Il trionfo di Florida, il titolo nazionale è suo!
Il primo National Championship Game nell'era della NCAA del BCS è giù un pezzo di storia importantissimo per il football americano collegiale. I Florida Gators vincono ribaltando il pronostico e lo fanno in modo assolutamente schiacciante, da veri padroni del campo, spazzando via la #1 del ranking nazionale, quei Buckeyes da Ohio State University considerati da molti, a ragione, una squadra imbattibile per Florida. Ed invece il tutto viene ribaltato dal campo, un 41-14 che più che un verdetto appare come una condanna devastante per OSU, che perso Tedd Ginn nelle battute iniziali della gara non ha più saputo reagire alle mosse difensive degli avversari.
Non era un squadra da sottovalutare questa di Florida, ma per molti non era nemmeno meritevole di giocarsi questa partita di Glendale, la vera sfida al titolo, per tanti analisti e appassionati, sarebbe dovuta essere il rematch tra OSU e Michigan. Niente rivincita per i Wolverines ed esame passato in pieno da FU, la quale non solo vince la corona nazionale, ma con questo scarto di punti si arroga pienamente il diritto di potersi considerare il miglior programma d'America senza scaturire il minimo dubbio. Almeno fino a settembre.
La gara che ha già fatto storia era cominciata nel migliore dei modi per OSU che riusciva a sbloccare subito il risultato in proprio favore grazie a Ted Ginn, il quale nell'unico gioco della propria partita infilava un ritorno da 93 yards e sei punti. Sedici secondi e sembrava finita, tutti a rilassarsi convinti che i Buckeyes avessero semplicemente dato il via agli scontati festeggiamenti. Ginn, invece, smette subito di sorridere, avverte un forte dolore al piede e abbandona la gara. OSU perde velocità offensiva e soprattutto profondità per i big plays di Troy Smith. Sì, Smith, che chiude una stagione stupenda culminata nell'Heisman Trophy e spezzata ieri sera da Chris Leak e compagni.
I Gators prendono in mano il pallino del gioco, la difesa di OSU ha fatto discretamente quest'anno ripartendo quasi da zero, ma è stato evidente contro Michigan come possa soffrire gli attacchi concreti e che sanno far girare bene l'ovale tra terra e aria. Chris Leak lo capisce al volo, chiuderà con 213 yards e un TD, e comincia a guidare i propri receivers con fermezza e tranquillità , senza mai eccedere. Il suo primo drive è già da pareggio grazie a una ricezione di Dallas Baker da 14 yards dopo aver sezionato il campo con lanci molto brevi.
Ginn stringe i denti e prova a rimanere in campo ma è evidente che qualcosa non vada. Viene "colpito" per un incompleto e sparisce piano piano dalla scena, lasciando Troy Smith senza idee e senza aiuti e Jim Tressel impotente sulla sideline senza un minimo di idee per un eventuale "piano B". L'attacco di OSU non macina mai gioco, alla fine si ritroverà con 8 primi downs (contro 21) ed una sola conversione di terzo su nove tentativi (contro un 10-19 di Florida che mette a referto anche un 2-3 nei quarti downs). Il totale è impietoso per gli ex numeri uno, 370 a 82 yards di total offense, un possesso palla di 40:48 per i vincitori che forzano anche due turnover tra cui un intercetto a Smith, il re senza regno e senza corona.
Smith non ha scuse per la scellerata partita giocata: 4 lanci completati, anche se mancava Ginn, sono una miseria ed una prova di quanto la pressione, o l'eccessiva convinzione, abbiano pesato sulla sua testa; qualunque sia la causa non è un buon segno in vista di un draft che già non lo vedeva tra i più corteggiati. Smith non è riuscito a lanciare, a trovare supporto nei compagni, a muoversi sulle gambe e sfuggire alla pressione (immensa) di Florida, ha chiuso con 35 yards lanciate mentre la sua squadra crollava. Sarebbe servito un miracolo della difesa, ma era impossibile pretenderlo da chi è in fase di crescita e non è pronto a un salto di questo tipo.
