Jonny Flynn: quando i centimetri contano poco
1) Jonny Flynn
Syracuse – Sophomore – 179 cm
Dopo un'ottima annata da freshman tutti si aspettavano che Jonny Flynn, prodotto newyorkese, portasse il suo gioco al livello successivo affermandosi come una delle migliori point guard a livello nazionale.
Costruito come molte point guard odierne – piccole e veloci – Flynn fa della rapidità e dell'atletismo il suo pezzo pregiato. Con queste caratteristiche sono infatti pochi i giocatori che riescono letteralmente a stargli dietro in campo aperto dove Flynn ha dimostrato di trovarsi alla perfezione. Rispetto all'anno passato però si sono visti decisivi miglioramenti anche nell'attacco a metà campo, con l'utilizzo del pick&roll o del penetra-e-scarica per trovare i tiratori fuori dall'arco.
Il tiro in sospensione, soprattutto da tre punti (anche se in questa stagione le conclusioni dalla distanza sono state poco più di 3 a partita), va e viene e non può ancora essere considerato veramente affidabile. Le decisioni e le “shot selections” appaiono invece come il principale punto debole di Flynn che spesso si trova infatti in mezzo all'area senza saper più cosa fare creando situazioni difficili per l'attacco che portano a non altro che una palla persa. Già dall'anno prossimo comunque, se non decidesse di tentare subito la carta NBA, è lecito aspettarsi miglioramenti anche sotto questo aspetto del gioco, che è direttamente proporzionale alla crescita e all'esperienza di un giocatore.
La sua leadership e voglia di guidare la squadra invece sono rimaste immutate. Sono ancora infatti negli occhi di tutti le sue incredibili prestazioni negli ultimi mesi di stagione, culminate con l'incredibile cavalcata di Syracuse nel torneo della Big East dove Flynn, nei momenti decisivi, è stato in grado di prendere i compagni per mano e portarli alla vittoria più di una volta. I sei overtime contro Connecticut, in cui il nostro newyorkese è stato in campo per 67 minuti, rimarranno nella storia di questa stagione e forse nell'intera storia del college basketball.
NBA Comparison: TJ Ford
2) Darren Collison
UCLA – Senior – 183 cm
Parlando di point guard a livello collegiale non si può non menzionare il “floor general” di UCLA, Darren Collison che tornato in California per il suo anno da senior ha consolidato la sua posizione come uno dei migliori playmaker della nazione, se non proprio il numero uno in assoluto.
Collison ha dimostrato in questa stagione di aver lavorato su quelle fasi del suo gioco che facevano ancora storcere il naso di qualche scout. E' riuscito infatti ha velocizzare la meccanica di tiro, forse il suo vero tallone d'Achille del recente passato, migliorando così sensibilmente la percentuale al tiro da due (vicina ad un incredibile 60%, anche se va sottolineato come una buona parte di queste conclusioni vengano prese all'interno dell'area) e restando comunque efficacissimo sia nel tiro da tre punti che dalla lunetta, dove si è confermato come uno dei migliori cecchini di tutto il college basketball.
Con la partenza di Westbrook trovandosi più spesso con la palla in mano è riuscito anche ad innalzare il numero degli assist, confermandosi come un ottimo playmaker con eccellente visione di gioco. Dotato inoltre di una velocità fuori dal comune, Collison è spesso e volentieri in grado di battere il proprio difensore in palleggio dall'uno contro uno, creando problemi per la difesa avversaria ed aprendosi quindi linee di passaggio per i compagni.
L'altro suo grande punto di forza, la difesa, è rimasto pressoché intatto al passato. Grazie alle braccia lunghissime e alla già citata rapidità il nativo di Rancho Cucamonga è un eccellente difensore sia sulla palla che sulle linee di passaggio dove lo si è visto rubare quasi due palloni a partita.
NBA Comparison: Kyle Lowry
3) Tywon Lawson
UNC – Junior – 180 cm
Il primo Giugno 2008 il buon Tywon sembrava già destinato alla Nba: molto forte l'interesse dei Nuggets, lo stesso giocatore non nascondeva di preferire tale soluzione a un ritorno a UNC; scontato quindi che si dichiarasse da sophomore per il draft del 26. Tempo una settimana e Lawson viene arrestato per guida in stato di ebbrezza, un altro paio di giorni e si procura una distorsione alla caviglia: costretto a annullare un provino per la franchigia del Colorado, indovinate alla fine che fa? Naturalmente torna da coach Williams con il capo cosparso di cenere, prontissimo a disputare la sua stagione da junior.
Con il senno di poi si può dire che abbia fatto bene, potendo dichiararsi in un draft più povero di talento, disputando un'ottima stagione sia a livello individuale che a livello di squadra e soprattutto entrando al draft come campione NCAA: a livello statistico ha avuto un incremento sotto ogni punto di vista. Ma quanto è migliorato come giocatore, come stile di gioco? La risposta è facile: molto poco.
E' praticamente sempre lo stesso dell'anno scorso: impera ad alti ritmi, velocissimo e inafferrabile, capace di penetrare con facilità nelle aree avversarie e di concludere con una certa varietà di soluzioni come anche di servire ottimamente i compagni di squadra in contropiede o cercando lo scarico (a volte con qualche attimo di ritardo).
