Hayes contro Alcindor: scontro fra titani…
Nella storia del basket americano ci sono tante partite che hanno segnato la storia, che hanno fatto epoca, che sono entrate nell'immaginario collettivo come le più belle di sempre, ma solo una è considerata la partita del secolo.
Pensando alla storia NBA ci vengono in mente molte partite che potrebbero meritare questa denominazione: una partita tra Lakers e Celtics, eterna rivalità che ha contraddistinto prima i meravigliosi anni '60, con Baylor e Chamberlain per i Lakers e Russell e Havlicek per Boston, poi tutti gli anni '80 facendo emergere non solo diversi stili di gioco ma anche diverse mentalità : lo spettacolo, lo “showtime” dei Lakers di Magic contro l'orgoglio, il “pride” di Bird e compagni; infine c'è chi potrebbe pensare che “la partita del secolo” faccia parte dell'epopea di Jordan, magari quella dei 63 punti al Boston Garden, gara dopo la quale Bird disse :” é Dio travestito da Micheal Jordan”.
Mi dispiace deludere i migliaia di appassionati che si staranno sicuramente scervellando per ricordare una gara Nba degna di essere ricordata come la partita del secolo, ma è mio dovere avvertirvi di non riguardare tutte le cassette o tutti i video che vi spacceranno belle partite per quella singola gara indimenticabile, anche perchè potreste avere ogni filmato esistente riguardo l'Nba ma non trovereste quella partita.
In palio quella sera infatti non c'erano ne un anello ne una medaglia olimpica, ma il dominio simbolico su tutto il panorama universitario americano, quella partita era valida per il campionato Ncaa.
Correva l'anno 1968, e le motivazioni che ci portano a definire quella partita come simbolo di un secolo intero non sono necessariamente di carattere cestistico.
Infatti, a quarant'anni di distanza, non si ricorda un'altra partita con un così forte impatto a livello mediatico, sociale e, ovviamente, anche sportivo.
A contendersi la vittoria quel giorno c'erano UCLA e i suoi Bruins, guidati da Lew Alcindor, al secolo Kareem Abdul-Jabbar e Houston guidati da un meno conosciuto ma quasi altrettanto forte Elvin Hayes.
UCLA, guidata dal mitico coach John Wooden, veniva da tre vittorie nei precedenti quattro anni (di cui due consecutive) ed era considerata da tutta l'opinione pubblica la squadra da battere.
Il gioco della squadra ruotava ovviamente attorno ad Alcindor che nella sua permanenza all'università perse solamente due partite portando cosi' l'Ncaa ad approvare una regola totalmente contro il concetto stesso di pallacanestro, l'abolizione della schiacciata, scelta forse dettata dalla voglia di voler un po' riequilibrare il campionato stesso.
Houston, dal canto suo, era una squadra solida e compatta allenata dall'altrettanto leggendario allenatore Guy V. Lewis che guiderà la squadra per 30 anni consecutivi dal '56 all' 86, e poteva contare sull'apporto di una stella del valibro di Elvin Hayes, che in futuro sarà scelto dagli Washington Bullets.
Una prima motivazione che ha portato i cronisti dell'epoca a considerare questa partita (pur sempre di stagione regolare) così speciale stava nel fatto che si presentava come una resa dei conti; entrambe le squadre erano imbattute nel torneo, UCLA veniva infatti da 47 vittorie consecutive, e Houston aveva perso la sua ultima partita contro i Bruins l'anno precedente e ovviamente voleva rifarsi.
La seconda motivazione, come detto, è di carattere sociale infatti il maggior numero di spettatori per una partita di pallacanestro è stato registrato esattamente quella notte: 52693 spettatori, un record ancor oggi imbattuto, non solo nell'Ncaa ma anche nelle leghe maggiori o alle Olimpiadi.
Il perchè di questo dato va cercato innanzitutto nell'enorme capienza dell'impianto in questione, stiamo infatti dell'Astrodome di Houston, palazzetto mastodontico utilizzato dai Cougars fino al 1997 e teatro fino alla chiusura definitiva del 2001 di eventi sportivi di ogni tipo tra cui partite di football, partite di baseball ed eventi WWE.
