Delirio a Boone (NC), Appalachian State ha battuto Michigan (#5) in trasferta: è già leggenda!
Quando una partita non la devi vincere, quando il destino ti si è schierato contro, tu non vinci, punto. Semplicemente questo, non c'è molto da aggiungere quando una giornata gira nel peggiore dei modi. E poco importa chi tu sia e chi tu abbia di fronte, quando il tuo tabellino segnala due conversioni da due punti fallite, due field goal bloccati e 34 punti concessi a una squadra della Football Championship Subdivision davvero significa che qualcosa era scritto. Il più grande capovolgimento di valori probabilmente mai visto nella recente storia del football collegiale si è così consumato nella prima giornata di NCAA e non in un teatro qualsiasi, ma al Michigan Stadium, a casa di quei Wolverines che puntano a un BCS bowl o, addirittura, alla finale per il titolo.
Tutto finito? Forse no, di certo non la lotta per la Big Ten, comunque ora nettamente in salita; la mazzata che però arriverà con le nuove classifiche rischia di essere devastante e certamente la corsa al titolo può già considerarsi terminata. Michigan, che veniva vista al quinto posto della nazione, ha ospitato ieri i ragazzi di Appalachian State, squadra che sta tentando di riscrivere i record in quella che fino allo scorso anno era conosciuta come Division I-AA, ed ha permesso loro di vivere la giornata più gloriosa della loro storia, quella che per molti di quei ragazzi, praticamente tutti, verrà ricordato per sempre come un Super Bowl personale. Sia chiaro, una buona squadra di quella divisione può certamente competere con infelici programmi stazionati al piano di sopra e, sicuramente, avrà modo di mettere in evidenza alcuni dei più brillanti talenti a disposizione, gente che non sfigurerebbe, se non in una Big XII, certamente in una Conference USA; giocatori che poi un posto in estate a provare per qualche squadra Nfl lo trovano più spesso di quanto non si immagini. Ma qui si è trattato dal più classico Davide contro Golia con il primo che, ogni tanto capita ancora, ha la meglio sul terribile gigante. La classica bella storia, la favola di inizio anno, la partita tipica del college che aumenta il numero di pazzeschi episodi da raccontare.
Quello che più di centomila spiazzati, attoniti e increduli tifosi giallo-blu hanno dovuto "gustarsi" ieri è stato però forse qualcosa di più, un pezzo di storia del college football scritto dal vivo davanti ai loro occhi; quella che doveva essere un'affascinate sfida tra i due volte campioni della FCS e una della grandi della FBS (la Football Bowl Subdivision) si è trasformata nell'impresa che vale una vita intera di sacrifici sul campo. Gli Appalachian State Mountaineers se lo sono meritato questo sogno, questo pezzo di storia, hanno conquistato uno dei più storici campi della palla ovale universitaria giocando un football fatto di sacrificio e speranza, hanno scatenato le due stelline che avevano a disposizione, il quarterback Armanti Edwards e il runningback Kevin Richardson ed hanno colpito a più non posso per poi difendere, coi denti e la buona sorte, un vantaggio che all'ultimo sembrava perso per sempre. E per chi non può essere presente a certe manifestazioni dal vivo resta il ricordo delle immagini, dei tifosi con le mani tra i capelli e di una sideline fatta di ragazzi che si abbracciano, urlano, esultano come se tutto fosse finito in quel momento. I Mountaineers sono nella storia e sarà dura impedire ai loro "pari-livello" la terza vittoria in tre anni del titolo di FCS, vittoria che diventerebbe a sua volta un primato unico, mai realizzato prima.
