Damien James guarda lontano: al titolo
Kansas, Kentucky e Texas rigorosamente in ordine alfabetico.
Tre pretendenti al titolo. Pregi e difetti di tre roster che viaggiano a ritmi tremendi e che per un verso o per l'altro hanno ragioni da vendere per pretendere di essere la numero d'America.
Kansas Jayhawks
Può vantare nel roster tre freshman che hanno avuto un impatto straordinario sul gioco di Bill Self. Il quale deve baciarsi i gomiti per avere un potenziale così giovane. Xavier Henry (guardia tiratrice, oltre 17 punti di media), Thomas Robinson (ala) e Elijah Johnson (guardia) vanno a farcire di fresca consistenza il lavoro di Sherron Collins (oltre 41% da tre con 4 assist a gara), di Cole Aldrich (viaggia a 3,5 stoppate per partita condite da 10 rimbalzi), dei gemelli Morris (Markieff tira ben oltre il 66% da tre, seppur con una certa avarizia, e con 70% dal campo), di Taylor (4 assist a partita) e Reed.
Tra l'altro le rotazioni permettono al coach di variare schemi e modalità di gioco. Con l'inserimento di Brady Morningstar c'è una guardia esperta che sa quando far correre la palla o quando mirare dal perimetro. Insomma, la guardia di cui Self ha bisogno perché possiede le caratteristiche che gli omologhi del roster non hanno. In potenza, i Jayhawks sono una squadra imbattibile per quintetto e panchina. Ecco perché è la numero uno (chi l'affronta mediamente resta 30 punti indietro, ma il gap è destinato a ridursi quando a opporsi saranno i top team).
Difficile trovare punti deboli. Forse, ma è un forse grosso così, quello che i freshman si sgonfino. Avendo assunto ormai un ruolo centrale della manovra di Self, un decadimento fisico (o più che altro mentale) può alterare il rendimento di Kansas. E che, unico neo, Withey ci metta un sacco di tempo a entrare nel meccanismo costringendo coach Self a trovare soluzioni non così scontate quando Aldrich deve rifiatare sotto canestro.
Kentucky Wildcats
Se hai John Wall tutto è possibile. Il traguardo storico delle 2000 vittorie - record cestistico universitario che nemmeno storici rivali come Ucla, North Carolina o Kansas possono vantare - diventa solo una tappa di passaggio.
I Wildcats non hanno intenzione di fermarsi e gli argomenti che mettono sul parquet sono validissimi. In primo luogo la guardia freshman, appunto. Wall (7 assist di media, 2,4 palloni rubati a partita), la gioia di coach Calipari, arriva dall'high school Word of God (parola di Dio, o del Signore). Amen, aggiungeremmo, per gli altri. Leader naturale della squadra, lavora sodo anche in difesa e viaggia sulla strada del titolo di 'miglior freshman' della storia Ncaa. Attorno a lui si muovono Bledsoe (guardia con quasi il 55% da tre), Cousins (ala), Dodson (guardia) e Patterson (ala con il 63% di realizzazione).
Il lato negativo di avere in squadra il miglior giocatore universitario d'America è che se il dente pregiato della catena gioca sottotono, tutto il meccanismo rischia di scendere su livelli che a marzo, quando si tratterà di partite da dentro-o-fuori, non saranno sufficienti per vincere. Il successo non basta a Calipari.
E 'stressare' il gruppo quotidianamente alla ricerca della perfezione può, a lungo andare, deteriorare un giocattolo stupendo. Il caso del sophomore Liggins, lasciato in panchina settimane su settimane e rispolverato solo nel cuore di dicembre, è emblematico. Solamente chi lavora come pretende Calipari giocherà . Forse, alla lunga, rischia di essere il coach il punto debole dei Wildcats.
Texas Longhorns
Se non ci fosse Wall, tutti parlerebbero di Damion James (16,4 punti, 10,6 rimbalzi). Certo, con quel cognome al piano di sopra sarà dura farsi sentire" I Longhorns devono sfruttare fino in fondo il talento di questa guardia/ala prima di perderla per l'Nba. Hanno già avuto in premio un anno in più delle sue prestazioni.
E' migliorato nel gioco lungo il perimetro, è diventato leader dentro e fuori dal campo e sarà scelto al primo giro del draft (dopo essersi ritirato all'ultimo per aver capito di non avere ancora la chance giusta). Tutto per garantire alla madre una vita migliore. Voleva lasciare l'Ncaa dopo il primo anno, lo farà al quarto. Il coach Rick Barnes vorrebbe in regalo il titolo.
Oltre a James, c'è il talento appurato di Pittman, Johnson, Mason e Balbay. Le fresche scoperte di Bradley (40% da tre), Brown (97% ai liberi) e Hamilton. Quattro di loro giocheranno in Nba ad alti, se non altissimi, livelli tra pochi anni (James, Pittman, Bradley e Hamilton). Balbay (5 assist a partita) e Bradley sono due ottimi difensori, Pittman (2,3 stopponi di media, 73% dal campo) è un omone fatto e finito che spaventa tutti sotto canestro, James è un leader che raccoglie rimbalzi a secchiate, Mason è un'ala con i fiocchi e la panchina è forse la più talentuosa degli States (Brown, Johnson, Hamilton, Hill, Wangmene, Lucas e Chapman). E si è rotto Ward per tutta la stagione, altrimenti ci sarebbe pure questa guardia sophomore. Una squadra che corre forte, gioca velocemente e sfrutta il fisico di ogni singolo elemento.
Il guaio possibile è che la felicità che regna sovrana in questo gruppo possa non durare. Toccherà a Barnes mantenerla, conscio però del fatto che i minuti a disposizione sono quelli e una partita non può durare di più.
Tradotto: una panchina così qualificata può anche iniziare a pestare i piedi e reclamare qualche attenzione supplementare andando a rodere le rotazioni vincenti. Toccherà al carisma del coach raffreddare eventuali spiriti bollenti.