Ma non è solamente la grandezza dell'impianto ad attirare il grande pubblico, infatti come certamente saprete l'affluenza di pubblico alle partite Ncaa è mediamente superiore a quella di una partita Nba, questo perchè un americano che frequenta l'università entra a far parte di una cerchia di cui si sentirà per sempre membro, di conseguenza la fede per la propria squadra universitaria sarà sicuramente superiore a quella per una squadra di club.
Questo è ampiamente dimostrato ad ogni partita Nba, difatti quando un giocatore viene presentato dallo speaker dopo il numero, l'altezza e il peso viene subito ricordata l'università frequentata, per il giocatore motivo di orgoglio.
Tutto cio' è favorito anche, se non soprattutto, dalla mentalità che è propria degli americani riguardo allo sport: loro concepiscono la partita come uno spettacolo, l'equivalente di una serata al cinema, lasciando a casa la violenza e le cattive intenzioni.
Ma il motivo più importante per essere lì quella sera era che si poteva apparire in televisione.
Detta così questa frase potrebbe suonare stupida e senza senso ma all'epoca non era affatto così.
La partita del 20 gennaio all'Astrodome di Houston è stata infatti la prima partita della regular season Ncaa trasmessa in diretta dalla televisione americana, una volta infatti le partite del campionato erano trasmesse solo a partire dalla post-season, e per questo evento era stato schierato un commentatore d'eccezione, niente meno che Bob Pettit stella dell'Nba anni 50.
Dopo aver spiegato le motivazioni e aver compreso l'importanza di questa partita nel contesto di un'america nel pieno boom della guerra in Vietman e dell'amministrazione Lindon Johnson, è giusto sapere come andò la partita.
Il match è da subito molto teso e alla fine del primo tempo Houston è avanti di 3 lunghezze.
Nella ripresa si accende il duello tra le due stelle e, anche se non si marcavano direttamente per una evidente differenza di altezza, Hayes riesce a stoppare ben tre tiri di Alcindor guadagnandosi il soprannome di “Big E”.
A due minuti dallo scadere due tiri liberi di Lucius Allen di UCLA riportano il risultato in parità sul 69 a 69.
Nell'azione successiva Hayes subisce fallo su una penetrazione verso canestro e con tutta la pressione del mondo addosso segna i due liberi che fissano il risultato sul 71 a 69 per Houston regalando cosi una gustosa rivincita ai suoi tifosi e dimostrando una volta per tutte che la corazzata losangelina non era più imbattibile, anche se alla fine il campionato venne effettivamente vinto da UCLA.
Per concludere, mi sembra corretto ripercorrere la carriera tra i pro delle due stelle di queste due grandi squadre per vedere se hanno mantenuto lo stesso rendimento stellare che avevano al college. Per quanto riguarda Kareem, nulla è più vero di questo.
Jabbar ha disputato venti stagioni Nba, vincendo 6 volte il titolo, una volta con i Milwaukee Bucks, squadra che l'ha scelto nel '69, e 5 con i Lakers squadra in cui ha militato dal '75 all'89.
E' inoltre il giocatore che ha segnato il maggior numero di punti totali nell'Nba, 38387, il giocatore piu selezionato per l'All-Star Game, 19, il giocatore con più minuti giocati, 57446, e il giocatore con più tiri dal campo segnati, 15837.
Kareem è poi ancora, il 3° miglior stoppatore ogni epoca (3189) e ha vinto 6 volte il titolo di MVP della regular season e 2 volte quello di MVP delle finali.
Dal punto di vista caratteriale, Jabbar è stato uno dei giocatori più sportivi e corretti di sempre, tant'è che quando, all'inizio della stagione '88-'89 annunciò che si sarebbe ritirato, ricevette regali dei regali da parte delle società che accoglievano i Lakers, tra cui una sedia a dondolo e una Harley Davidson.
Elvin Hayes non è stato sicuramente al livello di Jabbar ne è riuscito a vincere la stesso numero di trofei inanellata dal gigante di Harlem, ma ha comunque scritto importanti pagine di storia Nba. Difatti è lui l'arteficie dell'unico titolo vinto dagli allora Washington Bullets, grazie al grande affiatamento con Wes Unseld, centro di poco superiore ai due metri.
Hayes non sarà molto famoso in Italia ma ha chiuso la sua carriera Nba, giocata con le maglie di Houston, Washington e poi ancora Houston nel 1984 con 21 punti di media e 27313 totali, non proprio numeri da giocatore qualunque.