Proviamo però un attimo a mettere la partita al rallentatore: improvvisamente si trasforma in un indolente giocatore senza pazienza, mette in mostra letture quantomeno rivedibili e sembra sempre contagiato da una voglia di "fare" che a volte si tramuta in voglia di "strafare".
I principali miglioramenti li ha mostrati nel controllo della propria folle velocità e in parte nel tiro perimetrale, comunque ancora insufficiente: totalmente privo di una valida soluzione in arresto e tiro e con un pessimo gioco senza palla, è sì cresciuto nel tiro sugli scarichi (soprattutto a livello di fiducia in se stesso), ma resta comunque difficile vederlo trasportare tale tiro anche in NBA con i medesimi risultati.
Qualche abbozzo di miglioramento si è visto anche in difesa; precisiamo: la sua difesa sull'uomo è ancora ampiamente sotto la sufficienza (anche a causa del fisico non propriamente possente), ma se non altro mostra un po' più consapevolezza di ciò che gli accade intorno. Meglio sulle linee di passaggio o in situazioni di raddoppio, dove sfrutta la sua velocità per recuperare un gran numero di palloni; prerogativa questa che lo ha portato anche a essere (immeritatamente?) votato nel miglior quintetto difensivo della ACC.
NBA comparison: Raymond Felton
4) Sherron Collins
Kansas – Junior – 179 cm
Dopo aver vinto un titolo nazionale dietro a Mario Chalmers, Russell Robinson e compagnia quest'anno è stata la volta di Sherron Collins a guidare il sempre positivo programma di Bill Self e Kansas University.
Affidategli le chiavi della squadra, il ragazzo proveniente da quella fucina di talenti che è la Windy City di Chicago ha dimostrato di essere un giocatore ed una point guard di tutto rispetto, capace sia di segnare con continuità che di guidare la propria squadra fresca di nuovi talenti e tanti freshmen.
I miglioramenti nel tiro da fuori sono stato il grande passo fatto da Collins nel diventare la point guard titolare dei Jayhawks. Se prima gli veniva concesso il tiro o comunque si trovava in difficoltà se non riusciva a battere l'uomo dal palleggio, adesso sembra non avere nessun problema a mettere palla a terra e prendersi il tiro dalla media distanza.
Il lavoro per diventare un giocatore di livello NBA è però ancora tanto e la strada ancora lunga. Se a livello collegiale non ha problemi ad arrivare al ferro il suo fisico, soprattutto per quanto riguarda la scarsa altezza, potrebbe non bastare ad un livello superiore dove i giocatori ed in generale il gioco sotto canestro sono molto più fisici. Per questo motivo Collins dovrà lavorare ancora molto sia sul tiro in sospensione che su quelle "playmaking skills" che, non essendo innate, dovranno essere sviluppate in futuro (leggi l'anno prossimo, nel suo anno da Senior a Kansas).
A livello difensivo quello che gli si chiede è di imparare ad usare il corpo e il suo atletismo meglio di quello che sia riuscito a fare sino ad ora, migliorando nel frattempo il lavoro con i piedi e la rapidità nei movimenti laterali. Pur avendo infatti tutto quello che gli servirebbe per essere un ottimo difensore, spesso gli manca ancora quella aggressività e quella voglia di stare sulle gambe che una buona difesa richiedono.
NBA Comparison: Russell Westbrook
5) Jeff Teague
Wake Forest – Sophomore – 186 cm
Uno scorer, un realizzatore nato nel corpo di una point guard. A causa del suo fisico (decente, ma sicuramente sottodimensionato per giocare stabilmente da guardia a livello NBA) Jeff Teague viene impiegato da playmaker nel sistema di Wake Forest ma la sua mentalità ed il suo gioco sono quelle del prototipo della guardia realizzatrice. In questo suo “breakout year”, solamente il secondo a WFU, si è confermato infatti come una delle principali armi offensive all'interno della ACC dove ha piazzato qua e la performance da 30 o più punti.
Dotato di un primo passo fulmineo, sia andando verso destra che verso sinistra, Teague riesce a battere stabilmente dal palleggio il proprio difensore arrivando al ferro senza grossi problemi grazie alla sua superba agilità . In questo modo riesce a guadagnarsi una discreta dose di viaggi in lunetta, che converte con eccellente puntualità .
Anche il tiro dalla distanza non è un grosso problema, seppur scoccato con una meccanica stilisticamente non perfetta ed abbastanza lenta in fase di caricamento. La sua predilezione è quella di prendersi il jumper piedi per terra, sono infatti poche le volte in cui sceglie una conclusione in sospensione dal palleggio.
Per quanto riguarda le doti da playmaker, cosa su cui dovrà assolutamente lavorare per guadagnarsi un futuro a livello professionistico, invece non siamo ancora a livelli altissimi.
Pur possedendo una discreta visione di gioco gli manca ancora quel qualcosa che i grandi playmaker hanno per fare sempre la cosa giusta al momento giusto. Teague risulta essere ancora abbastanza acerbo sotto questo punto di vista, forse anche a causa dell'ancora giovanissima età (classe '88). A risentirne sono soprattutto i dati delle palle perse (quasi 4 a partita).
