Myles Brand, presidente della NCAA, durante una delle sue frequenti visite alle università
Oggi inizia a Dallas la convention della NCAA in cui si ritroveranno i rettori delle università di Division I-A e i massimi dirigenti del college football per decidere quali cambi proporre in vista di una successiva approvazione in aprile. Saranno presenti 1900 dirigenti ma la persona che più di tutti prenderà la parola sarà ovviamente il presidente della NCAA Myles Brand che ha già anticipato l'argomento su cui spenderà il maggior tempo: il contenimento dei costi.
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un'incredibile impennata della spesa dei dipartimenti atletici delle università che per restare competitivi ed attrarre i migliori liceali migliorano campi di allenamento, stadi ed altre strutture e soprattutto spendono sempre di più per assicurarsi gli head coach più in voga al momento. Siamo arrivati al punto che solo in una dozzina di università i dipartimenti atletici hanno i conti in attivo.
I salari degli allenatori aumentano di anno in anno e di per sé non ci sarebbe niente di male nel veder riconosciuto il lavoro di un professionista ma il problema è che con l'aumentare del denaro crescono anche le aspettative (spesso più velocemente dello stipendio).
Il tempo concesso agli head coach per vincere qualcosa (preferibilmente il titolo nazionale) è diminuito costantemente col passare degli anni ed ormai siamo sulla soglia dei tre anni. Questo può andare bene tra i professionisti dove ci sono i free agent ma al college l'unico modo per migliorare la squadra è far bene il recruiting e per vedere risultati in questo ambito tre anni sono appena sufficienti.
Siamo arrivati al paradosso che quando finalmente i giocatori sono pronti per contribuire alla squadra del coach che li ha reclutati l'AD dell'università licenzia l'allenatore e ne convoca un altro che magari usa un sistema di gioco differente. Il nuovo allenatore vorrà allora giocatori che più si adattano al suo stile di gioco e dovrà modificare strategia nel recruiting.
Dopo due o tre anni quando potrà raccogliere i risultati del recruiting sarà licenziato e così all'infinito. Nel frattempo l'università ha sborsato parecchi milioni per assicurarsi l'allenatore e tutto il suo staff ed i giocatori corrono il serio rischio di buttar via la loro carriera se non riescono a fare buona impressione sull'allenatore "entrante".
Non è ancora chiaro però quali sono le proposte per limitare questa crescita dei costi. Alla fine degli anni novanta si è pensato di intervenire sulla spesa per gli allenatori limitando i salari degli assistenti di livello più basso del basket ad un massimo 16mila dollari/anno. Questa mossa però ha comportato una violazione delle leggi dell'antitrust e la NCAA ha finito per sborsare 54 milioni di dollari in sede extragiudiziale.
Durante la convention che si chiude lunedì Brand proverà a chiedere di incorporare il budget riservato agli AD nel normale budget dell'università (ora sono due conti separati). Questo comporterebbe una migliore distribuzione delle spese per non danneggiare gli studenti "normali" limitando così il denaro speso per inseguire l'ultimo head coach alla moda.
A proposito di allenatori Brand ha anche dichiarato che considera inaccettabile l'attuale processo di assunzione di coach delle minoranza etniche ma ha tenuto a precisare che non sarà imposta nessuna legge a riguardo perché sono le scuole che devono decidere chi assumere e non la NCAA. Ha detto di non volere seguire l'esempio della NFL dove la famosa "Rooney Rule" non funziona affatto ed anzi costringe allenatori e franchigie a prestarsi ad inutili teatrini.
"Penso che sia da ipocriti", ha dichiarato Brand, "È ingiusto far perdere tempo ad un allenatore di una minoranza se già sai chi hai intenzione di assumere. È anche una mancanza di rispetto nei suoi confronti". In ogni caso il presidente si è impegnato a parlarne durante la convention e a lavorare con la Black Coaches Association (il 47 percento dei giocatori è afro-americano ma su 117 università solo tre hanno un head coach afro-americano).
Un altro argomento importante che verrà affrontato sarà la soglia minima di risultati accademici da ottenere dalle università per non far scattare alcune penalizzazioni. Lo scorso aprile la NCAA ha istituito un comitato a questo proposito e domenica saranno resi noti il tasso minimo di miglioramento accademico (APR) ed la percentuale minima di studenti-giocatori diplomati (GSR).
