Turner si prospetta come uno dei grandi protagonisti della stagione e del prossimo draft Nba
Evan Turner
SG/SF – Ohio State Buckeyes
Iniziamo con un giocatore che avrebbe meritato ben altri compagni. O meglio, con compagni che magari si fossero degnati di provare a giocare seriamente prima di provare la carta del piano di sopra.
Evan Turner è il giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero, dato che è dotato di classe infinita, versatilità , altruismo, voglia di lavorare e migliorarsi, però in questi due anni non è riuscito ad avere una squadra competitiva intorno. O meglio, se Kostas Koufos o BJ Mullens fossero stati un pò più pazienti è probabile che il ragazzo di cui stiamo parlando avrebbe qualche chance per lottare a qualcosa di più serio, soprattutto vedendo i continui miglioramenti che sta facendo Will Buford.
Turner è uno di quei giocatori concretissimi che ogni tanto si vedono fiorire in Ncaa.
Dopo un primo anno in sordina, dove però aveva fatto vedere ottime pensate di pura pallacanestro, nella scorsa stagione il ragazzo di Chicago ha dimostrato di valere palcoscenici di rilievo, mostrando una grande efficacia offensiva abbinata però ad un profilo tutt'altro che egoista, il che fa rievocare agli addetti ai lavori i nomi di Brandon Roy e di James Harden, giocatori che hanno dato il meglio coinvolgendo tutti gli elementi delle squadra.
Offensivamente ha poco su cui lavorare se non nella continuità del tiro dalla distanza e nella scelta di alcune situazioni di gioco, mentre difensivamente il miglioramento deve essere obbligato perchè con il fisico snello che si ritrova fa molta fatica con i pariruolo più fisici, materiale molto comune nel basket universitario.
Comunque l'ala di Ohio State, anche se la stagione dei suoi Buckeyes non sarà esaltante, avrà le porte spalancate per la Nba, dato che già quest'estate erano in moltissimi ad essere interessati al ragazzo, ammaliati dalla sua pallacanestro semplice ma tremendamente efficace.
Cole Aldrich
C – Kansas Jayhawks
Già lo scorso anno ha dato dimostrazione di poter essere i lungo più forte del College Basketball, soprattutto in coppia assieme al suo compagno di squadra Sherron Collins, con cui forma l'asse play-centro più temibile di tutto il panorama collegiale.
Lungo che fa sentire la sua presenza da entrambi le parti del campo, Aldrich è un ottimo giocatore di post basso, aiutato da braccia chilometriche che gli permettono di poter prendere qualsiasi tiro nei pressi dell'area verniciata ma con un bagaglio offensivo che si estende anche fuori dal pitturato, visti i continui miglioramenti sul jumper dal gomito.
Come dicevamo, il ragazzo è anche un buon difensore, bravissimo nel tenere posizione contro qualsiasi tipologia di lungo in situazione di single coverage, utilissimo in aiuto sui raddoppi e ingombrante nel gioco a zona quando si piazza nel mezzo per intimidire gli avversari, visto il buon tempismo per la stoppata.
Altro piatto forte della casa è la presenza a rimbalzo dove usa ottimamente il corpo sia per creare separazione tra l'avversario ed il canestro sia nel tempismo per conquistare la carambola.
A dire così sembra che il ragazzo non abbia alcun difetto, ed invece Aldrich quest'anno dovrebbe riuscire a coordinare alcuni suoi movimenti, come l'uscita dai blocchi che fa agli esterni per rendere ancora più efficenti i pick'n'roll. Inoltre deve imparare a contenere il suo continuo desiderio di stoppare, caratteristica che lo condiziona in modo prepotente nei suoi problemi di falli.
Kansas quest'anno è la principale favorita al taglio della retina di inizio aprile, perchè ha una squadra completa in tutti i reprati guidata da un grande guru del College Basketbal, Bill Self, che già lo scorso anno portò ad alti livelli una squadra che nell'estate precedente aveva perso tutto il quintetto titolare vincitore del Torneo Ncaa.
Quest'anno Self può contare su un playmaker che crea per se e anche per gli altri, Sherron Collins, un tiratore che può aprire grandi spazi per i lunghi come Xavier Henry, e tanta manovalanza nei gemelli Morris e in Tyshawn Taylor.
Il fulcro della squadra però sarà inesorabilmente Aldrich, giocatore con pochissimi avversari degni del ruolo. E' ovvio che tanto della stagione dei Jayhawks passa da lui.