Difensivamente vige per lui, come per tanti altri coetanei, la teoria del “bravo ma non si applica”. Pur avendo tutti i mezzi fisici ed atletici necessari per essere un difensora sopra la media il buon Jeff presta ancora troppa poca attenzione a questa fase del gioco. La sua mancanza di applicazione e concentrazione lo rendono infatti decisamente battibile anche da avversari che sulla carta gli dovrebbero essere di gran lunga inferiori.
NBA Comparison: Monta Ellis
6) Nick Calathes
Florida – Sophomore – 198 cm
Quando andiamo a descrivere le guardie universitarie con una concreta possibilità di giocarsi una carta Nba nella maggior parte dei casi ci troviamo davanti a ragazzi con grandi doti fisiche che vertono il proprio gioco più su quest'ultimo che sulla reale concezione del gioco.
Ecco, dimenticate tutto. Nick Calathes è un playmaker di due metri con il viso da ragazzino e il fisico da chierichetto, ma con QI cestistico tale da permettergli di esprimersi al massimo livello anche senza saltare un metro da terra o correre i 100 in meno di 10 secondi.
Pensatore di primissimo livello, Calathes è uno di quei giocatori che danno l'idea di essere a conoscenza di quello che succederà un attimo prima rispetto agli altri, avversari ma anche compagni, ragiona pallacanestro come pochi e queste caratteristiche lo rendono, insieme al fisico non convenzionale per questi livelli, un giocatore abbastanza unico nel suo genere.
Quello che però sorprende nel play nei Gators è la capacità di adattarsi ad ogni tipo di situazione offensiva. Sa giocare benissimo a metà campo dove sa mettere in posizione ed in ritmo i compagni ed in transizione è un pericolo, grazie alla visione di gioco grandangolare che gli permettere di valutare ogni possibile soluzione.
Mentre i limiti offensivi sono facilmente correggibili (rilascio del tiro basso, esportazione del suo gioco tra i Pro), difensivamente e fisicamente il ragazzo ha molto da lavorare.
Purtroppo però, come detto all'inizio, la struttura muscolare non è ancora all'altezza per reggere il confronto con le guardie della NBA, rischierebbe di subire fisicamente da qualunque giocatore del piano di sopra e su questo ha sicuramente da lavorare.
Altro aspetto da migliorare è sicuramente la difesa che, nonostante la buona velocità piedi, manca di applicazione e costanza, frontalmente difficilmente riesce a tenere l'attaccante in penetrazione ed a palla lontana.
Fortunatamente però il ragazzo è molto allenabile, ha etica lavorativa, upside e capacità di apprendimento che fanno di lui un elemento molto gradito agli allenatori.
NBA comparison: Kirk Hinrich
7) Eric Maynor
VCU – Senior – 188 cm
Viene ricordato principalmente per essere "quello che ha messo il jumper che nel torneo NCAA 2007 eliminò Duke al primo turno", ma Eric Maynor è molto di più.
Possiede tanti centimetri per il ruolo, ma fisicamente deve mettere su qualche chilo, e atletismo e velocità nella norma ma non certo di prima fascia.
Il suo più grande pregio sono le vere doti da play: visione di gioco, buoni tempi per il passaggio, propensione all'assist, capacità di giocare sotto controllo, maturità nelle scelte" davvero un bel vedere!
Se ha indubbie qualità nel gestire una squadra e nel servire i compagni, non è da meno sotto l'aspetto realizzativo: in penetrazione sfoggia un interessantissimo controllo del corpo e un'ancor più interessante tendenza a subire falli e a ottenere tiri liberi (che trasforma con regolarità ), riuscendo spesso anche a segnare con il contatto grazie a un tocco più che buono; ha valide soluzioni in arresto e tiro ed ha anche mostrato miglioramenti notevoli nel tiro da tre, di cui fa uso ormai con costanza ma che ad ora resta il suo limite maggiore, essendo poco trasportabile a livello NBA (in primis per la maggiore distanza, ma non solo).
Anche in difesa è migliorato esponenzialmente in questi quattro anni a VCU, si può ora considerare difensore di buon livello: buona difesa sulla palla, capace di stare con il proprio uomo, ha mani veloci e tempismo che gli permettono un gran numero di palle recuperate; mostra però ancora lacune piuttosto pesanti lontano dalla palla, situazione in cui si rilassa troppo staccandosi dal proprio uomo e distraendosi troppo spesso. Inoltre sta poco piegato sulle gambe, cosa che a volte lo porta a essere battuto sul primo passo.
Meritano un discorso a sé l'incredibile leadership e la fama di clutch player che si è guadagnato: ha infatti la sinistra e costante tendenza ad alzare il proprio livello di gioco nei momenti "caldi" tanto in attacco quanto in difesa, e l'ormai celebre tiro contro Duke può essere considerato come la punta di un iceberg.
Quest'anno ha portato VCU a un passo da un altro pesante upset al primo turno, questa volta contro UCLA, partita persa di un punto e nella quale Eric ha sbagliato proprio l'ultimo possesso grazie però a una grande difesa di Collison.
