Ty Lawson è stato il protagonista assoluto della vittoria di Unc contro Villanova. Adesso manca solo una vittoria per centrare il titolo.
Villanova ha avuto un paio di occasioni per provare a riaprire la partita ma il divario era troppo ampio per poter essere colmato. North Carolina ha dimostrato di aver imparato la lezione di un anno fa quando, da favoriti, vennero letteralemente distrutti da Kansas nella seconda semifinale. Questa volta, anche avanti di 17 punti nel primo tempo, si sono fatti rimontare fino al -5 (50-45) all'inizio del secondo tempo ma poi ci hanno pensato Ty Lawson e Danny Green a ricacciare indietro i Wildcats, che non sono più riusciti a rialzarsi.
Decisiva la tripla di Green, 4-10 dall'arco nella sua partita, ma addrittura 11-22 da tre di squadra per i Tar Heels. "I grandi giocatori fanno giocate decisive in momenti decisivi", ha commentato Wayne Ellington. North Carolina centra dunque la nona finale Ncaa della sua storia dove troverà i "padroni di casa" di Michigan State vincenti a sorpresa, ma non poi tanto, contro Connecticut. I Tar Heels con la vittoria su Villanova hanno scritto 101 vittorie nel torneo Ncaa, altro record per l'università con sede a Chapel Hill.
Restando invece sulla semifinale, poco poteva fare Villanova per contenere i tanti, troppi, ottimi giocatori di Carolina. "Loro hanno giocato una grande partita e lo hanno fatto in maniera ottima. Abbiamo grande rispetto per loro. Noi abbiamo fatto un grande percorso, migliorando di gara in gara ma stasera più di così non potevamo fare", le parole al termine della gara di coach Jay Wright. Per il coach è svanita dunque la chance di riportare al titolo i Wildcats dopo la famosa vittoria del 1985 con Rollie Massimino, ieri sera seduto proprio dietro la panchina di Wright per provare a dare quella spinta in più a Reynolds e compagni. Villanova ha segnato 69 punti pur tirando malissimo, 33% dal campo e 18% da tre, ma la chiave è stata difensiva in quanto 'Nova non aveva mai concesso 83 punti agli avversari. Però i Tar Heels sono una squadra speciale, un'onda incontenibile che quando travolge spazza via tutto e tutti. "Anche quando i tiri non entravano, non ci siamo mai arresi e abbiamo sempre cercato la strada per vincere. Questa volta non l'abbiamo trovata", ha commentato Dwayne Anderson, 6 punti e 11 rimbalzi ma 2-12 al tiro.
I Wildcats hanno superato Carolina a rimbalzo, 50-46, più volte hanno avuto due-tre extrapossessi ma la palla non voleva entrare. Scotty Reynolds, il match winner contro Pittsburgh, ha chiuso con 17 punti (6-18, 3-11 3pt) mentre Corey Fisher, decisivo lui pure contro Pitt coi tiri liberi, ha dimostrato di non aver paura di attaccare il ferro contro lunghi del calibro di Hansbroug, Thompson e Davis, ma spesso ha esagerato con l'adrenalina, è andato fuori giri e ha confermato il fatto di essere un freshman con ancora molti spigoli da limare. 13 punti e 7 rimbalzi per il nativo del Bronx ma un disastroso 5-19 al tiro. Doppia-doppia da 12+12 per Dante Cunningham che però ha dovuto cedere la sfida con l'amico d'infanzia Tay Lawson. Guardando le percentuali, l'unico a salvarsi per i Wildcats è stato Reggie Redding, 15 punti (5-9, 2-3 3 pt) per lui.
Ma vediamo la partita dalla parte di North Carolina. Sempre in controllo, dall'inizio alla fine. Sempre in gestione del ritmo con l'ammiraglio Lawson. La stessa tranquillità che hanno solo i vincenti, chi ha una missione da portare a termine. Sia avanti di 17 punti, sia con solo 5 punti di margine e l'inerzia che si spostava sempre più dalla parte avversaria. Ma nel momento più delicato Carolina ha tirato fuori la maturità e il talento vero, quello dei grandi, e hanno ricacciato Villanova all'inferno. Pur perdendo la lotta a rimbalzo, e mostrando ancora una volta i limiti ai tiri liberi (22-37). "L'anno scorso eravamo nella stessa situazione. Ma questa volta non abbiamo sbagliato nulla", ha commentato coach Roy Williams, alla caccia del secondo titolo negli ultimi cinque anni ma il primo con un gruppo di giocatori interamente reclutato da lui.
Un gruppo guidato dai senior Danny Green e Tyler Hansbrough. Per il lungo del Missouri 18 punti, 11 rimbalzi, 4 recuperi e sesto posto ogni epoca nella classifica marcatori Ncaa. Sono loro i leader spirituali della squadra, quelli da cui vanno i compagni nei momenti difficili. Poi ci sono invece i super talenti prossimi protagonisti anche al piano di sopra di Ty Lawson e Wayne Ellington. Lawson, pienamente recuperato dal problema al piede, è stato il vero Mvp della gara oltre ad esserne il miglior marcatore con 22 punti. 5-11 al tiro (2-4 da tre), 10-17 a i liberi ma anche 7 rimbalzi e 8 assist, ad un passo dalla tripla doppia. Ellington è stato la solita mitragliatrice che non sbaglia i tiri con spazio (ma anche senza….): 20 punti, 9 rimbalzi e 4 assist con 7-14 al tiro e 5-7 da tre. E poi Ed David: il freshman non sarà il Marvin Williams del 2005 ma la sua fisicità conta molto di più di quello che dice il suo tabellino finale, ovvero 5 punti e 5 rimabalzi in 22 minuti. Insomma, i Tar Heels qui li aspettavamo e qui li abbiamo ritrovati, cioè alla gara decisiva per il titolo.
"E' fantastico. Dopo la sconfitta in semifinale dello scorso abbiamo avuto subito la chance di rifarci. Abbiamo fatto un passo avanti rispetto al 2008. Ora pensò dobbiamo capitalizzare tutto il lavoro fatto in questa stagione", ha detto Deon Thompson dopo la sirena finale. Ora dunque l'ostacolo Michigan State, per concludere da numero uno un'annata cominciata da numero uno. Ancora Michigan State, ancora al Ford Field. Uno scenario già visto lo scorso Dicembre quando nell'Acc-Big Ten Challenge Carolina distrusse letteralmente gli Spartans 98-63, proprio sul campo dove giocano i Detroit Lions dell'Nfl. "In quell'occasione avevano alcuni giocatori infortunati (uno era Suton) e venivano da una lunga serie di gare in trasferta. Ora sono un squadra decisamente migliore". Parola di Ty Lawson, devastante in quella partita, ma che non vuole regalare nulla agli Spartans in vista della finale.
Una finale che si annuncia spettacolare. North Carolina è la squadra più forte, più lunga, più talentuosa, la vera numero uno. Michigan State, da numero due, è la squadra del destino, quella che gioca in casa, che sa di essere in missione, con un generale come Izzo in panchina, con una grossa voglia di rivincita dopo la sconfitta nelle semifinali del 2005 contro i Tar Heels di May e Felton che poi vinsero il titolo. La speranza è che sia una gara bella e spettacolare: le storie non mancano, l'adrenalina scorrerà a fiumi. Da una parte verde, dall'altra blu color del cielo.