Manny Harris
SG – Michigan Wolverines
Dopo la grande annata scorsa, dove i Wolverines si sono piegati soltanto a Oklahoma nel secondo turno del Torneo Ncaa, Harris è pronto per un altra stagione di ottimo livello dopo aver riportato Michigan alla postseason, evento che mancava da ben 11 anni a seguito del famoso scandalo di Ed Martin e dei piccoli giardinieri da 1000 dollari all'ora.
Ad Ann Arbor la maggior parte delle speranze di questa stagione passano da Corperryale (vero nome di Manny), viste anche le sue doti di leader offensivo e mentale della squadra, abbinate ad un grandissimo senso di responsabilità verso i compagni e ad una conseguente efficacia nei momenti topici delle partite.
Harris è un grandissimo scorer capace di ottenere punti nei modi più vari, attaccando il canestro grazie ad un ball-handling ed un equilibrio che gli permette di arrivare al ferro facilmente, oppure giocando tra le linee delle difese a zona sempre pù più frequenti a livello collegiale, ma anche lavorando molto dalla media distanza visto il nuonissimo in-between game di cui dispone.
Le pecche arrivano quando si inizia a parlare della fase difensiva dove il ragazzo, oltre al buon uso delle linee di passaggio, ha poco altro, visto che il suo meglio lo dà solo in punta sulla difesa a zona per la peculiarità appena accennata; sull'uomo invece invece il prodotto di Detroit fa molta fatica, ma più per una questione di voglia che di reale attitudine.
Quest'anno però per arrivare il più avanti possibile ha bisogno di una grossa mano da parte di DeShawn Sims, l'altro giocatore di rilevo di questi Wolverines che però non ha mai dimostrato una grandissima presenza nei momenti in cui ce n'era bisogno, anche perchè Harris non è un accentratore, ma riesce a far giocare girare i compagni anche se alle volte alcune scelte di gioco sono a dir poco discutibili.
E proprio per questo motivo sono stati reclutati due buoni freshman come Morris e Vogrich che dovranno aiutare Douglass e Novak nella gestione dell'attacco, in modo da lasciare a lui e Sims la finalizzazione delle azioni, sperando che riescano di nuovo a portare i colori giallo-blu un altra volta al Torneo Ncaa.
Patrick Patterson
PF – Kentucky Wildcats
Partito il bombardiere Meeks, Patterson sembrava essere destinato ad una stagione da no contro tutti a prendere e dare botto sotto le plance come il suo ruolo ed il suo fisico richiede. Ed invece un bel giorno ecco arrivare da una imprecisata località del Tennnesse San John Calipari, che ha illuminato il nostro Wildcat con due freshmen di bellissime speranze come il tanto pubblicizzato John Wall e DeMarcus Cousins.
E così il nostro Pat sta gongolando all'idea di un ultima stagione alla Rupp Arena (difficilmente tornerà per il suo anno da senior, vista anche la richiesta che aveva per fare il salto tra i Pro) con possibili fuochi artificiali. Se saranno cinesi o clandestini questi fuochi lo scopriremo nel corso della stagione, visto che il talento è tanto e ben concentrato.
Da Patrick ci si aspetta un discreto salto di qualità , visto che le caratteristiche per fare la differenza le ha tutte ma pecca tanto sull'aspetto mentale cadendo molte volte nella trappola di estraniarsi da quello che gli succede intorno facendo calare in maniera vertiginosa l'intensità del suo gioco, peculiarità importantissima del suo gioco fatto di balzi continui e forza fisica. Sarà la mancanza di stimoli nelle stagioni precedenti dei Wildcats, fatto sta che il ragazzone proveniente dal West Virginia non può permettersi quest'anno questi continui blackout mentali.
Classica ala forte collegiale potente, con braccia interminabili ma statura limitata, Patterson verte il suo gioco soprattutto sugli istinti animaleschi nell'area verniciata e nell'incredibile efficacia nei pressi del canestro. Non è un mostro sulle letture, però sa difendere e tiene l'uomo molto bene grazie alle potenti gambe ed alla parte superiore del fisico che gli permette di tenere anche avversari più alti. Se vogliamo trovargli un paragone possiamo dire che il suo gioco ricorda molto quello di Paul Millsap, anche se l'ex-Louisiana Tech ha un QI cestistico molto più avanzato.
Insomma, l'obiettivo principale di Calipari è di riportare Kentucky nel basket che conta.