Resta un ottimo prospetto anche in ottica draft, una delle classiche scelte che rischiano sempre di perdere posizioni a causa della carenza di upside ma che alla fine si dimostrano le più sicure e di immediato valore. In ogni caso è da tenere d'occhio.
NBA comparison: Mario Chalmers
8) Kalin Lucas
Michigan State – Sophomore – 183 cm
Se ti chiamano Too Easy un motivo deve esserci, e se guardiamo il gioco di Lucas ci rendiamo conto che tale soprannome è molto più che azzeccato.
Corre facilmente il campo, rilascia facilmente sia il passaggio che il tiro dal palleggio, trova facilmente i compagni in transizione, così come è facile vederlo che richiede il pallone nei momenti chiave della partita, dove si decide l'esito di essa. Ecco, un po' meno easy è il compito del difensore che gli si trova davanti…
Insomma un nickname azzeccato per il play titolare della squadra di Tom Izzo, vera sorpresa dell'ultimo torneo NCAA, dove gli Spartans sono riusciti a giocarsi la vittoria finale con i ben più lunghi e talentuosi Tar- Heels di UNC.
Le qualità del suo gioco sono venute fuori in maniera prepotente nella semifinale contro Connecticut, dove Lucas ha semplicemente distrutto la buona difesa fisica dei ragazzi di coach Calhoun sprintando da una parte all'altra del campo senza dare mai la possibilità agli avversari di schierarsi.
D'altronde come abbiamo già anticipato qui sopra, stiamo parlando di uno che non ha paura di prendersi le sue responsabilità nelle partite o nei momenti decisivi, anzi, se possibile riesce ad elevare il suo gioco grazie ad un ottimo spirito agonistico, che lo porta veramente a giocare ad un livello più alto rispetto agli altri compagni di squadra.
Impressionante poi la velocità con cui fa le cose in campo, e non parliamo solamente di quella di gambe, ma anche di scelta delle decisioni e di come riesce ad attuarle, o da come dal palleggio riesce a passare, soluzione perfetta per i tagli verso l'area sia centralmente che dal lato debole.
Purtroppo però tale caratteristica ha anche i suoi lati deboli, infatti tende a dare retta troppo agli istinti e questo lo porta a sbagliare alcune letture, inoltre nel gioco a metà campo deve assolutamente migliorare, perché nonostante faccia tanto movimento, la sua gestione del gioco a difesa schierata lascia alcune perplessità .
Così come deve perfezionare il suo tiro, forse un po' troppo ondivago, nonostante abbia fatto dei grossi passi avanti durante l'anno. In difesa le mani svelte ed i buoni movimenti laterali lo rendono un brutto cliente per gli attaccanti della stessa taglia, mentre soffre molto la fisicità e la consapevolezza di avere buone possibilità di rubare palla dal palleggio lo porta a spendere falli abbastanza inutili ed evitabili.
Questa stagione è stata per Lucas una specie di consacrazione (ricordiamo che è stato anche premiato come Player Of The Year della Big10), soprattutto nella parte finale, che l'hanno portato a considerare una possibile entrata anticipata al draft. Fortunatamente per gli Spartans e Tom Izzo, questa eventualità è andata a svanire in pochissimo tempo, lasciando alla NCAA uno dei più attesi protagonisti della prossima stagione di basket collegiale.
NBA Comparison: Aaron Brooks
9) Patrick Mills
St. Mary's – Sophomore – 178 cm
Il piccolo aborigeno senza paura è cresciuto e si sta pian piano imponendo all'attenzione generale.
Dopo un'ottima stagione da freshman ha infatti potuto mettersi in mostra anche alle Olimpiadi di Pechino, dove si è ritrovato ad essere titolare e leader emotivo dell'interessante squadra australiana, che sono state il suo vero trampolino di lancio per questa stagione (culminate nell'eliminazione proprio contro gli USA, dove Mills disputò la sua miglior partita e risultò anche essere il miglior marcatore aussie).
Durante la stagione appena conclusa si è confermato come l'uomo cardine di Saint Mary's, guidando la sua squadra a un soffio dal torneo NCAA (sfuggito soprattutto a causa dell'infortunio alla mano occorso a Patrick, che lo ha costretto a saltare una decina di partite tornando solo a mezzo servizio per la finale della West Coast Conference persa contro Gonzaga).
La sua prima prerogativa è la grandissima solidità mentale: è infatti un giocatore maturo, dotato di un'innata leadership e di un grande cuore, portato a prendersi responsabilità importanti e a non perdersi d'animo quando sbaglia. Queste sue doti naturali lo portano anche a sopperire ai pochi centimetri, grazie alla grinta e alla faccia tosta che mette in campo.
Proprio i pochi centimetri rappresentano il suo maggior limite, anche perché sono accompagnati da atletismo piuttosto sotto standard e velocità sì buona ma non sfolgorante per uno con il baricentro così basso.
Non è un playmaker bensì una sorta di point guard realizzatrice che sarebbe però eccessivo definire combo-guard; può essere adatto a guidare una squadra, sempre grazie a quella maturità e solidità mentale che lo porta a saper gestire il pallone a seconda delle situazioni, ciononostante nei contesti in cui finora ha giocato ha sempre mostrato più propensione alla soluzione personale (senza essere esente da conclusioni forzate) piuttosto che a mettere in ritmo i compagni.
