Finisce la favola di Jim Grobe

Brian Brohm è risultato il miglior giocatore dell'Orange Bowl: resterà  a Louisville un altro anno?

Il sogno è finito qui, ma se non altro i componenti dell'organizzazione di football di Wake Forest possono ugualmente sostenere di aver fatto la storia.

Ai Demon Deacons non è infatti bastato rimanere in partita per tre quarti pieni con una difesa molto determinata ed un attacco imbrigliato sulle corse e costretto a muoversi quasi esclusivamente per vie aeree perché troppi (e troppo pesanti) sono stati gli errori che hanno deciso le sorti della sfida, con turnovers arrivati in momenti topici della stessa.

Quella vista all'Orange Bowl è stata una gara molto equilibrata, allenata a dovere da entrambi i coach e preparata con grande attenzione sotto tutti i punti di vista, lasciando quindi poco spazio per uno spettacolo che è sembrato venire fuori timidamente solo nel secondo tempo, dove i pochi big plays hanno finalmente preso forma.

Le squadre si sono sostanzialmente equivalse per abbondante parte dello svolgimento, alternando difficili e faticose arrampicate verso il territorio avversario ad errori che a fine partita hanno inciso negativamente da un lato solo, commettendo qualche fumble di troppo in azioni così dubbie da costringere gli arbitri ad interrompere continuamente il gioco per dare uno sguardo al replay di bordo campo.

La ben conosciuta difesa dei Cardinals ha cominciato alla grande, colpendo con nette perdite le corse pensate da Jim Grobe per aprire la contesa, costringendo da subito Riley Skinner a giocate di improbabile riuscita a causa della grande pressione portatagli addosso: bravo il giovane quarterback ad effettuare sempre la scelta giusta, trovando riferimenti sicuri come i soliti Willie Idlette (91 yards) e Nate Morton (62 yards, TD), tuttavia la sua mancanza di esitazioni non ha sortito i risultati sperati, data la produzione negativa che le gambe di Kenneth Moore (73 yards, 10 nel primo tempo) avevano dovuto sopportare sotto i colpi provocati dai blitz costanti della difesa di coach Bobby Petrino, forte della presenza dell'onnipresente Adrian Grady e del terzetto di linebackers guidato da Malik Jackson.

Mentre l'attacco arrancava producendo solamente 3 punti in tutto il primo tempo con un field goal di Sam Swank, la difesa cercava di limitare le connessioni tra il forte e mobile Brian Brohm, in odore di Nfl, ed i suoi due pericolosi ricevitori, Harry Douglas (165 yards) e Mario Urrutia, quest'ultimo colpevole di un evidente drop commesso per quello che sarebbe stato un facile TD da oltre 60 yards sul primo tentativo vero sul profondo da parte del suo quarterback, e generalmente in difficoltà  nelle traiettorie su lanci corti e diretti in meta a causa della marcatura asfissiante dei più bassi defensive backs avversari.

Con questi presupposti, l'unico modo di far varcare la linea di meta al pallone era uscito ricorrendo alla borsa dei trucchi: oramai prossimi alla redzone e costretti a non tornare a mani vuote, i Cardinals si dovevano affidare ad un gioco sperimentato più volte in allenamento ma che non si pensava fosse in programma per un evento così importante; il protagonista designato era Patrick Carter, un quarterback/wide receiver trasferitosi da Georgia, che raccolto il passaggio orizzontale di Brohm lanciava incrociando diagonalmente il campo, pescando in tutta comodità  il running back Anthony Allen (38 total yards, 2 TD) sul lato sinistro dell'area di meta in quella che era stata l'azione più eccitante dei primi 30 minuti.

Al rientro in campo, dopo aver fallito a loro volta un paio di reverse perdendo qualcosa come 27 yards, i Deacons avevano forzato immediatamente un 3 & out agli avversari, capitalizzando il tutto con un veloce touchdown da 30 yards di Nate Morton, colpevolmente lasciato solo dall'impostazione a zona della difesa di Louisville, la quale dopo ripetuti successi dello schema anche in precedenza non si era accorta dell'efficienza di quella chiamata, subendo continuamente ricezioni nel momento stesso in cui Morton e Idlette incrociavano il campo seguendo una traccia diagonale, senza eseguire nessun tipo di finta in partenza.

