La festa di Ohio State, campione della Big Ten di football
Ohio State fa esplodere definitivamente la Tresselmania e se il #5 ottenuto nel ranking non sarà certamente sufficiente ad ottenere un pass per il National Championship la vittoria su Michigan, la sesta in sette stagioni, basta e avanza per violare la Big House portandosi a casa, in un pacchetto "due in uno", titolo di conference e accesso garantito al Rose Bowl. Non era così scontato che i Buckeyes tornassero dal Michigan con la vittoria viste che le ultime due partite, con i problemi del primo tempo contro Wisconsin e la sconfitta interna con Illinois, ci avevano consegnato una squadra con meno certezze e non più dominante come per larga parte della stagione. Certo, un pizzico di amaro in bocca rimane, per quella sola sconfitta che costa la possibilità di provare a vincere il titolo nazionale ma, per quelle che erano le premesse di inizio stagione, i ragazzi di Jim Tressel sono andati oltre ogni più rosea aspettativa, dimostrandosi più pronti di tutti gli altri, più continui e più bravi a incassare i dividendi degli ultimi recruiting. E così arrivato il titolo numero 32, il terzo consecutivo.
La partita del Michigan Stadium è stata interpretata in maniera perfetta da Ohio State, la quale si è adattata subito al clima tattico giocando quasi esclusivamente sulle corse di un ispiratissimo Chris Wells (39/222, 2 TD) abile come al solito a sfruttare il gioco della propria linea e a rifilare una yard dopo l'altra agli avversari, illusi soltanto per poco dal field goal del vantaggio di K.C. Lopata. La gara dei Wolverines terminava in fatti lì, dopodiché non restava più nulla, se non un gioco offensivo vittima della prepotenza avversaria con un Vernon Gholston maestoso, una costante spina nel fianco di Chad Henne. Tressel si accontentava di 13 lanci da parte della propria squadra, contenendo in fase difensiva gli avversari e giocando sul cronometro e, grazie a Wells, la tattica riusciva alla perfezione. I 37:50 minuti di possesso e il 7/18 di conversione nei terzi down (contro il 3/18 avversario) consentivano ai Buckeyes di mantenere costantemente la gara sui binari giusti e di arrivare fino in fondo senza eccessivi patemi. Un 14-3 che non ammette repliche e che si basa di fatto su un dominio sul campo fatto di 279 yard di total offense contro le 91 concesse.
Numeri che hanno spinto Lloyd Carr, coach di Michigan, a ritirarsi, oggi, dopo 13 anni ai Wolverines. Certo, non saranno state solo le yard subite e l'incapacità di trovare un buco nella difesa avversaria a spingere il coach a questa decisione, ma un'intera stagione partita col piede sbagliato e che in più di un'occasione aveva dato adito a presentimenti di questo tipo. Ma se i Wolverines avessero vinto sarebbe stato lo stesso? Chissà … poco importa comunque, visto che ad Ann Arbor non lascerà di certo un cattivo ricordo.
Tressel gli ha però rovinato la festa, e alla fine non si è detto nemmeno troppo soddisfatto di un attacco che avrebbe voluto più consistente, più forte in fase di segnatura anche se, parole sue che non possiamo non sottoscrivere, "14 punti oggi sono stati sufficienti per vincere la Big Ten". Ovvio, considerando che dopo aver annullato Chad Henne i suoi ragazzi hanno persino ridotto a zero Mike Hart, recordman dell'università in fatto di corse e limitato a 44 yard in 18 portate, la sua peggiore prestazione di sempre. Tutto bene, insomma, e tutto bene anche per Illinois, che chiude la stagione al secondo posto della conference e si piazza al #17 del ranking, con ottime chance di giocare un bowl superiore a quello di Michigan, probabilmente il Capital One Bowl di Orlando, il primo gennaio, contro un'avversaria della SEC. Dopo aver sconfitto OSU una settimana fa, gli Illini si sono tranquillamente liberati dei grandi rivali di Northwestern (6-6, 3-5 Big Ten) chiudendo a 9-3 (6-2), una vittoria stagionale in più dei Wolverines.
Per Michigan pesa un avvio disastroso, ma la squadra di coach Carr ha avuto il pregio di non mollare mai e di rimanere in gioco almeno per il titolo di conference ed il conseguente viaggio a Pasadena per il Rose Bowl, fino all'ultima giornata. Stesso record dei Fighting Illini per la Big Ten, una sconfitta in più in stagione dove scegliamo, una a caso, la debacle interna con Appalachian State, college di Division I FCS, la ex I-AA. Potrebbe così finire all'Outback Bowl di Tampa Bay la carriera di allenatore di Carr, mentre per Wisconsin ci sarebbe a questo punto la sfida con la Big 12 all'Alamo Bowl.
