Aqib Talib segna il primo touchdown della gara. Sarà l'Mvp.
Durante il corso della stagione Mark Mangino aveva provato a fare arrivare la notizia in tutte le lingue, ma pochi avevano ascoltato: i Jayhawks si sentivano di appartenere al ristretto novero di squadre più forti di tutto il campionato.
Adesso, in virtù di una vittoria al prestigioso Orange Bowl, lui ed i suoi ragazzi hanno avuto modo di rivendicare la loro posizione nei confronti di chi aveva liquidato questo programma nascondendosi dietro un calendario più facile degli altri giocando da sfavoriti, tanto per cambiare. Oramai, ci avevano fatto l'abitudine.
L'annata di Kansas finisce con una sola sconfitta, quella rimediata nel famoso showdown di conference contro Missouri, e con l'imposizione nei confronti di una titolata Virginia Tech, arrivata sin qui quale meritevole rappresentante della Acc; la cornice era quella di Miami, Dolphins Stadium precisamente, una cornice curiosamente contraddistinta da un clima piovoso che rimandava la mente al Super Bowl tra Indianapolis e Chicago, disputatosi su questa stessa erba nelle medesime condizioni atmosferiche, come se la città , d'incanto, avesse deciso che gli importanti trofei da conquistare in loco dovevano essere più sudati degli altri.
I Jayhawks hanno usato gran parte delle armi che normalmente contraddistinguono lo stile di gioco degli Hokies, la famosa Beamer Ball, ovvero grandi prestazioni della difesa e big plays degli special teams: la prima ha tenuto in scacco Sean Glennon (13/28, 160 yards, TD, 2 INT) e annullato Tyrod Taylor, i secondi hanno bloccato un field goal che ha impedito a Virginia Tech di prendersi la gara sulle spalle in maniera definitiva, facendo non troppo casualmente saltar fuori lo scarto del punteggio finale, 24-21.
Il reparto difensivo è stato il primo a colpire attraverso un ritorno di intercetto di 60 yards di Aqib Talib, Mvp della manifestazione, ma è stato soprattutto in grado di stendere il quarterback avversario per 5 volte dopo essersi classificato come 80mo della nazione in tale specialità , confermando la voglia dei ragazzi di Mangino di giocare con il cuore in mano per smentire la moltitudine di persone che non credeva possibile quest'ultima impresa. 17 dei 24 punti totali di Kansas sono scaturiti di conseguenza ad un turnover provocato, attraverso i 3 intercetti pizzicati ai due registi alternati da Virginia Tech come consuetudine vuole.
Todd Reesing (20/37, 227, TD, INT, rush TD), autore di un campionato sensazionale, ha giocato una partita non straordinariamente spettacolare ma di sostanza, cercando di far girare un attacco tutto sbilanciato sulla fase aerea ed impossibilitato a trovare gli spazi giusti per correre con costanza. Il piccolo quarterback ha commesso un solo errore, un intercetto su un lancio fuori misura, ma ha combattuto rialzandosi da un paio di placcaggi killer della difesa avversaria e continuato a guadagnare tempo avventurandosi fuori dalla tasca per permettere ai suoi ricevitori di smarcarsi, cosa che non è successa con la sperata puntualità . Il suo unico punto di riferimento costante è stato Dexton Fields, caparbio nel registrare la terza partita consecutiva in tripla cifra e responsabile di 7 ricezioni per 101 yards, molte delle quali arrivate a chiudere degli importanti primi downs.
Dopo il vantaggio iniziale procurato da Talib, i Jayhawks hanno premuto sull'acceleratore pur non capitalizzando a dovere ciascuna occasione capitata, a causa di un field goal mancato da Scott Webb proprio in apertura di ostilità ma anche di un paio di sacks e penalità assortite che avevano allontanato l'attacco dalla zona calda. Tuttavia, dato che dall'altra parte Glennon non trovava alcun tipo di ritmo, il corridore Taylor aveva già sbagliato a sufficienza e Kenny Lewis Jr. non riusciva a produrre guadagni terreni consistenti, Kansas ha preso il sopravvento in maniera opportunistica quando Reesing ha chiuso un importante drive con un TD pass per Marcus Henry, buono per sigillare il momentaneo 17-0 e mettere il primo pezzo d'ipoteca sulla vittoria finale.
Che gli Hokies non fossero decisi a tornare a casa a mani vuote lo si è capito con l'atteso ingresso sul rettangolo di Branden Ore (23/116, TD), costretto a guardare il primo quarto dalla sideline per motivazioni disciplinari ma capace di accumulare una cinquantina di yards nel solo secondo periodo grazie ad un mostruoso drive in cui il suo numero era stato chiamato addirittura 11 volte, con segnatura personale quale ciliegina. Per la prima volta in partita, l'attacco di Virginia Tech aveva trovato continuità e ritmo, e l'accorrente intervallo arrivava a puntino per rimettere le idee a posto.
Sembrava che gli uomini di Beamer avessero ritrovato la retta via quando uno splendido gioco di special teams aveva inaugurato un terzo periodo altrimenti avaro di emozioni offensive, quando Justin Harper aveva ricevuto un handoff su un end around studiato su un ritorno di punt, ed aveva riportato l'ovale in meta dopo una sgroppata 84 yards in mezzo ai placcaggi mancati dalla squadra speciale avversaria. La fortuna sembrava aver rivolto le sue attenzioni agli Hokies, che aprendo il playbook avevano osato la profondità trovando un fazzoletto giallo ed una miracolosa ricezione del tight end Greg Boone, bravo nel seguire con gli occhi un pallone sfuggito ad un compagno senza mai toccare terra completando un gioco di 37 yards: il secondo field goal mancato da Jud Dunleavy, bloccato senza troppi patemi, aveva mancato l'opportunità del pareggio e fatto girare nuovamente l'inerzia verso i Jayhawks, ora pronti a chiudere definitivamente i discorsi.
Kansas quasi non voleva vincerla, questa partita: nel combattutissimo terzo quarto, comandato a piacere dalle due difese, Reesing era riuscito a condurre i suoi sulla linea della yarda avversaria, posizione poi mortificata da un holding offensivo, trovando l'intercetto di D.J. Parker nel gioco immediatamente successivo. Si rifaceva di lì a poco, quando l'intercetto di Justin Thornton ai danni di Glennon ridava una posizione eccellente all'attacco, sfruttata a dovere dallo stesso quarterback con uno scramble di 2 yards per il 24-14, oramai divenuto insormontabile. Tardiva infatti la reazione degli Hokies, che segnavano l'ultima meta di partita con 3 minuti da giocare, (ancora opera di Harper) senza tuttavia riuscire a recuperare il susseguente onside kick.
I Jayhawks sono riusciti nell'impresa di prendere parte al primo Bowl di grande rilevanza dal 1969, anno in cui avevano giocato proprio lo stesso Orange Bowl, esattamente un anno dopo aver terminato con un bilancio di 6-6.
Cercando di non pensare alle polemiche già montate da Georgia e Usc di seguito alle rispettive vittorie (entrambe lamentavano l'esclusione dal Championship), Mark Mangino ha preso ciò che questa stagione gli ha dato con pieno merito, ma ha promesso di non accontentarsi: questo è solo l'inizio, ha detto il rotondo head coach, non è il punto d'arrivo.
E per Kansas, una volta conosciuta solo per il basket, si profila un futuro quantomeno luminoso.