Michigan State o Butler?
Lo scorso anno, dopo un cammino convincente, Michigan State approdava alla Final Four di Detroit, giocata a sole 90 miglia dal campus di East Lansing. Spinti dal proprio pubblico, gli Spartans erano riusciti a superare la favorita UConn, prima di cadere contro la fortissima North Carolina.
Questa volta invece sarà la cenerentola Butler a poter contare su un pubblico casalingo. Il Lucas Oil Stadium (di norma la casa degli Indianapolis Colts dell'NFL) dista infatti soli 20 minuti di auto dalla Hinkle Fieldhouse. In un momento così avaro di vittorie cestistiche per lo stato dell'Indiana, durante la Final Four i Bulldogs avranno gli occhi di un intero stato puntati su di loro.
Attacco
Butler
In attacco molto (se non tutto) passa da Gordon Hayward. Lungo bianco con mezzi fisici limitati ma grande intelligenza e range di tiro, potrebbe essere un rebus irrisolvibile per la difesa degli Spartans.
Per Butler è fondamentale che la circolazione del pallone in attacco continui per tutta la partita, sia sul perimetro che all'interno dell'area, cercando il miglior tiro possibile. Molto dipenderà dalle percentuali da fuori, fin qui molto buone, in particolare da quelle di Shelvin Mack, vero barometro della squadra. Quando Mack colpisce dall'arco a ripetizione, la squadra vola sulle ali dell'entusiasmo.
Michigan State
Mancherà ancora Kalin Lucas, il play confusionario e accentratore ma importantissimo all'interno degli Spartans. Al suo posto ci sarà Lucious, che ha risposto piuttosto bene quando è stato chiamato in campo da starter. Dalla sua capacità di coinvolgere i compagni passeranno molte delle possibilità di Michigan State.
Durrell Summers sta giocando un torneo eccellente come primo terminale offensivo, grazie all'abilità nel crearsi buoni tiri e a straordinarie percentuali da fuori. Non si può dire lo stesso invece di Raymar Morgan, spesso incostante, ma quando è in partita la squadra ne trae molto giovamento.
Sotto canestro, la frontline degli Spartans dovrà sfruttare il vantaggio in termini di tonnellaggio: la capacità di trovare rimbalzi offensivi e secondi tiri sarà una delle chiavi della gara.
Difesa
Butler
La difesa stata un punto cardine di Butler per arrivare fino alla Final Four. Durante il torneo i Bulldogs non hanno mai concesso più di 60 punti ai propri avversari, con una difesa molto forte sul portatore di palla. Rautins di Syracuse, Pullen e Clemente di Kansas State hanno sofferto molto la pressione di Nored, difensore instancabile, soprattutto nei momenti decisivi. Difensivamente Nored dovrebbe avere vita piuttosto facile contro Lucios che tende a perdere la concentrazione in alcune fasi della gara.
Sotto canestro potrebbero invece subire la maggiore fisicità degli Spartans, visto che Howard e Hayward non hanno molto potere di intimidazione. Gli esterni dei Bulldogs dovranno coprire molto bene per evitare ai lunghi di caricarsi di falli. Con Howard e Hayward costretti a lungo in panchina, sarà impossibile fermare gli Spartans all'interno dell'area.
Michigan State
Ancora una volta passa tutto dalla sfida all'interno dell'area: Michigan State dovrà tenere Hayward il più possibile lontano da canestro, impedendogli canestri facili. Raymar Morgan ha la struttura fisica ideale per provare a difendere su di lui.
Con Hayward in difficoltà e l'area controllata da Green, Roe e Nix, agli Spartans basterà poi limitare il tiro da 3 punti a percentuali normali, senza lasciare a Mack la possibilità di entrare in ritmo.
Panchina
Butler
Panchina piuttosto corta quella dei Bulldogs, con i titolari spesso in campo più di 30 minuti a gara.
Tra gli esterni Zach Hahn e Shawn Vanzant si dividono il minutaggio, con il secondo in rapida ascesa dopo una stagione sottotono grazie al buon impatto durante il torneo.
Tra i lunghi solo il senior Avery Jukes è una presenza costante, con un impatto piuttosto discontinuo.
Michigan State
Michigan State ha una panchina molto più profonda rispetto a quella degli avversari: normalmente il primo a entrare in campo per dare un contributo di energia è Draymond Green, ma anche il freshman Garrick Sherman può dire la sua in fase difensiva.
Tra gli esterni le rotazioni sono state accorciate dall'infortunio di Lucas che ha costretto Izzo a privarsi dell'impatto di Lucious dalla panchina. Il primo cambio è Chris Allen, guardia tiratrice, importante anche nella cavalcata dello scorso anno per allargare la difesa, quando qualche starter non gira a dovere.
Coach
Butler
Coach Brad Stevens è nuovo a questi palcoscenici. Solo 33 anni, ha giocato per quattro anni nella piccola università di DePauw (Division III).
Nel 2001 ha cominciato come assistente allenatore a Butler, ricoprendo l'incarico fino al 2007, quando è stato promosso a capo allenatore, ruolo che copre attualmente.
Il primo anno ha condotto Butler a una stagione da 30 vittorie, con un invito automatico al Torneo NCAA grazie alla vittoria nel torneo della Horizon League. Nel 2008 ha smentito tutte le previsioni, riportando i Bulldogs al Torneo NCAA.
Dopo le sconfitte al primo e al secondo turno, quest'anno Stevens è riuscito a portare Butler fino alle Final Four, di nuovo contro ogni pronostico.
Due stagioni da 30 vittorie e una Final Four: già così il curriculum del giovane allenatore è eccellente e il futuro è dalla sua parte.
Michigan State
Tom Izzo è invece un habituè delle gare di fine marzo. Sono già sei le Final Four raggiunte dal Coach italo-americano, tra cui il titolo NCAA conquistato nel 2000.
Izzo ha cominciato ad allenare a Michigan State nel 1983, come assistente, passando al ruolo di head coach nel 1995.
Da lì è stato un crescendo di successi, dopo 3 anni di ricostruzione, nel 1998 gli Spartans hanno ricevuto l'invito al Torneo NCAA.
Dal 1998 a oggi Izzo non ha mai mancato l'accesso al Torneo, ottenendo la Sweet Sixteen subito al primo tentativo e le Final Four al secondo. Nel 2000 il titolo conquistato nella finale contro Florida.
Le squadre di Izzo sono rinomate per la loro solidità e per la capacità di vincere le partite spesso da underdog quando arriva la fine di marzo. Un allenatore di College Basket puro, che non punta a riempire la squadra di prospetti NBA, ma a costruire buoni giocatori che spesso rimangono al college quattro anni, dando continuità al programma di Michigan State.
Una semifinale inaspettata tra due seed #5. Riuscirà il giovanissimo Stevens a conquistare la possibilità di giocarsi il titolo oppure sarà ancora l'esperto Izzo a trionfare?