La grande rincorsa di Virginia

Cedric Peerman esulta durante uno dei recenti successi dei Cavaliers

Cercare di dare un significato al concetto di continuità  nel college football è come cercare un ago in un pagliaio. Bisogna saper reclutare come si deve, organizzare le corrette strategie, perché se si è a capo di un programma ambizioso non ci si può permettere di perdersi per strada, nemmeno se una grande classe di senior termina il proprio periodo di eleggibilità  accademica e sportiva, perchè il rischio di trovarsi a mnai vuote è troppo alto. Ecco quindi che viene sin troppo facile sommare degli addendi e trarne dei risultati logici, perché nel football di logico c'è poco, e di prevedibile ancora meno.

Nessuno al mondo, perlomeno limitandoci a considerare quello sportivo, è esente da previsioni, pronostici, scommesse e cavolate varie, esistono le classifiche e le pensate pre-stagionali, ci sono sempre state e sempre ci saranno, così come le chiacchiere da bar, quelle a cui tutti, in vita, ci siamo abbandonati almeno una manciata di volte, anche senza cognizione di causa.

Siamo partiti da questo concetto perché Virginia doveva essere, sommando gli addendi rimasti dall'anno scorso ma detraendo ciò che il draft aveva portato via con sé, e considerando che tali addendi potevano ancora contribuire ad una causa vincente, una delle potenziali vincitrici di una Acc allo sbando, una conference che mai come quest'anno non è ancora decisa ad eleggere un padrone, tanto è l'equilibrio, tanta è l'incertezza che ogni settimana deve per forza ridiscutere le classifiche delle sue due sub-divisioni.

Un anno fa c'era ben altro clamore a Charlottesville, per cui le premesse ed i pronostici avevano ragione di essere ottimistici: una difesa superba ed un attacco non esattamente produttivo ma molto concreto, unito alla comprovata capacità  di saper vincere molte partite sul filo del rasoio, avevano fatto dei Cavaliers i primi assoluti della Coastal Division per diverse settimane non solo grazie agli attuali membri Nfl Chris Long, Branden Albert e Tom Santi, ma pure con i fondamentali contributi di Jameel Sewell, quarterback che sarebbe dovuto tornare a guidare questa squadra per l'anno da sophomore, Cedric Peerman, ottimo running back di potenza fermato da gravi problemi al ginocchio e tornato per un ultimo anno da ricordare, e Mikell Simpson, velocista già  sostituto dello stesso Peerman che sbucando fuori dal nulla aveva dato un nuovo senso al gioco di corsa dell'università .

La finale di conference era lì, ad una distanza irrisoria, e gli eventi avevano continuato a sorridere a quei Cavaliers primi della classe, ritrovatisi a poter vincere il raggruppamento all'ultima partita di regular season, salvo farsi battere da una squadra contro la quale non avevano sole motivazioni territoriali, Virginia Tech, ma che aveva dominato in lungo ed in largo la conference medesima negli anni precedenti al 2007.
Pazienza, la finale ed un'ipotetica partecipazione all'Orange Bowl erano rimasti sogni da custodire nel cassetto fino alla prossima occasione, che sarebbe dovuta coincidere con il kickoff di apertura della presente stagione di gioco.

Non è andata affatto così, almeno per il primo mese di campionato.

Le tegole cadute in testa a Virginia si sono susseguite una dopo l'altra, nemmeno il tempo di scansarsi un po' e lasciarne cadere in terra qualcuna, perché la frequenza non lo permetteva.
Prima la notizia di Jameel Sewell, alle prese con i noti problemi accademici che colpiscono alcuni giocatori, problemi grossi, che non gli avevano permesso di iscriversi alla sessione scolastica primaverile e quindi di non partecipare agli spring practices, con la conseguenza di non avere nemmeno il permesso di vestire casco ed uniforme per tutto il campionato 2008. Di lui se ne sarebbe riparlato solamente per l'anno venturo, stessa sorte toccata ad altri tre ragazzi, tra i quali il cornerback più forte della squadra, Chris Cook. Non era andata così per Jeffrey Fitzgerald, defensive end che già  partiva titolare opposto a Chris Long, il quale dopo l'estromissione dalla squadra siera visto costretto a decidere per il trasferimento a Kansas State, per evitare di stare fermo a lungo.

Ancora, Peter Lalich, che aveva sostituito Sewell nel campionato scorso durante una figuraccia contro Wyoming, si era ritrovato magicamente il posto da titolare senza troppe fatiche, proprio a causa dei problemi del suo pari ruolo, non aveva esitato a mettersi nei guai scialacquando l'opportunità  facendosi beccare in possesso di alcolici in età  non consentite negli Stati Uniti (vabbè"), il che non solo gli aveva causato la sospensione della patente di guida, ma gli aveva fatto brutalmente terminare l'avventura alla Virginia University dopo appena una partita della presente stagione, coincisa con il massacro rimediato contro Usc nell'opening weekend davanti al pubblico amico.