Nella SEC la vita non dovrebbe essere difficilissima quest'anno, ma è chiaro che il traguardo non potrà limitarsi al primo posto nella Conference, soprattutto quando hai due deb di primissimo livello ed un giocatore che ha i minuti contati nel campus, visto che alle sirene Nba si può resistere un anno, ma già al secondo tapparsi le orecchie diventa un lavoro molto difficile.
Craig Brackins
SF/PF – Iowa State Cyclones
Se questo nome vi sorge nuovo, non preoccupatevi. Figlio di un college minore, Brackins è uno dei migliori attaccanti dello stato, capace di produrre tanti punti in tanti modi differenti oltre ad essere un ottimo rimbalzista su entrambi i tabelloni.
Ma perchè un giocatore del genere si trova in un college non proprio famosissimo?
Diciamo che il carattere del ragazzo californiano non è dei più semplici, ego sconfinato e tanta, troppa consapevolezza nei propri mezzi lo hanno portato a scegliere una scuola più semplice per emergere, anche se finora non si sono ancora visti i frutti di questa scelta a livello nazionale.
Dicevamo che il ragazzo offensivamente è eccellente, ed infatti siamo davanti ad un giocatore che ha moltissime armi nel suo arsenale. Fronteggia molto bene il canestro in posizione di tripla minaccia in modo da scegliere come battere il difensore, dato che dispone sia di un ottimo tiro frontale, che si estende anche oltre la linea del tiro da tre, sia di ottima partenza in palleggio veloce e ben protetta dal corpo.
Inoltre è ottimo anche nel gioco senza palla, bravo a giocare dietro le spalle del dirimpettaio e nel portarsi nei pressi del ferro per prendere posizione spalle a canestro o per prendere il rimbalzo offensivo.
Possiamo dire che il suo gioco ricorda molto quello di due ragazzi che al college hanno fatto onde, ovvero Kevin Durant e Michael Beasley; e come loro anche Brackins ha i soliti problemi che si ponevano ai due sopra al loro ingresso nella Nba, forza fisica e difesa.
Si perchè seppur riesca a giocarsi molto bene i suoi palloni in area pitturata, la maggior parte delle volte lo fa con giocatori che sono o più veloci ma leggeri oppure più grossi ma lenti, mentre con avversari che possono tenerlo che possono tenerlo in tutti e due i modi fa grandissima fatica proprio perchè viene sovrastato fisicamente. Inoltre nella propria metà campo non ha altro che un buon tempismo per la stoppata, aiutato anche dall'ottimo atletismo, sull'uomo fa tanta fatica più per attitudine che per reale debolezza, anche se qualche fondamentale dovrebbe migliorarlo sensibilmente.
La stagione dei Cyclones non ha molte pretese, e questa può essere un'arma a doppio taglio per Brackins ed le sue prospettive future.
Se va bene, guadagna notorietà per il prossimo draft e per il suo futuro al piano superiore, altrimenti rischia un altro anno nell'anonimato generale suo e di Iowa State, che condizionerà non poco il giudizio degli scout.
Kyle Singler
SF – Duke Blue Devils
Stufo di finire la stagione un pò troppo anticipatamente per i sui gusti, Coach K per cercare di rientrare nel circolo dei grandi college quest'anno si affiderà molto alle qualità di Kyle Singler, tweener bianco provenente dall'Oregon che nei due anni passati a Durham ha già dato dimostrazione di essere un giocatore di ottimo livello.
Con la partenza di Gerald Henderson con un anno di anticipo, Singler avrà la possibilità di mostrare le sue qualità sul perimetro visto che fino alla scorsa stagione ha viaggiato un pò troppe volte tra i due ruoli di ala per capire veramente davanti quale tipo di giocatore sia.
Troppo lento per giocare small, troppo leggero per giocare da power, Singler sembra preferire la prima soluzione, a patto che però riesca a limare alcuni difetti che tendono a condizionare il suo gioco, ovvero la completezza del suo gioco. La prima sensazione che abbiamo vedendolo giocare è che è bravo a fare tante cose, ma non eccelle in nessuna.
Ha una buona meccanica di tiro ed un ottimo rilascio ma non è assolutamente continuo, sa penetrare usando ottimamente le lunghe gambe e braccia ma non ha l'esplosività nelle gambe per andare a concludere in modo sicuro, ha buoni movimenti in post basso e sa andare benissimo a rimbalzo ma il fisico poco sviluppato nella parte alta non gli consente di giocare minuti continui in un ruolo più interno.
