Riusciranno Hakeem Nicks ed i suoi Tar Heels a spuntarla in mezzo al caos?
L'attenzione dei mass media è interamente concentrata sul Bcs chaos, terminologia coniata ad hoc per descrivere i settimanali stravolgimenti della relativa classifica, modo di dire che qualcuno aveva cominciato ad usare l'anno passato, quando gli upsets erano senz'altro maggiori di quanto lo siano stato nel presente campionato, che si sta comunque rivelando incerto, divertente ed appassionante non meno del suo predecessore.
Molto, quindi, rischia di passare sotto il radar, probabilmente perché la qualità di alcune conferences è scemata verso il basso e non tiene il passo delle potenze della Big 12 e della Sec, oramai destinate a fare voce grossa in materia di titolo nazionale, e ci si dimentica presto che nella Acc sta avendo luogo una corsa nella corsa, all'interno della quale le sorti non riescono ad essere decise per presenza di un grande equilibrio esistente tra le forze messe in gioco ma anche per la mancanza di costanza di risultati da imputare alle partecipanti, le quali non riescono a dominare, sprecano occasioni favorevoli una dopo l'altra, con la logica conseguenza di ritrovarsi, a poche partite dalla fine, in perfetta o semi-perfetta parità nella corsa per entrambe le division, il che significa che da qui a venti giorni potremmo aprire le classifiche e trovare tutto scombussolato.
Com'è dunque nato il caos della Acc, e soprattutto perché è così difficile predire quali saranno i posizionamenti finali? Perché ci sono addirittura sei o sette squadre che ancora possono vincere le due divisions? Competizione troppo alta o qualità generale troppo bassa? Andiamo ad investigare cercando di raccogliere qualche prova, ascoltando ciò che ogni testimone ha da dire, e poi, per ogni udienza, diamo un verdetto.
Indiziato #1: North Carolina
Butch Davis ha rivoltato il programma di football come un calzino. La squadra ha anticipato i tempi comandando la divisione d'appartenenza con un anno di anticipo rispetto alle previsioni, nessuno avrebbe pensato che l'amalgama tra nuovi arrivati e veterani potesse essere così veloce e forte. Questa, inoltre, è una compagine di grandissimo spessore caratteriale, non si abbatte davanti a nulla, ed i presupposti di vedersi sbriciolare davanti agli occhi l'ottima partenza c'erano tutti.
I Tar Heels avevano nell'ordine: – perso il quarterback T.J. Yates per infortunio; – sofferto con Greg Paulus in sua sostituzione; – tirato fuori dalla naftalina Cameron Sexton, che la gestione tecnica precedente a quella di Davis aveva già abbondantemente bocciato; rinunciato a Brandon Tate, esplosivo e produttivo wide receiver punto di riferimento dell'attacco e dei suoi giochi in profondità , fermato per la rimanenza del campionato da un infortunio molto fastidioso, la rottura del legamento crociato anteriore e collaterale.
La difesa ha tenuto duro ed ha trovato in Bruce Carter un ottimo linebacker capace di bloccare calci a ripetizione negli special teams, in Tremaine Goddard un giocatore in grado di cambiare le partite con i suoi big plays difensivi, ed in Marvin Austin un uomo di linea difensiva dotato delle qualità di pass rush di cui la squadra andava in cerca da tempo. L'attacco, dopo un comprensibile periodo di rodaggio, ha continuato per la sua strada trovando sempre maggiori sicurezze da Sexton, riconoscendo in Hakeem Nicks il nuovo playmaker offensivo e trovando nuove facce in grado di fare la differenza, come Shaun Draughn e Ryan Houston, che hanno dato nuova linfa al running game. Il risultato? Solamente due sconfitte, una contro la Virginia Tech in piena forma nella prima parte di campionato, la seconda all'interno della striscia vincente di Virginia. Quindi, si è vinto molto, ma molto più del previsto.
Verdetto: innocente
Indiziato #2: Florida State
Le cose non erano iniziate particolarmente bene in quella si spera sia l'ultima tornata gestionale di Bobby Bowden, il nuovo quarterback titolare, Christian Ponder, aveva accumulato cifre da capogiro contro le prime due avversarie del calendario, Western Carolina e Chattanooga, per poi cadere vertiginosamente non appena la competizione s'era fatta più feroce. Quindi il salto di qualità , rappresentato dalla messa in mostra delle indubbie doti di scrambler del ragazzo, che ha toccato le 100 yards per la prima volta dal 1993 (l'ultimo era stato il venerabile Charlie Ward) e lanciato con discreta precisione, anche se con un raggio d'azione limitato ed una postura da correggere.