Questo anche perché tanto a Saint Mary's quanto in nazionale gli è permesso di prendersi senza troppe remore anche decisioni azzardate. Permane quindi qualche lecito dubbio sul come possa adattarsi a un contesto più maturo, con compagni di più alto livello, dove debba ridurre drasticamente la sua tendenza a pilotare il team (tendenza che però non è probabilmente corretto definire "egoismo"). E' comunque un discreto passatore ancora in crescita.
Come realizzatore è completo: arresto e tiro, jump shot affidabile, tiro da tre punti anche dal palleggio, è anche ottimo slasher con varietà di soluzioni per concludere a canestro, anche nel traffico e usando bene il tabellone. Sa anche segnare con il contatto e portare a casa tiri liberi che realizza con ottima percentuale (86%).
In difesa si ripete il copione già esposto: limiti fisici importanti gli tarpano le ali, ma riesce in parte a sopperirvi grazie a grande voglia e attività continua, soprattutto in pressione sulla palla, che lo porta anche a recuperare un buon numero di palloni.
In sintesi, ci troviamo qui di fronte a un giocatore piuttosto atipico, di cui non è facile prevedere il futuro. Nonostante tutti i suoi limiti, ha sicuramente le possibilità per giocarsi una chance NBA; se comunque dovesse andargli male, in Europa può fare sfracelli.
NBA comparison: Leandro Barbosa
10) Tyreke Evans
Memphis – Freshman – 198 cm
Ricordate un certo Derrick Rose, che solo un anno fa era il playmaker titolare a Memphis? Bene, da adesso scordatevelo! Con Evans, che sarebbe stato chiamato ad esserne l'erede nei Tigers, siamo ancora molto lontani dal talento cristallino del giocatore dei Bulls.
Ad ora è infatti principalmente un corpo di primissimo livello, con muscolatura difficile da riscontrare a questi livelli, abbinato a un atletismo di altrettanta levatura; sotto gli altri punti di vista, diciamo quelli più strettamente legati al basket vero e proprio, è ancora al livello "potenziale".
E' una combo-guard un po' atipica, nel senso che abbina centimetri da guardia a un tiro non adeguato e a una tendenza a tenere palla in mano per condurre l'azione e prendere decisioni; insomma, un prototipo di playmaker moderno in divenire.
Il problema è che ad oggi è un ibrido inadatto a giocare in entrambe le posizioni: aberrante nel guidare una squadra, egoista fino all'irritazione, zero tendenza (e voglia) di mettere in ritmo i compagni ma anche solo di passare loro la palla, visione di gioco scontata e primitiva" il quadro non è certo confortante.
D'altra parte mostra altrettanti limiti per giocare guardia: tiro inefficace con rilascio che avviene in tempi mastodontici, addirittura esecrabile da tre punti (dove raggiunge la non invidiabile percentuale del 28%), prevedibile anche quando cammina, varietà ridotta ai minimi termini, totalmente mancante di controllo del corpo, naturalmente portato a perdere palloni con letture della difesa altamente inadeguate" anche qui, insomma, non ci siamo ancora.
Stendiamo un velo pietoso anche sulla sua difesa, anch'essa carente in fatto di letture, dove Tyreke non mostra voglia di faticare e di star piegato sulle gambe ma è solo magneticamente attratto a quelle giocate "spettacolari" e ad effetto come recuperare palloni sulle linee di passaggio e cercare la stoppata con salti da circo.
Le note positive vengono come già detto dalla superlativa base fisico-atletica: esplosivo, velocissimo, dotato di tanti centimetri, braccia lunghe e forza fisica" tutte qualità che potrebbero portare a farne un giocatore di basket possibilmente devastante contro i pariruolo, qualità che inoltre tanto piacciono agli scout, spesso portati a guardare prioritariamente a queste innate caratteristiche catalogate come "potenziale". Ha inoltre un ottimo ball-handling ed è indubbiamente uno slasher di alto livello, con primo passo incontenibile e buona capacità anche di concludere a canestro.
E' insomma un giocatore ancora molto immaturo, che avrebbe fatto bene a migliorarsi al college prima di tentare il "gran salto"; ha invece deciso di dichiararsi già per questo draft, salutando tutti a Memphis già dopo la prima stagione. In ogni caso, Derrick Rose è ancora molto lontano.
NBA comparison: Larry Hughes
Honorable Mention
Lester Hudson
Tennessee-Martin – Senior – 183 cm
Secondo miglior realizzatore dell'intera NCAA con 27 punti a partita, l'anno scorso è entrato di diritto negli almanacchi mettendo a segno quella che fino ad ora è l'unica quadrupla-doppia della storia del college basketball maschile. Proprio l'anno scorso è emerso prepotentemente, al suo primo anno in Division I, e la sua esplosione lo ha portato anche a dichiararsi al draft 2008, dal quale si è ritirato all'ultimo momento.
