South Down – 1st Round

Manny Harris era molto temuto da Clemson.. e a ragione!

Il Gran Ballo è cominciato, ma finora nel salone della South Down nessun nerd si è presentato con la bellissima di turno. Insomma nessuna sorpresa se consideriamo che, nonostante il seed, la partita di Michigan e Clemson era una delle più equilibrate di tutto il tabellone.

Partite comunque tese, fisiche e nervose (contiamo già  2 espulsioni), ma in fondo è pur sempre March Madness!

#10 Michigan vs #7 Clemson 62-59

A Kansas City si inizia con una sfida molto equilibrata tra i Clemson Tigers, reduci da un periodo non sfavillante con 7 sconfitte nelle ultime 11 partite, ed i Michigan Wolverines, che ritornano al Torneo 11 anni dopo l'ultima apparizione, la prima dopo la sentenza del famoso scandalo che coinvolse Ed Martin e altri 4 giocatori (Webber, Taylor, Bullock e Traylor).

Per Clemson il pericolo numero 1 si chiama Manny Harris ed il perché è presto spiegato dal primo tempo della guardia degli Wolverines: 14 punti, 6 rimbalzi ed una padronanza sulla partita incredibile. I Tigers riescono a mantenersi a galla grazie al lavoro fatto dai loro lunghi sotto entrambi i tabelloni, sfruttando la fisicità  contro il solo Sims, dato che il gioco degli esterni latita (Rivers segna solo su tiro libero ed insieme ad Oglesby combina un mostruoso 1/12 dal campo) e la zona press, che tanto ha dato noia a molte squadre durante la stagione, è puntualmente bucata dagli esterni di Michigan che in pochissime occasioni soffrono tale difesa.

Il secondo tempo non inizia come sperava coach Purnell e gli Wolverines colpiscono subito con 9 punti in transizione, e come se non bastasse, Oglesby si fa espellere per una brutta gomitata volontaria a Stu Douglass; per Clemson il colpo è abbastanza forte e gli avversari riescono a sfruttare il momento portando la partita sul +15 dopo altri 7 punti consecutivi arrivati subito dopo l'espulsione, ma Michigan pecca di killer istinct e subisce la rimonta da parte dei Tigers, prima con Booker a fare razzia sotto canestro e poi con due tiri dalla lunga distanza del freshman Andre Young che riportano la partita in equilibrio fino al -1 di Stitt a 45" dalla fine.

Finale di partita concitatissimo, al gioco da 3 punti di Harris risponde la schiacciata di Booker, Rivers si avventa fallosamente su Zach Thomas che dalla linea della carità  fa ½, ma poi il tiro finale del senior dei Tigers finisce distante dal canestro.

Per gli Wolverines Harris conclude con 23 punti, 7 rimbalzi e 6 assist, ben coadiuvato da Stu Douglass sia in attacco (12 punti) che in difesa.

Per Clemson buon l'apporto da parte di Trevor Booker che chiude con 18+11, mentre KC Rivers segna 13+9 sul tabellino, ma con 3/13 al tiro (il primo canestro dal campo l'ha messo dopo 26 minuti di partita). Impressionante il dato a rimbalzo, con i Tigers che chiudono con 40 rimbalzi di cui la metà  in attacco, ma la brutta percentuale al tiro aiuta questa statistica.

#15 Morgan State vs #2 Oklahoma 54-82

Dall'altra parte dell'Oceano si dice Unstoppable, e deve essere stato questo il pensiero su Blake Griffin dei componenti della squadra dei Morgan State, vittima sacrificale del primo turno dei Sooners, dopo che la possibile prima scelta del prossimo draft ha letteralmente smontato i Bears con una combinazione di forza ed atletismo a cui gli avversari non hanno trovato rimedio.

Morgan State resiste giusto per 10 minuti, dopodiché il parziale di 28-10 guidato dal solito trittico di direttori d'orchestra (i 2 Griffin ed il freshman Warren) scavano il solco tra le due formazioni, consentendo ai Sooners di poter continuare a viaggiare per il resto della partita con il pilota automatico.

Da quel momento i Bears non riescono più a ridurre lo svantaggio su Oklahoma e l'unico fatto di rilievo da segnalare del secondo tempo è l'espulsione di Ameer Ali, che durante un contatto a rimbalzo ha pensato bene di stendere a terra Blake Griffin. Brutta impatto al suolo ed attimi di apprensione per coach Capel, ma fortunatamente il centro dei Sooners durante la caduta riesce a proteggersi la testa e si rialza subito senza alcuna reazione verso l'autore del fallo.

Vittoria che serviva molto allo spogliatoio, una bella reazione dopo la brutta sconfitta nel Torneo della Big12 ad opera dei cugini di Oklahoma State. Ora li attendono gli Wolverines di Manny Harris, e sicuramente sarà  una partita molto più impegnativa per la Griffin Band e Blake the Great (che con la doppia doppia di ieri estende a 27 il record dell'Univerità ).

