Albert Pujols e Barack Obama: la strana coppia dell'All Star Game!
Titolo un po' altisonante per raccontarvi per l'ennesimo anno un avvenimento che, per l'MLB come per tutti gli altri sport a stelle e striscie, suona un po' desueto alle nostre orecchie italiane, lontane in queste occasioni come non mai dallo spirito di tali competizioni.
Nella notte di domenica, l'Home Run Derby ci aveva consegnato un nuovo campione: il giocatore dei Brewers Prince Fielder che aveva battuto in finale di una lunghezza Nelson Cruz che ha idealmente sostituito nella competizione il compagno di squadra Hamilton, protagonista senza vittoria dell'anno scorso.
Nella partita delle stelle del lunedi, invece, l'American League ha ribadito la sua superiorità battendo la National 4 a 3. E' ormai il tredicesimo anno di fila che questo succede, ed in dono i vincitori hanno l'eventuale gara 7 delle World Series in casa, vantaggio considerevole se pensiamo che dagli anni ottanta in poi nessuna gara 7 è stata vinta dalla squadra ospitata.
La partita è iniziata con Tim Lincecum e Roy Halladay sul monte. Brutte prestazioni dei due, e già dopo un solo inning la contesa è sul 3 a 2 per la National League. Ma chi si aspetta una slugfest rimarrà deluso. I pitcher subentranti (uno ad inning per entrambe le squadre) dominano le lineup, e concedono pochissimo.
Tocca a Johnathan Papelbon prendersi la prestigiosa vittoria, quando i suoi portano a casa il punto del definitivo 4 a 3 c'è lui in carica sul monte, mentre sarà il classico Mariano Rivera, abituatissimo a tali palcoscenici, a fornire la salvezza risolutiva.
L'MVP è Carl Crawford, che arpiona una palla che avrebbe dato molte basi agli avversari con un salto alla recinzione. Decisivo, e titolo di miglior giocatore del tutto meritato, considerando che non ci sono stati home run ed il punteggio è stato basso.
E' stata però una due giorni all'insegna dei protagonisti, non necessariamente sul campo da gioco. Primo protagonista Albert Pujols.
Non si direbbe dalle prestazioni. Un Home Run Derby concluso in semifinale, un errore sanguinoso nel primo inning della partita principale, la sconfitta dei suoi.
Albert rimane però il personaggio principale dell'avvenimento: nel ballpark casalingo è lui a fare gli onori, dando il bentornato ai grandi del passato dei Cardinals e ricevendo il lancio iniziale. Poi è il più ricercato per gli autografi ed il più chiaccherato dalla stampa, come se l'All Star Game nella sua Saint Louis fosse l'occasione per ricapitolare una carriera già leggendaria statisticamente.
E allora tutti ad interrogarsi quale posto egli occupi nella classifica dei migliori prima base di tutti i tempi, tutti a dire che è perfetto, tutti a decantarne ne lodi. Tanto che viene paragonato come altro lato della medaglia sulla cui faccia malvagia ci sono i due assenti illustri Alex Rodriguez e Manny Ramirez.
Parole in libertà , insomma, argomentazioni utili a riempire le pagine dei siti internet in attesa che la stagione ricominci. Ed in attesa della prossima offseason, che forse vedrà Pujols come nuovo (e vecchio) MVP della National League.
Un MVP, a suo modo, è il nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Suo il primo lancio di questo ASG, suo il ringraziamento a tutti quei giovani che danno la vita nelle battaglie che si è ritrovato a dover coordinare, e suo il ricordo all'inzio della serata di lunedi, per tutte quelle persone che nella vita di tutti i giorni compiono piccole grandi opere di carità nel sociale.
Un ringraziamento a cui si uniscono anche gli ultimi 4 suoi predecessori, per un momento televisivo molto particolare, a cui segue l'abbraccio sul diamante tra i campioni delle due squadre ed una rappresentanza di queste persone che Obama non esita a definire "All Stars" a loro volta.
E poi il piccolo show del first pitch: il primo afroamericano alla Casa Bianca sale la scaletta del dugout e la sua piccola minaccia di indossare una felpa di quei Chicago White Sox che sono la sua squadra del cuore si concretizza.
Una parte del ballpark fa partire qualche timido booooo, evidentemente in disaccordo con la scelta di campo operata dal Presidente. Che riceve la palla delle mani di Stan Musial, seduto in un cart a pochi metri dal catcher di eccezione, sempre Pujols, che da li a poco farà un passetto in avanti per ricevere il lancio corto che gli arriverà dalle mani più potenti d'America.
Una bella festa, uno showcase per alcuni, e soprattutto una celebrazione leggermente fuori dal classico spartito degli avvenimenti made in USA che siamo abituati a vedere in questi casi. In occasione dell'ottantesima partita delle stelle l'MLB si è quindi rivelata meno conservatrice di quanto ci aspettassimo.
Forse un buon segno, vista la necessità di cambiamento che è ovvia dopo la bufera steroidi che sta facendo vittime sempre più illustri e gli avvenimenti estivi che ci hanno fatti interrogare sull'effettiva bontà del sistema salariale attualmente in uso.
La più grande lega del Mondo del baseball e le sue società sono infatti tenute quest'anno molto più che altre volte ad affrontare una sorta di bilancio di metà stagione, ed è proprio così che ricorderemo questo ottantesimo All Star Game: una parentesi piacevole in un periodo molte tormentato.