Fisico già di alto livello, è un grande atleta e un realizzatore completo e affidabile: slasher imprendibile grazie anche a ball-handling più che buono, ottimo mid-range game con discreto campionario di finte e movimenti, ottimo arresto e tiro, di livello anche il tiro da tre (con buon rilascio grazie alle braccia molto lunghe che compensano i pochi centimetri); le sue percentuali sono inoltre state falsate dal fatto che giocasse in una squadra di basso valore complessivo dove, essendo non solo il leader ma anche l'unico giocatore di una certa caratura, spesso era portato a tirare ogni cosa che gli capitasse tra le mani. Nonostante non possa ovviamente considerarsi un playmaker, mostra anche una certa predisposizione a giocare di squadra e a cercare i compagni, rivelandosi un passatore di buon livello.
La sua carriera universitaria si è chiusa al primo turno del NIT, con una tripla-doppia sfiorata.
Jeremy Pargo
Gonzaga – Senior – 188 cm
Point guard piccola e veloce che predilige il gioco veloce ed in contropiede. Tornato a Gonzaga per il suo anno da senior ha deluso quasi tutte le aspettative, pur avendo migliorato il ratio tra assist e turnover per la quarta volta in carriera, ha visto crollare tutte le altre categorie statistiche, punti ed assist su tutti.
Il suo tiro (sia dalla lunga distanza che dalla linea della carità ) rimane abbastanza incostante, così come tante delle sue decisioni prese sul campo, soprattutto nelle partite che contano. Insomma, siamo davanti a materiale da medio-basso secondo giro o addirittura da undrafted.
Daniel Hackett
USC – Junior – 195 cm
Ed ecco qua il tocco patriottico all'articolo! E' innegabile quanto Daniel sia migliorato e stia migliorando: in questa stagione è stato senza dubbio il leader dei Trojans, che ha letteralmente portato di peso al torneo NCAA.
Giocatore di chiara formazione europea con una caratteristica completezza di fondamentali, mostra una maturità nelle letture di gioco nettamente superiore a molti suoi pariruolo più quotati ed è poco attratto da giocate spettacolari che possono sì finire in una selezione di highlights di ESPN, ma a questi livelli generano più facilmente brutte palle perse.
Sa coinvolgere i compagni grazie alla buona visione di gioco, ma deve assolutamente maturare e diventare più costante dal momento che spesso tende ancora a forzare il ritmo, prendendo decisioni affrettate e perdendo il controllo della gara; sa anche segnare con una discreta varietà di soluzioni: buono slasher con anche un ottimo arresto e tiro, non è però ancora affidabile nel tiro dal perimetro, nonostante vadano sottolineati gli enormi progressi in questi tre anni di college.
Ciò che però lo rende veramente speciale (e, si può aggiungere, è la prerogativa principale che gli permetterebbe di giocarsi una chance in NBA) è la sua difesa: molto intelligente, rapido tanto di piedi quanto di mani e con un ottimo senso della posizione, anche in questo aspetto del gioco riflette la sua tendenza a spettacolarizzare poco o niente, preferendo una solida concretezza.
E' inoltre forse il difensore più versatile tra le point guard, riuscendo a difendere ottimamente anche su giocatori più grossi e fisici di lui grazie a centimetri e alto QI; il suo carniere comprende infatti svariate prede, che ad esempio vanno da Durant a Bayless e Budinger, passando per Harden e toccando anche Beasley e Bill Walker.
Ha deciso di saltare il suo anno da senior, rendendosi eleggibile per il prossimo draft e assumendo già un agente; nel caso dovesse andargli male con l'America, in patria saremmo ovviamente più che felici di accoglierlo.
Greivis Vasquez
Maryland – Junior – 195 cm
Il venezuelano alla corte di Gary Williams continua a dispensare grandi giocate offensive con assist al bacio per i compagni coadiuvate però da giocate non così eccellenti nell'altra metà campo e la solita miriade di palle perse. Giocatore impiegato spesso e volentieri fuori ruolo (sarebbe infatti una shooting guard, più che un playmaker vero e proprio) tende comunque a farsi valere grazie al suo fisico e appunto all'abilità come passatore e creatore di gioco. Ci sono ancora un po' di dubbi invece sulle sue qualità di realizzatore e sul tiro da fuori, che con il tempo andrà sicuramente migliorato. In previsione potrebbe essere una discreta point guard di riserva a livello NBA.
Tyrese Rice
Boston College – Senior – 181 cm
Classica tipologia di giocatore che sembra appena uscito da un playground: veloce, intenso e dal ball-handling di alto livello, è praticamente una guardia nel corpo di un play (precisiamo: di un play neanche tanto alto!), comunemente definita "combo-guard".
Attaccante efficace e con notevole varietà di soluzioni, è più portato però ad attaccare il canestro grazie a un ottimo primo passo, alla capacità di concludere in penetrazione e in particolare a un ottimo floater che gli permette di aver ragione di giocatori più alti di lui; d'altra parte, si dimostra ancora totalmente inadatto a gestire una squadra: pessimo controllo del ritmo, insufficiente nelle letture di gioco, tante palle perse, a volte portato a "spettacolarizzare" troppo nonostante rimanga comunque un discreto passatore.
Anche in difesa ancora non ci siamo, in ritardo nelle letture, troppo distratto e troppo attratto dalla giocata ad effetto. Indubbio leader degli Eagles, è riuscito a portarli al torneo NCAA, per essere poi eliminati da USC al primo turno.