Della difesa si sapeva già , tradizionalmente è una delle più forti di tutta la nazione, il reparto ha chiaramente faticato mentre si trovava in attesa di recuperare alcuni pezzi (molte, le sospensioni ad inizio anno), riuscendo comunque a risultare tra i migliori contro le corse avversarie. Ciò che ha sorpreso, finalmente in positivo, è stato il gioco di corse, letteralmente resuscitato da Antone Smith, una sola partita in tripla cifra ma 13 touchdowns (il che rende l'idea di quanto male si fosse messi un anno fa), negativa invece l'idea che ci si è potuti fare sul gioco aereo, che ha in Greg Carr un ricevitore intrigante per stazza e velocità tuttavia molto incostante, ed in Preston Parker una miccia esplosa l'anno scorso, ma non ripetutasi in questo. Florida State ha vinto molto in un momento di transizione, di passaggio virtuale di consegne (Jimbo Fisher sarà presto head coach), si trova attualmente al comando di una division che non era in predicato di vincere pur avendo perduto due scontri chiave, Wake Forest e Georgia Tech, e rischiato di gettare nel fosso il derby contro Miami.
Verdetto: innocente
Indiziato #3: Virginia Tech
Beamer Ball, baby! Gli Hokies hanno imposto la loro supremazia sulla Coastal Division per lungo tempo, e sembrava che fossero in grado di ripetere tale impresa anche nel 2008. Erano stati proprio loro a dare una seria mazzata sopra i sogni di gloria di North Carolina ad inizio stagione, nonché a chiudere la serie positiva con cui Georgia Tech aveva cominciato il suo cammino. Ancora una volta Frank Beamer ha trovato la soluzione corretta al problema, le partite sono state vinte con graditissimi contributi della difesa capitanata dagli ottimi Macho Harris ed Orion Martin, ma anche con gli special teams, qua con un ritorno in meta, là con un calcio avversario bloccato.
Sono perseverati i problemi offensivi, per Tyrod Taylor, chiaro erede di Michael Vick, c'è stato l'ottenimento del un posto fisso da titolare dopo che lo stesso si sarebbe dovuto accomodare da una parte in versione redshirt, e l'abbandono del quarterback duale ha tenuto inesorabilmente Sean Glennon inchiodato alla panchina.
Con la squadra arrivata a quota cinque successi consecutivi, il meccanismo si è inceppato costando due insolite sconfitte consecutive molto pesanti, perché arrivate contro Florida State e Boston College, sconfitte che hanno sporcato il bilancio degli Hokies interno alla conference. Contro i Seminoles anche la sfortuna ha giocato il suo ruolo togliendo di mezzo uno dopo l'altro sia Taylor che Glennon, ma i problemi sull'inefficacia del gioco aereo (il running game ha sempre funzionato, invece) non possono certo essere giustificati dai soli problemi fisici dei protagonisti. Gli Hokies sono tornati a vincere contro Maryland, in vetta all'Atlantic, ottenendo un successo di qualità , grazie alle 165 yards corse da Darren Evans, tuttavia tre sconfitte in questo momento dell'anno, per una squadra di tali caratteristiche, sono davvero troppe, e lo scontro di questa notte con Miami ha tutto il sapore dello spareggio.
Verdetto: colpevole
Indiziato #4: Clemson
Ahia. Qui rigiriamo la lama all'interno di una ferita già aperta da troppo tempo, di cui si è già abbondantemente parlato anche da queste parti. Prima un posizionamento troppo ottimistico nel ranking nazionale di pre-stagione. Poi le prime sconfitte, con la conferma che questa è una squadra che si scioglie come neve al sole davanti agli impegni più decisivi. Quindi la bocciatura di Cullen Harper, uno dei migliori quarterbacks del 2007, irriconoscibile nel 2008 per l'alto numero di turnovers commessi. Infine l'abbandono di Tommy Bowden, che qui allenava da nove anni, che ha alimentato il caos già esistente in una squadra andata pian piano a rotoli, che da campione Acc qual era predetta si ritrova a dover finire una stagione con la sola dignità , per salvare quel poco che è rimasto da salvare, in attesa di un nuovo corso per il quale la dirigenza scolastica è già in fermente attività .
