Il kicker Kevin Kelly esulta insieme a Kevin Suhey (#23) dopo aver calciato l'extra point che ragala la quarta vittoria a Penn State dopo un over time contro Minnesota.
E' ormai sempre più evidente come quest'anno la Big Ten sarà risolta dalla storica sfida tra Ohio State Buckeyes e Michigan Wolverines, uno dei più sentiti rivarly games del paese che varrà per il titolo nella conference e, perché no, per un posto più in alto nel ranking del BCS. I Buckeyes, primi in tutti i ranking della NCAA, continuano la loro marcia trionfale; la vittoria in week 5 in casa di Iowa (seconda sconfitta interna negli ultimi tre campionati) per 38-17 è stata una dimostrazione di forza non indifferente, un impatto ormai costante che la squadra di coach Tressel riesce ad infliggere su ogni avversario. Con queste prerogative era impossibile attendersi di più da Bowling Green nella gara di ieri, anzi, forse già il fatto di aver segnato almeno una meta è stato un gran traguardo per i Falcons.
I Buckeyes continuano a mettere in evidenza una tremenda semplicità nel segnare, Troy Smith (in piena corsa per l'Heisman Trophy) si dimostra sempre più leader e costruttore di grandi numeri. Pur avendo abbassato il numero di yards lanciate nelle ultime settimane Smith continua ad essere un quarterback imprevedibile, ottimo nel guadagno su corsa e capace di muoversi benissimo fuori dal pocket per sfruttare quasi solo esclusivamente le connessioni con Ted Ginn jr. , perfetto per le aggressioni in downfield e finora assolutamente inarrestabile. La sfida con Michigan passa dall'asse tra questi due giocatori ai quali va aggiunta la solidità di Antonio Pittman e quella di una difesa davvero notevole. I Wolverines non sembrano attualmente in grado di giocarsela fino in fondo contro OSU, ma la loro marcia verso il finale di stagione resta comunque notevole. Il 31-13 rifilato nel derby a Michigan State ha evidenziato di nuovo come la squadra guidata da Chad Henne sia in possesso di un ottimo impianto offensivo ma, al tempo stesso, di una difesa che troppo concede alle velleità degli avversari. Il junior Mike Hart ha raggiunto le 672 yards corse (dieci in più dello sfortunato 2005), superando per cinque volte in sei gare le 100 yards e rimane la maggiore garanzia dell'attacco, quando la difesa continua a concedere non meno di due TD a partita, aspetto che potrebbe rivelarsi particolarmente preoccupante in vista della sfida con OSU del 18 novembre. Considerando che la potenza offensiva di Michigan, in quella gara, potrebbe essere notevolmente ridotta dai Buckeyes, il non riuscire ad arginare i giochi di Troy Smith e soci lasciano intuire facilmente chi delle due squadre potrà concludere la stagione come squadra imbattuta.
Il resto della "flotta" della Big Ten continua invece ad avanzare apparentemente lontana dalle lotte di vertice, eccezion fatta per Iowa, università che sta affrontando una grandissima stagione. Battuti solo da Ohio State (guarda un po'"), gli Hawkeyes possono ancora sperare di eguagliare il record di una delle due squadre al vertice della conference. Il sogno di Iowa di raggiungere un Bowl importante passa, a sua volta, dalla sfida contro Michigan, in una trasferta che servirà a vendicare anche il 23-20 subito in over time un anno fa. La sconfitta con i Buckeyes è stata digerita in fretta dai ragazzi di coach Ferentz e a farne le spese è stata la povera Purdue (47-17) in una gara senza storia che ha rilanciato Drew Tate, quarterback completamente rifattosi dalla disfatta della settimana precedente. Braccato dai difensori di OSU, Tate aveva lanciato sette giorni fa ben tre intercetti (sui 5 totali in stagione), riportando lo score negativo a zero contro i Boilermakers. Il senior ormai sulla soglia delle 1000 yards (936) è il vero motore dell'attacco degli Hawkeyes; non sarà un caso, infatti, se la partita più difficile per l'attacco di Iowa (esclusa quella troppo sbilanciata contro OSU) sia stata proprio l'unica nella quale Drew Tate è risultato assente, alla terza giornata contro Syracuse.
Il gioco diretto per un posto in paradiso di Iowa passa attraverso alla sfida parallela con i Wisconsin Badgers, altra rivelazione della Big Ten. Battuti solo da Michigan (27-13) e con Ohio State assente dalla propria schedule, i Badgers puntano sullo scontro diretto Wolverines-Hawkeyes per avvicinarsi alle posizioni più nobili della classifica per poi giocarsi il tutto per tutto nella gara in trasferta dell'undici novembre ad Iowa City. Attacco solidissimo (52-17 su Indiana in week 5 e 41-9 su Northwestern ieri) e produttivo, la squadra di Bret Bielema (primo anno da head coach) si è scoperta piuttosto equilibrata anche dietro, dove pur senza grandi nomi riesce a giocarsi la partita contro tutti. Bielema è certamente una delle più piacevoli scoperte di questo 2006, e ha mostrato ottime capacità di coaching riuscendo a mantenere ciò che di buon era stato fatto nelle ultime due stagioni e puntando dritto a qualcosa di più grande già al primo anno. John Stocco ha subito ieri il primo intercetto stagionale (a fronte di sette TD passes), ma continua ad evidenziare un gran braccio, un fenomenale acume tattico e una discreta mobilità anche se, sotto pressione o fuori dalla tasca risulta troppo spesso in difficoltà . Dietro una linea molto solida Stocco riesce a ragionare sempre al meglio, ma a esaltarne la solidità (della linea) è sempre P.J. Hill jr. , freshman runningback dai numeri straordinari limitato a 54 yards solo nella gara contro Michigan ma sempre devastante. Ne sa qualcosa Northwestern, alla quale ieri Hill ha corso in faccia per 245 yards. Considerato la giovane età possiamo aspettarci di avere tra le mani un gran talento per il futuro; la stagione da junior, 2007, ci dirà qualcosa di più.
