Paterno dovrà sgolarsi parecchio per imporre ai suoi quella disciplina che è totalmente mancata
La passata stagione Kirk Ferentz ha stupito tutti andando contro le sue idee sull'impiego dei freshman ed Iowa ha disputato una delle migliori annate da quando cinque anni fa l'allenatore assunse il ruolo di head coach degli Hawkeyes.
Ben sette matricole (un terzo di quelle arrivate tramite recruiting) sono scese spesso e volentieri in campo ripagando la fiducia concessa loro tanto che Iowa ha vinto 10 partite su 13 ed ha surclassato Florida nell'Outback Bowl.
Nel 2004 Ferentz dovrebbe tornare al suo approccio conservativo limitando il numero di freshman mandati in campo dall'inizio con l'eccezione dei tre freshman che più si sono messi in luce nel camp: i cornerback Bradley Fletcher e Charles Godfrey ed il safety Harold Dalton. Giocatori senza esperienza dovranno essere schierati anche nel ruolo di quarterback e wide receiver mentre dovrebbe avere pienamente recuperato dall'infortunio il tailback Jermelle Lewis.
La migliore unità degli Hawkeyes sarà ancora una volta la difesa che può contare su ben sette titolari della passata stagione. In una conference caratterizzata dalla qualità dei suoi tailback è importante avere una buona difesa contro le corse e poche università della Big Ten possono vantarne una migliore.
La linea può contare su un buon mix di velocità e potenza e rispetto a dodici mesi fa sembra aver anche maggiore qualità fra le riserve. Lo stesso discorso vale per la secondaria mentre ci sono ancora dei dubbi su chi coprirà lo strong side ma i candidati nel camp primaverile non hanno giocato poi così male.
A livello di record vinte-perse Minnesota nelle ultime stagioni non ha mai deluso ma se andiamo a guardare la qualità degli avversari incontrati notiamo che i Golden Gophers hanno battuto un solo team della Big Ten con un record di conference superiore al .500 negli ultimi 4 anni. Quest'anno le cose non dovrebbero cambiare molto tanto più che un facile inizio di stagione potrebbe far arrivare la squadra di coach Glen Mason imbattuta alla sfida del 9 ottobre con Michigan.
Tutto l'attacco di Minnesota ruota attorno al tailback. Marion Barber III e la matricola dell'anno della conference Laurence Maroney (2317 yard in due nel 2003) sono chiamati al difficile compito di sostenere una squadra che non ha ancora le idee chiare su chi sarà il quarterback titolare e non ha mai fatto mistero di puntare pesantemente sulle corse.
Le difese avversarie presenteranno sicuramente sette o più giocatori vicino alla linea di scrimmage quindi sarà fondamentale il lavoro svolto dalla linea che dovrà ripetere l'ottima stagione disputata lo scorso anno.
In difesa i Golden Gophers hanno una stella in ogni reparto (il tackle Anthony Montgomery, l'OLB Kyle McKenzie e il cornerback Ukee Dozier) e possono contare su un buon gruppo di comprimari che fa della velocità il suo forte. Nel suo complesso la difesa dovrebbe beneficiare dell'anno di esperienza con i metodi del defensive coordinator Greg Hudson diventando così la base per gli eventuali successi della squadra nel caso i tailback faticassero e non si trovasse nessun quarterback decente.
Barry Alvarez era riuscito alla fine del secolo scorso a far diventare Wisconsin una delle università più in vista dell'intera nazione ma da un paio di stagioni i Badgers riescono a malapena a superare la soglia del 50 percento di vittorie.
Il motivo principale non è tanto la mancanza di talento quanto l'inconsistenza della squadra che cambia atteggiamento mentale anche di quarto in quarto. Se lo scorso anno non avessero perso tre partite negli ultimi trenta secondi ora parleremmo di Wisconsin come di una delle favorite per il titolo della Big Ten.
In attacco dovremmo assistere ad un ritorno alla strategia che ha reso famosi i Badgers: corse, corse ed ancora corse. Nelle ultime stagioni il playbook era più bilanciato anche grazie alla presenza di buoni quarterback ma il fatto di non avere un giocatore di sicuro affidamento nel ruolo ha convinto Alvarez a tornare ad un gioco basato pesantemente sul tailback.
Non dovrebbe andare male perché la linea è più o meno quella dello scorso anno (la media peso dei cinque titolari è di 140 chili) ed il back Anthony Davis nonostante gli infortuni ha guadagnato in due stagioni più di 3000 yard e nel camp è parso completamente ristabilito dal problema ad una caviglia.
In difesa i Badgers possono contare su parecchi giocatori di talento ma il principale problema è la mancanza di riserve in grado di contribuire in caso di problemi ai titolari. Le premesse non sono delle migliori perché già nel camp un paio di defensive end, due dei tre linebacker titolari ed un safety non si sono potuti allenare per infortuni e sono in dubbio per la stagione 2004.