Verdetto: colpevole con aggravante
Indiziato #5: Wake Forest
Con il precoce abbandono dei sogni di gloria di Clemson e con tutte le altre inseguitrici appiedate da crisi passeggere, i Demon Deacons avrebbero dovuto mangiarsi tutti quanti in un sol boccone, o perlomeno questo ci aveva indicato il fatto di possedere la migliore difesa di conference per punti concessi e per yards elargite su corsa, unita ad un attacco dotato di un grande leader come Riley Skinner. Proprio l'attacco, nonostante il numero di vittorie iniziali fosse più che soddisfacente, è stato il principale motivo per cui Wake Forest insegue e non è inseguita: Skinner non ha mostrato la stessa cura per il pallone che aveva fatto vedere nei due anni precedenti, quando aveva molta meno esperienza rispetto ad oggi, arrivando a buttare via delle partite quasi da solo. I successi della terza e della quinta giornata contro Florida State e Clemson hanno fatto cominciare più che bene il cammino divisionale, tuttavia l'attacco ha messo solamente 24 punti totali senza segnare touchdowns, ed una preoccupante deficienza in fatto di chiamate offensive nelle immediate vicinanze della goal line aveva limitato di molto le prospettive circa il futuro.
Le difficoltà non si sono fatte attendere, i Deacons hanno perso la direzione in tre partite su quattro ottenendo una sonora ripassata da Navy ed un doppio stop contro Maryland e Miami, con l'attacco a totalizzare solamente 10 punti nelle ultime due ultime gare citate. Solo l'overtime ha quindi salvato capre e cavoli in una combattuta battaglia contro la sorprendente Duke. Wake Forest è ancora in corsa per un titolo divisionale che avrebbe dovuto conquistare matematicamente con diverse giornate d'anticipo.
Verdetto: colpevole
Indiziato #5: Georgia Tech
Via Chan Gailey e via il vecchio modo di concepire il football, dentro Paul Johnson e la triple offense, un sistema d'attacco completamente nuovo, potenzialmente duro da digerire per una squadra abituata ad altre maniere di offendere. Tutto bene, perlomeno all'inizio, quando una forte linea offensiva si è facilmente adattata ai nuovi assegnamenti da completare, quando Jonathan Dwyer si è rivelato essere la persona giusta per trascinare da prima opzione il gioco di corse (7 partite su 10 oltre le 100 yards), ma soprattutto quando Josh Nesbitt ha dimostrato di saper eseguire alla perfezione i dettami del nuovo sistema, lanciando per una media di dieci volte a partita e tenendo ogni difesa sul chi va là , in attesa di capire se il pallone lo portasse lui, Dwyer o qualcun altro dei running backs qui coinvolti (il sistema ne prevede tre in contemporanea), dopo innumerevoli ed incomprensibili finte che hanno puntualmente messo in confusione parecchi avversari.
La sconfitta di misura contro Virginia Tech si stava tutta, gli Yellow Jackets hanno comunque tenuto il passo dei diretti concorrenti massimizzando i passi falsi di questi, ponendosi in cima alla Coastal in virtù di un calendario forse più agevole di altri, ma grazie anche alla miglior pass rush della conference, che ha prodotto molti turnovers a favore e costretto i registi opposti a decisioni troppo frettolose. Arrivati ad essere tra le numerose vittime di Virginia, i Jackets hanno recentemente respinto la rimonta dei Seminoles in uno scontro tra leaders, per poi perdere ulteriore terreno una settimana fa contro North Carolina, ritrovandosi improvvisamente a quota 4-3 nella division e sotto di tre posti nel giro di pochi giorni. Georgia Tech tornerà in campo contro Miami dopo il bye week, quindi sarà il turno della classicissima statale contro Georgia. Non si vincerà la conference e né la division, probabilmente, ma due vittorie del genere per concludere il campionato porrebbero un accento che già oggi è positivo, considerato che è il primo anno di una gestione totalmente nuova, nonché contraria rispetto alla precedente.
Verdetto: innocente
Non si è deciso di chiamare in causa Virginia, derelitta ad inizio stagione, rifiorita a metà , nuovamente in discesa all'attualità , che ha avuto comunque il merito di reagire alle avversità , Duke, la quale sta producendo una stagione ben al di sopra delle attese pur restando nei bassifondi della propria divison, Maryland, che sta giocando al di sopra delle aspettative ed è in piena corsa per la Atlantic, Boston College, che sta barcamenando nel post Matt Ryan, North Carolina State, tra le peggiori già un anno fa, e Miami, per rispetto dell'immenso lavoro che sta cercando di fare Randy Shannon nonostante critiche, momento di transizione e quant'altro.
Il trend è definito, oramai lo si è capito: non appena una squadra mette la testa avanti viene superata da un'avversaria più forte o si rovina con le proprie mani. Non c'è costanza, non c'è dimostrazione di netta superiorità . Sembra che qui non voglia vincerla nessuno, questa Acc. La seduta è tolta.