Tyler Hansbrough, nessuno come lui nella storia di UNC
"We don't hide from History, we make history"- è stato il leit motiv della campagna elettorale di John McCain, la frase ad effetto che il candidato repubblicano ha recitato infinite volte durante la sua rincorsa alla Casa Bianca.
Una frase dall'aria grandiosa, proclamatoria, sognante, anche emozionate in un certo modo. Emozionante come quando si ha la fortuna di vedere "fare la Storia" con i propri occhi, vedere un qualcosa che sarà ricordato plasmarsi davanti a sé.
Tyler Hansbrough, giovedì notte, "ha fatto la Storia". E noi abbiamo avuto il privilegio di assistere al suo compimento.Perché, quel canestro in avvitamento contro il tabellone e contro le quattro braccia vanamente protese dei due giocatori di Evansville, è stato, ha fatto Storia.
Micheal Jordan, James Worthy, Antawn Jamison, Al Wood, Sam Perkins, Larry Miller, Charlie Scott e Phil Ford. Si pensi a quanti illustri uomini hanno vestito la casacca blu di North Carolina prima di Hansbrough, e allora si capirà la grandezza di quel canestro, e di tutti quelli segnati negli ultimi tre anni dal numero 50, che- uno dopo l'altro- lo hanno portato lassù, più sopra di chiunque altro nella storia dell'Università del North Carolina a Chapel Hill.
2.293 punti (che nel frattempo sono diventati ancor di più..). Nessuno mai come lui prima d'ora. L'ultimo nome restante tra Hansbrough e la storia era quello di Phil Ford, del grande Phil Ford, memorabile playmaker di una delle tante squadre da leggenda che i Tar Heels hanno avuto sotto la guida di Dean Smith.
Il ragazzo da Poplar Bluff, Missouri, si è messo alle spalle anche il suo.
In quel canestro contro Evansville, quello del record, c'era tutto Tyler Hansbrough. La rabbia agonistica, la perseveranza, la tecnica, la bravura. In tre secondi abbiamo visto la più efficace sintesi dei suoi tre anni a Chapel Hill. Era tutto lì.
Anzi no, mancava l'umiltà . Quella sarebbe arrivata subito dopo con il microfono tra le mani.
"Non mi sarei mai sognato di diventare il miglior realizzatore della storia di questa università . Dico soltanto che è un grandissimo onore poter indossare ad ogni partita questa maglia e rappresentare questo programma sul campo"– diceva il senior a margine del suo record.
E' stato quasi sorprendente vederlo levare le braccia al cielo per ben due volte dopo il canestro, come esultanza. Lui che raramente festeggia dopo un grande giocata, e che ancor più raramente si esalta per un traguardo personale. Ma evidentemente anche Hansbrough, questa volta, si è reso conto che non aveva semplicemente aggiunto altri due punti al tabellone luminoso: aveva riscritto la Storia.
"Non l'avevo mai visto così emozionato"– commenta il suo amico fraterno nonché compagno di squadra Bobby Frazor - "alle volte potrebbe non sembrare così, ma Tyler ha davvero a cuore tutto ciò, e capisce perfettamente che quello che ha fatto è davvero un qualcosa di speciale".
E un qualcosa che si è meritato ampiamente, aggiungiamo noi. Che si è costruito in anni di duro lavoro, meticolosità , preparazione e voglia di lottare. Una competitività che durante le partita sembra quasi portarlo in stato di trance; da qui il soprannome Psycho-T.
Sì, Tyler Hanbrough è degno, degnissimo di stare davanti a tutti i mostri sacri che hanno calcato le mattonelle di quello storico parquet.
Vero Phil Ford?
"E' un onore essere comparato a Tyler. Fa tutto ciò che provavo a fare io stesso quando giocavo: lottare, sacrificarsi per la squadra, ascoltare l'allenatore. Non mi sarei perso questo momento per nulla al mondo".
Parole significative, dato che vengono da chi, in teoria, in quest'"affare" ci ha rimesso più di tutti: Ford, appunto.
Ma Tyler sa benissimo, meglio di chiunque altro, che manca ancora qualcosa per completare il suo disegno di grandezza e immortalità . Manca quel pezzo di argenteria sul dito, manca quella retina tagliata, manca il titolo nazionale.
Ed è questa la vera ragione per cui Hansbrough ha scelto di far aspettare l'Nba e tutti i suoi dollari per ancora un anno: il titolo. Solo quello conta. Tutto il resto è secondario. Lasciare Chapel Hill per sempre senza essersi mai laureato campione Ncaa sarebbe un'onta intollerabile per lui. E questo è l'ultimo colpo rimasto in canna. Ora o mai più.
