Seconda Final Four consecutiva per i ragazzi di Michigan State!
“Non c'è niente di più bello e gratificante che raggiungere una Final Four, a parte vincerle.”
Con queste parole Tom Izzo chiude il sipario sul Midwest region di questo torneo, che ha visto uscire vincitrice Michigan State, partita con il seed #5 ed arrivata senza il proprio miglior giocatore in Kalin Lucas. In pochi avrebbero scommesso sugli Spartans, soprattutto alla luce del tabellone che avrebbero dovuto affrontare (con Kansas e Ohio State sulla loro strada, o almeno così si credeva).
Quello che però nessuno ha fatto è stato scommettere contro coach Izzo, che per una volta di più a dimostrato come sia in grado di elevare il gioco dei propri giocatori quando si alza la posta in palio.
Il suo record nelle Regional Finals parla chiaro e dice 6 vittorie a fronte di una sola sconfitta (nel 2003, contro la top-seeded Texas). Michigan State raggiunge la seconda Final Four consecutiva (ben due delle quattro finaliste della scorsa stagione – North Carolina e Connecticut – non si sono nemmeno qualificate per quest'edizione del torneo) e la sesta negli ultimi 12 anni, nessuno ha fatto come loro in questo lasso di tempo.
Gli Spartans arrivano alle Final Four di Indianapolis dopo aver giocato e combattuto una bellissima partita contro Tennessee, che si è decisa solamente nei secondi finali. Dopo essere stati sotto anche di 8 punti all'interno del secondo tempo i Volunteers sono tornati a contatto (69-68) con poco più di 2 minuti sul cronometro. Da lì in poi è stata una battaglia di nervi e tiri liberi e di chi riusciva a vincere la battaglia sotto canestro.
Scotty Hopson (10 punti e 3 rimbalzi nella partita) fa 1/2 dalla lunetta e il punteggio è 69 pari. La palla cade nella mani di un dei giocatori più piccoli sul campo – Korie Lucious, generosamente listato al metro e ottanta – per poi finire nell'altra metà campo, nei pressi del canestro, in quelle di Raymar Morgan, che con 1.8 secondi rimasti subisce un fallo da J.P. Prince. Il leader degli Spartans (doppia doppia da 13 punti e 10 rimbalzi) segna il primo libero e sbaglia poi intenzionalmente il secondo. La seguente preghiera di Prince da metà campo non raggiunge nemmeno il ferro.
Tennessee torna così a casa, mentre Michigan State sale sull'aereo per Indianapolis.
“Ci rimarrà nella testa per molto tempo,” dice il senior Bobby Maze nel post-partita. “Ogni volta che guarderemo una partita collegiale o del torneo ci ricorderemo di questo momento, in cui siamo arrivati così vicini.”
Bruce Pearl ha comunque poco da recriminare ai suoi giocatori, che hanno disputato un torneo semplicemente spettacolare. Nessun'altra squadra nella storia dell'ateneo aveva mai raggiunto le Elite Eight e il coach lo ha fatto sapere ai suoi ragazzi negli spogliatoi, dicendo quanto fosse orgoglioso di quello che hanno fatto in queste due settimane e di quello che hanno dovuto superare durante la stagione, travagliata a dir poco.
I Vols hanno cercato di mettere la partita sui binari a loro preferiti, pressando a tutto campo (facendo molti cambi per avere sempre giocatori freschi in campo), cercando di correre ed alzare il ritmo quando possibile. È mancato forse l'apporto di Wayne Chism (13 punti e soli 3 rimbalzi), da cui era lecito aspettarsi molto, cercato troppo poco nei pressi del canestro dai propri compagni.
L'altro tallone d'Achille è stato quello dei tiri liberi. Dalla linea della carità Tennessee ha infatti realizzato solamente 14 volte su 21 tentativi, con cinque importantissimi errori nel secondo tempo. In una partita che si chiude con 1 punto di scarto spesso e volentieri sono proprio i tiri liberi a fare la differenza.
Michigan State ha invece cercato di enfatizzare il gioco difensivo mettendo la contesa sul piano fisico, come piace al suo allenatore. Offensivamente il peso dell'attacco è ricaduto sulle spalle di Durrell Summers, che ha infatti giocato un'altra eccellente partita, segnando tutti le conclusioni da due punti e sbagliandone solamente 2 da tre (4/6 dalla lunga distanza).
Colui che senza Lucas ha preso in mano le redini della squadra ha chiuso con 21 punti, 4 rimbalzi e tanti canestri importanti. In questo torneo Summers – che uscito dall'High School sembrava aver preso una strada completamente diversa, in direzione Kentucky – ha realizzato 66 punti tirando con un eccezionale 64.1% (25/39).
Come spesso accade poi “l'x factor” degli Spartans è stato Draymond Green, che con la sua versatilità riesce a mettere in difficoltà qualsiasi tipo di difesa si trovi davanti. Può portare in post basso un difensore più piccolo oppure, nel caso fosse marcato da un lungo, può giocare fronte a canestro, attaccando dal palleggio cercando lo scarico su un'eventuale aiuto.
Due degli 8 punti di Chris Allen (altro pezzo importante della rotazione di coach Izzo) sono arrivati proprio in questo modo, grazie ad uno dei 2 assist di Green che aggiunge anche 13 punti e 2 stoppate.
Sabato prossimo quindi gli Spartans affronteranno la padrona di casa, Butler, un'altra incredibile sorpresa di questo torneo. L'anno scorso fu proprio Michigan State a sfruttare il tifo casalingo al Ford Field di Detroit per raggiungere il National Championship. Riusciranno quest'anno a farcela in un ambiente ostile, come sarà quello del Lucas Oil Stadium?
“Sono caldi, sono in un ottimo momento di forma,” le parole dell'eroe dell'ultimo tiro libero, Morgan, riferite proprio alla squadra di Butler. “Ma in fondo lo siamo anche noi. Stiamo giocando il miglior basket della nostra stagione.”
La tavola per un'attesa quanto inaspettata sfida è apparecchiata.