Les Miles festeggia il titolo nazionale di LSU
La stagione appena terminata passerà alla storia come quella dei capovolgimenti di fronte, delle continue cadute delle teste di serie del ranking nazionale e come quella di Ohio State, che al secondo anno di vita della "nuova formula" del BCS, la quale prevede di giocarsi il titolo nazionale in una sfida indipendente dalle partite dei classici bowl, ottiene il secondo ingresso alla finale perdendo, di nuovo, contro una squadra della SEC.
E' giusto e logico continuare a chiedersi quanto davvero meritasse OSU di finire a contendere il titolo ai più forti e quotati Tigers di LSU, ma soprattutto c'è da domandarsi cosa stia accadendo alle squadre della Big Ten, da sempre capaci di sfornare talenti per la Nfl e di infilare risultati importantissimi ma cadute in disgrazia negli ultimi anni quando, con l'arrivo dei bowl, spesso capita di vederle arrancare nei confronti delle rivali.
Non fa eccezione OSU, che pur dimostrando di aver lavorato benissimo negli ultimi anni tanto da presentarsi al #1 del ranking BCS in una stagione che da molti veniva vista come di transizione, crolla di fronte a LSU, squadra che ha vinto e meritato un titolo sporcato solo da sei overtime (tre per partita), ossia il tempo che c'è voluto perché Kentucky e Arkansas riuscissero a infliggere un paio di sconfitte ai ragazzi di Les Miles.
I Tigers, però, erano forti, lo erano davvero, e sono arrivati sino in fondo per dimostrarlo sul campo perché anche qui, ancora una volta, si può contestare sulla giustizia del voto umano che manda una squadra a giocarsi il titolo. Ma la terra di Louisiana State, la notte di New Orleans, hanno incoronato i Miles-guys, campioni per la seconda volta in cinque stagioni. Jim Tressel e i suoi Buckeyes escono sconfitti nettamente per il secondo anno di fila dopo essere passati in vantaggio (di nuovo) molto rapidamente e aver subito (di nuovo) un pesantissimo tracollo nel secondo quarto (20 punti subiti un anno fa da Florida, 21 stanotte da LSU) e non essersi più ripresi. Una gestione ed un calo temperamentale e fisico che, per il secondo anno, ha colpito inspiegabilmente la squadra che pur se non favorita in partenza, al di là del ranking, sembrava poter vendere cara la pelle.
Il 10-0 iniziale invece è stato completamente sconvolto da un prova basata su un gioco di corsa che ha coinvolto più giocatori (da Jacob Hester a Richard Murphy passando per Keiland Williams) tutti più o meno in grado di costruire big play contro una difesa che all'improvviso è sembrata piccola piccola e non ha vissuto delle solite grandi giocate di James Laurinaitis che, anzi, spesso è stato completamente dominato dagli avversari.
E poi c'è stato Matt Flynn, quarterback da 19/24 per 174 yards e 4 TD (con un solo intercetto), il quale ogni qualvolta il campo andava ad accorciarsi e si entrava nella redzone colpiva una difesa impreparata e sfiancata dalle corse dei compagni. Mete dalle 13, 10, 4 e dalle 5 yard, con due TD pass nel secondo periodo, prima della corsa vincente di Hester (21/86, TD) e mentre Todd Boeckman subiva un intercetto e Ryan Pretorius vedeva un proprio field goal bloccato. Un secondo quarto che ha trasformato il vantaggio in svantaggio, la carica in delusione, la forza e la concentrazione in incapacità e rabbia. Un secondo quarto dove ai Buckeyes non è riuscito nulla mentre i Tigers affettavano la loro difesa senza troppi complimenti.
I Buckeyes rifletteranno sul perché la loro difesa sia crollata in questo modo, sul perché l'attacco non sia stato esplosivo come ci si aspettava, non nei momenti in cui contava almeno e questo nonostante le 146 yard messe in piedi da Chris Wells via terra. Questo probabilmente proprio perché Louisiana poteva contare già da inizio anno su un gruppo di maggior impatto nel suo insieme, senza troppe stelle a brillare, senza troppi nomi da far girar la testa a scout e tifosi, una squadra che ha messo un solo uomo tra i migliori della SEC nel 2007 (il defensive tackle Glenn Dorsey) e che nelle classifiche individuali si trovava al primo posto solo in quella dei punt e dei punti segnati (dal kicker).
Anche questo segnale di come la squadra avesse anzitutto fondamenta solide, le basi di una difesa corale e dall'impatto in partita terrificante, subito ripresasi dalle 65 yard corse da Wells che erano valse lo 0-7 iniziale e pronta a reagire, leggere l'attacco, colpirlo e portare a casa 3 palloni (2 intercetti e un fumble). A questo vanno aggiunte le 83 yard di penalità di Ohio State (5 delle quali segno di un incredibile nervosismo e che sono state fischiate per falli personali -15 yard ognuna-) e un secondo tempo che dopo la meta di Early Doucet nel terzo quarto perdeva di interesse e vivacchiava in pareggio (14-14 nei secondi trenta minuti di gioco) senza regalare mai davvero la speranza a OSU di poter rientrare in gara.
I Buckeyes puntano ora tutto sull'arrivo di Terrelle Pryor come quarterback per potersi giocare, di nuovo, il titolo il prossimo anno, con la speranza che il talento più importante della classe 2008 dia la giusta consistenza al gioco dietro al centro in un reparto che potrebbe contare, tra i titolari, il ritorno di ben nove undicesimi.
Le celebrazioni spettano però di diritto ai vincitori, che perderanno qualche pezzo importante, ma che vincono il titolo dopo aver perso, con la prima scelta assoluta allo scorso draft, il loro quarterback JaMarcus Russell; una vittoria che ha visto dominare i Tigers in tutte le fasi del gioco, che dopo qualche aggiustamento ha spento la forte linea offensiva avversaria, chiuso e velocizzato il gioco sulle coperture aeree, attaccato in maniera perfetta via terra e colpito un avversario alle corde con passaggi brevi e precisi.
Una tattica perfetta, esplosiva, ma soprattutto un segnale di forza, di strapotere nettissimo nei confronti dei rivali, un gioco di squadra che va ben oltre la maledizione della SEC su OSU (0-9 tra BCS e bowl contro squadre di questa conference) e che non fa altro che premiare chi, sin dalle prime battute di settembre, aveva individuato nella squadra di Les Miles la vera forza numero uno della nazione. Ed anche se la formula è di nuovo contestata e se oggi, come ogni volta accade dopo una finale per il titolo, molti giornalisti chiedono che qualcosa cambi nella competizione e nell'assegnazione del titolo, per il 2007 i campioni nazionali sono gli LSU Tigers. Lo ha sottolineato anche Les Miles il quale, incalzato sul soliti argomento, ha detto che chiunque può scegliere quale sia veramente la squadra più forte, ma che i campioni nazionali sono stati incoronati stanotte, in questa unica partita.
Lo dice il campo, e basta così.