Holmes e Ginn festeggiano un TD, OSU conquista il Fiesta Bowl.
Per la quinta volta nella loro immensa e grandiosa storia universitaria i college di Ohio State e di Notre Dame hanno incrociato le armi su un campo di football. Dopo un paio di incontri giocati negli anni '30 e un'altra doppia sfida disputatasi nell'ultimo decennio del novecento, per la prima volta in assoluto i Buckeyes (#4 del ranking) e i Fighting Irish (#6) si scontrano in Bowl game, per l'esattezza il Fiesta Bowl, uno dei quattro compresi nel BCS e disputatosi nella scorsa notte italiana a Tempe, Arizona, nel gremito Sun Devil Stadium.
Una storia di college, quindi una storia di sport americano, con il gossip che non manca e coinvolge direttamente la famiglia del talentuoso Brady Quinn, quarterback di Notre Dame che vede la propria sorella tra il pubblico con il cuore, e la jersey, divisa in due; dall'altra parte della linea infatti, A.J. Hawk, fidanzato della signorina Quinn e linebacker vincitore del Lombardi Award e pronto al trasferimento in pompa magna nel pianeta NFL.
Ma le storielle da giornaletti per barber shop iniziano e finiscono qui, il resto è football con Ohio State che si impone con la forza di quattro big plays che sgretolano la difesa di Notre Dame sfruttando velocità e potenza, quattro giochi che racchiudono l'essenza di una partita divertente ma non troppo spettacolare, quattro azioni che diventano gli unici veri meritevoli highlights, le punte di diamante di una partita che ha visto i Buckeyes praticamente sempre davanti e gli Irish in seria difficoltà per buona parte della gara.
Hawk, dal canto suo, si toglie il lusso di portare a termine due sacks e di stoppare con un tackle perfetto una corsa del futuro cognato su un terzo down, tre azioni difensive che insieme al resto lo hanno portato ad essere il miglior difensore della gara e, forse, un po' più antipatico in casa Quinn.
Il primo drive della gara sembrava rispettare il pronostico del giorno prima, Quinn orchestra perfettamente la manovra e Darius Walker chiude con una corsa da 20 yards in endzone per la segnatura che poteva servire da apripista verso il titolo.
Di contro, sul fronte opposto, Troy Smith si trovava in difficoltà sui lanci, trovando solo distanze brevi, mentre Antonio Pittman era costantemente bloccato nei pressi della linea di scrimmage. Quasi in attesa di riprendere il pallone i difensori di Notre Dame ripartono verso il box e su tutta la linea in attesa di un'altra corsa su un terzo down e si dimenticano (con incredibile sonnellino del CB Ambrose Wooden) di Ted Ginn jr., il quale va a prendersi la sideline in solitudine e riceve il pallone dopo 56 yards in endzone mentre la reattività delle secondarie avversarie lascia piuttosto perplessi gli spettatori.
Paradossalmente la partita si sblocca qui, al primo drive di OSU; con questa giocata Smith affonda il coltello, il coaching staff di Ohio State mangia la foglia immediatamente e intravede già il sistema giusto di gioco, colpire la difesa avversaria ai lati sfruttando i blocchi dominanti della propria linea, andare in velocità sul profondo sfruttando le doti di Ginn e di Santonio Holmes e provare a colpire con Pittman in off tackle o con delle più prolungate sweep, ma sempre lontano dal box riempito dai linebacker avversari.
La tattica funziona, è semplicemente perfetta. Il giochetto trova un Troy Smith in giornata stellare (19/28 342, 2 TD) e la difesa avversaria spesso seriamente spiazzata. Il motivo per tutto il primo tempo non cambia e mentre la difesa non concede più nulla agli avversari OSU vola ad un half time di tutta tranquillità .
Quinn prova a sfruttare il proprio braccio, la sua partita non sarà però eccezionale; da pochi giorni ha dichiarato che resterà un altro anno al college e la decisione sembra giustificata visto come la pressione se lo inghiotte nel primo tempo mettendo in evidenza come un po' di maturità faccia difetto al talento di Dublin (OH). Dopo il primo drive il ragazzo (che chiuderà con 29 completi su 45 per 286 yards), non riesce più ad entrare in ritmo, vittima di parecchia pressione nel backfield e della difficoltà di pescare ricevitori in zone importanti, con la costante marcatura dei back avversari. Bobby Carpenter, A.J. Hawk, Anthony Schlegel e John Kerr si muovono in rotazione con il capitano sempre in campo a bloccare il gioco di corsa e puntare sul pass rush, nel quale la squadra sfrutta anche gli uomini di linea quando possibile, arrivando comunque a buoni risultati in molte occasioni.
Il tutto porta a grossi limiti di corsa per Darius Walker (16/90 3 TD) che per i primi due quarti verrà tenuto ben fermo ai blocchi con l'ovvia risoluzione di dare a Quinn tutto il peso dell'attacco e le attenzioni dei blitz, nonché chiudere la porta su ogni traccia per i WR da parte dei backs.
Con Notre Dame bloccata tocca a OSU provare a segnare, e la sequenza dei big play continua. Con un drive cominciato dalle proprie 14 yards, Troy Smith avanza di sole 18 yards la propria posizione sul campo, e tocca quindi di nuovo a Ted Ginn jr. (2 corse 73 yards, TD + 8 ric 167 yards, TD) pescare il jolly: il WR compie un'azione straordinaria, la più bella dell'incontro.