Singler è un giocatore che conosce benissimo il gioco, pensa pallacanestro in modo divino, ma attualmente deve assolutamente migliorare per cercare di riportare in alto un college a cui non basta più fare delle buone partite contro i tanti odiati Tar Hells nella Battle for Tobacco Road. Quest'anno l'obiettivo deve essere per forza la Final Four, evento che manca dal 2003, un eternità per una scuola che ha scritto pagine importantissime nell'ambito del basket collegiale.
James Anderson
SG/SF – Oklahoma State Cowboys
Ecco un altro giocatore che lo scorso anno ha fatto drizzare le orecchie a molti addetti ai lavori.
In una Big12 piena di talenti (basti ricordare Blake Griffin, James, il duo dei Jayhawks, Jerrels di Baylor e via dicendo) è venuto fuori anche questo ragazzo originario dell'Arkansas come uno dei migliori giocatori offensivi del panorama collegiale.
Anderson ha stupito tutti anche all'interno della sua squadra, visto che è arrivato dall'high school come un ottimo atleta e solido difensore, ma nessuno si immaginava che poteva diventare il go-to-guy dei Cowboys già nel suo secondo anno a Stillwater. Grazie al continuo lavoro in palestra sotto gli occhi dello staff tecnico di Travis Ford, James è riuscito a migliorare sensibilmente il suo tiro da fuori, mettendo su una meccanica molto più fluida ed un rilascio più veloce che, abbinato alle ottime doti atletiche che gli permettono un rilascio della palla molto alto, lo hanno portato a diventare un ottimo cecchino, dote quasi sconosciuta al suo arrivo ad Oklahoma State.
Nella scorsa estate ha sfiorato il sogno di entrare nel draft Nba, ma molto saggiamente ha deciso di aspettare a fare questo salto, in modo da poter affinare ancora di più il suo gioco.
Anderson infatti per essere un attaccante ancor più incisivo dovrebbe lavorare sul ball-handling in modo da coprire le sue maggiori lacune in fase offensiva, ovvero la capacità di creare dal palleggio e di arrivare al ferro, dato che alle volte il suo gioco sembra un pò troppo monodimensionale affidato fin troppo alle sue capacità balistiche.
I Cowboys in questa stagione non avranno più il loro leader designato, ovvero il play Byron Eaton, quindi Anderson non dovrà assolutamente far pesare tale l'assenza e dovrà guidare la squadra anche sotto questo aspetto, sperando che non subisca i cali di concentrazione come lo scorso anno.
Kalin Lucas
PG – Michigan State Spartans
Di lui se ne è parlato tantissimo durante il Torneo Ncaa scorso, quando gli Spartans stupivano tutti vincendo e convincendo fino ad arrivare alla Final Four, dove sono stati fermati solamente dall'armata Tar Heels dello scorso anno, una corazzata di talenti e tattica che avrebbe potuto mettere ai ferri corti qualsiasi altro avversario.
Kalin Lucas era il leader e l'anima di quella squadra, il perfetto interprete del modo di giocare di Tom Izzo, e proprio grazie ad un suo contributo sempre più crescente nel corso della stagione, gli Spartans sono arrivati ad un passo dal ripetere l'impresa del 2000 quando Mateen Cleaves, guarda caso molto simile a Lucas nello stile di gioco, li portò alla vittoria del Torneo Ncaa.
E forse proprio Mateen Cleaves deve essere d'esempio all'attuale play degli Spartans, sia nel bene che nel male, se così vogliamo dire. Il Flintstone infatti è stato un grande giocatore a livello collegiale, ma ha fallito una volta uscito da East Lansing perchè non è riuscito a convertire il suo gioco tra i professionisti, rimanendo sempre un playmaker modesto che partiva dalla 3rd string.
Lucas può fare tesoro di questa esperienza e cercare di smussare il proprio gioco perchè attualmente abbiamo di fronte un giocatore che vive molto di istinti e poco di playmaking, con un tiro che va e viene troppo spesso. Però dalla sua c'è da dire che gioca con tanto cuore, è sempre l'ultimo ad arrendersi e curiosamente eleva il suo rendimento nel momento in cui la partita si decide e quest'ultima caratteristica non è da tutti.