Con OSU allo sbando offensivo i Gators hanno colpito ancora nel primo periodo con Percy Marvin e ad inizio secondo con DeShawn Wynn (69 yards corse, miglior runner della gara) prima che Antonio Pittman, unico giocatore in grado di fare qualcosa che assomigliasse a giocare a football per Ohio State, provasse a tenere in piedi la gara. Pittman segna il secondo TD dei suoi, corre per 62 yards totali e con la sua meta ridona speranze ai propri tifosi.
Speranze affossate da un three and out confezionato, dopo aver recuperato palla, da Troy Smith e Brian Robsikie con tre-incompleti-tre. Qua si capisce che la perdita di Ginn sta diventando insostenibile per le offensive di OSU. Il resto del secondo quarto è tutta una disperazione, field goal di Chris Hetland, sack e fumble forzato su Smith con meta sul possesso seguente e di nuovo Hetland da tre punti. OSU passa al riposo con l'obbligo di modificare qualcosa, ma sarà tutto vano, mentalmente i giocatori sono già a pezzi. L'attacco semplicemente non girerà mai e quando Tim Elbow (autore del secondo TD pass di Florida che chiude con un perfetto "uno su uno da una yard per un TD") segna su corsa (passeggiata sarebbe più adatto) la partita è definitivamente finita. Tressel fa segna il peggiore risultato difensivo della propria carriera in Prima Divisione in fatto di punti subiti, Leak affossa Mr. Heisman, Ginn è rotto. Resta una sola parola: dimenticare. In fretta, possibilmente.
La gara finisce così, senza più rumore, senza più emozioni. Il resto della partita è un controllare l'orologio da parte di chi conduce nell'impotenza dell'avversario ormai al tappeto. Boise State resta l'unico programma importante ad uscire imbattuto dalla stagione, ma nel BCS finale viene premiato da Associated Press come #5, dietro a Florida, nuova regina d'America, Ohio State, Louisiana State e Southern California.
"E' la miglior sensazione possibile essere campione nazionale" ha detto alla fine Leak, immenso protagonista per i suoi alligatori, "sono orgoglioso di come duramente abbiamo lavorato in questi quattro anni e finalmente siamo arrivati fino a questo punto; dopo è bastato prendere vantaggio da questa opportunità che ci è stata data". La fa quasi semplice il quarterback dei Gators, che probabilmente non si aspettava nemmeno una vittoria così pesante sulla temuta OSU.
Protagonista certamente il coaching staff di Florida, ottimo nel preparare la gara e sfruttare al meglio la sfortunata assenza improvvisa di Ginn, ma l'idea reale, per dare il giusto riconoscimento ai campioni, è che anche con il proprio receiver migliore i Buckeyes avrebbero faticato a spuntarla. Non ieri sera, non contro questi Gators. Ed è anche il momento di rispedire indietro le accuse e i sospetti di chi non vedeva questa squadra in grado di meritarsi non la vittoria, ma addirittura la semplice partecipazione a questa gara. Ci pensa Jarvis Moss, defensive end, che sull'uscita del poll finale che vedrà OSU seconda avverte che "onestamente, abbiamo giocato con team più forti di loro. Potrei nominare quattro o cinque teams della SEC che probabilmente potrebbero competere con OSU e che offensivamente giocano alla stessa maniera".
Jim Tressel non ci baderà molto, il suo lavoro era stato perfetto, in primavera sembrava aver rimesso in piedi una buona difesa nonostante le perdite rispetto all'anno scorso, aveva un grande impatto offensivo e la stagione era filata via nel migliore dei modi. Vincendo la Big Ten, lo scontro con Michigan, risultando imbattuta e con l'Heisman Trophy a Smith. Mancava il finale, quello per cui si lotta veramente un'intera stagione, ma Hollywood è troppo lontana da Columbus, e per riscrivere, eventualmente, un finale lieto e differente, bisognerà aspettare un anno. O forse più.