Riceve un pitch in end around, guadagna la sideline di sinistra, sfrutta due tremendi blocchi da parte dei compagni, arriva sulle 5 avversarie dove va per due volte in shortcut tagliando fuori tre avversari. Meta di 68 yards, meta che è un capolavoro assoluto di tecnica e velocità . Ma non è ancora finita: OSU recupera palla anche dopo il seguente drive degli Irish, inizia il possesso dalla proprie 2 yards, ne guadagna 13 prima di permettere a Smith di sparare un pallone centrale, poco oltre la metà campo, che trova Santonio Holmes (5/124 TD) di nuovo oltre gli ultimi uomini difensivi e senza una vera copertura a uomo visto la velocità con la quale si separa da Wooden. Ricezione perfetta e 85 yards di td pass, lancio che diventa il più lungo nella storia del Fiesta Bowl. Solo un calcio bloccato a John Houston permette ai Fighting Irish di restare a "sole" due mete di distanza quando le squadre si fermano per la pausa di metà partita.
Nel secondo tempo Quinn e soci appaiono decisamente più determinati, le azioni sembrano più incisive e ad inizio della terza frazione la partita rischia di capovolgersi all'improvviso. Darius Walker trova una corsa centrale da 10 yards che vale 6 punti al primo possesso (D.J. Fitzpatrick sbaglia però il calcio), e subito dopo Gonzales si lascia sfuggire un pallone lanciato da Smith che Tom Zbikowski recupera e porta in meta; la partita cambierebbe decisamente faccia con questa giocata, ma il lancio è (giustamente) considerato incompleto e di conseguenza non ci sono né fumble né segnatura.
Dal possibile 20-21, Notre Dame resta a 13-21 con palla agli avversari che riportano John Houston al calcio da tre punti allungando a più undici il vantaggio. Inizia il quarto periodo e Houston mette ulteriormente in cassaforte il risultato; agli Irish servono due mete, ma le squadre sono stanche e le difese reggono bene il colpo.
Quando Darius Wallace trova la meta del meno sette a Notre Dame non resta che sperare di recuperare velocemente il pallone per puntare al pareggio. Mancano 5:27 alla fine, l'impresa sarebbe possibile, la pressione su Smith aumenta, ma il quarterback afroamericano si dimostra imprendibile, forte nello scramble e capace di trovare sempre l'uomo giusto per chiudere down e tenere il pallone.
Della grande stagione di Ohio State manca ormai solo il nome di Antonio Pittman tra i marcatori: detto fatto. Hand Off per lui e partenza spedita sulla sideline di sinistra (sempre quella), fuga di 60 yards e di nuovo touchdown che stavolta chiude l'incontro definitivamente fissando lo score sul 34-20. Pittman termina la gara con 136 yards guadagnate su 21 portate e può mettere la ciliegina sul terzo Fiesta Bowl conquistato in quattro anni dai Buckeyes.
Il 35° (ed ultimo) Fiesta Bowl giocato a Tempe saluta i vincitori, gli Ohio State Buckeyes con quattro big plays portano il proprio bottino di yards guadagnate a 617 e quattro td. Solo Darius Walker nei pressi della redzone avversaria ha sempre trovato la concretezza di infilarsi nel buco giusto nonostante (soprattutto in occasione dell'ultima meta) un Hawk sempre sull'attenti e pronto a bloccare le iniziative del running game di Notre Dame.
Il gioco di ND è parso spesso più sterile, con un Brady Quinn che, per quello che riguarda le grandi occasioni, viene momentaneamente rimandato; personalmente penso che un anno in più di NCAA e questa sconfitta insegneranno tantissimo al forte quarterback dei Fighting Irish. Il Fiesta Bowl saluta Tempe per trasferirsi a Glendale, nel suburbio di Phoenix, dove il prossimo anno esordirà il nuovo stadio degli Arizona Cardinals.
Il Sun Devil riceve un commiato più che onorevole, con una partita che ha visto un Bowl dalle belle giocate rimanendo aperto fino a cinque minuti dalla fine, trovando il record di Santonio Holmes, ricezione da 85 yards, che spazza via il precedente (anzi, i precedenti) da 79 yards, ovvero quelli di Tee Martin per Peerless Price (Tennessee) nel 1999 contro Florida State e quello di Joey Harrington per Samie Parker (Oregon) contro Colorado nel 2002.
Le note positive sono state da una parte il già citato RB Walker, mentre dall'altra, quella dei vincitori, è indubbio che Troy "big play man" Quinn e Terry Ginn jr., siano stati gli uomini chiave. Quinn in particolare, da quando è stato "costretto" maggiormente nella tasca a metà stagione per dare più possibilità di corse a Pittman, si è dimostrato un QB in grado di essere molto accurato e potente sui lanci, scrollandosi di dosso le perplessità di chi lo vedeva capace solo di sfruttare il proprio fisico e le proprie gambe come arma davvero decisiva ai fini del game plan di OSU.
A Notre Dame resta il sapore di una grande stagione, finita solo di fronte a una difesa completa come poche, certamente la più forte incontrata quest'anno dai Fighting Irish; resta anche il sapore amaro di un Bowl perso, ma la consapevolezza di avere Brady Quinn (guarda caso nativo dell'Ohio) per una stagione in più e con lui poter puntare a una vittoria di prestigio nel gennaio 2007.