A.J. Price
Connecticut – Senior – 186 cm
Un giocatore totalmente, o quasi, cambiato rispetto al suo recente passato. Il gravissimo infortunio al ginocchio subito sul finire della scorsa stagione ha tolto infatti a Price quell'esplosività che fino a qualche mese fa aveva caratterizzato il suo gioco fatto di uno contro uno, accelerazioni e penetrazioni all'interno dell'area.
Oggi possiamo affermare che il prodotto newyorkese sia un giocatore completamente diverso, la cui prima (e forse unica) arma offensiva è quella del tiro in sospensione, scagliato spesso anche da distanze siderali. Lavorando quindi su questo fondamentale Price ha affinato le sue doti di tiratore da tre punti, affidandosi però in maniera quasi maniacale alla conclusione dalla distanza.
La caratteristica che invece potrebbe regalargli un contratto NBA è quella del pick&roll. Price è un eccellente interprete di questa fase del gioco soprattutto perché in grado di fare sempre la lettura corretta uscendo dal blocco piazzato dal compagno sia che si tratti di arrestarsi e scoccare il tiro oppure di effettuare l'entry pass per il bloccante che intanto sta tagliando verso il canestro.
Denis Clemente
Kansas State – Junior – 183 cm
Partiti Beasley e Walker, il leader dei Wildcats è diventato questo portoricano dalla testa calda (una costante per giocare a Kansas State), fresco di transfer da Miami.
Giocatore velocissimo e dal ball-handling magico, è anche lui un prototipo di point guard realizzatrice, cercare altrove se si vuole un playmaker. A suo agio ad alti ritmi, fulmineo nei coast-to-coast palla in mano, abile a sfruttare la propria velocità per battere l'uomo, mette anche in mostra un buon tiro dalla distanza, con veloce rilascio; in particolare è salito alla ribalta per aver messo 44 punti nella vittoria in trasferta contro Texas.
Evidenti limiti nelle letture, poca propensione al controllo e troppe palle perse -causate spesso dal cercare troppo la giocata a effetto- sono i principali punti su cui lavorare seriamente per prepararsi al suo anno da senior. La difesa deve ancora prendere atto che esista.
Levance Fields
Pittsburgh – Senior – 177 cm
Prodotto dei playground della Grande Mela, il generale di Pittsburgh è dotato di ottime mani e abilità come passatore. Per quanto riguarda tutto il resto invece le cose non vanno così bene: fisico piccolo e tozzo (tra i tifosi avversari girava la battuta che fosse un "mini Shaq at the point guard's position"), abbastanza lento e con un tiro in sospensione che va, spesso, e viene, poco.
Le sue doti di leader, sia sul campo che fuori, gli hanno permesso comunque di avere una discreta carriera con i Panthers mentre il suo futuro sembra che non avrà al suo interno le lettere NBA, più probabile una sua presenza sui parquet europei.
Dominic James
Marquette – Senior – 179 cm
Esempio lampante di quanto l'aspetto mentale conti in questo sport: James infatti sul piano del talento potrebbe tranquillamente avere una chance NBA, e anche abbastanza importante, ma ha una testa incredibilmente fragile.
Atleta superlativo, giocatore veloce, attaccante piuttosto completo e anche difensore fastidioso, è di un'incostanza paurosa: sembra come conscio della propria caduta (rispetto alla prima stagione e mezza al college) e imprigionato nella sua attuale reputazione, e di conseguenza restio a prendersi responsabilità ma anche solo a farsi notare; eppure quando riesce a liberarsi di questa sua sorta di veste mentale mostra sprazzi di incredibile talento.
In questa stagione a onor del vero si è un po' ritrovato, sembrando più maturo, presente e meno timoroso, ma la sua altalenanza resta evidente.
Sembrava avesse definitivamente salutato ogni possibile futuro NBA dopo che si era rotto un piede a fine Febbraio, ma incredibilmente meno di un mese dopo era già in campo (nella partita che ha poi sancito l'eliminazione dei Golden Eagles dal torneo NCAA) e ad ora è quindi pronto a sostenere i workout privati, dai quali potrebbe uscire più che bene.
Freshmen
Jrue Holiday
UCLA – 190 cm
Eccellente difensore sia sulla palla che in fase di aiuto (ed intercetto sulle linee di passaggio), già in questo suo primo anno a UCLA si è confermato come uno degli specialisti difensivi della squadra e più in generale una delle migliori guardie difensive di tutta America. Giocatore molto completo (ed allenabile o "coachable" detto all'americana) che si sa mettere a disposizione della squadra grazie alla sua naturale propensione a giocare con i compagni.
Ha avuto qualche difficoltà iniziale nel sistema offensivo di Howland ma ha saputo trovare i suoi spazi.
Purtroppo ha chiuso la stagione con qualche prestazione sotto il par, probabilmente anche a causa della ancor giovanissima età (deve ancora compiere 19 anni). Se dovesse rimanere all'interno del Draft siamo comunque convinti che un altro anno in California gli avrebbe fatto molto bene, visto che senza Collison si sarebbe trovato a guidare la squadra, con tanta responsabilità sulle spalle.
Larry Drew II
UNC – 181 cm
E' figlio di quel Larry Drew visto in NBA negli anni '80, nonché per una stagione a Pesaro (e attualmente assistant coach agli Atlanta Hawks).