Delle squadre che in un certo senso possono insidiare OSU, solo Michigan sembra davvero in grado di arrivare in fondo imbattuta, pur non sottovalutando la sfida interna contro Iowa. Gli stessi Hawkeyes e Wisconsin puntano quantomeno a migliorare il record di tre sconfitte dell'anno scorso e la strada sembra quella buona. Iowa appare nettamente favorita, un coaching staff consolidato, una squadra più esperta e le difficoltà che possono sorprendere il fondamentale ma giovanissimo P.J. Hill in partite più dure della media. Il destino delle due squadre passa per lo scontro diretto che, giocoforza, abbasserà la percentuale di vittorie di una delle due. Wisconsin è tuttora fuori dalle prime 25 del BCS, ed il vantaggio teorico che accompagna Iowa in questa gara tra grandi "terze" è definito proprio dai polls che vedono attualmente gli Hawkeyes al #19 del ranking.
A metà classifica risorge finalmente Penn State che grazie ai regali del fato la spunta su Minnesota 28-27. Dopo la rimonta dei Golden Gophers, che nel quarto periodo riescono ad impattare per due volte lo svantaggio di sette punti, in over time ci pensa prima Jason Giannini sbagliando l'extra point (palla direttamente sul post), poi le zebre che vedono un venale contatto difensivo e regalano un primo down automatico ai Nittany Lions dopo un 4th & 9 non convertito. Dal gioco successivo l'università allenata da Joe Paterno costruisce il TD che porta al vantaggio di un punto finale. Ancora buona la prestazione di Tony Hunt, alla quarta gara consecutiva sopra le 130 yards corse e autore della meta che ha regalato la vittoria ai propri colori. La sconfitta condanna Minnesota a un 2-4 che la taglia fuori da tutti i giochi e rende più difficile la strada per migliorare il totale di 7-5 del 2005 visto che sul proprio cammino dovrà incontrare ancora Iowa, Ohio State e, già la prossima settimana, Wisconsin. Alla pari di Penn State rimane invece Purdue, squadra imbattibile in casa e sommersa dalle avversarie nelle ultime due gare che hanno visto il duplice esordio in trasferta dei Boilermakers. Con una difesa non proprio solidissima era piuttosto pronosticabile vedere la squadra allenata da Joe Miller cadere prima sul campo di Notre Dame e poi su quello di Iowa, e gli 82 punti subiti in questi centoventi minuti di football sono più o meno nella media di una formazione che aveva concesso in precedenza sempre più di venti punti, con un numero maggiore ai trenta nelle prime due uscite stagionali.
Il fondo della classifica è composto da cinque squadre che vedono nelle sole Michigan State e Indiana un record pari al cinquanta percento (3-3), mentre Illinois, Northwestern e Minnesota si trovano 2-4. Proprio i Fighting Illini sono serviti come bilanciere nel gioco in fondo alla classifica, battendo prima Michigan State (23-20) e perdendo in un incontro drammatico (34-32) contro Indiana la possibilità di rilanciarsi nelle zone più centrali dello standing. Illinois è comunque quartultima nella particolare classifica interna alla conference essendo riuscita a vincere almeno uno scontro diretto, impresa mancata finora solo da Michigan State (0-2 nella Big Ten), Northwestern (0-2) e Minnesota (0-3). Per Illinois resta viva la chance di migliorare il pesante passivo degli ultimi anni (sei vittorie totali nel triennio 2003-05) puntando alle gare contro Ohio, Purdue e Northwestern, sfida quest'ultima che chiuderà la stagione e che definirà al meglio i reali progressi ottenuti dall'head coach Ron Zook giunto alla seconda stagione da capo allenatore. La sconfitta con Indiana, a questo punto, assume forse più peso del previsto perché potrebbe allontanare gli Illini da un record finale positivo. Illinois per ora gioisce per il ritorno alla vittoria nella conference (finì 0-8 un anno fa) e punta a migliorare il record. Per passare il 50%, probabilmente, serviranno ancora un paio di anni di lavoro per Zook e il suo coaching staff.
Big Ten Overall Standings
Ohio State 6-0
Michigan 6-0
Iowa 5-1
Wisconsin 5-1
Penn State 4-2
Purdue 4-2
Indiana 3-3
Michigan St. 3-3
Illinois 2-4
Northwestern 2-4
Minnesota 2-4