Si dovrebbe parlare di Big Ten in queste righe, persino Jerry Moore, coach di AppState, pensava di dover rilasciare interviste standard dopo la gara di ieri, ringraziando i suoi ragazzi per l'impegno profuso in campo e avvertendo i giornalisti che la caccia al "three-peat" sarebbe cominciata veramente solo la domenica successiva. I Mountaineers venivano da 23 vittorie consecutive all'interno della FCS, e da quattro anni non perdono in casa (27 partite), ma ora, nella sala dei ricordi, delle foto e dei trofei, troverà posto questa impresa. Dovremmo parlare di Big Ten, dicevamo, ma i titoli devono necessariamente essere tutti per questa piccola università di Boone, North Carolina, l'America è per un giorno ai loro piedi e con tutti i difetti che può avere questa nazione di certo sa come onorare queste imprese. La gara era iniziata nel modo più prevedibile, con una meta di Mike Hart che avrebbe dovuto spianare la strada a Michigan; l'idea iniziale è che i Wolverines prendano un po' sottogamba gli avversari e sottovalutino le qualità dell'agile Armanti Edwards, il quale pesca per un big play Dexter Jackson e pareggia. Poi di nuovo il vantaggio dei padroni di casa e un pazzesco secondo quarto dove Edwards distrugge la difesa avversaria mentre la propria difesa erige un muro invalicabile e recupera un turnover. Il quarterback di AppState manda in meta altri due compagni su lancio e segna una meta su corsa, muovendosi rapidamente nel mezzo delle linee avversarie, correndo e danzando fino al tuffo che scavalca due avversari e lo vede atterrare in piena endzone. E'una sensazione stupenda assistere a una squadra che si batte in questo modo, ma il sogno sembra destinato a terminare. Nel terzo periodo Michigan è frastornata ma piano piano riemerge dal proprio incubo, Chad Henne sbaglierà ancora molto, verrà intercettato di nuovo, ma riuscirà finalmente anche a conquistare buone posizioni di campo. Mike Hart correrà alla fine 188 yards e quando ormai la difesa dei suoi sembra aver messo definitivamente la parola fine sulle velleità avversarie, recuperando palloni, chiudendo i varchi, costringendo sempre al punt i Mountaineers, ecco che il runningback infila una splendida corsa da 54 yards e porta i suoi sul 32 a 31 con 4:36 da giocare.
Edwards viene intercettato, la squadra è stanca, la difesa di Michigan finalmente ha preso le giuste misure e il sogno è davvero finito. Michigan va per un field goal che potrebbe chiudere quasi tutte le porta agli avversari dopo che nelle ultime due mete ha fallito altrettante conversioni da due punti, ma Jason Gingell vede il suo calcio bloccato e, qui, accade l'impensabile. Armanti Edwards annusa la paura dell'avversario come uno squalo potrebbe percepire da lontanissimo il sangue di una preda, studia quelle paure e le attacca, con le gambe, con le braccia e soprattutto con il sangue freddo del campione. Corre 18 yards per riportare la squadra fuori dal pantano in cui i Wolverines l'avevano infilata, lancia per CoCo Hillary per 4 yards, pesca T.J. Courman per 20, Hans Batichon per 6 e Dexter Jackson per 5, tutto senza errori, senza sbavature. E, di nuovo, mentre l'orologio corre verso lo scadere, il cuoio ha come destinatarie le mani di CoCo Hillary, che riceve palla e la porta fino alle 5 yards avversarie fermato da due, tre, quattro difensori avversari; un gioco da 24 yards che vale una posizione d'oro. AppState manda subito Julian Rauch a calciare al primo down e torna avanti di due punti, ma Chad Henne riesce a mandare immediatamente Mario Manningham sulle 20 avversarie con un pallone da 40 yards.
Timeout, e l'impresa sembra sgonfiarsi sul più bello, a ventisei secondi dal termine Jason Gingell va per il field goal più importante della stagione. E' solo la prima partita, è solo una squadra di DI-AA, è solo un field goal da 37 yards, è solo settembre: ma tutto questo vale un campionato. Gingell parte e calcia, ed il silenzio che accompagna il suo camminare immediatamente dopo aiuta a capire che l'ovale si è infranto per la seconda volta sugli special team avversari. Adesso sì: la storia è scritta definitivamente. Vale a poco rendere l'onore delle armi, il 2007 rischia di essere già ben compromesso per Michigan; Mike Hart ammette il disappunto, dice chiaro e tondo che per la sua scuola è la peggior sconfitta di sempre, rende omaggio al rivale e saluta il campionato. Coach Moore è incredulo e sotto shock alla fine, il kicker Rauch ci fa sapere di aver sognato quel field goal decisivo per una vita intera. Armanti Edwards (17/23, 223 yards, 3TD, 2 INT più 17/62 corse, TD) è nella mischia coi suoi compagni casco in mano alzato verso il cielo a cantare vittoria in uno stadio già semideserto e con il sogno di passare l'estate 2008 a dimostrare qualcosa in un training camp Nfl come "invitato d'onore".
Fine della storia, fine della bella favola. Ora le due squadre torneranno alla proprie vicende, con il Mountaineers impegnati alla caccia del terzo titolo e i Wolverines che cercheranno di salvare una stagione cominciata, banale dirlo, nel peggiore dei modi. E certamente nessuno ha pensato di fare un regalo a Michigan mettendosi a sua volta nei guai, anzi. Wisconsin, per alcuni favorita nella Big Ten, per altri appena dietro a Michigan, ma in ogni caso al #7 del ranking, ha battuto Washington State 42-21, soffrendo forse un po' troppo in difesa e staccando definitivamente gli avversari solo nell'ultimo periodo grazie a un TD di P.J. Hill (84 yards) e uno, sempre su corsa, del quarterback titolare Tyler Donovan, confermato come numero uno da Bret Bielema solo un paio di settimane fa.