I Badgers (9-3, 5-3) hanno chiuso battendo Minnesota (1-11, 0-8) 41-34 ottenendo un posto al #21 del ranking che potrebbe pesare su Michigan per la scelta del bowl, rimanendo in ogni caso su una fascia di livello medio-alto. I Badgers, grandi favoriti in avvio, hanno pagato lo scotto di tutte le formazioni che avrebbero dovuto occupare il podio in Big Ten, perdendo due gare di fila che ne andavano a compromettere la stagione. Per Wisconsin è poi giunta anche la sconfitta contro OSU; stessa fine di Penn State, la quale alla fine ha però accumulato ben 4 sconfitte chiudendo 8-4 (4-4 in Big Ten). Per i Nittany Lions in arrivo con ogni probabilità il Champ Sports Bowl di Orlando contro una rivale di ACC.
Restano da assegnare l'Insight Bowl (Tempe) e il Motor City Bowl (Detroit) che finiranno per onore di classifica a Iowa (6-6, 4-4) e Michigan State (7-5, 3-5) con gli Spartans capaci di strappare la vittoria nell'ultima gara di stagione a Penn State (35-31) e di raggiungere in classifica Purdue, Indiana e Northwestern: le prime due sconfitte negli scontri diretti e l'ultima, che ha rappresentato una sconfitta, distaccata nel computo stagionale di vittorie totali: una in meno per i Wildcats.
Statistiche individuali
Uno sguardo alle statistiche individuali prima di analizzare, più avanti e più a fondo, risultati e premi ottenuti dai vari giocatori della Big Ten. Il quarterback con più yard lanciate è C.J. Bacher di Northwestern con 3656 yard (ma un 19-19 tra TD e INT) che sorprende Curtis Painter (3555) protagonista della spread offense di Purdue. Isiah Williams di Illinois è ultimo con sole 1498 yard, ma le due sorprese più negative sono Chad Henne di Michigan (1565, tra i più attesi ma vittima di alcuni problemi) e Todd Boeckman, che ha guidato OSU al titolo con sole 2164 yard ma un ottimo rapporto tra TD e INT (23-12). Per Boeckman va comunque detto che vi sono parecchie attenuanti, vista l'inesperienza del quarterback e le non eccessive aspettative volte su di lui. Boeckman si è inoltre ritrovato in un sistema molto capace sul gioco di corse, e la possibilità di gestire con calma l'attacco senza gettare palloni è stata sfruttata piuttosto bene per larga parte della stagione.
Dicevamo di Juice Williams degli Illini, che lancia poco ma aggiunge 774 yard di corsa, il decimo miglior risultato della Big Ten, superiore ai migliori RB di Northwestern e Minnesota. Rashard Mendenhall, sempre Illinois, chiude al comando con 1526, ed è anche il top scorer di categoria con 16 fughe in meta. Lo seguono Chris Wells (1463 yard, 14 TD), tra le grandi rivelazioni dell'anno, e l'ottimo Javon Ringer di Michigan State (1346). Sottotono P.J. Hill, grande rivelazione del 2006 dove dominò questa particolare classifica e che chiude 6° a 1080 yard, appena dietro ad un altro grande deluso, Mike Hart, fermatosi a 1232.
Anche tra i ricevitori c'è una sorpresa visto che è Devin Thomas di Michigan State il miglior WR dell'anno (1226 yard, 8 TD) il quale chiude nettamente davanti al favorito Mario Manningham (1096, 11). Solo tre i WR oltre le 1000 yard, con il podio chiuso da James Hardy di Indiana (1075, 16) redshirt junior reduce da un'ottima stagione. Delusi Treavis Beckum di Wisconsin, fermo a 960 (con 6 TD) e Dorien Bryant (923+8) che sperava di sfruttare meglio il gioco di Painter.
Classifica
Squadra, Record Big Ten (Record totale)
Ohio State 7-1 (11-1)
Illinois 6-2 (9-3)
Michigan 6-2 (8-4)
Wisconsin 5-3 (9-3)
Penn State 4-4 (8-4)
Iowa 4-4 (6-6)
Michigan State 3-5 (7-5)
Purdue 3-5 (7-5)
Indiana 3-5 (7-5)
Northwestern 3-5 (6-6)
Minnesota 0-8(1-11)