Sherron Collins e i suoi Jayhawks sono i Numeri 1 !!
1988. Sono passati esattamente vent'anni dall'ultimo titolo conquistato da Kansas.
Allora la squadra era guidata da Larry Brown in panchina e da Danny Manning in campo. Ora, nel 2008, questi ruoli sono stati egregiamente occupati da Bill Self e dalla coppia Chalmers – Arthur, che hanno conquistato il terzo titolo nella storia del loro ateneo, confermandosi uno dei grandi (anche se magari non vincente come quelli di Duke, UNC e UCLA) programmi cestistici del college basket.
Il tiro che probabilmente vale al vittoria è, per assurdo, arrivato a cinque minuti dalla fine della gara. Ha permesso, però, ai Jayhawks, di conquistare quei trecento secondi in più che hanno permesso a Kansas di diventare campione NCAA 2008.
Il tiro in questione ("Il più importante nella storia di Kansas" secondo la definizione di coach Self) è stato scoccato da Chalmers, a 2.1 secondi dalla fine dei regolamentari, permettendo a Kansas di guadagnare altri cinque minuti di partita e continuare di conseguenza a sperare in una vittoria che, pochi secondi prima, sembrava essere già nelle mani di Memphis.
Nell'overtime i Tigers hanno ovviamente risentito del contraccolpo psicologico di essere rimontati proprio sul finale, subendo un break di 6-0 nel primo minuto minuto, parziale che non hanno più recuperato, e perdendo poi la partita per 75-68, con Kansas che ha avuto l'indubbio merito di crederci fino alla fine, anche quando sembrava spacciata.
Lo stesso Calipari, a fine partita, ha sottolineato come i Tigers, a dieci secondi dalla fine, avanti di tre, si sentissero già campioni nazionali; avevano, infatti, dominato il secondo tempo grazie ad un fantastico Rose che, con dieci punti di seguito (e quattordici su sedici), aveva portato i suoi a +7 (56-49)con quattro minuti sul cronometro. Ancora a due minuti dalla fine Memphis aveva ben nove punti di vantaggio sugli avversari, ma è comunque riuscita a buttare tutta la sua dote.
Come? E' presto detto.
Infatti, ieri notte, è stata decisiva, almeno quanto il tiro della guardia di
Kansas, anche l'imbarazzante prova ai liberi dei Tigers che sono sempre stati poco precisi ai liberi e non si sono smentiti nella notte più importante dell'anno (59% in stagione, 63% ieri), sbagliando in particolare tre dei cinque liberi tentati negli ultimi sedici secondi (quelli che avrebbero potuto chiudere i conti) proprio con i due giocatori più importanti, Douglas -Roberts e Rose.
Dall'altra parte, è sicuramente, questa, una bella rivincita per coach Bill Self (che ha conquistato il titolo alla sua prima Final Four) che a lungo, dagli addetti ai lavori NCAA, era stato considerato un ottimo reclutatore ma un coach niente più che normale; anche i risultati ottenuti (aver portato Tulsa ed Illinois alle Elite Eight) erano in questo modo stati sminuiti dai critici, che invece sottolineavano le due eliminazioni al primo turno (2005 e 2006) con due edizioni di Kansas che sicuramente potevano fare più strada.
Self ora, a ragione, gongola, respingendo le critiche anche prima della partita: "Se le persone credono che io sia un reclutatore più che un coach, sono liberi di farlo, ognuno ha le sue opinioni. Abbiamo vinto un sacco di partite, titoli di conference e tornei, ma siamo stati etichettati in questo modo perchè non eravamo mai arrivati alla Final Four. Ma a me non interessa ciò che dice la gente, sono venuto a Kansas per costruire qualcosa come volevo io. I risultati sono arrivati tardi, ma è valsa la pena aspettare".
Ha già dovuto, e dovrà in futuro, difendersi anche dalle speculazioni che lo vogliono interessato alla panchina di Oklahoma State, la sua alma mater, che ha licenziato coach Sean Sutton e di sicuro prenderebbe volentieri Self.
Il coach di Kansas, però, almeno a parole, afferma convinto di voler rimanere a Lawrence; non che questo tranquillizzi più di tanto i tifosi dei Jayhawks, che avevano sentito esattamente le stesse frasi uscire dalla bocca di Roy Williams cinque anni fa e tutti sappiamo su quale panchina è oggi seduto il buon Roy.
Per quanto riguarda il campo, l'attenzione viene invece concentrata dal quartetto composto da Brandon Rush (12 punti), Mario Chalmers (18), Sherron Collins (11 e 6 assist) e Darrell Arthur (20 e 10 rimbalzi) che a turno, nel corso della stagione ed anche in questa finale, hanno guidato la squadra, senza quegli egoismi che avrebbero potuto mettere in difficoltà l'equilibrio della squadra e confermando in questo modo, dopo la Florida degli ultimi due anni, che avere un gruppo di giocatori interessanti è molto più importante, per vincere il titolo, di averne uno solo anche se fenomenale.
Se Chalmers è stato, in un certo senso, l'uomo della partita, la storia più toccante è sicuramente quella di Darrel Jackson, un ragazzo che, nel corso della stagione, ha perso suo cugino, Kascey Corie McClellan, ultimo di una serie di parenti e amici morti troppo presto.
Jackson aveva pensato che questa fosse la goccia che faceva traboccare il vaso, ed aveva deciso di lasciare Lawrence e il basket per tornare a casa sua, ad Oklahoma City, per stare vicino a sua madre; coach Self e Ronnie Chalmers l'hanno riportato in squadra, ed alla fine Jackson è stato molto importante per la squadra, segnando 11.3 punti di media e guadagnandosi l'affetto e la stima di tutti i componenti della squadra e dello staff di Kansas.
Per Memphis, invece, l'uomo copertina è il solito Derrick Rose che, anche in quella che probabilmente sarà la sua ultima gara a livello collegiale, ha fatto vedere cose straordinarie, trascinando i suoi nel secondo tempo. Ha, però, chiuso con l'amaro in bocca, sia per la sconfitta che per quel libero sbagliato alla fine dei regolamentari, che avrebbe potuto dare quattro punti di vantaggio ai suoi, decidendo probabilmente la gara
Vedremo come si evolveranno le cose in casa Memphis, attesa da un'estate non facile e che, comunque, ha perso un'occasione d'oro, e si porterà dietro non pochi rimpianti.
Ora, quello che conta è salutare i nuovi campioni NCAA, i Jayhawks di Kansas.