Bella presa da parte di North Carolina, già da quest'anno erede designato di Lawson, è un giocatore per certi versi simile a Ty: velocissimo slasher e a suo agio ad alti ritmi, tuttavia rispetto al compagno di squadra mostra più predisposizione ad adattarsi a ritmi bassi.
Inoltre possiede già adesso più voglia e interesse in difesa e migliori doti di tiratore; anche come passatore sembra superiore, con angoli di visuale più che buoni e tendenza a evitare lo scarico all'ultimo momento.
E' però certamente ancora molto immaturo, non ancora di livello nelle letture di gioco e soprattutto nelle selezioni di tiro; non a caso questa stagione, chiuso dall'illustre compagno, il suo minutaggio si è attestato sotto ai dieci minuti a partita.
Atteso al varco per il prossimo anno da Tar-Heel, probabilmente con un posto in quintetto assicurato.
Kemba Walker
Connecticut – 180 cm
Interessante piccoletto che probabilmente l'anno prossimo prenderà il posto di Price in quintetto, ad ora è un sesto uomo dal solidissimo impatto.
Velocissimo e dotato di grande atletismo, la sua prima prerogativa che balza agli occhi è la capacità di giocare "bigger", riuscendo cioè a sopperire ai pochi centimetri grazie ad altre notevoli qualità .
Tali qualità si possono riassumere in voglia, grinta, leadership, ottima base atletica e solidità mentale. Ad esempio lo aiutano in difesa, dove si dimostra asfissiante in pressione sulla palla; oppure a rimbalzo, dove riesce a svettare su giocatori più grossi di lui. Sotto l'aspetto realizzativo deve ancora crescere: valido in penetrazione, riuscendo ad arrivare al ferro grazie a esplosività di altissimo livello, manca però di pericolosità da fuori e sarebbe in particolare doveroso migliorare le scelte di tiro; è atteso a miglioramenti anche nella costanza con cui mandare a segno i tiri liberi. Non ancora adeguato anche per guidare una squadra, mostrando limiti nelle letture offensive nonostante sporadici flash di talento.
Tyshawn Taylor
Kansas – 190 cm
Di sicuro l'esponente che più è emerso tra i rinomati freshmen dei Jayhawks.
Giocatore estremamente dotato di QI, ordinato e solido, già adesso tiene meravigliosamente il campo, tanto da guadagnarsi subito il quintetto base.
Nel backcourt ha compiti secondari e da comprimario, dal momento che è Collins a portare palla e guidare l'attacco, ma si è già preso qualche volta la scena principale mostrando una leadership non indifferente.
Ancora troppo grezzo e troppo poco perimetrale in attacco, nonostante sappia penetrare in area con facilità e concludere molto bene, la sua prerogativa principale ad oggi è l'abilità difensiva.
Difensore intenso, veloce e maturo, tiene molto bene l'uomo in scivolamento, sporca molti palloni, è attivo sulle linee di passaggio e puntuale nei raddoppi.
In piena rampa di lancio, tra un paio di stagioni può venirne fuori un giocatore di assoluto livello.
Isaiah Thomas
Washington – 172 cm
Nome importante che ci riporta alla mente quel Thomas al momento un po' più famoso e conosciuto. Il "piccolo" Isaiah (poco più di 170 cm di altezza) è arrivato all'università di Washington e si è subito preso il nomignolo di "little big man" (prima appartenuto ad un altro grande piccoletto uscito da WU, qualcuno ha detto Nate Robinson?).
Point guard mancina votata all'attacco, velocissimo in campo aperto e non, pensa prima al suo tiro e poi a mettere in ritmo i compagni. Con 15 punti di media (a dispetto dei soli 2 assist) ha portato gli Huskies al titolo della Pac10 dimostrando grande carattere (forse fin troppo visto che le forzature in attacco sono talvolta veramente esagerate) e di non aver nessun problema a giocare a questi livelli, seppur il suo fisico potrebbe far pensare al contrario.
Courtney Fortson
Arkansas – 179 cm
All'uscita dalla High School, Fortson aveva ben poco del playmaker.
Giocatore con grandi istinti offensivi, soprattutto in penetrazione dove nonostante il fisico minuto riesce a tenere i contatti di avversari ben più robusti, Forston è riuscito a placare questa caratteristica mettendosi al servizio dei Razorbacks migliorando il gioco da play e la qualità dei passaggi, portandolo ad essere uno dei migliori assistmen della NCAA, mantenendo comunque la capacità realizzativa che lo contraddistingue.
Pur essendo piccolo ed esile, Fortson è un ragazzo con un agonismo terrificante, non ha paura di niente e nessuno e non c'è da stupirsi se a fine gara ritroviamo nel suo tabellino tanti rimbalzi per un piccoletto di neanche 1 metro e 80.
Nonostante l'energia, Courtney deve migliorare molto sull'applicazione difensiva e su alcune scelte offensive che fanno storcere il naso più volte, inoltre ci aspettiamo che sviluppi un range di tiro credibile.
Siamo sicuri però che rivedremo frequentemente quelle lunghe treccine su questi schermi, il suo stile di gioco lo rende un personaggio più unico che raro.