Era stato proprio questo il momento in cui si pensava ad un altro potenziale upset, il momento migliore per Wake Forest per colpire e portarsi a casa la preda: l'efficacia dei colpi difensivi era infatti ben supportata anche dalla sequenza di eventi, andata in favore dei Deacons per tutta la durata del terzo periodo. Un deciso Brohm era riuscito a rifarsi sotto con un drive molto convincente seguito al pareggio avversario, ma ancora un fumble aveva fatto da ostacolo nella strada per la meta quando Urrutia aveva perso il possesso dell'ovale durante un placcaggio sulla linea delle 35 yards avversarie, possesso restituito alla squadra di Grobe dall'indiavolato John Abbate, piccolo ma tostissimo linebacker dal cuore enorme e responsabile della maggior parte delle giocate positive del suo reparto.
Nemmeno la restituzione del favore, un turnover commesso dal fullback di Wake Forest Jim Belton aveva sortito effetti, in quanto Art Camody, vincitore in stagione del Lou Groza Award quale miglior kicker, ha fallito una conclusione di 32 yards, solo il quarto errore di tutta la sua annata.
E nel momento stesso in cui Kenneth Moore riusciva finalmente a liberarsi con delle movenze ghepardesche per una corsa di 35 yards dopo tanta fatica, i Deacons andavano sopra di 3 punti ancora con Swank, mentre il tabellone segnalava i primi istanti dell'ultimo periodo di gioco, ottenendo il primo (breve) vantaggio della serata.

Nonostante le ottime marcature di Riley Swanson ma soprattutto di Alphonso Smith, andato anche vicino a bloccare un punt e meritevole del premio di Mvp nel caso i suoi avessero vinto, Brohm riusciva ad orchestrare i due drives decisivi macinando oltre 150 yards, coinvolgendo principalmente un Harry Douglas responsabile di 4 ricezioni per 55 yards nella singola ultima frazione (lo stesso aveva ricevuto anche una bomba di 50 yards in precedenza) ma affidandosi inoltre alle sicure mani del running back Kolby Smith ed alle occasionali traiettorie in uscita dopo finta di bloccaggio del fullback Brock Bolen, autore di una ricezione importante di 13 yards in occasione del drive del vantaggio, (meta da una yarda ancora di Anthony Allen), e protagonista diretto della segnatura della staffa, una corsa di 18 yards arrivata a 6 minuti dal termine che, assieme all'intercetto del cornerback William Gay ai danni di Skinner, ha sancito la definitiva vittoria per 24-13.

A fine gara Brian Brohm è stato eletto come Most Valuable Player in virtù delle 311 yards ottenute su lancio, terza miglior prestazione ogni epoca dell'Orange Bowl dietro ai soli Brady e Leinart, il 70% di passaggi completati, e due serie consecutive di 71 ed 81 yards guidate con fermezza nel quarto periodo con la partita ancora appesa al filo dell'incertezza; ora il ragazzo dovrà  decidere se rimanere per il suo anno da senior oppure se scappare verso le sirene della Nfl, anche se lui sostiene di voler tornare per provare a vincere il titolo nazionale.

Assolutamente positiva è stata anche la prova di Skinner, una delle storie di questo 2006, che ha chiuso con 21/33 per 271 yards, una meta ed un intercetto, apparendo calmo ed intelligente nei riguardi di tutte le scelte fatte sul campo; merito suo se le giocate offensive pur senza produrre quantità  industriali di punti hanno avuto una certa continuità  in assenza delle corse, ed a lui va l'elogio per aver effettuato delle scelte intelligenti e mature anche in situazioni di pressione, forzando solo l'ultima, disperata, giocata offensiva della sua gara.

A Wake Forest non è riuscito l'ultimo miracolo ma ciò, per parafrasare le parole del forte tackle Steve Vallos, non deve mortificare una stagione che resterà  scritta per sempre in grassetto negli annali dell'università .

In fondo, essere arrivati ad un passo dal sogno può essere ugualmente conservato come un dolce ricordo.

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