Quest'anno nonostante la partenza di Suton, arma tattica importantissima negli Spartans dello scorso anno, i ragazzi di Tom Izzo partono con la voglia di ripetersi grazie ad una squadra composta da ottimi elementi come Morgan (sperando che riprenda il rendimento del suo anno da sophomore) e Summers gestiti dal competentissimo coach di origini italiane, ma il vero ago della bilancia della stagione sarà inesorabilmente il piccolo play born & raised in Michigan.
Gani Lawal
PF – Georgia Tech Yellow Jackets
Nella affollatissima ACC di quest'anno Georgia Tech arriva ai blocchi iniziali con una squadra molto interessante guidata dal promettente Iman Shumpert e che annovera nelle sue fila uno dei freshman più ricercati dell'ultimo anno, quel Derrick Favors che assomiglia in modo sinistro ad un altro ragazzo passato da queste parti ed ora star molto discussa in Canada, ovvero Chris Bosh. A far compagnia a Favors nella zona ravvicinata al canestro ci sarà Gani Lawal, che all'ultimo momento quest'estate ha giustamente deciso di tornare da coach Hewitt.
Perchè dico "giustamente"?
Beh, partendo dal fatto che di giocatori come il ragazzo di origini nigeriane ce ne sono a bizzeffe in Nba, possiamo tranquillamente affermare che non era ancora pronto tecnicamente per un palcoscenico del genere, ed una prematura uscita dal college non avrebbe fatto altro che complicare la sua carriera cestistica.
Giocatore dotato di ottime qualità atletiche e istinti, sa come far sentire queste doti in entrambe le parti del campo, ma purtroppo sembra che il suo gioco si fermi lì, perchè in quanto a tecnica Lawal non ha moltissimo. Pochi movimenti spalle a canestro, utilità offensiva che si limita alla conversione dei rimbalzi presi sotto il suo canestro e nelle situazioni dinamiche, rimbalzi catturati grazie all'ottima elevazione e ai suoi impulsi ma mai di posizione, insomma un giocatore ancora grezzo in molti punti del suo gioco.
I margini di miglioramento comunque ci sono tutti perchè alla fine il ragazzo dispone di ottime mani, forti e precise, e di una buonissima propensione alla difesa, ma per risultare ancora più efficace ha bisogno di lavorare molto sul suo tiro fronte a canestro che già aiuterebbe non poco la squadra in quanto a pericolosità ed in più gli darebbe una base solida su cui lavorare una volta nei Pro.
JaJuan Johnson
C – Purdue Boilermakers
Come già detto precedentemente, la Big Ten si prospetta come una delle Conference da seguire attentamente perchè oltre a disporre di buonissimi giocatori, quest'anno ci sembra molto equilibrio tra le squadre che si lottano l'ingresso alla March Madness. Subito dietro ai favoriti Spartans di Izzo stanno crescendo in maniera esponenziale i Boilermakers di Matt Painter, reduci da una stagione sorprendente che quest'anno li catapulta in un ruolo di rilievo nella strada per Indianapolis, luogo dove si svolgerà la Final Four.
La forza di Purdue è sicuramente nel gruppo ed in questa stagione è fondamentale che sia rimasta la spina dorsale della squadra formata da ben 3 junior, ovvero Robbie Hummel, E'twaun Moore e JaJuan Johnson. Nonostante i primi due siano sicuramente i due giocatori più talentuosi dal punto di vista tecnico, Johnson è l'elemento fondamentale della formazione di Painter.
Grazie alla sua difesa sotto canestro fatta non solo di intimidazione e stoppate, ma anche di ottime letture difensive, raddoppi istantanei ed aiuti calcolati al millesimo di secondo, il ragazzo di Indianapolis è il vero ago della bilancia dei Boilermakers, che fanno infatti molto affidamento alla grande durezza nella propria metà campo per imporre il proprio gioco.
Johnson inoltre sarà importantissimo anche in fase offensiva, visti anche i miglioramenti fatti lo scorso anno, dove è riuscito ad aumentare sensibilmente la sua pericolosità grazie alla sua capacità di correre il campo e di sfruttare benissimo il taglio nei pick&roll senza disdegnare qualche conclusione dalla media che le leve interminabili lo rendono quasi instoppabile.
Quest'anno JaJuan si gioca tanto del suo futuro, visto che Purdue sembra avere una squadra ed un concetto di essa che può portarli a sognare le FF in "casa", visto che il campus dista poco meno di 70 miglia dal Lucas Oil Stadium.