Ed è per questo che non lo sentirete mai indugiare troppo sui suoi risultati individuali ma ripetere, invece, anche a costo di essere noioso o monotono, che "only the team matters", solo la squadra conta. Perché Hansbrough non sarà così intelligente da capire che tuffarsi in un piscina di mezzo metro dal balcone di un dormitorio non è la miglior cosa da fare (non lo è in nessun caso, ma lo è ancor meno se sei il giocatore immagine d'America), ma certamente lo è a sufficienza per comprendere che soltanto con l'aiuto dei suoi compagni potrà raggiungere quell'unico traguardo che gli manca.
E, fino ad ora, non si può certo dire che il numero 50 e company non siano sulla giusta strada.
Nonostante un Tyler Hansbrough a mezzo servizio per almeno le prime due settimane di stagione (e chissà se ora sia anche solo all'80%…) , i Tar Heels, sono stati infatti, in una sola parola, dominanti.
Con un'imbarazzante dimostrazione di superiorità dopo l'altra, Carolina ha schiacciato sotto il suo rullo compressore, undici università , segnando 1.052 punti e subendone 753. Ma questi numeri avrebbero potuto assumere dimensioni ancor più ampie se i ragazzi di coach Williams avessero tenuto il piede sull'accelleratore fino in fondo.
Paradossalmente, comunque, le statistiche non bastano a rendere l'idea di stradominio e superiorità che North Carolina ha palesato in queste prime undici sortite stagionali.
Prendiamo ad esempio la gara di Detroit contro Michigan State del 3 dicembre.
La partita, che rientrava nel calendario della Acc/Big Ten Challenge, contrapponeva Unc agli allora numero 13 del ranking Spartans. Una gara sulla carta equilibrata, tra due squadra con caratteristiche simili.
La partita, difatti, non comincia neppure.
I Tar Heels impostano la contesa su ritmi vertiginosi sin dalla palla a due, e gli Spartans sono con il fiatone già a metà primo tempo. Ty Lawson abusa della difesa modalità tele-pass di Kalin Lucas, e ne mette 17 con 8 assist. Hansbrough segna 25 punti e cattura 11 rimbalzi in 27 minuti; Wayne Ellington arriva a canestro a piacimento e porta in dote altri 17 punti.
Msu annichilata. Tar Heels sopra di 35.
"E' stato imbarazzante" avrebbe commentato laconicamente Lucas, poco dopo.
Imbarazzante, come la supremazia fisica e tecnica di Unc.
D'accordo, il calendario non sarà stato fin qui molto impegnativo, ma se è vero che Chaminade, Uc Santa Barbara o Unc-Asheville (e di questi tempi, permettecelo, anche Kentucky) non rappresentano test davvero probanti, lo stesso non si può dire della Notre Dame di Luke Harangody, regolata a fine novembre 102-87 nella finale del Maui Invitational, con un – tanto per cambiare – straordinario Hansbrough, titolare di una prestazione da 34 punti.
Sappiamo bene che i titoli nazionali non si vincono a novembre o dicembre, e che molte squadre che in autunno sembravano lanciate verso un comodo trionfo si siano poi ritrovate con il sedere in terra senza neppure sapere il motivo (cosa per altro capitata anche agli stessi Tar Heels non più di una stagione fa). Ma è impossibile, al tempo stesso, restare indifferenti dinanzi a cotanto talento.
Perfino i freshmen si stanno integrando come meglio non potrebbero nel sistema di Roy Williams. Larry Drew gioca come un veterano nei minuti che lo staff tecnico gli concede (comunque mai più di 17 a partita), e c'è da credere che- se tutto andrà come deve andare- i suoi numeri si impenneranno man mano che accumulerà esperienza.
Ed Davis, l'altro "sensational freshman", nonostante il viso da adolescente, sta facendo ancor meglio del suo compagno. Ormai entrato a pieno titolo nelle rotazione dei lunghi, Davis, resta stabilmente in campo per quasi 20 minuti a gara, registrando una media di 8.4 punti e- incredibile ma vero-8.4 rimbalzi. Probabilmente ancor meglio di quello che lo staff tecnico di Carolina si aspettava a questo punto della stagione.
L'unica nota negativa arriva dal terzo freshman, Tyler Zeller, infortunatosi all'avambraccio nella partita vinta contro Kentucky, e fuori fino al prossimo anno.
La domanda è: chi può fermare North Carolina?
Le altre
Per il resto l'Atlantic Coast Conference resta poco decifrabile.
Duke, data da tutti ad inizio stagione come la più accreditata sfidante di Unc per la supremazia della conference, ha già tolto lo "0" dalla casella delle sconfitte, andando a perdere 81-73 contro i Michigan Wolferines di Manny Harris.
Guarda caso, Duke, in quella partita ha tirato con appena il 21% da 3 punti, mandando a bersaglio solo 7 delle 33 triple tentate. E, come ci ricorda la Espn, questa è stata la terza sconfitta consecutiva dei Blue Devils nella quale la percentuale del tiro da 3 punti è stata del 25% o peggio.Non certo una casualità .