Dopo i 52 punti al passivo rimediati contro i Trojans era arrivata una vittoria di poco conto contro Richmond, avversario di seconda categoria, la verità  è che i Cavaliers di Al Groh erano passati da contender a disastro nel giro di un tempo troppo breve, come dimostravano il 45-10 contro Connecticut, ma soprattutto il 31-3 contro l'ex squadra materasso della Acc, Duke, gara nella quale il nuovo quarterback partente, Marc Verica, si era "distinto" facendosi intercettare per ben 4 volte, facendo passare alla storia quella prima vittoria Acc marchiata Blue Devils nelle ultime 25 apparizioni consecutive.

Nonostante Groh ed i suoi giocatori abbiano ripetutamente dichiarato che non c'è mai stato un momento preciso in cui si sia visto un netto segnale di svolta, dopo quella brutta esibizione contro i Blue Devils qualcosa era effettivamente cambiato, per quanto tutti, all'interno dell'organizzazione, sostenessero che la squadra era rimasta tale e quale a prima.
Qualcosa, analizzando approfonditamente la cosa, è effettivamente successo, anche se si fatica ugualmente a consultare le classifiche oggi e rendersi conto che Virginia si è presa, nel giro di quattro settimane, la leadership della Coastal Division dopo esserne stata a lungo il fanalino di coda.

Anzitutto, un attacco che aveva segnato 20 punti nelle prime tre sconfitte stagionali ne ha infilati 106 all'interno della striscia attualmente aperta di quattro successi, questo grazie al forte contributo dell'attuale Mvp di squadra nonchè leader emotivo, il running back Cedric Peerman, che ha superato alcuni fastidi fisici di inizio anno ricominciando a correre come una volta, ovvero in stile punitivo, sempre in cerca della yarda extra, stile che gli ha fruttato sinora 7 touchdowns, massimo personale in carriera, molti dei quali arrivati in momenti decisivi. E' stata difatti sua la segnatura che ha permesso di vincere il supplementare contro North Carolina, avversaria divisionale di notevole rilievo, nonché quella del definitivo vantaggio contro Georgia Tech, alla quale i Cavaliers hanno strappato la testa della Coastal. Sue anche le 283 yards corse nelle sfide contro Maryland (vittoria per 31-0) ed East Carolina (35-20), squadre dalle quali si intuisce che i successi non solo sono arrivati in quantità , ma sono stati anche di qualità .

Parte del merito va anche allo stesso Verica, che non sempre ha registrato dei numeri eccellenti ma che ha saputo prendere confidenza con il proprio attacco, spesato com'era agli inizi dopo essersi ritrovato titolare per la prima volta nella sua vita collegiale, senza mai aver odorato l'ufficialità  di una partita di quelle vere. Non sempre le sue prestazioni sono cominciate con il piede giusto, spesso i Cavaliers hanno dovuto rimontare il punteggio a causa dei suoi frequenti intercetti, ma il ragazzo ha convinto Groh dimostrando di aver imparato come rimediare agli errori commessi, di avere memoria corta, di saper quindi cancellare i brutti episodi tenendo bene a mente che le gare finiscono sempre al triplo zero, e non prima. La sua percentuale di completi è molto soddisfacente, si aggira infatti sul 67%, così come comincia a divenirlo l'intesa con Maurice Covington e Kevin Ogletree, i suoi ricevitori principali, con i quali ha cominciato a confezionare diversi big plays.

Onore infine ad una difesa senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile, una difesa che non è cambiata affatto, era già  forte prima, solo che stava in campo per troppi minuti finendo inevitabilmente per arrivare con il fiato corto con interi quarti ancora da disputare, giustificando così i grassi punteggi degli avversari. Lasciando fuori dalle statistiche il troppo facile impegno contro Richmond, il reparto difensivo è quello che ha registrato un altro miglioramento decisivo per girare le cose all'esatto contrario di com'erano, passando dai 42 punti di media concessi nelle tre sconfitte, ai 12 delle ultime quattro vittorie, tre delle quali sono state raggiunte dentro la Acc. Il miglior giocatore di reparto è stato il linebacker Clint Sintim, giocatore tra i più importanti in fase di pass rush, non a caso miglior produttore di sacks della squadra ma anche della conference, e responsabile di qualche fumble forzato importante, di quelli che normalmente riversano a proprio vantaggio l'inerzia di alcune partite.

Non sarà  facile continuare su questa strada, dovendo concludere il campionato affrontando altri quattro ostacoli divisionali consecutivi. Virginia avrà  a che fare con Miami, Wake Forest, Clemson e Virginia Tech: nei primi due impegni si presenteranno due squadre in difficoltà , identificabili nell'annata di transizione degli Hurricanes e nelle sabbie mobili offensive in cui sono caduti i Demon Deacons, nei secondi due ci si dovrà  misurare con la voglia di riscatto dei Tigers (semmai fosse rimasto loro un po' d'orgoglio) e con i duri Hokies, nella ripetizione della sfida che costò ai Cavs l'accesso alla finale di conference proprio un anno fa.

Potrebbe andare bene, così come potrebbe andare male, perchè come dicevamo all'inizio qui c'è poco di pronosticabile. Ma questo importa davvero poco quando si passa da squadra ridicola a contender per un posto al sole nel giro di un solo mese, spazzando via tutte le negatività  accumulate attorno a sè. Comunque vada, Virginia rimarrà  una delle storie più interessanti del college football di questa fine del 2008.

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