pareti amiche.
In difesa, invece, si trova facilmente la risposta. I goal subiti in casa sono infatti solo il 23% del totale, contro ovviamente il 77 subiti fuori dalla capitale.
Possiamo intuire quindi ci sia un impegno migliore della retroguardia nelle partite casalinghe, ora però passiamo all'analisi del rendimento individuale.
Mike Green è il miglior scorer, con 16 punti e 10 di +/-. Ma i 16 punti giustificano almeno in parte il buon plus minus del miglior difensore dei Caps.
Tom Poti infatti sembra avere un rendimento totalmente differente tra casa e trasferta. Ci sono 11 punti di Plus/Minus di differenza tra casa e fuori per il giocatore, la più grande differenza tra i giocatori di difesa di Washington.
Inoltre, ragionamento analogo si può fare per i goalie. Jose Theodore non migliora molto tra le mura amiche, ma la percentuale di parate di Brent Johnson passa da .830 a .940. Bella differenza, anche considerando che i tiri subiti in casa sono sensibilmente meno di quelli subiti fuori.
Supponendo che un record casalingo imbattuto nei tempi regolamentari è un'impresa in NHL, Washington si può solo augurare di mantenere queste statistiche, coinvolgendo così anche di più il pubblico; mantenere la prima piazza con un ruolino di marcia così potrebbe rivelarsi impresa semplice.

Ma ci eravamo lasciati, due settimane fa, col licenziamento dopo sole 16 partite in stagione, di Barry Melrose, neo allenatore di Tampa Bay.
L'ex commentatore di ESPN è stato mandato via dopo una girandola di voci, che già  lo mettevano in dubbio dopo pochi ingaggi di questo 2008-2009. La faccenda è strana, complicata, difficile da giustificare.
In offseason Melrose era stato firmato dalla giovane dirigenza della Florida con un contratto oneroso di tre anni, solo parzialmente giustifica dalle sue passate esperienze NHL datate primi anni novanta. La squadra che gli viene data è un impasto di giovani ed esperti, rookie e campioni; in sede di analisi prestagione il team si divide tra elogi e sfiducia, soprattutto scatenata dall'ingaggione di Ryan Malone, da più parti considerato troppo anziano per prendere 5 milioni all'anno ed incidere così sul salary cap di una squadra giunta all'ultimo posto in NHL l'anno passato.
Noi ci eravamo mantenuti su una valutazione negativa, aspettandoci una stagione di rifondazione e di formazione per i giovani.

Invece la ragione ufficiale della cacciata dell'allenatore è proprio la mancanza di risultati. Prendi un coach che non vede la panchina da 13 anni e pretendi che le prime 10 partite ti faccia 20 punti? Ecco, i motivi sono altri, non caschiamoci.
Come ad esempio l'atteggiamento, da molti indicato come “troppo amichevole”, di coach Melrose. Questo avrebbe portato ad uno spogliatoio slegato e ben poco disposto al sacrificio personale sul ghiaccio. Altri riflessi sarebbero nello scarsissimo rendimento del PowerPlay, tra i peggiori della lega.
Cose probabilmente tutte vere, ma con le quali facciamo ancora fatica a giustificare il gesto estremo di Oren Koules, il patron dei Lightning.

Allora, è proprio possibile che l'impianto di gioco della squadra non piacesse ai piani alti. Può darsi che la velocità  dovesse essere affiancata ed aiutata dal forechecking, per sfruttare il talento (che abbonda nella baia) prettamente in fase realizzativa.
Ma 16 incontri sono abbastanza per valutare una cosa del genere? Secondo noi no, per cui ci sentiamo, arrivati a questo punto, di non giustificare in alcun modo l'operato del management di Tampa.
I risultati, per prima cosa, non si sono certo impennati. L'interim di Rick Tocchet ha portato a 5 sconfitte su 6 incontri, ed ora i Lightning sono del tutto affiancati ad Atlanta e Florida sul fondo della SouthEast, sul fondo della Eastern Conference, sul fondo della NHL.

La classifica è infatti spezzata in due: Washington e Carolina sono scappati, ed hanno un buon margine sulle altre tre. Si qualificherebbero al terzo e ottavo posto dei Playoff a Est, testimoniando ancora una volta la pochezza di questa division. I power ranking danno ormai i tre fanalini di coda dalla 25 in giu, mostrandoci come dovremmo aspettarci il resto della stagione. Aspettiamo altri gesti di Koules per tirarci un po' su il morale.

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