Per il team di coach K vale l'analisi che facemmo nell'articolo di preview: un gruppo che in serata singola può annichilire chiunque, ma che se portato a prendere tiri qualitativamente bassi va costantemente in difficoltà . Insomma, le stesse problematiche della stagione passata. Ragion per cui c'è molto scetticismo intorno a questa squadra.
Nonostante ciò, Kyle Singler e Jon Scheyer continuano a far registrare progressi. Entrambi sono al massimo in carriera in punti segnati e percentuale di tiro; Singler, poi, ha anche alzato la sua media rimbalzi da 5.8 a 7.8. Segno di una maggiore aggressività sotto canestro.
Duke, in ogni caso, sembra essersi già messa alle spalle la brutta serata di Ann Arbor, piegando prima Unc-Asheville 99-56 e quindi la numero 7 del ranking Xavier, con una fantastica dimostrazione di forza, 82-64 (55-24 dopo il primo tempo).
La domanda, nel caso di Duke, però è: quali sono i veri Blue Devils?
Quelli zoppicanti di Michigan o quelli dominanti di Xavier?
Chi sembra offrire più garanzie è Wake Forest, la quale ha ormai consolidato il suo status di terza forza all'interno dell'Acc, e di habituèe nella top-10 nazionale (i Demon Deacons sono al momento sesti sia nel poll dell'Ap che in quello dei coach).
I ragazzi di coach Gaudio stanno ampiamente rispettando le rosee previsioni che avevamo fatto sul loro conto ad inizio stagione. Guidati da un fantastico Jeff Teague, (forse uno dei giocatori più sottovalutati d'America) che sta viaggiando ad una media di 18.7 punti a partita, i Deacons stanno accumulando vittorie su vittorie.
Ultima in ordine cronologico quella di lunedì contro East Carolina, sotterrata 92-54.
Ma la soddisfazione più grande per i tifosi di Wistom-Salem sta arrivando dal freshman Al-Farouq Aminu, serissimo candidato per il premio di "Acc freshman of the year", il quale sta stupendo anche i più suoi convinti sostenitori, con questi numeri da capogiro: 27.2 minuti a partita, 12.5 punti, 9 rimbalzi e una percentuale di tiro dal campo del 56%.
Se a questo quadro si aggiungono anche le buone prestazioni dei lunghi James Johnson e Chis McFarland, si capisce il perché di tanta considerazione verso Wake Forest da parte del pubblico americano. Sarà molto interessante vederli alle prese con North Carolina l'11 gennaio.
Nel frattempo si è già giocato il primo scontro diretto all'interno della Acc. Domenica, infatti, a Coral Gable, la numero 20 del ranking Clemson si è scontrata con i Miami Hurricanes. A prevalere (anche piuttosto nettamente) sono stati i Tigers, guidati da un K.C. Rivers in gran spolvero, autore di una gara da 28 punti , e da un solido Trevor Booker, che ha catturato la bellezza di 16 rimbalzi.
Per Clemson si è trattata della dodicesima vittoria stagioale, a fronte di zero sconfitte.
Per Miami non è bastato il ventello di Jack McClinton, ancora una volta miglior realizzatore della squadra. Una squadra che, tuttavia, sta confermando alcune delle pecche che già avevamo individuato ad inizio stagione: vale a dire una chimica di gruppo ancora tutta da costruire e una qual certa discontinuità .
I Canes hanno già perso tre gare in questo primo scorcio di stagione, inclusa quella di Ohio State, che doveva essere un vero e proprio test per i ragazzi di coach Haith; evidentemente non superato. Nel corso della gara contro i Buckeyes Jack McClinton si anche reso protagonista di un brutto gesto, un fallo di reazione su un uomo di OSU, che gli è valso l'espulsione immediata.
Ma ancora nulla è compromesso per Miami: il tempo per rimediare c'è tutto. Basterà oliare meglio i meccanismi e trovare un maggiore equilibrio.
Per quanto riguarda il resto della conference da segnalare alcuni timidi tentativi di ripresa da parte di Nc State, che sta trovando- quest'anno- in Brandon Costner e Ben McCauley i suoi migliori realizzatori. Entrambi si assestano sui 14 punti e 8 rimbalzi a serata.
Per i Pack le uniche due sconfitte stagionali sono arrivate contro la Davidson di Stephen Curry (titolare, quella sera, di una gara da 44 punti) e contro Marquette, proprio lunedì scorso, con un clamoroso tiro da tre punti di Dominic James che ha regalato alle Golden Eagels un carambolesco successo. Ma i segni di progresso per coach Lowe e la sua squadra sono evidenti.
Record delle rimanenti squadre:
– Virginia Tech 8-4
– Florida State 11-2
– Boston College 10-2
– Maryland 8-2
– Georgia Tech 7-3
– Virginia 5-4