Ogni anno gli appassionati di college football si pongono sempre la stessa domanda: sarà questo l'ultimo anno di coach Paterno a Penn State? Il 77enne allenatore ha da poco firmato un rinnovo del contratto fino al 2008 e non sembra aver intenzione di passare il testimone per evitare che le sempre più deludenti annate possano offuscare tutto quello che di buono ha fatto in più di 50 anni.
Penn State ritorna 15 dei 22 titolari che lo scorso anno hanno imbarazzato l'università sia in campo (record di 3-9) che fuori (arresti vari e una serie infinita di piccoli problemi) e per festeggiare nel migliore dei modi i 150 anni dell'ateneo dovranno cambiare parecchie cose, specialmente in attacco.
I Nittany Lions hanno segnato solo 19 punti di media a partita e dovranno sperare che il quarterback Zack Mills ritorni quello di 2 anni fa e che il nuovo coordinatore offensivo riesca a sfruttare meglio del suo predecessore il tailback Austin Scott.
In difesa vari problemi disciplinari hanno costretto lo staff tecnico a cambiare di ruolo molti giocatori con risultati non proprio eccezionali. I tifosi di PSU dovranno quindi armarsi di pazienza ed attendere almeno metà stagione prima di dare un giudizio sull'unità .
Per instillare nei suoi una nuova mentalità coach Paterno ha organizzato un camp primaverile molto duro ed i giocatori sembrano aver reagito bene ma i problemi disciplinari dello scorso anno erano così tanti da rendere utopico ogni pensiero di successo. I Nittany Lions nella migliore delle ipotesi dovranno accontentarsi di un posto di metà classifica.
Indiana lo scorso anno ha giocato meglio di quanto faccia immaginare il record di 2 vinte e 10 perse. Molte sconfitte hanno visto gli Hoosiers lottare fino all'ultimo quarto prima di perdere, anche a causa dell'inesperienza, per pochi punti. Coach DiNardo può essere ottimista per quest'anno grazie al ritorno di gran parte dei titolari e l'obiettivo di confermare il sorpasso ai danni di Illinois per evitare l'ultimo posto nella conference dovrebbe essere raggiunto senza molte difficoltà .
Mentre in difesa l'allenatore può stare tranquillo perché verso la fine della stagione tutto il reparto ha mostrato incoraggianti progressi non si può dire altrettanto dell'attacco. Il nodo più importante da sciogliere sarà quello del quarterback. Il titolare della passata stagione (Matt LoVecchio) dovrà faticare parecchio per non perdere il posto in favore di Blake Powers che nel camp ha fatto vedere di essere cresciuto sia come giocatore che come leader dell'attacco.
Inoltre la partenza del wide receiver Glenn Johnson ha tolto agli Hoosiers una pericolosa arma offensiva che aveva permesso all'altro ricevitore, Courtney Roby, di emergere come uno dei migliori nella storia dell'università a livello di yard guadagnate. Un po' di pressione a quarterback e ricevitori dovrebbe essere tolta dal tailback BenJarvus Green-Ellis che nel primo anno al college ha guadagnato qualcosa come 938 yard e 7 touchdown.
Illinois in 2 anni è passata dalla vittoria in coabitazione del titolo di conference nel 2001 ad un record nazionale di 1-11 e 8 sconfitte senza nessuna vittoria nella Big Ten. Quest'anno se coach Ron Turner vuole conservare il posto dovrà assolutamente migliorare la difesa che lo scorso anno ha chiuso agli ultimi posti in praticamente tutte le statistiche. Per ottenere un miglioramento ha promosso il coach dei linebacker Mike Mallory facendolo diventare il responsabile unico di tutta la difesa.
Rispetto al suo predecessore (Mike Cassity) l'ex linebacker di Michigan ha adottato un approccio più semplice al playbook evitando gli schemi troppo complessi che spesso hanno mandato in confusione i Fighting Illini.
Ha assegnato semplici compiti ad ogni reparto ed ha chiesto in particolare soltanto una cosa alla squadra: intensità . Il lavoro psicologico da fare per ottenerla non sarà da poco perché alla fine della passata stagione i giocatori erano a dir poco abbattuti e commettevano errori anche nelle situazioni più semplici da gestire.
All'attacco ci penserà come sempre Turner che può contare sul ritorno del quarterback Jon Beutjer cui è stato garantito un anno in più di eleggibilità a causa dei passati problemi alla schiena.
Nel camp il senior è stato uno dei migliori e nonostante la partenza del leader della linea, Sean Bubin, dovrebbe essere in grado di tornare sui livelli di 2 anni fa. Lo aiuterà sicuramente il tailback E.B. Haisley che lo scorso anno si è confermato pericoloso sia come back che come ricevitore.