Chi non studia non gioca!

Mito numero 3: Myles Brand è lo zar dello sport collegiale

Proprio nell'ultimo giorno della NCAA Convention l'ente che si occupa dell'attività  sportiva degli studenti collegiali ha fatto il primo passo verso uno degli obiettivi cui il presidente dell'istituzione Myles Brand tiene di più: aumentare la percentuale di diplomati fra gli studenti-atleti.

Si è capito che era il caso di intervenire al più presto quando uno studio di qualche mese fa ha evidenziato che solo il 62 percento degli studenti che nel 1996 hanno beneficiato di una borsa di studio per meriti sportivi si sono diplomati nell'arco di sei anni. La situazione nel football è ancora peggiore perché solo 54 studenti su 100 completano gli studi.

Per questo motivo è stato approvato a Dallas l'Academic Performance Program che stabilisce lo standard che tutte le università  della Division I-A dovranno rispettare per non essere penalizzate in termini di borse di studio. Sarà  introdotto già  dalla stagione 2005-06 l'Academic Progress Rate (Tasso di miglioramento accademico) che servirà  a misurare quanti giocatori rimangono accademicamente eleggibili e quanti riescono ad ottenere il diploma.

Alle squadre che avranno un tasso inferiore all'APR verrà  decurtato il numero di borse di studio fino ad un decimo del massimo numero disponibile. Ad esempio una squadra di Division I-A di football (massimo 85 borse di studio) potrà  perdere fino a 9 borse di studio mentre ad una di basket (il massimo è 13) potranno essere tolte fino a 2 borse di studio.

La penalizzazione avverrà  nell'anno in cui sono stati riscontrati i problemi accademici o in quello successivo. Non è invece ancora stato deciso con esattezza quali saranno le conseguenze per quelle università  che per più anni consecutivi mantengono un tasso non conforme agli standard.

Sicuramente per i recidivi si arriverà  alla sospensione del programma da ogni competizione di post-season. Nei casi più gravi potrà  anche essere revocata l'affiliazione alla NCAA. Una decisione in questo senso arriverà  nella NCAA Convention del prossimo anno.

La NCAA pensa di rendere pubblici i tassi APR per penalizzare anche a livello di immagine quelle università  che hanno bassi standard e premiare quelle che invece seguono passo passo i giocatori in aula oltre che in campo.

"Si tratta di uno standard molto forte", ha dichiarato Brand, "Abbiamo implementato queste regole per rinforzare il concetto che gli studenti-atleti sono per prima cosa degli studenti e quindi ci si aspetta da loro che facciano continui progressi verso il conseguimento del diploma. Istituendo l'APR vogliamo fornire ai rettori un dato oggettivo che permette loro di vedere se c'è qualcosa che va modificato".

La soglia minima dell'APR è data da una percentuale di conseguimento del diploma leggermente superiore al 50 percento negli ultimi 5 anni. Se questo standard fosse stato attivo già  quest'anno circa il 30 percento delle università  della Division I-A di football avrebbe perso delle borse di studio e più di un quinto dei programmi di basket avrebbe subito la stessa sorte.

Questo era ovviamente l'argomento principale del convegno ma sono stati discussi anche altri punti interessanti:

-Il Management Council della Division I-A ha dato il suo benestare ad un piano che renderebbe permanente a partire dal 2006 la presenza di una dodicesima partita nei calendari delle squadre di football. Finora le università  possono scendere in campo 12 volte nella regular season solo quegli anni in cui ci sono 14 sabato tra il weekend del Labor Day e l'ultima settimana di Novembre.

-Il Consiglio dei Rettori ha chiesto alla NCAA di preparare la legislazione necessaria per modificare o addirittura eliminare la soglia minima di spettatori che un programma di football deve avere per rimanere nella Division I-A. Attualmente la media di spettatori oltre cui non bisogna scendere è 15 mila e cinque università  quest'anno non sono riuscite a rispettare lo standard (quattro squadre della Mid-American Conference più Middle Tennessee State).

-Il vicepresidente della NCAA ha dichiarato che c'è la disponibilità  a togliere la distinzione nominale fra Division I-A e Division I-AA.

-Un'altra proposta fatta per aiutare i programmi della divisione che ha minore visibilità  è quella di far sì che le vittorie contro squadre della Division I-AA siano conteggiate quando si calcola l'eleggibilità  di una squadra di Division I-A per i Bowl. Finora infatti servono sei vittorie e solo ogni quattro anni una vittoria contro squadre della Division I-AA può essere calcolata per l'eleggibilità  per i Bowl.

-Un comitato della Division I-A del baseball ha proposto di adottare un nuovo calendario che tende a ridurre il periodo in cui si può giocare e stabilisce con esattezza le date in cui le università  possono iniziare ad allenarsi e a giocare.

Questo eliminerebbe il vantaggio che hanno i programmi situati in zone climatiche più calde che possono iniziare ad allenarsi prima rispetto agli altri. Il calendario prevede l'inizio degli allenamenti il primo di febbraio ed esattamente un mese dopo l'inizio della stagione regolare.

Tenendo invariato il limite massimo di partite che si possono disputare (56) l'NCAA Tournament e le World Series inizierebbero con una settimana di ritardo. Le World Series inoltre in alcuni anni si protrarrebbero fino a luglio.

-Non è stata approvata la proposta che avrebbe permesso ad un genitore di accompagnare durante il recruiting i prospetti liceali con le spese a carico dell'università . L'aumento dei costi sarebbe troppo alto per giustificare l'introduzione di questa possibilità . Sarà  invece ulteriormente esaminata la proposta di ridurre da cinque a quattro il numero di visite che i prospetti di football possono fare agli atenei di loro interesse.

Su tutti questi argomenti si tornerà  a discutere in aprile per poi prendere una decisione definitiva nei mesi successivi.

Momento clou del convegno è stato il discorso di Brand che come aveva anticipato ha invitato le università  a tenere d'occhio i bilanci precisando però che la NCAA non istituirà  nessuna regola a riguardo. Saranno i rettori a dover controllare la spesa dei loro istituti e per far questo, ha spiegato Brand, dovranno "mettere le briglie" ai dipartimenti atletici.

Questi ultimi sono in un circolo vizioso di difficile rottura: per vincere aumentano la spesa e per coprire le perdite spendono più soldi nella speranza di poter vincere e recuperare qualche milione di dollari. "Il punto della questione", ha spiegato il presidente, "è che il valore di un dipartimento atletico si misura con la sua integrazione nella missione di educare gli studenti. Non con i trofei vinti".

Brand ha infine criticato aspramente gli attuali processi di assunzione degli head coach che penalizzano gli allenatori delle minoranze etniche. Purtroppo anche in questo caso si è dovuto arrendere di fronte all'impossibilità  di stabilire regole che non rendano il tutto una farsa come accaduto nella NFL.

Ha chiuso invitando tutti alla convention del prossimo anno che segnerà  il centenario della fondazione della NCAA. Noi invece ci risentiamo molto prima. Alla prossima!

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