La grinta di Kalin Lucas
Era dal 2000 che Michigan State non arrivava alla Finale NCAA, e quell'anno vinse il titolo. Era la squadra, per intendersi, guidata da Mateen Cleaves, Morris Peterson e Jason Richardson. Ora, dopo nove anni, gli Spartans hanno riconquistato la finale, sconfiggendo nettamente, a sorpresa, UConn nella prima semifinale del torneo.
Vittoria, quella di ieri sera, decisamente importante; resa, tra l'altro, ancora più importante dal fatto di averla ottenuta a Detroit, a un'ora di macchina da East Lansing, capitale del Michigan e sede di Michigan State. Ancora più importante perché il Michigan è uno degli stati più colpiti dalla crisi dell'economia americana essendo sede, tra le altre, della General Motor Company.
Gli Spartans, per una giornata, hanno dato la possibilità a molta gente nello Stato, ed in particolare ai 72.456 spettatori presenti al Ford Field (record per la post season NCAA), di staccarsi dalle loro preoccupazioni quotidiane, come ha detto anche Magic Johnson, storico ex alunno di Michigan State, presente anche lui alla gara: "E' veramente, veramente importante. Qui, negli ultimi due anni, ci sono state solo brutte notizie".
Se a fine partita l'attenzione di tutti i giocatori e dello staff era rivolta proprio a questo aspetto, Izzo ha anche volto spezzare una lancia a favore della Conference nella quale militano gli Spartans, la Big Ten, decisamente bastonata in questa stagione, soprattutto nei confronti di una Big East che invece sembrava dominante (però Villanova e UConn hanno perso le rispettive semifinali).
Lo ha fatto, nella conferenza post partita, in merito quella che da tutti è stata ritenuta la chiave della partita: gli Spartans, inaspettatamente, volevano (e sono riusciti) a correre, mettendo in seria difficoltà UConn. Eccole, quindi, le parole di Izzo: "Difendo il nostro gioco e la nostra Conference: tutti pensano che nella Big Ten non corriamo, ma in realtà è semplicemente più difficile farlo. Ci sono così tanti buoni coach e buone difese, che te lo rendono difficile ma, dall'inizio della stagione, non c'è stata una partita nella quale non volevamo correre".
Nonostante le dichiarazioni di Izzo, Calhoun non sembra essere molto convinto: "Tom Izzo è uno dei miei miglior amici, un futuro Hall of famer e probabilmente vincerà il titolo lunedì. Ma, sinceramente, credo davvero che abbiano giocato in modo diverso contro di noi. Abbiamo giocato contro Purdue e Michigan, battuto Wisconsin di venti. Abbiamo visto le squadre contro cui hanno giocato e le loro partite: ma questa squadra era diversa. Erano vicini ad essere una squadra speciale, stasera".
Speciale tra gli speciali, Morgan, risorto da svariati problemi fisici (la polmonite e un naso rotto) dopo un torneo sotto le aspettative (per esempio, contro Louisville, ha fatto solo 0/2 dal campo). Ieri sera ha giocato una partita di altissimo livello contro UConn, come ha detto il suo coach: "Avevamo bisogno di qualcuno che alzasse il suo livello, e lui l'ha fatto. Non solo a rimbalzo, in difesa o in aggressività , ma anche segnando canestri importanti".
Per gli Huskies, invece, è il momento della delusione, non solo per una sconfitta contro una squadra che, almeno nelle previsioni, sembrava avere qualcosa in meno rispetto a loro; ma anche, se non soprattutto, per l'insolita conferenza stampa post gara di coach Calhoun, che ha, stranamente, tenuto aperta la possibilità del ritiro: "Amo i ragazzi, amo questo gioco. Ma ci penserò su, magari più del solito, a causa di tutte quelle cose che non sono basket (le accuse di violazione delle regole di reclutamento NCAA, ndr)". Bisogna vedere quanta, di queste dichiarazioni, è delusione e quanto vero desiderio di lasciare. Resta, comunque, difficile immaginare il programma cestistico di UConn senza Calhoun.
Oltre alla delusione di Calhoun e di tutta la squadra che, a febbraio, prima dell'infortunio di Jerome Dyson, era la numero uno della nazione, non si può non parlare di quella di Hasheem Thabeet. A fine gara, inseguito dai giornalisti che volevano sapere se sarebbe rimasto un altro anno al college o no, il centro degli Huskies non ha detto nulla, colto impreparato da delle domande alle quali pensava di dover rispondere non prima di due giorni. Triste per una sconfitta inaspettata, dopo che sua mamma era venuta direttamente dalla Tanzania solo per seguire il suo Torneo: avrebbe voluto dedicarle la vittoria.
L'abilità degli Spartans contro di lui è stata quella di compiere, nell'intervallo, gli aggiustamenti giusti contro il suo gioco in area, iniziando a raddoppiarlo se non triplicarlo, costringendolo a passare la palla fuori e limitando il suo impatto nella gara.
Se i precedenti sembravano favorevoli per gli Huskies (nei due passaggi alla Final Four prima di questo, nel 1999 e nel 2004, avevano vinto il titolo), i ragazzi di coach Calhoun sono stati colpiti dalla maledizione dello spogliatoio dei Lions. Tutte le squadre di basket che hanno giocato al Ford Field, e si sono cambiate nello spogliatoio della squadra di football di Detroit, hanno poi sempre perso l'incontro. Ora, sarà da vedere chi delle due squadre vincenti riuscirà ad evitare lo sfortunato spogliatoio.
La semifinale è passata, ma non è certo finita qui perché, come ha detto Izzo: "Spero che la squadra sia stata una raggio luce, una distrazione, per molta gente. Ma non abbiamo ancora finito. Quindi, speriamo di poter fare divertire ancora molti nostri tifosi e, possibilmente, divertirci anche noi. E' stata una partita memorabile che non dimenticherò mai. Ma non dobbiamo scordarci di averne ancora una da giocare ".
Una partita che, guarda caso, è la più importante della stagione. Quella per il titolo.