#14 Stephen F. Austin vs #3 Syracuse 44-59

Ecco un altro bel ritorno nel Torneo Ncaa. Dopo due anni di NIT, la squadra di Bohemien ritorna al Grande Ballo con una squadra che ha tutte le carte in regalo per tentare l'accesso alle Final4.
Flynn è un play come ce ne sono pochissimi in Ncaa, Harris e Onuaku danno tanta fisicità  sotto canestro e il duo Davendorf-Rautins sono i tiratori perfetti per gli scarichi di Flynn.

Ed è proprio il playmaker degli Orangemen a prendere subito dall'inizio le redini dell'incontro, portando a spasso per un tempo intero tutta la difesa dei Lumberjacks, incapaci di limitarlo in single coverage ed in ritardo nelle rotazioni difensive quando lo raddoppiavano; ad aiutarlo in tutto ciò nel primo tempo ci ha pensato Rick Jackson, che ha sfruttato in maniera eccelsa i buchi della difesa texana grazie ai movimenti dei compagni.

La difesa fa il resto, con la 2-3 molto alta SFA non trova alcuno spiraglio (anche molto sfortunata, con tiri che girano sempre sul ferro prima di uscire) e permette a Syracuse di rubare molti palloni e sfruttare la velocità  di tutto il quintetto.

Dopo il 22-38 del primo tempo, Onuaku chiude subito la gara con 6 punti consecutivi nei primi minuti del secondo che mettono un abisso tra le due squadre, consentendo agli Orangemen di allentare un po' la presa sull'incontro e ai Lumberjacks di fare in modo che il divario non sia troppo grande.

Dopo ben 4 anni, Syracuse torna a vincere una partita nel torneo Ncaa, grazie ad un Flynn imprendibile (16 e 7 assist) e ad un trio fisico nel pitturato che potrà  dare grossi problemi ai Sun Devils di Harden e Pendergraph, avversari nel prossimo turno per l'accesso alle Sweet16.

#11 Temple vs #6 Arizona State 57-66

La seconda partita di Miami mette di fronte due tra i migliori realizzatori del College Basketball, ovvero James Harden e Dionte Christmas. I Sun Devils vengono dalla sconfitta della finale della Pac10, mentre a Temple c'è ancora grosso entusiasmo per la vittoria contro ogni pronostico della Atlantic dopo aver sconfitto in semifinale la ben più quotata Xavier.

Gli Owls hanno preparato bene la partita su Harden, ed infatti la guardia di Arizona State non riesce ad entrare in partita nel primo tempo, ma a fare la voce grossa sono Glasser e Pendergraph: il primo riesce a capitalizzare dalla distanza giocando sul maggiore interesse della difesa verso Harden e chiude il primo tempo con 17 punti ed un fantastico 6/7 al tiro, mentre nell'area verniciata Pendergraph sfrutta la sua fisicità  sul 7 piedi spagnolo Olmos, che non riesce a contrastarlo seriamente. Dall'altra parte però Christmas tiene a galla i suoi ben coadiuvato dal Junior Ryan Brooks, ed in questo modo Temple non dà  maniera ai Sun Devils di raggiungere un divario tale per chiudere la partita, ed il primo tempo si chiude 35-26 a favore di Arizona State.

Ma dopo l'intervallo "It's Christmas Time". La guardia degli Owls continua a segnare avvicinando sempre di più gli avversari, segnando 9 punti subito dopo il ritorno in campo. Pendergraph e Kuksiks cercano di rimettere le cose a posto, ma la verve di Dionte non si ferma e porta Temple a -3 a 6 minuti dal termine con Arizona State che non riesce né a contenerlo né a rispondergli dall'altra parte del campo.

Ma i campioni si sa, escono fuori quando la squadra ne ha più bisogno. Harden, per 35 minuti completamente abulico e fuori da ogni gioco, si sveglia, si carica la squadra sulle spalle e prende in mano l'attacco: mette la tripla che ricaccia indietro gli Owls, raccoglie due rimbalzi offensivi e attacca il canestro portandosi 3 volte in lunetta nel peggior momento offensivo dei suoi, salvandoli da una figuraccia che poteva costar loro la bella stagione fin qui disputata.

Da applaudire comunque Temple e soprattutto Dionte Christmas, autore di 29 punti, ma troppo solo offensivamente.

Arizona State domenica si troverà  davanti Syracuse, squadra con cui non si accoppia benissimo, visto che, Pendergraph a parte, non ha giocatori per impensierire la loro frontcourt. Per batterli serve il miglior harden e non la brutta copia che si è vista nelle ultime due partite giocate dai Sun Devils.

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