Fra le migliaia di regole che compongono il manuale della NCAA al momento attuale non ce n'è infatti una che illustra chiaramente quale è il livello minimo affinché uno studente possa giocare a football. Ogni anno alcune università modificano verso il basso i loro standard accademici per i giocatori di football e liceali che in febbraio non sono eleggibili lo diventano miracolosamente ad agosto.
Questo sistema inizia però a mostrare le prime falle e la stessa reputazione di alcune università ne è uscita danneggiata. Sono quindi le stesse istituzioni a chiedere uno standard che dia almeno l'impressione a noi dell'"esterno" che c'è la ferma volontà di formare persone oltre che giocatori.
Per ovviare a questa lacuna Brand ha dichiarato che già la prossima stagione le università che non raggiungono l'APR perderanno parte delle loro borse di studio mentre dal 2007 quelle che hanno una bassa percentuale di diplomati perderanno borse di studio, avranno pesanti restrizioni nel recruiting e saranno dichiarate ineleggibili per i Bowl di fine stagione.
I tassi non sono ancora noti ma un altro comitato ha suggerito il 50 percento come soglia minima di giocatori diplomati. Se questa proposta fosse stata usata quest'anno 27 dei 56 programmi invitati ad un Bowl sarebbero risultati ineleggibili ed in particolare delle otto università dei Bowl BCS solo tre sarebbero state dichiarate eleggibili.
Anche il recruiting stesso potrebbe essere modificato dopo i recenti scandali che hanno colpito alcune università (Colorado su tutte) dove venivano organizzati festini con alcool e spogliarelli per invogliare i liceali ad iscriversi.
La NCAA è convinta che se i liceali avranno al loro fianco un genitore saranno meno propensi a partecipare a queste feste e soprattutto a violare la legge cercando ad esempio, come accaduto a Miami, di cercare di violentare una studentessa per "movimentare la serata". Per questo motivo dovrebbe essere introdotto nel regolamento la possibilità per l'università di pagare il viaggio non solo allo studente (come accade ora) ma anche ad un suo genitore.
Per trovare il denaro necessario per pagare anche il secondo viaggio si è proposto di ridurre il numero di visite per i giocatori di basket e football da cinque a quattro. Il minor tempo a disposizione renderebbe forse più attenti i liceali che secondo alcuni allenatori prendono troppo sotto gamba la visita considerandola soltanto un giro al parco dei divertimenti.
I dirigenti presenti a Dallas saranno chiamati anche a discutere sulla proposta di dare la possibilità alle università di giocare regolarmente ogni anno dodici partite. Attualmente infatti solo in alcune stagioni è permesso giocare più di undici partite di stagione regolare. La NCAA spinge in questa direzione ma non è detto che si arrivi ad un accordo.
Una partita in più aumenterebbe di parecchio gli introiti perché darebbe la possibilità alle università di organizzare una partita con quelle rivali che portano più tifosi e più soldi dai network. D'altro canto secondo alcuni però se si vuole mantenere l'attuale sistema BCS che prevede anche l'introduzione di un quinto Bowl bisogna valutare bene l'effetto che ha la partita in più sul rendimento accademico dei giocatori.
Se si vuole dare un giro di vite a voti regalati o esami facilitati bisogna mettere gli studenti nelle migliori condizioni possibile per ottenere da soli quei risultati accademici che la NCAA stessa richiede. Inoltre a livello fisico i giocatori delle due squadre che arrivano in fondo potrebbero risentirne perché si troverebbero a giocare 14 partite contro le attuali 12.
Un argomento su cui Brand si trova in minoranza e al 99 percento lo vedrà "sconfitto" è il numero di anni di eleggibilità da concedere agli studenti. Attualmente sono quattro stagioni in cinque anni ma il presidente si è detto spesso favorevole ad aumentare a cinque il numero di stagioni. La ACC si era detta d'accordo ma ha non presenterà la proposta perché in pochi sarebbero disposti a sostenerla.
Al di là di come andranno le discussioni Brand si è già la stima di tutti gli addetti ai lavori. "In 35 anni che ho allenato non avevo mai incontrato un presidente della NCAA o avuto la possibilità di parlare con lui", ha dichiarato Jim Boeheim, head coach della squadra di basket maschile di Syracuse. "Grazie alla sua apertura nei nostri confronti abbiamo fatto già molti progressi e di sicuro continueremo a farne".