Anche Penn State (59-0 su Florida International) e Ohio State (38-6 a Youngstown State) non si sono fatte pregare e hanno messo in banca due prevedibili vittorie che permettono loro di stare davanti in classifica ai più quotati avversari e di mettersi dietro Michigan nel ranking della prossima settimana. C'era curiosità intorno ai nuovi Buckeyes di Jim Tressel, il quale aveva appena battezzato Todd Boekman come QB titolare; il junior da St. Henry, Ohio, lo ha ripagato con una gara precisa e pulita, segnando tre TD, senza macchiare la casella degli intercetti e completando per 225 yards.
Partita molto bene anche Michigan State che ha strapazzato UAB con un pesante 55-18 concedendo gloria agli avversari praticamente solo negli ultimi quindici minuti di football dopo averli sovrastati per tutta la gara e con il liberiano Jehuu Caulcrick, eroe della gara, capace di correre per 4 mete.
Bene i Wildcats di Northwestern che rispettano nel migliore dei modi il pronostico contro Northeastern e rifilano agli Huskies un bel cappotto con 27 punti segnati e un Tyrell Sutton in grande evidenza (108 yards corse, TD). Esordio 2007 anche il Soldier Field, sfruttato da Northern Illinois per ospitare alla prima di campionato Iowa; forse un po' intimoriti dal palcoscenico d'essai gli Hawkeyes non hanno disputato la migliore delle partite, ma la difesa, con tre intercetti, ha tenuto alla larga gli avversari concedendo un solo field goal e permettendo ai propri colori di portare a casa un positivo 16-3. Straripante come al solito è stato invece l'attacco di Purdue, capace di infilare 52 punti in trasferta contro Toledo con Curtis Painter a 14/30 per 251 e 4 TD. La difesa dei Boilermakers ha concesso 24 punti rendendo così ancora più altisonante la limpida vittoria di Indiana (55-7 nel "derby" esterno con Indiana State sconfitta per la 28^ nelle ultime 29 partite) con il QB Kellen Lewis a lanciare i due TD passes più lunghi della propria carriera producendo via aerea tre mete nei suoi primi quattro passaggi e celebrando nel migliore dei modi la prima apparizione degli Hoosiers dopo la morte del coach Terry Hoeppner, allenatore celebrato ampiamente prima della gara per quella che è risultata la più emozionante delle notti di Indiana University da un po' di tempo a oggi.
A far compagnia ai Wolverines restano così solo due scuole: la prima è Illinois, che parte male perdendo in casa con Missouri (40-34) la gara che doveva rappresentare l'inizio della stagione della svolta per coach Ron Zook. Il tentativo di rimonta finale degli Illini guidati da un incerto Eddie McGee e senza un gioco di corsa davvero credibile con una difesa completamente affettata via aria dalle giocate di Chase Daniel è vanificato però solo all'ultimo, quando proprio un lancio di McGee veniva intercettato da Cornelius Brown sulla prima yard di Missouri. Per la cronaca, anche il pallone del 13-6 per Mizzou era dovuto a un infortunio di McGee, di nuovo condannato da Cornelius Brown, uomo in più della difesa dei Tigers; su una finta di corsa, McGee giocava una sorta di sneak perdendo il pallone a un passo dalla endzone. Palla recuperata da Brown in area di meta e corsa con tutto il campo coperto palla in mano. Illinois confida comunque in una buona stagione nonostante le indecisioni del proprio freshman quarterback che, a questo punto, potrebbe lasciare presto il posto al più "celebre" Juice Williams, ora atteso al banco di prova.
L'altra sconfitta della giornata è Minnesota, battuta grazie a una conversione da due punti realizzata da Bowling Green al primo overtime. Gara dai due volti, con Minnesota in difficoltà a inizio gara ma pronta a recuperare e portarsi avanti dal terzo quarto in poi grazie soprattutto al runningback Amir Pinnix (28/167, 2 TD più un TD su ricezione). A sei secondi dal termine il kicker dei Falcons Sinisa Vrvilo spedisce le squadre ai supplementari con un field goal dalle 35 e, subito dopo, è di nuovo Pinnix, sul 24 pari, a segnare nel primo overtime con una corsa da 24 yards. I Falcons pareggiano e segnano da due punti, condannando i Golden Gophers a far parte del trio degli sconfitti nella prima uscita 2007 della Big Ten Conference.