Evan Turner: lo juggernaut di Ohio State
Si chiama Evan Turner. Ala-guardia junior di Ohio State. Lo spot è tutto per lui.
La vera stella del torneo Ncaa a detta di molti. Nonostante la sua università , cestisticamente parlando, venga considerata di terza-quarta fascia (ranking e standing alla mano).
Il ragazzo è un leader naturale con punti e assist nelle mani.
Il 2009 è stato un anno da incorniciare per il ragazzone di Chicago: bronzo con gli Usa ai Mondiali universitari di Belgrado (in 7 partite quasi 3 assist di media, 4 punti, 3.7 rimbalzi e il 52% dal campo), menzione d'onore dell'Associated Press All American, finalista dell'Oscar Robertson Award, inserito nel quintetto della Big Ten all'unanimità da coach e media e due volte player of the week a febbraio. Tanto per citare alcuni riconoscimenti dell'ultimo anno solare.
Il bestione - da quelle parti lo chiamano così per l'approccio sconfinato che ha sull'incontro - è migliorato ancora di più. In pochi pensavano che il margine di crescita di questo ragazzo potesse mozzare il fiato. E lo ha fatto nel ruolo di point guard: non il suo preferito (ala piccola).
A coach Matta però manca profondità in quella posizione. Ecco così il colpo che ha trasformato la squadra. Produce punti mentre impara il ruolo. Un genio.
La stagione non è stata tutta in parata.
Due vertebre rotte lo hanno stoppato per un mese intero (contro Eastern Michigan ha schiacciato superando i limiti di velocità ricadendo male). Chissà quanti altri avrebbero ritrovato lo smalto nel cuore della stagione dopo un infortunio del genere.
Le previsioni per il prossimo draft Nba lo danno addirittura a giocarsi uno delle prime cinque chiamate, il numero due probabilmente.
I tifosi di Ohio State per questo storcono il naso. Vorrebbero restasse un altro anno ancora. Con Jared Sullinger in arrivo dal liceo, con i rientri di David Lighty e William Buford il roster sarebbe da titolo.
Eppure un fan del basket in senso assoluto non può ancorarsi a questi motivi. Turner ormai è sintonizzato sul pianeta superiore. Con un sacco pieno di buoni motivi.
I suoi punti di forza sono decisamente superiori rispetto alle zone d'ombra (poco incline a stare in panchina, il gioco sotto le plance e il tiro da 3). Il resto è da leccarsi i baffi.
Straordinaria è la sua capacità di giocare a ritmi diversi in maniera letale. Talento eccellente, fantasia in attacco, versatile. Può far male sia in transizione, sia costruendosi il tiro tutto da solo con la difesa schierata.
Gli scout scrivono che cambia marcia con una rapidità incredibile. E non si dimenticano di far notare che il suo impegno in difesa è impeccabile (ottimi fondamentali, senso della posizione, può spostarsi in diverse posizioni).
Ha un coefficiente di intelligenza elevato, il che lo rende superiore alla media e facilmente allenabile perché con lui si può parlare da uomo a uomo. Aggressivo, potente, generoso, con una mentalità vincente.
Visione di gioco, altruista, coordinato, un alto livello di produttività , fluido, baricentro basso. Fisicamente solido, buono stacco ed eccellente rimbalzista.
Forse leggendo tutto d'un fiato le sue caratteristiche si rischia di scambiare Turner con Michael Jordan. Non accusateci di blasfemia. E' semplicemente il ritratto schematico di uno dei migliori cestisti universitari d'America.
Per alcuni la vera stella assoluta del panorama Ncaa vista la capacità di trasformare Ohio State in una squadra competitiva.
Per altri, invece, è il numero due. A priori. Dietro John Wall.
A voi, al campo e al tempo il responso.